Bisogna reagire

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Angolo dell'autrice:
Vi lascio subito alla lettura di questo capitolo, avvisandovi che anche qui c'è una citazione molto importante, che in questo caso è addirittura della storia "Due imprendibili amici".

Buona lettura ^-^

Tornammo a casa che era praticamente ora di pranzo

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Tornammo a casa che era praticamente ora di pranzo.

Appena entrati alla villa un invitante odore ci accolse. Lo riconobbi subito, era lo sformato di patate della mia Ran. Spesso e volentieri aveva cucinato per me quel suo famoso piatto, sia quando ero ancora sotto le sembianze di Conan, sia negli ultimi periodi prima della vacanza e l'avevo sempre apprezzato.

«Scoperto qualcosa?» chiese mio fratello.

«Anche più di qualcosa!» gli rispose il mio amico.

«Già, sappiamo cosa è accaduto a Kaito dopo che ci ha lasciati ieri mattina, sappiamo come l'hanno incastrato, sappiamo anche quanti erano quando l'hanno preso.» spiegai meglio io.

«Ciò che non sappiamo è come abbia perso la memoria e dove sia il loro nascondiglio.» concluse Shiho con quella sua solita voce fredda e pacata, che usava spesso anche quando era Ai Haibara e che, altrettanto spesso, mi metteva i brividi.

«In realtà un modo per scoprire cosa è successo a Kaito c'è.» ribatté Heiji.

«E sarebbe?» domandò Kazuha.

«Sul luogo abbiamo trovato questa... – continuò Heiji, mostrando una busta di plastica con dentro una siringa – e siamo quasi sicuri che il contenuto l'abbiano iniettato nel corpo di Kaito.»

«Sì, ma come ti ho già detto in macchina, non posso esaminarla senza un microscopio, quindi a meno che tu non voglia rubarne uno dall'ospedale, non lo scopriremo.» lo ammonì lei.

«Beh – iniziai – non è il momento di pensarci. Piuttosto, dov'è Kiaretta?» domandai.

«Sopra in camera, – mi rispose Lodovico – si è svegliata, ma non vuole scendere.»

«Provo a parlarle io, voi intanto iniziate ad apparecchiare per il pranzo.»

...***...

Ero seduta sul letto, quel letto in cui solo due sere prima Kaito aveva cercato di sedurmi.

I miei occhi fissavano la parete blu notte della stanza, che illuminata dal sole sembrava molto più chiara, mentre la mia mente vi proiettava sopra la terribile scena di quella mattina. Lì, sulla parete, c'era il mio Kaito, freddo e distaccato che mi puntava addosso la pistola, mi sparava e poi baciava Giada.

Sentii i passi di qualcuno risalire le scale della villa e distolsi i miei pensieri da quelle immagini, continuando comunque a fissare il muro. Quel qualcuno bussò alla porta e lo invitai ad entrare, scoprendo che era Shinichi.

«Come stai?» mi chiese avvicinandosi a me dopo aver chiuso la porta.

«Meglio...» risposi, ma non ero sincera e sicuramente lui l'aveva capito.

Si avvicinò al letto con la sua solita espressione seria e tranquilla, mentre teneva le mani in tasca, poi si sedette sul letto vicino a me, senza dirmi niente.

«E se non tornasse più in sé? Se rimanesse per sempre innamorato di Giada? Se vincessero loro?»

Lui sorrise.

«"Non ti arrendere mai Kudo, io l'ho fatto e mi sbagliavo, se non ti arrenderai davanti a nulla, nemmeno all'inesorabile evidenza, potrai tornare te stesso e ritornare al fianco della tua Ran!"» disse semplicemente, ed io mi voltai stupita verso di lui.

«Tu...?»

«Me le hai dette tu queste parole, no? L'ultimo giorno che ti ho vista da Conan, tre anni fa. Il giorno della tua partenza.»

Non risposi, rimasi zitta intrecciando le dita delle mani. Lui bloccò il mio gesto nervoso posando una delle sue mani sulle mie.

«Kaito non si sarebbe arreso se fosse successo a te, neanche la Chiara che conosco io l'avrebbe fatto. Abbiamo bisogno anche di te per far tornare con noi Kaito prima della notte di capodanno.»

Lo vidi sorridere di nuovo e finalmente capii che aveva ragione: non potevo arrendermi in quel modo, dovevo reagire, dovevo combattere.

Il Segreto della doppia K _ TrilogiaWhere stories live. Discover now