Capitolo 46

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Per il resto delle vacanze primaverili, Eden è rimasta in camera a studiare, a volte saltando persino i pasti.
Se prima non riusciva a liberarsi dalla sensazione fastidiosa di essere legata a Babs, ora era accompagnata perennemente da un vuoto assurdo, impossibile da colmare.
Era come se le mancasse qualcosa.
Proprio ora che avrebbe dovuto salutare per sempre quell'ultimo mese. Proprio ora che l'incantesimo era stato spezzato.
Tutta quella tristezza era ingiustificata.

" Eden è normale. Tu sei innamorata di lei. "
Le aveva scritto April, in una lettera, dopo averle comunicato la novità, e che quindi Babs l'aveva liberata dal vincolo.

Non aveva dato peso a quelle parole, Eden, aveva accartocciato la lettera e gettata nel fuoco ormai spento della Sala Comune.

Aveva passato il tempo rannicchiata in una delle poltrone migliori, fortunatamente tutta per sè, visto che quasi l'intera casata Grifondoro si era assentata per le vacanze.
Un pigiama di pile pesante, rosso rubino, i calzettoni sollevati fino al polpaccio e i libri tra le mani.

Si era portata avanti con lo studio, organizzando le fasi di ripasso per gli esami.
Ma nonostante cercasse di tenere la sua mente occupata per tutto il tempo, non riusciva a non pensare a Babs, a quanto era incoerente, da parte sua, chiederle di lasciarla andare, se poi la desiderava ancora. Se poi avrebbe voluto passare le vacanze con lei, magari da sole nella Sala Comune, magari davanti al camino, a fare l'amore..

Avverte una fitta al petto, Eden.
Ripensa ancora a quella notte nella Stanza, alle loro mani intrecciate. Ripensa a Babs sopra di sè, e quel ricordo la distrugge, le riduce l'anima a pezzi.
Le viene costantemente da piangere, da urlare. Ma nessuno la sentirebbe.
Nessuno la capirebbe.
Perchè innamorarsi proprio di una come Babs Nott? Perchè tra tante proprio il demone?

Si alza Eden, aprendo la finestra della Sala.
Le manca l'aria, ed una volta che il vento della notte le scuote i capelli, si sente improvvisamente meglio.

Babs Nott è sepolta tra i cuscini verde smeraldo. Distesa su un fianco, ne abbraccia uno a caso, guardando il vuoto.
Lilith è scesa giù a cena, e nonostante le abbia giurato di non aver visto Eden in giro, Babs si rifiuta di uscire dalla sua stanza.
Non ha voglia di incontrarla.
Non ha più voglia di vivere.
Detesta sentirsi cosi sopraffatta dalle emozioni.
Detesta lasciarsi andare in quel modo.
Detesta questa parte nuova di sè, cosi vulnerabile e debole.

" Un Nott non piange mai, Babs. "
Le aveva detto suo padre, un giorno, quando lei era caduta accidentalmente dalla sua scopa giocattolo, sbucciandosi le ginocchia e le mani.
Da quel momento in poi, quegli occhi scuri non avevano più versato lacrime.
Soltanto per non deludere suo padre.
Soltanto perchè, in qualche modo, voleva farsi accettare dall'uomo che l'aveva messo al mondo.
Nonostante quell'uomo non l'abbia mai desiderata.

Tira su col naso Babs.
Eden era stata l'unica a cui aveva aperto il suo cuore.
L'unica a cui avesse mai detto la verità.
L'unica che aveva scavalcato le mura difensive innalzate negli anni.

Le manca. E le manca cosi tanto da sentire quella mancanza ovunque, in ogni parte del corpo.
E quel cuscino non è lei.
Ma vorrebbe tanto che lo fosse.
Vorrebbe tanto affondare la guancia sul suo seno, ascoltare il battito regolare del suo cuore, sentire il suo corpo incastrato al proprio, respirare il suo profumo.

Si alza, Babs.  Le sta mancando l'aria.
Tira le tende del baldacchino e corre in bagno, per poi inginocchiarsi davanti alla tavoletta del water, rigettando fuori il proprio dolore.
Uno spasmo dietro l'altro, il corpo che trema, sudore freddo sulla fronte.
Le ginocchia sul pavimento freddo, le mani strette attorno al water.
Non ce la fa più a stare cosi.

Una volta terminato, ripulisce il mento con un po di carta igienica, per poi tirare lo scarico.
Si abbandona contro le mattonelle fredde e osserva il soffitto, distendendo le gambe in avanti.
Cerca di rallentare il respiro, di calmarsi.
Chiude gli occhi, e conta i respiri.

E lentamente, sembra riacquistare lucidità.
Non è da lei ridursi in questo stato.
Le sembra di sentire la voce di Lilith " devi mangiare, stai perdendo le forze "
Ma lei non se ne fa nulla di quelle forze.

Si alza lentamente, avvicinandosi allo specchio con passo incerto.
Osserva la sua immagine nello specchio; i capelli biondi sfatti, le labbra gonfie, le guance rosse e gli occhi lucidi.
È ridotta uno straccio, è inguardabile.

Apre il getto dell'acqua e si lava la faccia, pulendo ogni residuo di vomito.
E gocciolante, senza neanche asciugarsi, si guarda ancora, stringendo i bordi del lavandino.

Quando si tratta di te, io impazzisco. Divento pazza, totalmente, illogicamente.
Mi destabilizza, mi spaventa, mi fa sentire impotente.
E più ti penso, più diventi la mia pazzia e più io divento avara, ingorda di te, talmente tanto da non volerti condividere neanche con l'aria che respiri, tanto da non voler lasciare nulla di te a nessuno.
Come fa a non farmi paura questa cosa?
Come faccio? Io che prima di te non sapevo neanche di essere capace di provare queste sensazioni. Io che non ho mai pianto per nessuno, io che che sono sempre stata brava ad andarmene, senza mai guardarmi indietro. E poi sei arrivata tu, e hai stravolto tutto. Non so quando e come è successo. Ma so che non sono riuscita a fare a meno di te.
E anche se ti ho lasciato andare, adesso me ne pento. Perchè quella parte di me che tu tanti odi, non mi abbandonerà mai.
Io sono fatta cosi, io resterò sempre egoista.
Io non posso lasciarti andare via. Non ci riesco.
Sono pazza di gelosia.
Talmente pazza che non voglio nessuno ti sfiori, neanche con la forza del pensiero.
Gelosa del tuo passato, e forse persino del tuo futuro.
Ed ora questa pazzia mi sta distruggendo.
Non resta nulla, se non tu.
Tu riusciresti a mettere in ordine il caos dei miei pensieri.
Entra pure, mettiti comoda, fà come se fossi a casa tua.
Scusa per il disordine, non hai ancora visto la mia testa. Per non parlare del cuore. Lì c'è un casino vero e proprio. Se vuoi lo sistemiamo insieme.

Ti voglio cosi tanto ora. Ti voglio da far male. 
Voglio tornare a riprenderti.
Ma come faccio?

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