Vecchi incubi

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Angolo dell'autrice:
Beh ora che abbiamo visto le reazioni di tutti a Giada che se la tira per aver incastrato Shinichi, possiamo andare avanti XD
Oh... Un'avvertimento per questo capitolo, è strettamente collegato al finale della prima storia, quindi spero che ve lo ricordiate...

Buona lettura ^-^

Vidi qualcosa cambiare nei suoi occhi, lo vidi impallidire di colpo e poi improvvisamente mi baciò

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Vidi qualcosa cambiare nei suoi occhi, lo vidi impallidire di colpo e poi improvvisamente mi baciò. All'inizio rimasi impietrita dallo stupore, poi ricambiai con tutta la gioia che avevo in corpo.

Quando ci staccammo la gioia fu ancora più grande, perché lo rividi sorridere, con quel sorriso che solo lui sapeva fare, tra il dolce e il divertito.

Sentii qualcosa scivolarmi giù per la guancia, ma ero così sconvolta che non capii cosa fosse finché lui non me l'asciugò col dorso del suo indice.

«Scusami... scusa piccola mia...»

«Non è stata colpa tua Kaito!» lo rassicurai io.

«E invece sì... Come ho potuto dimenticarmi di te... Della mia piccola fanciulla su cui so di poter sempre contare... Stavo per perderti per sempre e sarebbe stata tutta colpa mia...»

«Basta Kaito! – gli dissi io posandogli la mano sulla guancia – Ora stiamo bene entrambi e l'importante è questo!»

«Hai ragione... Ora raggiungiamo gli altri!» disse alzandosi in piedi e aiutandomi a fare altrettanto.

Ci inoltrammo, così, nei corridoi del Giardino.

...***...

Mi chiesi cos'avesse in mente Giada: sicuramente sapeva già che in un modo o nell'altro Chiara sarebbe riuscita a farmi rinsavire, ma allora perché in qui due giorni che avevo trascorso con lei mi aveva mostrato tutto il Giardino ed ogni sua singola trappola?

Certo, forse ci avrebbero sorpreso i membri infiniti di quell'organizzazione, che per di più in quei due giorni non avevo mai visto, se non di sfuggita, eppure mi sembrava ancora troppo semplice.

In quel momento, mentre pensavo a ciò, ebbi un attimo di distrazione e ringrazio ancora i miei riflessi per ciò che riuscii a fare appena in tempo.

Chiara aveva messo il piede in uno dei corridoi sbagliati. La vidi fare quel passo e in un secondo provai una paura folle di ciò che potesse accadere.

«Kiaretta sta giù!» urlai per poi buttarmi addosso a lei.

Il laser, che avrebbe dovuto colpire le sue ginocchia, in modo da non permetterle più di camminare ed andare così avanti, passò proprio sopra la mia schiena, bruciando solo un po' la mia camicia.

Avevamo tutti e due il respiro affannato e la prima a parlare fu lei.

«Non me n'ero accorta... io...»

«Non ti preoccupare piccola, è passato...»

Il resto delle parole mi si bloccarono in bocca quando la vidi impallidire, mentre guardava con occhi pieni di terrore alle mie spalle. Mi voltai di colpo e ciò che vidi mi lasciò per più di qualche secondo senza respiro.

Non credevo a quello che vedevo, mi sembrava di essere entrato in uno dei miei incubi peggiori. Davanti a noi quei due uomini che avevano riempito le mie notti più terribili. Uno dei due ci fece cenno con la pistola di tirarci su da terra.

Quando fummo in piedi tutto si ripeté, proprio come tre anni prima. L'uomo col completo viola e un ciclamino all'occhiello bloccò Chiara dalle braccia, mentre l'altro con il completo rosso e una Stella di Natale mi puntò la pistola addosso.

«Sapete non speravamo proprio di rivedervi...» disse quasi divertito.

Pensai a quanto ero stato stupido a non aver recuperato la pistola dopo essere tornato in me.

«Lasciatela andare!» dissi deciso, ma dentro di me sapevo che non avrebbe funzionato.

Lui scoppiò a ridere, una risata che a sua insaputa attirò l'attenzione di qualcun altro, quando smise.

«No mi spiace, Mizu la vuole, dice che deve dirgli due paroline.»

Ora era tutto chiaro, ecco perché mi aveva detto tutto. Era allucinante quanto ci conoscesse quella ragazza, aveva pianificato tutto fin dall'inizio e ora aveva intenzione di farmi uccidere davanti a lei in modo da farla crollare e renderla vulnerabile.

«Cosa pensi di fare?» chiesi.

«Beh, mi pare ovvio.» rispose caricando la pistola.

A quel suo gesto la vidi atterrirsi e poi dimenarsi tra le braccia del suo aggressore.

«No, ti prego no, Kaito... ti prego...»

Sorrisi, sebbene vederla in quello stato mi attanagliava il cuore, il pensiero di morire sapendo che lei mi amava mi rassicurò proprio come quando le scrissi la prima lettera. Ero pronto, ero pronto anche a morire, ma avrei lottato fino alla fine.

Il Segreto della doppia K _ TrilogiaWhere stories live. Discover now