17 • La realtà di Risa

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Joanne's pov

Uscii dalla scuola dove lavoravo che erano le due quasi. Appena arrivai all'auto aprendo la porta posteriore mi ricordai che dovevo passare da Risa.

E' strano che non sia venuta giovedì. Magari non si sentiva troppo bene...

Decisi di chiamarla, non volevo magari disturbarla. Peccato che il telefono non fosse raggiungibile.

Uhm... strano. Passo comunque, non si sa mai.

Arrivai in una decina di minuti davanti al suo appartamento. Suonai parecchie volte, ma sembrava non ci fosse nessuno. Sconsolata smisi di provare, e cominciai a scendere quando sentii un rumore.

O meglio, un'imprecazione.

"Questa maledetta scarpiera."

"Risa?" chiesi tornando indietro. "Sei lì dentro? Puoi aprimi? Stai bene?"

"Sì, Joanne, tutto ok. Però non voglio vedere nessuno." disse con voce dura.

"Risa, l'ho sai che se non apri quella porta faccio un casino enorme?"

"Ti prego vattene."

"Ok, chi devo chiamare? I vigili o la polizia? E poi dovrei piangere o urlare? No meglio, faccio entrambe. Ah, sento la drama queen che c'è in me scalpitare!"

"Che cazzo, Joanne." sbuffò prima di aprire la porta. "Se ti lamenti del casino ti sbatto fuori e tanti saluti."

Sembrava distrutta, i capelli erano in disordine, gli occhi gonfi e rossi contornati da borse e occhiaie, e le labbra parevano molto secche. Il naso sembrava parecchio irritato, segno che era stato toccato molte volte.

"Vuoi entrare?"

Entrai in casa sua e notai quanto fosse buia. Neanche una finestra era stata aperta. Con l'ausilio di un telecomando ne aprii un paio nel salotto.

Si accomodò sul grande divano e mi fece segno di mettermi al suo fianco. Eseguii gli ordini abbandonando la mia borsa e le cose che dovevo restituire, dietro di me.

"Mercoledì sera, quando sono tornata da casa tua, hanno chiamato dicendomi che mia madre è morta." cominciò a raccontare. "Era la persona più importante della mia vita, e ora che non c'è più mi chiedo che senso ho. Io lavoravo per lei, mentivo per lei, mi facevo in quattro per lei. Io ho uno scopo nella vita ora che lei non c'è più?

Non la sto accusando in nessun modo, anzi, è grazie a lei che sono la donna che sono. Lei lo diceva sempre 'Risa dovresti trovarti un obiettivo nella vita, io un giorno non ci sarò più' e io scuotevo la testa dicendole che quando sarebbe arrivato il momento mi sarei rialzata da sola. E così che ho sempre fatto.

Peccato che non riesca sta volta. È come se stessi cercando di saltare, ma non ne avessi le forze o mi mancasse il punto d'appoggio. Non ho ragione di esistenza, ora come ora.

Tutti i legami li ho spezzati credendo di essere nel giusto, per una buona causa. Appunto, credendo. La vera verità è che Risa Yoshimoto viveva inseguendo un'utopia."

I suoi pensieri mi fecero raggelare il sangue. Immaginavo fosse una persona così profonda.

"Ok, sono dell'idea che tu abbia riflettuto troppo. Chi se ne frega se non hai uno scopo o un obiettivo?

Il mondo è pieno di persone che non sanno che farsene della vita. Alza la testa e affronta la situazione testa a testa, agli obiettivi ci pensiamo una volta finita tutta questa situazione.

Hai questa bella gravidanza da portare a termine, non puoi considerarti senza senso." provai a spiegarle cercando di non agitarmi.

"Sì e poi? Tra sei mesi stringerò tra le braccia mio figlio e quale sarebbe la mossa successiva, alzare di nuovo la testa? Joanne, grazie mille per il consiglio ma come cazzo faccio ad alzare la testa? Cosa devo fare?"

"Boh, vivi." le risposi spontanea.

"Come vivi?"

La guardai dritta nei occhi e alzai tre dita della mano.

"Io non mi fido delle persone che dicono che farebbero tutto per te. No anzi, riformulo. Ho estremamente paura per le coppie che darebbero tutto se stessi per l'altro.

Nel giro di quattro o cinque anni, ho avuto tre aborti spontanei. Non ti starò qua a fare la lezione sui perché dei aborti, tranquilla.

In pratica quando ero giovane e figa come te, ho conosciuto quest'uomo. Era insegnante pure lui. Proprio a un corso di aggiornamento ci eravamo incontrati.

Visto che non mi sono innamorata due volte non so se sto sparando una cagata, ma fu un amore così grande il nostro.

Rimasi incinta la prima volta e poco dopo lo persi. Non mi disperai, era comune tra le donne avere aborti. La seconda volta successe allo stesso modo.

Prima della terza feci dei esami, scoprì che nelle mie condizioni non potevo portare a termine una gravidanza. Decisero che mi avrebbero assistito se fossi rimasta ancora incinta, anche se le probabilità non si alzavano di molto.

Dopo vari ripensamenti decidemmo di riprovarci. Mi convinse lui sai? Diceva che nonostante tutto sarebbe sempre rimasto e che continuava ad amarmi.

Quindi nonostante avevo sviluppato una sorta di fobia, decisi di dare tutta me stessa per lui, per noi.

E niente, puoi dedurre anche tu com'è finita. È per questo che ti dico di alzare la testa e farti forza da sola, perché è raro che qualcuno dia tutto se stesso per un'altra persona.

Adesso, quindi, alzi quel culo pesante che ti ritrovi e vai a farti una doccia, puzzi di chiuso. Intanto ti cucino qualcosa, ok?"

(N.A all'inizio volevo scrivere puzzi di morte. e non mi è sembrato il caso. ridete, l'ho scritto apposta.)

"Io... grazie, Joanne. Sono sicura che c'è qualcuno che sarà disposto a dare la vita per te. Anche se non è qui, l'ho trovata pure io, figurati se non lo fai tu." mi ringraziò prima di andarsene in bagno.

Cercai con le mie poche abilità culinarie di tirare fuori qualcosa di commestibile dai ingredienti trovati nella cucina di Risa. Decisi almeno di raccogliere le cartacce sparse per il salotto, mentre aspettavo.

"Stai cucinando? Non dovevi." parlò Risa appena entrò in sala. "Hai già lavorato oggi, potevo ordinare della pizza."

"Sì, ho lavorato ma mezza giornata essendo sabato, quindi rilassati e poi il rischio che ne esca avvelenata è parecchio alta, quindi fai attenzione." risposi impiattando il tutto.

"Conosco un'altra cuoca terribile." ridacchiò prima di rabbuiarsi.

"Non hai intenzione di dire nulla ai tuoi amici?"

"Quanto risulterei ipocrita se li chiamassi dicendogli 'Eh, mi mancate un sacco e in più mia mamma ha tirato le cuoia.'?"

"Beh sono sicura capirebbero..."

"Anch'io, ma voglio risolvere con loro senza fargli pena."

"Voi giapponesi siete tutti così complicati o sei tu la strana?"

"Chi lo sa?" mi chiese ridacchiando. "Ho ancora fame, ordino delle pizze. Che gusto?"

"Salame piccante."

~~ ~~ ~~

Mi stavo rigirando sul divano letto a casa di Risa. Ero ovviamente rimasta a dormire a casa sua, avevo paura che si facesse affliggere dai pensi negativi.

Quanto cazzo sono scomodi i pantaloni del pigiama che mi ha prestato Risa!

Dopo aver mangiato avevamo discusso a lungo di come fare col funerale e pratiche. Risa aveva ricominciato a piangere, io mi ero limitata a consolarla al meglio delle mie capacità.

Il giorno dopo aveva deciso di andare a firmare le pratiche alla casa di cura dove si trovava sua madre. Aveva insistito per volerci andare da sola.

Sono visibilmente preoccupata, ma la lascerò fare. Anche io dopotutto domani ho il mio bel da fare.

Chiusi gli occhi cercando di addormentarmi, domani sarebbe stata una giornata lunga.

𝗠𝗲𝗽𝗵𝗼𝗯𝗶𝗮 • 𝗬𝘂𝗷𝗶 𝗧𝗲𝗿𝘂𝘀𝗵𝗶𝗺𝗮 × 𝗢𝗖Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora