13 • Chiacchierate scomode

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"Cosa hai intenzione di fare? Vuoi continuare a lavorare oppure preferisci andare subito in maternità?" mi chiese Semi guardandomi attentamente.

"Il medico mi ha detto che fino al terzo mese posso continuare tranquillamente." dissi cercando di essere chiara.

"Ne sei sicura? Questo lavoro non è un lavoro semplice. Potresti sentirti male di nuo-"

"Sì, che ne sono sicura!" sbottai "Senta, lavorerò fino al terzo mese. Non ci sarà nessun problema. Si fidi."

Il musicista alzò un sopracciglio.

"Io... mi scusi, non so cosa mi sia preso. Sono nervosa, non dovevo gridarle contro." mi scusai subito.

"Tranquilla." disse sereno facendo un sorriso. Prima di continuare mi lanciò uno sguardo strano. "E' proprio per scenate di questo tipo che te lo sto chiedendo. Ma se ne sei sicura, io non posso fare altro che accettare la tua decisione."

Lo ringraziai sinceramente.

"Comunque, accettare la tua decisione non vuol dire ignorarla, tutti, sia io che i tuoi colleghi, ti terremo d'occhio. Se noteremo che stai male e ti ostini a lavorare, sarò io stesso a mandarti a calci in culo a casa. E quello è un punto non ritorno, non vorrò sentire proteste, te ne starai a casa al costo di incatenarti al letto."

Guardai stupita Eita. Era proprio una persona premurosa.

"Ah, hai ragione, dovrei rivedere il mio linguaggio prima della nascita del bambino, Kotoe mi ammazzerebbe se la prima parola del bambino fosse una parolaccia." rifletté portandosi una tazza di caffè fumante alle labbra.

"Non la stavo giudicando. Non potrei mai. Non si preoccupi, non dovrà mandarmi a casa a calci in culo. So essere responsabile quando serve."

"Uhm, sono felice di sentirtelo dire, Risa." concluse lui appoggiando la tazza di nuovo sulla scrivania. "Vai a trovarli?"

"Beh sì, sono miei colleghi penso dovrebbero saperlo. E poi, 'casualmente' sono qui tutti oggi."

Qualche metro più in là c'era una stanza solo per noi della sicurezza. Di solito ci riunivamo lì per le riunioni. Sicuramente si era saputo che ero finita in ospedale e scoperto che oggi dovevo venire qui per parlare con Eita, si erano riuniti, in cerca di informazioni in più.

Più volte mi hanno detto che le donne sono pettegole e poi guardali.

Dopo aver salutato il musicista, andai subito nella stanza. Appena entrai trovai tutti che mi fissavano.

Dannatamente prevedibili.

"Ehm, ciao. Che ci fate tutti qui?" domandai facendo finta di non aver capito.

Cominciarono a mormorare tra di loro. Ne approfittai per arrivare al mio armadietto e recuperare un oggetto alla random. Vedendo che nessuno si degnava di rispondere, decisi di andarmene, ma la strada mi venne sbarrata da Takanashi.

"Abbiamo saputo che sei finita all'ospedale." disse squadrandomi. "Come va?"

Ah, quindi sei stato tu a dirlo a tutti.

"Bene. Noi due stiamo apposto."

"Noi due?" chiese confuso ma desideroso di più informazioni.

"Già, dico 'noi due' perchè sono incinta." gli risposi con un tono di indifferenza.

Chissà quanto sarà contento di non avermi più intorno.

"S-sul serio? Vai in maternità?" mi chiese per conferma con una faccia strana.

𝗠𝗲𝗽𝗵𝗼𝗯𝗶𝗮 • 𝗬𝘂𝗷𝗶 𝗧𝗲𝗿𝘂𝘀𝗵𝗶𝗺𝗮 × 𝗢𝗖Where stories live. Discover now