Capitolo 30 : Babs

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Babs

Non riesco a concentrarmi.
Le immagini si susseguono una dietro l'altra nella mia testa, come un film visto e rivisto, come quando sai tutte le scene a memoria.
Ed è frustrante. Devastante, quasi.

Dovrei concentrarmi sugli allenamenti, liberare la testa dai pensieri inutili, e riuscire in quello che so fare meglio.
Meglio del sesso, meglio di qualsiasi altra cosa: il Quidditch.
Avere la mazza tra le mani, puntare un bersaglio e concentrare tutta la forza nelle braccia, per poi scagliare il colpo.
Mi basta sentire il vento cambiare, per capire che il bolide sta tornando nella mia direzione.

« Se continui cosi, finirai per frantumarti qualche ossa! » mi apostrofa Lilith, volando verso di me, i capelli rossi all'aria e le mani strette al manico di scopa.

« Si, scusa, hai ragione. » le dico per poi allontanarmi da lei, tornando verso gli anelli.

Mi aspetto che dica qualcosa, ma resta in silenzio.
Spesso ho come l'impressione che riesca a leggermi nel pensiero, ma sarà che ultimamente vedo e penso cose che non dovrei pensare e vedere.

Volare in sella alla mia scopa, è una delle cose più belle e più magiche.
Lo faccio sin da quando sono piccola, da quando papà mi regalò la prima Tornado 2007. Erano tornate in voga, dopo essere sparite per diversi anni.
Diceva che sarei stata un asso nel Quidditch, e ci aveva visto giusto.
A mia sorella Ivy erano sempre state regalate collane di perle.
È questa la differenza tra me e lei.
L'hanno voluta davvero. Al mio posto, avrebbero preferito un maschietto, per poter mandare avanti la tradizione dei Nott.
Ma cosi non è stato, anche se per mio padre, resto comunque ' il suo ometto mancato '.

Percorro volando tutti gli spalti, godendomi il tepore della sera sul viso.
Il cielo è un miscuglio di colori freddi; sembra la tavolozza di un pittore depresso. E lì, alle spalle del castello, il sole sprofonda dietro le montagne, lanciando gli ultimi raggi infuocati.
È come se stesse sanguinando, come se la fine fosse ormai vicina.
Mi perdo ad osservare quello spettacolo, distraendomi per l'ennesima volta, e facendo sbuffare Lilith.

La vedo avviarsi verso gli anelli dalla parte opposta al campo e lanciarvi un bolide proprio nel mezzo, facendo goal.

Ma prima che possa tornare da lei, intravedo una figura scendere verso il campo da Quidditch, infagottata nei suoi vestiti, i piccoli piedi che affondando nell'erba umida.

Riconosco all'istante quella camminata, quei capelli sempre perfetti e quel maglioncino rosso.
Eden Parker mi stava già guardando, ed io deglutisco, avvertendo già le mani sudate.
Non so perchè sia qui, ma ho intenzione di scoprirlo.
Per questo mi avvio nella sua direzione, dando una spinta alla scopa.
Ma, mi blocco a metà strada, quando la vedo prendere posto accanto ad April Young, la sua migliore amica.

Non mi ero neanche accorta che fosse seduta lì e che ci stesse osservando, chissà da quanto tempo.

MI ignora di nuovo, e lo fa giorni, come se le avessi fatto qualcosa.
Ma non riesco a capire cosa.
È sempre stata consenziente.
Sono tornata anche più di una volta da lei, per motivi di cui non riesco neanche a capacitarmi, e che, in tutta verità, non voglio scoprire.
So che ho sempre voglia di lei.
Quando la vedo, quando la penso, quando la sfioro anche solo per sbaglio.
Ho sempre voglia delle sue labbra, di sentire le sue mani addosso, di respirare la sua pelle, di stringerle i capelli e di assaggiarla tutta.
Con lei il sesso è fantastico, non l'avevo mai immaginato cosi.
Ogni parte di me sembra combaciare alla perfezione con la sua, in incastri perfettamente imperfetti.
Mi manda su di giri, mi dà alla testa più di una qualsiasi droga.

« Babs! » la voce di Lilith mi fa sobbalzare.

« Che c'è? » le domando con stizza, stringendo le mani al manico di scopa.
« Và a dirle qualcosa. Non ne posso più di vederti come un'ebete, lì a fissarla. » mi ha affiancato con la sua scopa, ed i suoi occhi verdi saettano verso gli spalti, in direzione delle due ragazze.
Non mi piace il modo in cui assottiglia lo sguardo, concentrando l'attenzione su di loro.
Ed è per quello che le dò una leggera gomitata, risvegliandola dal suo torpore.
« Torna ad allenarti. » le dico, sperando che capisca il mio avvertimento.

Mi guarda con rimprovero, per poi volare oltre gli anelli.
Eden e April non si sono accorte di nulla; le loro teste sono vicine, e sono chine su qualcosa che da qui non riesco a vedere.

Per questo mi avvicino lentamente in volo, fermandomi a mezz'aria davanti a loro.
Entrambe sollevano lo sguardo su di me; la Tassorosso non tradisce emozioni, Eden invece sembra che mi stia detestando con tutta sè stessa.
« Facciamo un giro? » le dico,  facendole segno di salire in sella, dietro di me.

La sua amica apre la bocca ma non emette fiato.
Eden stringe le labbra in una linea sottile.
« Non credo proprio. » risponde a denti stretti.
La brezza della sera le fa danzare la chioma scura; qualche ciuffo finisce davanti al viso, ed io avverto un formicolio alle mani, come se volessi sfiorarla, in qualsiasi modo.
Mi sembra di non farlo da una vita.

« Devo parlarti. » le dico, senza mezza termini. Anche se vorrei dirle altro, ma non mi sembra il caso, davanti alla sua amica.

E lei sembra intuire i miei pensieri. Le sue guance si tingono di un rosso acceso, che cerca di nascondere, schiarendosi la gola.
« Sparisci, Nott. » dice, abbassando la testa, senza più guardarmi.

La Tassorosso è ancora lì che mi osserva, come se non stesse capendo.

La ignoro e tiro un lungo respiro, cercando di non sembrare la solita Babs.
« Fà un pò come ti pare, Parker. »

E senza aspettare risposta, scendo in picchiata verso il campo, per poi scendere nervosamente dalla scopa.

Tiro un calcio ad un sasso, per poi sputare saliva per terra.
Sono livida di rabbia, e in questi momenti vorrei spaccare tutto fino a non sentirmi più le ossa.
Fino a farmi male.
Mi sembra di vedere tutto rosso, di non sapermi controllare.
Non sono mai stata brava a controllarmi, in nessuna situazione.
Spalanco la porta dello spogliatoio con un pugno e abbandono la scopa al muro, per poi sfilarmi il maglione, gettandolo alla rinfusa da qualche parte sul pavimento.
Apro il rubinetto del lavandino e sciacquo la faccia con dell'acqua fredda, finendo per bagnarmi persino i capelli.

Siedo sulla panca, con le spalle rivolte alla porta e afferro la testa tra le mani.
Vorrei imparare a mettere a tacere i pensieri, vorrei dar loro un freno.
Vorrei sentirmi meno vulnerabile, meno debole.

È come se la vecchia Babs di sempre fosse un pò morta, un pò addormentata , nascosta dietro fragilità e insicurezze che non pensavo di avere.
Sono nervosa, non riesco a stare ferma.
Vorrei alzarmi e buttare tutto all'aria.
Vorrei sfogare la mia rabbia su qualsiasi cosa.
Vorrei...

Cosa voglio davvero?

Ma non ho più tempo di pensare.
Avverto la porta dello spogliatoio aprirsi lentamente, lasciando entrare qualche spiffero d'aria.
Poi questa si richiude, e la chiave nella serratura gira per ben tre volte. 

« Babs... »

Riconosco questa voce. Riconosco il suo profumo. Lo riconoscerei anche in mezzo a mille persone.
Ci sono stata cosi tante volte, e tante altre ancora vorrei starci, da conoscerlo a memoria.
Mi volto lentamente, mollando la presa sui miei capelli.
E ciò che si para davanti ai miei occhi, è qualcosa di assurdamente illegale, incredibilmente sexy, e terribilmente magnifico.

Questo è il peccato più grande che io, Babs Nott, nobile figlia purosangue, possa mai commettere in tutta la mia dannata vita.

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