Tutto troppo facile

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Angolo dell'autrice:
Siete pronti a tornare a cosa c'è dietro la porta rossa. Ho davvero poche anticipazioni da fare in questo capitolo, quindi vi lascio subito :)

Buona lettura ^-^

Un altro corridoio buio, non completamente come quello da cui eravamo venuti, ma comunque scuro

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Un altro corridoio buio, non completamente come quello da cui eravamo venuti, ma comunque scuro. Allungai la mano per trovare quella di Kaito, ma fu lui ad allungarsi per primo e me l'afferrò, stringendola.

Con cautela cominciammo a camminare, impauriti su cosa potessimo trovare, tra trappole e membri dell'organizzazione.

Sentivo il cuore martellarmi in petto mentre camminavamo, sembrava quasi che andasse a ritmo con i miei piedi. Il mio respiro non era più affannato, come quando correvamo per fuggire dai due uomini o per raggiungere la porta rossa. No, ora era un respiro sommesso, impaurito e pronto a mancare in qualsiasi momento.

Come probabilmente stavano pensando gli altri, mi stavo chiedendo cosa ci dovevamo aspettare arrivati a quel punto. Avrebbero catturato anche noi? E poi? Cosa avevano in mente? L'unica certezza che ormai mi tartassava la mente era che Giada voleva la sua vendetta nei miei confronti, che poi, vendetta per cosa? Era stata lei a rovinarmi la vita, anzi non solo la mia ma quella di tutto il gruppo, non viceversa.

Ci trovammo di nuovo davanti a una scelta: il corridoio si divideva a "T" e dovevamo decidere se andare a destra o a sinistra. Ci guardammo a vicenda, indecisi sul da farsi.

«Che corridoio prendiamo?» chiese il mio collega, dalla sua voce s'intuiva subito la sua agitazione, la stessa mia.

«Non lo so... Separarci è fuori discussione, considerato com'è andata l'ultima volta.» rispose Shinichi guardando in alternanza prima a destra e poi a sinistra, almeno per tre o quattro volte.

Fu Ran a prendere la decisione e con un sospiro afferrò la mano del marito per poi trascinarlo a destra e così facemmo noi, seguendoli.

Ricominciammo a camminare con calma e indecisione. Avevo i nervi a fior di pelle. Sapevo che al minimo rumore sarei saltata in aria e così accadde.

Stavamo camminando ormai da qualche minuto nella direzione scelta da Ran, quando all'improvviso sentimmo qualcuno chiamarci in un sussurro e io saltai in aria.

Ci voltammo e la prima cosa che vidi fu la faccia emaciata e tumefatta di Koriko. Era sudato, lo si notava non solo dalle piccole gocce di sudore che gli scendevano lungo il viso e sulla fronte, ma anche dai capelli più scuri e umidi alla radice. Una ferita, probabilmente proprio all'attaccatura dei capelli, faceva colare del sangue scuro nel lato destro del suo volto.

«Koriko!» disse Shinichi, sembrava sollevato di ritrovare suo fratello vivo, sebbene quella ferita non era di certo un bel vedere.

«Siamo io e Alice qua dentro...»

«Vi facciamo uscire!» rispose il giovane detective, ma subito dopo si zittì pensieroso guardando la complicata serratura con ben tre lucchetti.

Sentii Kaito, vicino a me, sospirare con tono scocciato, come se volesse prendere in giro l'amico.

«Spostati Kudo!» disse tirando fuori con la mano destra qualcosa dalla tasca dei pantaloni e porgendomi la sinistra col palmo verso l'alto, come se aspettasse qualcosa.

Capii subito che voleva dire quella mano, così mi sfilai una forcina dai capelli e gliela porsi.

Rimase qualche minuto a lavorare e trafficare sulla serratura, poi sentimmo l'ultimo scatto e la porta si aprì.

Shinichi si buttò tra le braccia del fratello che rimase interdetto per un attimo, ma poi ricambiò l'abbraccio. In realtà rimanemmo tutti un po' stupiti di quella sua reazione.

Io l'avevo sempre visto come un ragazzo forte, coraggioso, mai preoccupato delle conseguenze delle sue azioni, persino sotto le sembianze di un bambino come era Conan era sempre stato temerario. Eppure in quel momento mi sembrò per un attimo come tutti noi, nervoso e preoccupato. Dico per un attimo, perché dopo pochi secondi si sciolse dall'abbraccio e tornò il ragazzo lucido di sempre.

«Dobbiamo muoverci! Bisogna ancora trovare Shiho, Kikuito, Heiji e Kazuha.» disse risoluto.

Ci rimettemmo così a camminare e, sperando d'imbatterci in fretta in un'altra cella, iniziammo a guardarci attorno con più attenzione.

Non ci mettemmo molto a trovare altri due membri del gruppo, perché a un certo punto sentimmo la voce di Kikuito rimbombare per tutto il corridoio.

«Ehi! Se non ci fate uscire immediatamente da qui, giuro che ve ne pentirete!»

Seguimmo il suono della sua voce, finché non lo vedemmo. Anche lui era affacciato alla finestrella della porta, ma a parte il sudore e il volto paonazzo per gli strilli, sembrava stesse bene.

«Kiku, tutto ok?» chiese Ran al ragazzo coi capelli corvini.

«Ragazzi! – esclamò lui entusiasta – Stiamo benissimo, siamo qui da non più di una mezz'oretta credo.» mentre il ragazzo rispondeva, Kaito si avvicinò nuovamente alla cella e iniziò a scassinare la serratura. Quando la porta si aprì ne uscirono Kikuito e Shiho, quest'ultima aveva i polsi legati.

Kaito allora prese lo stesso oggetto che aveva usato per scassinare le celle e solo allora capii, quando ne fece sbucare la lama di un coltellino e iniziò a tagliare la corda, che era il coltellino svizzero in argento che gli avevo regalato un anno prima a Natale a casa di Shinichi.

«Grazie per averci fatto uscire, non lo sopportavo più! Un altro secondo e lo avrei accoppato...» disse lei, quando fu libera dalle corde, massaggiandosi i polsi.

«Ehi...!» protestò Kikuito e tutti scoppiammo a ridere.

Non appena le risate scemarono una nuova strana sensazione mi assalì.

«Ragazzi... pensate anche voi che sia diventato tutto troppo facile?» chiesi pensierosa.

«Sì ovvio... – rispose Kaito che mi riprese la mano – Ci stanno tenendo d'occhio e stanno aspettando il momento giusto per attaccare.»

Il Segreto della doppia K _ TrilogiaWhere stories live. Discover now