LA MASCHERA E LO SPECCHIO-Pri...

By IvoAragno

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Aldaberon il Varego era un Sanzara. Un giorno il suo maestro gli disse: "Se l'unica alternativa che ti resta... More

1) I VAREGHI
2) ALDABERON
3) LA CAPANNA DEL SANZARA
4) NEKO
5)LA CASSETTA DI SABBIA
6) SEGNI SULLA SABBIA
7) VANDEA
7a) IL SECCHIO
7b) INCONTRARSI
7c) AMICO DI TUTTE
7d) LA BENEDIZIONE
8) LA CASA NELLA NEVE
8a) ILLUDERSI
8b) IL MATRIMONIO
8c) I DONI DI ALFONS
9) LA PROMESSA
9a) LA RAGAZZA DI VINLAND
9b) RITORNO A CASA
9c) LA FESTA DEL RITORNO
9d) L'INDOVINA
10) LA PIASTRA DI ALFONS
10a) LA PIPA
10b) L'ALBERO
10c) LA MORTE DI ALFONS
11) LA REGINA DELLE NEVI
11a) LO SCONOSCIUTO NEL FANGO
11b) LA POZZA
11c) IL RIPARO
12) I GIGANTI GHIACCIATI
12a) CROLLO
12b) LA TUMBA'
13) I COMPARI
13a) I COLORATI
13b) IL FIUME SARDON
13c) NEMICI SVELATI
14) IL POZZO
14a) ACQUA
14b) FLOT E RADICE
15) DELIRIO
15a) A NUOVA VITA
16) RISVEGLIO
16a) IL SOGNO
16b) UN NUOVO NOME
17a) L'ANELLO
17b) LA MERLA

17) LA GUARIGIONE

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By IvoAragno

Da quel giorno per lui parve veramente che tutto andasse per il meglio.

Mangiò con maggiore lena e finalmente, quasi che l'aver ritrovato un nome fosse ciò di cui aveva bisogno per reagire, il suo corpo, i suoi muscoli, tornarono ad arrotondarsi e a gonfiarsi.

Di notte dormì tranquillo e non gli capitò più di perdere il controllo. Sembrò veramente che il peggio si trovasse alle spalle. Anche il suo umore migliorò di pari passo con il suo fisico. Si pettinò a lungo i capelli che erano ridotti a un groviglio, passando ore a districarli uno alla volta quando necessitava. Le mani gli tremavano leggermente, ma poco alla volta anche quello passò. Quando si sentì abbastanza sicuro, decise che era arrivato il momento di radersi. Riuscì addirittura a far sorridere Radice per le smorfie che faceva nel toccarsi i cespugli incolti della barba che gli cresceva sulle guance. Domandò al ragazzo se poteva fornirgli il necessario per tagliarla e lui lo fece.

Sentiva che il suo passato doveva essere nascosto da qualche parte, ma ora aveva la possibilità di essere una persona nuova. Il resto poteva attendere.

Se si toccavano argomenti che parevano portarlo al passato, li cancellava dalla mente. Gli era sufficiente sorridere e tutto svaniva in un momento, aiutato da una salda amicizia con Flot, che, dopo la visita della Grande Madre, non aveva mancato momento per restargli accanto.

I due giovani passavano ore e ore insieme, spesso senza dirsi nulla. Ma al contrario dei silenzi prolungati di Radice, questi non erano causa di scarsità di argomenti, bensì dell'essere presenti l'uno all'altro.

Certamente parlavano, però, come per un tacito accordo, l'uno faceva il possibile per non mettere in imbarazzo l'altro.

E in quel modo, tra l'avvicendarsi dei due giovani al capezzale del malato e le soste prolungate di Flot al suo fianco, quello che una volta era stato Aldaberon il Varego, giovane e prezioso Sanzara per la sua gente, si preparò a diventare Walpurgis dei Mandi. Era felice e il resto poteva attendere. Seguitava a non sapere quasi nulla della gente che lo ospitava.

Per quanto sentisse una curiosità incredibile, se ne astenne sempre, certo che per ora era molto più importante che rimettersi in forze. Per il resto aveva tutto il tempo, una vita intera da passare assieme a quella gente. Solo una volta trasgredì.

Ora che aveva un nome voleva sentirlo pronunciare da qualcun altro che non fosse la sua mente. I primi giorni li aveva passati a dirselo e a ripeterselo in continuazione fino a perderne quasi il significato. Gli pareva la cosa più bella al mondo. Era felice di poterlo fare. Quel nome ancora estraneo lo disse guardandosi la mano, il braccio, le gambe e i piedi. Ogni parte del suo essere doveva conoscerlo e farlo proprio. Quel nome era lui, il suo corpo ne era il sostegno e il contenitore. Dovevano riconoscersi e condividerne il valore. Erano una cosa sola e per avere un senso comune, ogni più piccola parte di sé doveva trovare spazio in ognuna delle lettere che componevano quelle parole. E per fare questo doveva lui stesso entrare in quel nome e scinderlo fino a che ogni cellula del suo corpo non l'avesse identificato, assimilato, fagocitato e rigurgitato tutto intero. Solo quando lo ebbe fatto, solo a quel punto poté finalmente dire:

"Io sono Walpurgis dei Mandi".

Prima era soltanto un corpo, ora era una cosa sola con esso.

Finalmente poteva dire "Io sono...".

Però volle andare oltre, sentirlo dire anche da altri.

Voleva riconoscersi in quel nome, stupirsi nel sentirsi chiamare. E questo da chi, se non dalle uniche persone che gli erano sempre accanto e lo trattavano da amico?

Da giorni e giorni pensava e ripensava a come sarebbe stato meglio affrontare l'argomento, ma ogni volta non ne veniva a capo. Valutava attentamente tutte le possibilità che gli venivano in mente, poi le abbandonava dopo essersi convinto che non avrebbero potuto funzionare. In un modo o nell'altro non riusciva a decidersi.

Ogni giorno vedeva Flot accanto al suo letto, lo scrutava per trovare il momento migliore per iniziare quel discorso, ma ogni volta non trovava il coraggio e si bloccava.

Temeva di offenderlo e di vederlo allontanarsi dalla stanza contrariato. E così rimandava, sentendo dentro di sé il dispiacere di non averlo fatto.

Poi, un giorno, decise. In un modo o nell'altro quella mattina gli avrebbe parlato. Non sapeva come, ma l'avrebbe fatto.

Ancora una volta la buona sorte gli venne incontro e l'occasione giusta gliela diede il suo stato di salute.

Già da alcuni giorni la tentazione di scendere dal letto divenne forte, però temeva troppo una delusione per arrischiarsi. Anche in questo rimandava di giorno in giorno, dicendosi che quello seguente sarebbe stato quello giusto per farlo, solo che, se un problema era difficile da sostenere, due divenivano un peso enorme.

Non ce la faceva più a vivere nell'incertezza.

Attese un momento in cui i due giovani fossero entrambi nella stanza. Poi scostò le coperte e si mise seduto sul bordo del letto. Come aveva previsto i due giovani se ne accorsero e gli andarono incontro per sostenerlo. Quel gesto veloce e improvviso, quello spreco istantaneo delle sue già scarse energie, per poco non lo fecero svenire. In un attimo tutto prese a girargli attorno e gli occhi gli si velarono di nero.

"Ma cosa ti è saltato in mente!" gli fece Flot afferrandolo per le spalle "Se me lo chiedevi ti avrei aiutato" aggiunse aiutandolo a stendersi.

"Volevo farlo da solo" fu la sua risposta "E poi tu me lo avresti impedito, no?"

"Certo che te lo avrei impedito, accidenti. Non sei ancora in grado di..."

"Invece lo ero, a quanto pare" lo interruppe lui, felice e sorridente per aver fatto una cosa che da tanto desiderava "L'ho fatto Flot, mi sono messo a sedere!" continuò eccitandosi nel pregustare quella conquista così importante per la sua guarigione. Avesse potuto avrebbe lasciato scorrere le lacrime, ma si trattenne. Quando finalmente riaprì gli occhi vide che anche Flot era soddisfatto.

Anche nella sua voce c'era orgoglio, quasi fosse stato lui a compiere quel passo verso la ripresa. E fu in quello momento di condivisione, che il giovane si lasciò scappare un : " Lo so, Wal, lo so, ma ora stai giù, non devi esagerare". Lui stesso restò sorpreso nel sentirselo dire, ma mai quanto il malato.

Solo dopo qualche momento, mettendo a fuoco tutto quanto, gli chiese:

"Flot! Ripeti quello che hai detto, ti prego! Subito!".

Il giovane rimase un attimo perplesso, poi capì e lo fece.

Per poco il Varego non si mise a urlare dalla gioia. Era proprio come aveva pensato, Flot aveva pronunciato il suo nome.

Come era possibile? Come poteva saperlo?

Incapace di pensare altro, farfugliò soltanto: "Ma, tu...lo sai già?".

L'altro annuì :"La Grande Madre, è lei che me lo ha detto. Spero non ti dispiaccia" gli disse.

"Dispiacermi? Tu lo sai già! Anche Radice?".

Flot annuì. Non era meno sconcertato e felice dell'altro. In fondo gli piaceva quello straniero del Nord. Era sincero e spontaneo. Non era come quelli che lo avevano preceduto. Che peccato, pensò.

"E io che... " riprese Walpurgis. Nel frattempo Radice li raggiunse. Aveva lo sguardo perplesso. Fissava Flot come se lo vedesse per la prima volta. "Chi altri, sì, intendo, chi altri lo sa?"

"Solo noi due, stai tranquillo. La Grande Madre ha pensato che fosse un giusto premio per averti salvato la vita. In fondo ora un po' ci appartiene... " Flot si accorse di parlare troppo e troppo presto. Cosa gli stava succedendo? Ricomponendosi sotto lo sguardo stupito di Radice, continuò :

"Se lo vorrai, saremo noi a dirlo agli altri".

Il Varego fissò il suo amico. Come era strana quella gente, pensò. Se mai Flot avesse saputo quanto lui avesse desiderato una cosa del genere, forse sarebbe stato meno ansioso di ottenere una conferma.

"Ma sì, certo. Certamente, voi due potrete dirlo a chi ve lo chiede" fece guardando prima l'uno e poi l'altro. I due giovani si rilassarono. A rispondergli fu Radice.

"Sarà un onore per me, Wal" gli disse serio "E se qualcuno ti chiederà il mio, potrai dirglielo, se vorrai". Quello fu il discorso più lungo che fece da ché Wal lo conobbe. Flot lo guardò e gli sorrise, poi guardò Wal. Il gesto che fece fu eloquente: la medesima cosa valeva anche per lui. Era più di quello che il Varego si poteva aspettare da quella giornata.

Aveva scoperto di avere due amici su cui poter fare affidamento e che conoscevano il suo nuovo nome. Ora poteva veramente ricominciare a vivere. Tutto il resto, il suo passato, chi era stato prima di allora, chi aveva conosciuto, cosa lo aveva condotto fino a quella gente, era lontano.

Davanti a sé vedeva due giovani che gli avevano salvato la vita e che ora gli avevano dimostrato fiducia, rendendolo felice. Molto felice. Molto più di quanto potesse aspettarsi poche settimane prima.

Ma dentro di sé, implacabile sentì anche un lontano dolore, sordo e cupo come una spina nella carne dimenticata da tempo.

Non lo comprendeva, però lo percepiva, sapeva che c'era anche se non voleva ammetterlo. Farlo, avrebbe voluto dire rischiare di rovinare quel momento. Si rifiutò di cedergli.

Fu solo un attimo, poi si scosse e l'allontanò dalla sua mente. Non c'era posto per il dolore in quella giornata meravigliosa. Ci potevano essere solamente lui rinato e i suoi due nuovi amici.

Nessuno dei tre seppe più cosa dire. Si guardarono a vicenda fino a quando Flot, come se solo in quel momento si fosse ricordato di qualcosa di importante, si allontanò facendo cenno di aspettare. Uscì dalla stanza quasi di corsa e ne fece ritorno poco dopo, con qualcosa stretto nel pugno. Lo porse a Wal.

Era l'anello di Lilith, con la striscia di cuoio ancora legata.

"Questo deve essere tuo, Wal" gli disse sedendosi sul bordo del letto "L'hai gettato via dopo la visita della Grande Madre. Nel delirio però lo volevi, lo chiamavi. Io l'ho raccolto e conservato per te. Se ora lo rivuoi, prendilo, è tuo".

Radice guardò il compagno stupito delle parole che sentiva. Flot se ne accorse e fece finta di nulla.

Radice ha ragione, pensò, nemmeno io mi riconosco più dopo la Scelta.

Qualcosa in lui era cambiato per sempre da quel giorno, là nella foresta, riunito assieme alla sua gente in un rito antico quanto la loro memoria.

Quello che dovrà essere, sarà!  Aveva detto davanti al Consiglio, ma quanto gli era costato farlo.

Soprattutto, quanto poco credeva nelle sue stesse parole.

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