Capitolo 11

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Le lacrime le solcano il viso , scendendo giù per la gola e bagnandole il colletto della camicia.

Tira per l'ennesima volta su col naso, per poi passarsi il polso su di esso, ripulendosi malamente, come una bambina di due anni.

Rose le accarezza una spalla, senza però proferire parola.

Anche perchè se provasse a parlare, probabilmente le uscirebbe soltanto un qualche borbottio sconnesso, privo di parole e di logicità.

April corre loro incontro, con l'affanno e la borsa carica di libri sulle spalle.

« Ho fatto in tempo? » domanda, cercando di recuperare fiato, mantenendosi alle ginocchia.

Le sue guance sono arrossate ed il petto si alza e si abbassa ritmicamente.

« Si. Eri lì, un secondo fa. » afferma Eden, sorprendendo le sue due amiche di quell'improvviso slancio nel parlare senza singhiozzare.

Rose aumenta la stretta della mano sulla spalla , ma continua a restare in silenzio, apparentemente sconvolta.

April si sfila la giratempo, per poi infilarla nella borsa.

« Basta. Per oggi non ne posso più. L'ho usata già tre volte. »

Soltanto allora, Rose aggrotta la fronte e le domanda « Tre volte? Ma non avevi soltanto due lezioni stamattina? »

April evita il suo sguardo, e con un gesto impaziente della mano, distoglie la sua attenzione da sè stessa, inginocchiandosi dinanzi ad Eden, seduta su una panchina di pietra nel cortile. Il sole del pomeriggio sta cominciando lentamente ad abbassarsi all'orizzonte, disegnando ombre scure sul castello.

« Allora.. come è morta Bunny? »

Rendendosi conto di essere stata troppo diretta, April si mordicchia il labbro inferiore. Rose le scocca un'occhiata adirata, ed Eden tira su col naso, di nuovo.

« L'ha trapassata con un coltellino da cucina. Da parte a parte. E poi l'ha lasciato lì, come la più perfida delle assassine. » risponde, ripartendo con i singhiozzi.

April le accarezza le caviglie, restando in silenzio.

« Non preoccupatevi per me, so che non è facile parlare in queste occasioni. Ma sto bene, mi riprenderò... era solo... una piccola e ingenua...mandragola... » e a quelle stesse parole, Eden scoppia a piangere, nascondendosi il volto tra le mani.

« No, piccola non dire cosi. Semplicemente ti avevamo avvisata sin dall'inizio di non giocare col fuoco, con lei. Come vedi è capace di tutto, non puoi dare per scontato che tutti siano buoni d'animo. C'è sempre qualcuno che sarà pronto a farci del male. »

Eden prova a calmarsi, nonostante le parole di April siano più che giuste e legittime. E sa che in fondo, è tutta colpa sua se Bunny è morta.

« Ciao Frank. »

A quel saluto di April, Eden apre uno spiraglio tra le mani in cui vi aveva nascosto il viso.

Frank Paciock, nella sua totale timidezza, le sorride, guardando solo lei. Come sempre, dal primo anno di scuola.

E da allora, non l'ha mai lasciata in pace.

È come un'ombra, e anche se a volte è irritante ritrovarselo ovunque neanche se fosse la sua calamita, spesso è divertente e gentile. E poi è grazie a lui se Bunny era la sua mandragola. Suo padre, Neville Paciock, professore di Erbologia, l'aveva regalata ad Eden, il giorno del suo sedicesimo compleanno, lo scorso Aprile, sapendo quanto la ragazza avesse un'ottima predisposizione per le piante e per la materia in generale.

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