Yellow Chat

Clay985 által

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Monica, benestante e viziata, è stufa di non avere uno scopo nella vita e accetta di lavorare per Yellow Chat... Több

Prologo
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Epilogo

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Clay985 által

"Ciao Monica. Che ci fai qui?" domandò Daniele, il quale sembrava realmente sorpreso. "Non ti aspettavo."

"Hai ragione, sono venuta senza essere invitata." replicò Monica, ammiccando. "Sono proprio una maleducata."

"No, hai fatto bene invece. Mi fa molto piacere vederti."

Rimase appoggiato allo stipite della porta, senza distogliere lo sguardo dall'inattesa ospite, incrociando le braccia in modo da ingrossare i bicipiti, quasi volesse fare colpo su di lei grazie alla sua muscolatura accentuata da lunghe sedute in palestra, principale argomento di ogni conversazione che avevano avuto e che, a parere di Monica, lo faceva apparire piuttosto pomposo e poco godibile.

Certo, era innegabile che si trattasse di un bel ragazzo, con quei capelli sempre curati, i profondi occhi verdi e un fisico scolpito eppure, per qualche ragione, non aveva trovato nulla in lui che la interessasse per davvero. Per tanto tempo aveva attribuito la colpa al fatto che il ricordo di Andrea fosse ancora troppo vicino, ma la realtà era che vedeva in lui un'alone di superficialità che proprio non le andava giù. Ma forse, dietro quella scorza materiale, c'era qualcosa di peggio.

"Allora mi fai entrare?" domandò Monica.

"Come? Ah, si certo! Entra pure!" affermò Daniele, imbambolato. Si fece da parte e le indicò l'ingresso, simulando un gesto che nelle sue intenzioni doveva essere di galanteria. Soffocò una risatina, ricordando che stava entrando nella casa di un potenziale maniaco, infrangendo una volta di più le regole del buon senso.

I loro sguardi si incrociarono e nel suo volto Monica non lesse alcun potenziale pericolo. Era il solito Daniele che aveva conosciuto, sorridente, sicuro di sé, ma apparentemente incapace di fare del del male a una mosca e ciò poteva costituire una perfetta maschera. Forse, come aveva già immaginato, il giovane sapeva che il suo PC era stato tracciato e in tal modo l'aveva attirata nella sua tana, dalla quale forse non sarebbe più uscita.

Una volta oltrepassata la soglia, Monica si mise davanti alla porta;. Daniele chiuse l'ingresso e vi si allontanò, lasciando le chiavi nella serratura. Si aspettava di vederlo mettersele in tasca o nasconderle dove lei non avrebbe mai potuto trovarle e invece in tal modo le stava concedendo una ghiotta opportunità di scappare, semmai ce ne fosse stato il motivo. Se davvero era lui il colpevole, stava compiendo un'ingenuità dopo l'altra.

Daniele si sfregò le mani, mostrando nervosismo. "Allora, quindi sei venuta qui perché avevi voglia di vedermi?".

"Certo. Ti dispiace?"

"Assolutamente. Semmai sei tu che rischi. Una bella ragazza sola in casa mia, non posso certo farmela scappare."

Monica sorrise falsamente, per nulla stupita da quell'atteggiamento. Ogni volta che si vedevano Daniele non perdeva occasione per provarci e nonostante i rifiuti, seguitava nel suo insipido rituale di corteggiamento. Eppure, nonostante la frase che aveva pronunciato potesse essere letta in tono minaccioso, Monica non vi trovò nulla di maligno. Sembrava davvero spontaneo, senza alcun segreto da nascondere.

"Vuoi fare un tour della casa?" domandò il ragazzo, emozionato dall'inattesa visita. "Ci sono luoghi della casa molto misteriosi."

Lo spero proprio, pensò Monica. "Lo immagino, ma sono più interessata a vedere la tua camera da letto."

"Benissimo. Vai subito al sodo."

Daniele le fece strada, ma Monica replicò, lasciando intendere che preferiva fosse lui a fare le veci, in quanto padrone di casa. Se davvero era un maniaco, voleva averlo alle spalle il meno possibile. Eppure, a costo di essere ripetitiva, non trovava nulla di strano in lui, il quale sembrava un ventitreenne che ancora non aveva superato la caotica fase ormonale, a giudicare dalla sua incapacità di controllarsi. 

Una volta entrati nella stanza, Monica trovò un ambiente trasandato e disordinato sotto ogni punto di vista. Vestiti per terra, sul letto, accatastati su mobili e sedie, mentre sul muro erano appesi poster raffiguranti cantanti di band rock a lei sconosciute, al pari di una ragazzina che giura di sposare il front-man della sua boy band preferita. "Eccoti nel mio regno."

Monica sgranò gli occhi. "Bello..."

Camminò per la camera, che poteva essere grande tre volte la sua. Che Daniele fosse benestante era appurato e il fatto che lo sbandierasse per farsi notare Monica non l'aveva mai apprezzato. Il giovane prese così a spiegarle chi fossero i personaggi raffigurati nei poster e lei si limitò a sorridere e annuire, guardandosi intorno cercando di capire da dove avrebbe potuto iniziare la propria ricerca.

"Che maleducato che sono! Non ti ho nemmeno chiesto se gradisci qualcosa da bere." affermò Daniele.

"Volentieri." colse la palla al balzo lei. "Cosa puoi offrirmi."

"Beh, sono molto bravo a fare i cocktail."

"Perfetto, vada per il cocktail. Analcolico, però. Mi raccomando."

"Alla grande! Aspettami qui."

Monica gli sorrise e lo salutò con un cenno della mano, atteggiandosi a perfetta smorfiosa e, nel momento in cui, dopo essere uscito dalla camera, lo udì trafficare con bicchieri e armadietti, si diede da fare. Aveva poco tempo a disposizione e doveva farselo bastare. Iniziò dai cassetti della scrivania che, a parte cianfrusaglie e cd di musica dai titoli impronunciabili, non contenevano nulla di utile. 

Poi guardò negli armadi, sotto il letto e in ogni altro anfratto di quella specie di buco in cui la finestra, a giudicare dall'odore, non veniva aperta spesso. Nella sua mente iniziò a balenare l'idea che Daniele fosse estraneo alla vicenda, ma così non si spiegava per quale motivo il tecnico della Polizia avesse indicato quell'indirizzo. Certo, non aveva indicato Daniele, ma dubitava si trattasse di suo padre o addirittura di sua madre.

Pensò di smettere, anche perché di li a poco Daniele sarebbe tornato e farsi trovare mentre frugava nelle sue cose non era l'ideale. Poi però osservò la superficie dell scrivania, colma di magliette e calzini. Non aveva controllato, convinta non vi fosse niente là sotto, ma decise comunque di dare un'occhiata, per togliersi ogni dubbio. Alzò il groviglio di vestiti e sotto di essi trovò una cartelletta gialla. Quando l'aprì capì che il suo viaggio non era stato inutile.

In primo piano c'era un disegno che raffigurava un'immagine già vista altrove. C'era uno Scoiattolo che brandiva un coltello e ai bordi della mano c'erano due virgolette che sicuramente mimavano l'animazione del braccio, che si muoveva sulla sagoma di una ragazza a terra e con lo sguardo terrorizzato. Il disegno era la copia perfetta della gif animata che le era arrivata per posta elettronica. Non poteva crederci. Allora è lui.

"Eccolo qua!" esclamò Daniele, facendo irruzione con in mano due bicchieri contenenti una bevanda che esteticamente pareva contenere acqua sporca. Quando vide cosa aveva in mano Monica, la sua espressione mutò.

"Cos'è questo?" domandò lei, sventolando il disegno.

"Io... posso spiegare."

"Tu puoi spiegare?!" sbraitò Monica andandogli incontro, dimenticandosi di essere fronte a un potenziale pericolo. "Come puoi spiegare una cosa del genere?".

Daniele indietreggio, rischiando di far cadere i cocktail per lo spavento. "E' uno scherzo! Si tratta solo di uno scherzo!".

"Uno scherzo?! Ma che cazzo..."

Nulla avrebbe potuto lenire la sua rabbia, ma si bloccò dopo aver udito il suono del campanello. Daniele la guardò, quasi chiedesse il permesso di andare ad aprire. Dopodiché uscì e si avviò verso l'ingresso, seguito da Monica, che restava in disparte, temendo che alla porta potesse esserci un complice di Daniele, il quale magari l'aveva chiamato quando era andato a preparare il cocktail. A quel punto iniziò seriamente a preoccuparsi. Non sarei dovuta venire qui.

Daniele appoggiò i bicchieri sul mobiletto di fianco alla porta, che aprì senza nemmeno immaginare che di fronte a sé avrebbe trovato uno stuolo di Poliziotti capeggiati da due detective. Nel vederli Monica trasalì. Per qualche istante pensò pure di nascondersi, ma sapeva che sarebbe stato solo peggio e avrebbe aggravato solamente la sua situazione. Il disegno che teneva in mano era l'unica cosa che avrebbe sviato l'attenzione da lei.

Chiara esibì un documento, restando dietro la soglia, mostrando una ottima conoscenza sul comportamento da tenere in quelle situazione. "Abbiamo un mandato di perquisizione firmato dal Tribunale."

"Un mandato?" balbettò Daniele. "Non capisco."

"Se non ha niente da nascondere", disse Piero, "ci faccia entrare e ce ne andremo alla svelta."

Daniele annuì flebilmente e fece entrare gli Agenti, ben sapendo che, se  la prova delle sue malefatte poco prima era nascosta in una cartelletta (anche non era un nascondiglio così sicuro), ora era ben visibile e sarebbe finito nei guai. Dopo pochi istanti Chiara e Piero adocchiarono Monica, che se ne stava in piedi in fondo alla sala, sorridendo nervosamente. "Avete fatto in fretta a ottenere il mandato."

Piero sogghignò e appoggiò le mani sui fianchi, poi guardò la collega. "Chiara, ho vinto la scommessa."






Olvasás folytatása

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