La forza dei ricordi

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Angolo dell'autrice:
No tranquilli... Non passo ad altri personaggi... Rimango su Kaito che sta per strangolare Kiaretta.
Prima di passare alla lettura però, vi devo un piccolo appunto... Tutta la parte, lunghissima, che leggerete, riguardo i pensieri di Kaito, avviene in pochi millesimi di secondo... Quindi passa davvero poco tempo. Chissà se vi ricordate anche voi tutte le scene...

Buona lettura ^-^

Buona lettura ^-^

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 «Kaito... che fai?»

«Vendico i miei genitori...!» le risposi e subito la vidi atterrirsi.

«Kaito, non sono stata io... Ti prego...»

I suoi occhi scuri, terrorizzati e già un po' lucidi, mi guardavano e sembravano volessero supplicarmi. Ricordai l'identico sguardo terrorizzato che avevo visto quella stessa notte nei miei sogni. Quegli occhi scuri... dove li avevo già visti?

Qualcosa nella mia testa sembrava volersi fare spazio, prepotente e decisa e in un attimo ricordai dove l'avevo già vista. Ricordai quello sguardo in ogni suo possibile riflesso. Ad un ad uno ricordai ogni momento, ogni singolo istante in cui incrociai quel viso.

Ero appena atterrato nella grotta in cui di solito nascondevo la refurtiva e stavo posando il diamante nel baule quando:
«Buongiorno Kaito Kid... O dovrei dire Kaito Kuroba.»
Fu quella la prima volta che incrociai il suo sguardo e quella stessa notte le feci la mia solenne promessa.
«Va bene mi hai convinto, da ora in poi saremo soci...»

Era il 31 dicembre, ero pronto per un altro colpo grosso e lei, come già da qualche settimana, era al mio fianco.
«Buona notte Fanciulla...»
«Buona notte mio Angelo...»
«Ladri per sempre...»
«...bianchi e liberi!»
«We can...»
«...do magic!»
Quel colpo andò alla grande e riuscimmo anche a farla sotto il naso di Edogawa.
Mancava solo mezz'ora a mezzanotte e noi eravamo appena arrivati sul tetto della villa, con il bottino in mano.
«Kid, ho visto Kudo e se...» le misi un dito sulla bocca e la vidi arrossire.
​«Ora godiamoci questo capodanno!»

Erano passate le vacanze invernali.
Ero nel giardino della scuola con Aoko, quando qualcuno mi picchiettò sulla spalla, io mi girai e la vidi.
«Ki... Kiaretta? Che ci fai qui?»
«Te l'avevo detto no? Che avrei iniziato a frequentare un liceo di Tokyo.» mi rispose con un sorriso.
Quel giorno litigai con Aoko per colpa sua e le dissi cose terribili.
«Stai zitta, solo perché sei la mia compagna di avventure non vuol dire che puoi ferire i sentimenti miei e quelli delle persone che mi stanno attorno, chiaro?»
E anche la sera dello stesso giorno, quando la vidi piangere per la prima volta.
​«Non ti perdonerò mai Kiaretta, mai! Aoko non mi vuole più rivolgere la parola per colpa tua, mi odia... Non accetto scuse, vattene! Da ora in poi io torno a lavorare da solo, perché una colomba ha preso il volo...»

Ero con Aoko, con cui finalmente avevo chiarito, quando mi squillò il cellulare.
«Pronto?»
«Ascoltami bene piccolo demonio, me ne hai combinata una in più del dovuto, ne ho le scatole piene dei tuoi scherzi, vieni qui entro domani mattina o la tua amica ne pagherà le conseguenze.» poi riattaccò.
Per la prima volta in assoluto ebbi paura di perderla, un terrore folle che mi attanagliava la gola.
Riuscii a salvarla in tempo, all'alba, rimettendoci una ferita al fianco.
«Kaito...»
«Kiaretta... perdonami, ero arrabbiato e... avevo paura di perderla... ora però rischiavo di perdere te... sono in un bivio e non so più cosa fare...»
​«Per prima cosa ce ne andiamo via da qui...» mi disse con quel suo bellissimo sorriso.

Eravamo nella grotta da qualche minuto, ricordo perfettamente il suo sguardo quasi incantato mentre mi sfilavo la camicia per permetterle di medicarmi la ferita.
«Ahia!»
«Vuoi stare un po' fermo?»
«Scusami, ma brucia!»
«Come mai quei tizi ti cercavano?»
Le raccontai tutta la verità, o almeno quella che conoscevo, sulla morte dei miei genitori.
«Hai fatto pace con Aoko?»
«Sì...»
«Sono contenta.» disse, ma abbassò lo sguardo.
«Kiaretta...»
Lei rialzò il volto e la baciai. Fu la prima volta che lo feci.
Lei si scostò quasi subito.
«Non posso farlo Kaito... Non posso... Io... Aoko ne soffrirebbe e non voglio che succeda... e poi io... Io non ti amo...»
​Eppure dalle sue due piccole lacrime che scivolarono sulle guance, capii che mentiva.

Ero di nuovo ai giardini della scuola, quando la vidi, era seduta in una delle panchine, da sola, e sembrava parecchio nervosa.
«Che ti succede fanciulla?»
Per la seconda volta la vidi debole e indifesa e si buttò tra le mie braccia singhiozzante. La strinsi forte, cercando di consolarla, non sopportavo l'idea di vederla così.
Mi raccontò il suo incubo.
​«Stai tranquilla, era solo un sogno... E poi ti prometto che starò attento. Ok?» mentii, avrei fatto di tutto per vederla sorridere.

Ero nella grotta, appoggiato alla cassapanca. Stavo scrivendo la mia lettera di addio per lei. Quella sera avremmo avuto un altro colpo, ma avevo paura che sarebbe stato il mio ultimo.
In quella lettera stavo mettendo tutto me stesso, descrivendo tutto ciò che provavo per lei.
Quella stessa sera entrai in una delle tante stanze della villa Jiketsu, travestito da Shinichi Kudo, assieme a lei che fingeva di essere la mia ragazza, cercando di non ridere all'invidia di Ran e alla rabbia di Conan.
Anche quel colpo andò a gonfie vele, ma durante la fuga arrivò quel maledetto momento.
Lo sparo, il dolore e poi iniziammo a precipitare.
Chiusi l'aliante e la abbracciai, voltando la schiena verso il suolo in modo che non le accadesse niente.
​L'impatto fu uno dei più dolorosi che ebbi mai avuto e persi i sensi.

Ero rinchiuso in una delle celle lugubri di quell'edificio, che qualche anno dopo avrei scoperto essere il Giardino.
Ogni sera mi torturavano fino allo sfinimento. L'unico pensiero che riusciva a non farmi crollare era lei.
​Andò avanti per quattro giorni, poi riuscii a scappare.

Ero di nuovo nel giardino della scuola che scherzavo con dei miei compagni, quando la vidi, era seduta alla solita panchina.
Mi avvicinai a lei e incrociai di nuovo quello sguardo dopo tanto tempo.
«Kaito pensavo fossi...» le misi un dito sulla bocca, come la sera di capodanno.
«Non lo sono, è questo l'importante.»
«Lo so, ma io...»
«Non ci pensare più! Li hai visti i miei disegni?»
«Sì... e ho letto pure la lettera... Fino alla fine! Ti amo anch'io, mio Angelo custode!»
Quella stessa sera ci rincontrammo nella grotta.
«Buona sera Fanciulla...»
«Non sai quanto sono contenta che tu sia ancora vivo!»
​«Anch'io sono contento di essere qui con te.» dissi, abbracciandola, come ancora non avevo mai fatto, l'abbracciai per la prima volta.

Ero davanti a uno di loro, l'altro la stava bloccando, la mia mano, che per la prima volta teneva una pistola vera, stava tremando.
«Prova a sparare e non rivedrai più la tua amica...»
«Non ascoltarlo, Kaito, uccidilo, vendica i tuoi genitori!»
«Bene, caro il mio ladro ti lascio una scelta. Sai benissimo cosa vogliamo, perciò o parli o la tua amica muore.»
​Mi sentivo inerme e non avevo più la minima idea di cosa fare. Se non fosse stato per Edogawa, io e lei non saremmo mai sopravvissuti.

Eravamo all'aeroporto.
«Mi spiace Kaito, non può funzionare...»
«Ma perché?»
«Perché devo tornare a casa e perché tu devi stare con Aoko. È lei la tua anima gemella ed è giusto che sia così.»
Fu l'ultima volta che la vidi. Per un anno intero non incrociai più il suo sguardo.
​Sebbene ci sentissimo per telefono, quando scoprimmo entrambi del Giardino.

Altri mille ricordi mi attraversarono la mente.

L'ospedale a Torino, il parco vicino a casa sua, lei che dormiva nella sua camera, la festa di Halloween, l'attacco di Giada assieme ai Man in Black a casa Kudo, di nuovo l'aeroporto, il Giardino, le ore al suo capezzale all'ospedale di Tokyo, la festa di Natale a casa Kudo, ma il ricordo più importante di tutti era quello...

«Kaito sei impazzito?» chiese cercando di allontanarmi, spingendomi con le mani.
​«Credo proprio di sì! – risposi io baciandola e bloccando qualsiasi sua risposta, lei non resistette e ricambiò il mio bacio, fui io, qualche secondo dopo, a staccarmi da lei e continuare a parlare – Sì Kiaretta, sono completamente pazzo, sono pazzo di te e non posso più resistere.»

Come avevo potuto dimenticarmi di lei? Come?

Sciolsi le mie mani dal suo collo e mi avvicinai a lei, per poi baciarla.

Il Segreto della doppia K _ TrilogiaWhere stories live. Discover now