La Ragazza Yo-Yo

Per Dreamer84

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'' In realtà non capisco come per Annabel sia importante avere un ragazzo o semplicemente essere innamorata d... Més

CAPITOLO 1
CAPITOLO 2
CAPITOLO 3
CAPITOLO 4
CAPITOLO 5
CAPITOLO 6
CAPITOLO 7
CAPITOLO 8
CAPITOLO 9
CAPITOLO 10
CAPITOLO 11
CAPITOLO 12
CAPITOLO 13
CAPITOLO 14
CAPITOLO 15
CAPITOLO 16
CAPITOLO 17
CAPITOLO 18
CAPITOLO 19
CAPITOLO 20
vacanze :)
CAPITOLO 21
CAPITOLO 22
PERDONATEMI
CAPITOLO 23
CAPITOLO 24
CAPITOLO 25
CAPITOLO 26
EXTRA
CAPITOLO 27
CAPITOLO 28
EXTRA 2
CAPITOLO 29
CAPITOLO 30
CAPITOLO 31
CAPITOLO 32
CAPITOLO 33
CAPITOLO 35
CAPITOLO 36
PAUSA + EXTRA

CAPITOLO 34

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Per Dreamer84


Ancora non riuscivo a credere alle parole di Ron. In poche parole mi ha urlato contro che mi odia. E perché? Per qualcosa che qualcuno gli ha indotto a pensare. Ovviamente ero certa che avessero detto a mio fratello qualcosa per allontanarlo da me... ma questo? Sicuramente i suoi genitori adottivi hanno contribuito, magari sono stati proprio loro a suggerirlo e a farlo. Sapevo anche che non si impegnavano molto a parlare in modo positivo di me a Ron, ma indurlo proprio ad odiarmi era l'unica soluzione per ottenere il suo amore? Pensavano di sostituire me con loro? Non riesco proprio a capirlo ma questo non significa che mi faccia meno male. Non riesco a smettere di pensarci, è più forte di me. Kim mi è stato accanto per diverse ore dopo essere usciti dall'ospedale ma è dovuto andare via. Dolores entrava in camera ogni dieci minuti per vedere come stavo e se avevo voglia di parlarne ma non riuscivo a vedere nient'altro che la rabbia sul volto di mio fratello.

Mio fratello.

Il mio fratellino

L'unico pensiero che mi ha fatto sorridere in questi anni tristi

Tutto ciò che rimane di una famiglia distrutta, sgretolata.

Dolores entra nuovamente in camera. Questa mattina ho preferito non andare a scuola e lei ha accettato senza esitare visto il mio pessimo stato. Si siede sul letto e il materasso rimbalza sotto il suo peso. Apro gli occhi, stringendo le braccia ancora di più forte intorno a me. Da quando le braccia di Kim mi avevano lasciato sento freddo, sento i brividi che mi percorrono la schiena e i piedi gelati come anche le punte delle dita. Neanche la coperta riesce a scaldarmi

'' che ne dici adesso? Ne vuoi parlare? ''

Non rispondo. Mi limito a socchiudere lentamente gli occhi e a fissare il letto disfatto di Annie. Anche lei aveva cercato di parlarmi con scarsi risultati. Le sue consolazioni non hanno fatto altro che farmi scoppiare a piangere, ancora e ancora. Ero una fontana difettosa

'' Taylor non mi piace questo mutismo selettivo ''

Di fronte il mio silenzio continua

'' sembra quasi essere ritornati a 5 anni fa. Perché reagisci in questo modo? Cosa è successo? ''

Non guardo il suo viso ma posso immaginare: la fronte aggrottata, le labbra strette in una linea sottile, la postura dritta e rigida

'' e va bene '' si alza '' Kasie è qui e voglio che tu le parli quindi adesso ti alzi da quel letto e vai nel suo ufficio! ''

Parlare con Kasie? Assolutamente no! Non ho voglia di vedere nessuno né di parlarci, figuriamoci farlo con una psicologa per giunta mamma di Kim!

'' Taylor non farmi arrabbiare! ''

Non è mia intenzione ma non sento la forza neanche di risponderle. Voglio solo stare un po' sola, per rimettere in ordine i pensieri, per dare un senso a tutta questa situazione. Non ho bisogno di parlare. Solo di pensare un po' per conto mio

'' d'accordo, non mi lasci altra scelta. Se tu non vuoi scendere da Kasie allora io chiamerò il bar e dirò che non sei più autorizzata a lavorare lì ''

Colpita proprio a un punto debole mi metto a sedere di scatto

'' non puoi! ''

Urlo con voce roca guardandola con gli occhi spalancati. Dolores continua a guardarmi con aria dura

'' certo che posso! Finchè vivrai qui e sarai minorenne sei sotto la mia tutela! Posso decidere io quali attività farti fare e se non ti alzi da quel letto e vai Kasie io sono costretta a negarti questo lavoro ''

Arrabbiata e irritata mi alzo. La scorsa sera ho dimenticato perfino di svestirmi e mettere il pigiama perciò, stanca perfino di mettermi qualcosa di pulito o meno spiegazzato, supero Dolores con passo reso deciso dalla rabbia che provo in quel momento. Mi stringo le braccia attorno al corpo e mentre esco dalla stanza sento la voce di Dolores

'' lo faccio per il tuo bene , Taylor ''

Faccio finta di non averla sentita

-

Arrivata davanti alla porta dell'ufficio, che trovo chiusa, su una delle sedie lì vicino è seduto un bambino che non ho mai visto. Mi siedo al suo fianco osservandolo. Ha capelli neri che gli nascondono il viso tenuto chino. Sono sicura che se lo sfioro troverei il suo corpo rigido come un pezzo di legno. Non sembra neanche essersi accorto della mia presenza tanto è chiuso nel suo mondo. Avrà circa 8 anni vista la statura. Che sia il bambino di cui Dolores mi parlava l'altra volta? In quel momento dalle sue mani cade un piccolo oggetto che rimbalza sul pavimento. Il bambino non si piega né si alza per raccoglierlo, così decido di farlo al posto suo. Quando lo prendo tra le mano noto che è un ciondolo senza catenella. Ha la forma di un semplice cuore, sicuramente d'argento e liscio al tocco ma grande poco meno di un pollice. A vista potrebbe sembrare pensante ma in realtà non lo è. Ritorno dal bambino, ancora fermo nella sua posizione

'' tieni ''

Dico porgendoglielo. Come mi aspettavo il bambino non risponde

'' è davvero un bel ciondolo sai? È importante per te? ''

In tutta risposta il bambino mi da uno schiaffo sulla mano e, sorpresa, perdo la presa sull'oggetto che cade nuovamente a terra. Questa volta però il cuore si apre in due e io ho paura che si sia rotto. Senza pensarci lo raccolgo nuovamente notando che il cuore non si è rotto ma semplicemente aperto, mostrando cosa nasconde all'interno: due piccole foto. Entrambe ritraggono dei bambini diversi ma molto simili, i loro visi sono sorridenti mentre guardano nell'obbiettivo. Mi rendo conto che probabilmente uno dei due è proprio questo bambino mentre l'altro deve essere il fratello. Eppure Dolores mi ha detto che ne sarebbe arrivato solo uno. Lo guardo nuovamente e finalmente riesco a vedere il suo viso pallido, con gli angoli delle labbra piegate all'ingiù e due occhi verdi che apparivano troppo grandi, messi in risalto ancora di più da delle occhiaie. Il suo sguardo era perso, spento, troppo vuoto per appartenere ad un bambino eppure come potevo aspettarmi di diverso? Ha visto i suoi genitori morire, gli psicologi gli avranno sicuramente fatto rivivere l'esperienza provando a farlo parlare. Chissà cosa gli hanno detto. Guardando quel bambino piccolo e indifeso rivedo me stessa, rivedo Ron, rivedo tutti i bambini della casa famiglia. L'unica cosa di cui hanno bisogno è semplicemente essere dei bambini. Può sembrare una cosa stupida, magari anche insensata ma la prima cosa che mi viene in mente è portarlo a mangiare un gelato. Chiudo il ciondolo e gli sorrido porgendogli la mano

'' andiamo a mangiare un gelato? ''

Il bambino rimane sorpreso tanto che per qualche secondo la sua espressione cambia ma resta comunque immobile. Allora, intestardita mi avvicino e gli prendo io stessa la mano. Lui continua a tenerla chiusa a pugno ma si lascia comunque trascinare senza porre resistenza. Proprio nel momento in cui arriviamo alla porta di ingresso Dolores scende le scale

'' Taylor? Dove stai andando? '' appena notato il bambino spalanca gli occhi e si affretta a raggiungerci '' Aaron? Che ci fai con lui? Dove lo stai portando? ''

'' andiamo semplicemente a prendere un gelato ... ''

'' cosa? Non puoi. Aaron ha un appuntamento con Kasie adesso e tu non sei neanche vestita bene! Hai tutti i vestiti spiegazzati ''

'' torniamo subito'' cerco di insistere '' davvero, voglio solo uscire un po' e avere la compagnia di Aaron. Anche lui è d'accordo ''

Dolores guarda Aaron che ovviamente non risponde e tiene la testa china. Il suo pungo è piccolo nella mia mano, unica cosa che mi accerta che lui è lì, presente. E ascolta tutto

'' Taylor, non mi sembra sia il caso ''

'' invece lo è '' insisto ancora '' si può rimandare un appuntamento dalla psicologa no? Oggi è una così bella giornata, sarebbe brutto sprecarla ''

Dolores alza le sopracciglia e incrocia le braccia al petto

'' mi pare che non volessi alzarti dal letto '' alzo le spalle e guardo il bambino. È così piccolo e fragile. Una creatura tanto delicata non dovrebbe aver visto cose tanto orribili. Ha bisogno di respirare ancora, di vivere ancora soprattutto per i suoi genitori che sicuramente lo hanno amato '' e va bene '' Dolores attira la mia attenzione e mi porge il cellulare. Infilando il ciondolo di Aaron nella tasca prendo il telefonino '' fammi sapere dove state e mandami un messaggio nel caso vi spostasse. Tienimi informata ''

'' saremo al parco ''

Le sorrido e dopo averla salutata io e Aaron usciamo. Facciamo una lunga passeggiata fino al parco e intanto cerco di farlo parlare con pessimi risultati. Durante il tragitto ci fermiamo a prendere il famoso gelato ma Aaron sembra non trovarlo molto gustoso, facendomi venire mille pensieri come '' avrò sbagliato gusto? '' oppure '' sarà proprio uno di quei bambini a cui non piace il cioccolato? ''. Solo quando arriviamo al parco e ci sediamo comincia a mangiarlo anche se molto lentamente.

'' visto che non vuoi parlare ti racconto un po' di me '' dico finendo il mio gelato '' sai già che io mi chiamo Taylor, ho 17 anni e tra qualche giorno ne compio 18. Mio padre è morto in un incidente e a causa di quello stesso incidente mia madre è in come da 5 anni. Ho un fratello più piccolo, si chiama Ron ma purtroppo quando è stato preso in affidamento, mi hanno impedito di vederlo e quindi adesso pensa che io non lo abbia voluto incontrare o chiamare. In poche parole mi odia per qualcosa che non è affatto vera '' sospiro ricacciando indietro le lacrime. Non posso piangere davanti a lui! Riuscirebbe solo a rattristarlo di più. Pensa alle cose felici Taylor, cose felici ... '' ho ... ho un fidanzato si chiama Kim e ti assicuro che è davvero simpatico e dolce, a poche persone non piace e sono sicura che tu lo adoreresti. Lui sa ascoltare e ti da degli ottimi consigli, ti fa ridere, ti consola e sa dire sempre la cosa giusta al momento giusto. Ho anche un migliore amico, si chiama Gus e anche lui è una persona solare e divertente. Con lui ho passato momenti indimenticabili. Ho anche un'amica sai? Si chiama Annie e ... ''

Gli racconto della mia vita e delle persone che ne fanno parte, raccontandogli i miei pensieri, i miei ricordi, le mie speranze. Non lo guardo, ho il timore di perdere coraggio se l'avessi fatto, ma gli tengo comunque la mano e pian piano quelle piccole dita si rilassano per poi aprirsi completamente e stringere timide infine la mia mano. È una stretta leggere quasi come temesse di sfiorarmi ma è pur sempre qualcosa. Quando finisco di parlare e lo guardo noto i suoi occhi osservarmi incuriositi. Il gelato si è completamente sciolto sulla sua mano ma non sembra badarci molto. Facendogli un sorriso prendo un fazzoletto preso dalla gelateria e, togliendo il cono dalla sua stretta, gli pulisco gentilmente le dita.

'' Taylor! ''

Alzo lo sguardo e non nascondo la sorpresa di vedere Gus avanzare verso di noi. Dopo quell'episodio a scuola ci eravamo si e no salutati. Aveva cercato di parlarmi ma ero ancora troppo arrabbiata per ascoltarlo.

'' ciao ... ''

Lo saluto quando i raggiunge. Mi guarda per qualche secondo

'' finalmente non sembra che tu voglia scappare! Volevo ... scusarmi per come mi sono comportato. Ho esagerato un pochino ... ''

'' un pochino? ''

Alzo un sopracciglio guardandolo scettica. Fa uno dei suoi sorrisi innocenti

'' un pochino ... '' non si smentisce mai ovviamente! Prima che potessi replicare continua '' e questo bimbo chi è? ''

Si siede accanto a Aaron e lo guarda incuriosito. Dal canto suo Aaron non gli rivolge neanche uno sguardo tenendolo fisso sulle sue scarpe.

'' lui è Aaron, un bambino appena arrivato alla casa famiglia. Aaron lui è Gus, te ne ho già parlato, ricordi? ''

Ovviamente nessuna reazione anche se Gus non se la prende minimamente

'' hai già parlato di me quindi ... '' mi fa l'occhiolino e io alzo gli occhi al cielo. Stranamente non continua con i suoi giochetti e si rivolge al bambino '' sono felice di conoscerti Aaron. Quanti anni hai? ''

Il mutismo di Aaron comincia a insospettire Gus tanto che mi lancia uno sguardo interrogativo

'' non sente? '' mi chiede '' oppure è muto? ''

'' nessuno delle due. Aaron non parla da quando ... da quando è arrivato in casa famiglia ''

Non voglio rievocare brutti ricordi al bambino perciò evito di parlare dei suoi genitori. Dopotutto non vuole parlare ma sicuramente è attento ad ogni parola che diciamo

'' oh ... '' Gus guarda Aaron con rinnovato interesse. Nei suoi occhi scorgo una scintilla di tenerezza '' capisco, comportarsi in questo modo è semplice vero? ''

Aaron sbatte le palpebre e alza gli occhi verso Gus, sorpreso. Dove vuole andare a parare Gus? Ma non intervengo fidandomi di lui e lasciandolo parlare. Aveva ottenuto una reazione immediata da parte di Aaron ed era una sorpresa

'' in un certo modo ci si diverte. Tutti a chiedersi a cosa pensi, tutti a voler la tua attenzione o semplicemente una tua parola ... ''

Aaron aggrotta la fronte mostrano per una volta una vera reazione: irritazione. Evidentemente non approva ciò che dice Gus. Ininterrotto il mio amico continua

'' si fa quel che si può per un po' di attenzione, giusto? ''

Gus lancia uno sguardo al bambino che ricambia con una cerca insistenza. Rendendomi conto di aver in mano ancora il cono gelato decido di alzarmi e cercare un cestino per buttarlo

'' vado a buttare questo. Gus puoi stare un attimo con Aaron? ''

Lui annuisce

'' certo nessun problema ''

Gli sorrido e mi allontano. Ho capito il giochetto che cerca di fare Gus: vuole provocare Aaron in modo che lui alla fine gli rispondi con le rime. Tutto pur di una singola parola. Eppure Aaron va regolarmente da Kasie e se non è riuscita una psicologa può uno studente dell'ultimo anno farlo? La cosa era al quanto probabile tanto che mentre torno da loro sono sicura che in pochi minuti sia praticamente impossibile. E invece ...

Da lontano sento per la prima volta la voce di Aaron

'' non ci riesco ''

Vedo Gus sorridere al bambino e accarezzargli dolcemente i capelli

'' quando mia madre è morta ho avuto la tua stessa reazione. Non volevo parlare con nessuno, specialmente con le persone che cercavano di aiutarmi. Odiavo il fatto che volessero farlo solo perché avevo perso la mamma ''

Aaron sussurra qualcosa che non capisco e evidentemente neanche Gus perché aggrotta le sopracciglia e chiede

'' cosa? ''

'' è una punizione ''

dice più forte Aaron anche questa volta faccio fatica a sentirlo tanto da pensare di aver sentito male

'' una punizione? E perché? ''

Chiede Gus confermando ciò che avevo sentito. Aaron non risponde subito e pensavo che non lo avrebbe fatto ... invece ...

'' se avessi gridato quella sera ... qualcuno sarebbe arrivato. Mamma e papà non sarebbero morti e ... e invece sono rimasto nascosto ''

Aaron singhiozza provocandomi una stretta al cuore. Si riteneva in parte responsabile della morte dei genitori quando non avrebbe potuto fare niente

'' non avresti potuto fare niente Aaron. Non è colpa tua ''

Aaron scuote la testa e scoppia a piangere. Gus lo abbraccia e il bambino si rifugia tra le sue braccia singhiozzando più forte e stringendo la sua maglietta. Gus alza lo sguardo pieno di dolore e finalmente mi vede. Non ho mai visto Gus in questo modo. Trattenendo le lacrime mi avvicino in modo silenzioso tanto da non farmi accorgere da Aaron. Non perdo il contatto visivo con Gus quasi come se quello fosse l'ancora che lo trattenesse qui e lo aiutasse a non perdersi nel mare dei suoi ricordi o dei suoi pensieri. Rimaniamo in questa posizione finchè Aaron non si calma e decidiamo di tornare a casa. Gus ci accompagna e il bambino rimane attaccato a lui per tutto il tragitto. Gli occhi gonfi per le lacrime, lo sguardo assorto, la testa sicuramente piena di ricordi, dubbi e pensieri. Appena rientriamo Dolores è subito su noi e vedendo il viso stravolto di Aaron si allarma chiedendoci cosa sia successo

'' ti racconto più tardi, okay? Tutto tranquillo ''

Sorrido cercando di rassicurarla ma Dolores sembra allarmarsi ancora di più

'' davvero? nessun problema? ''

Ancora nell'ingresso annuisco. Dolores sospira e sorride a Aaron facendo segno di seguirla porgendogli la mano

'' Aaron andiamo a mangiare qualcosa? Ti va? ''

Aaron alza lo sguardo verso Gus che gli sorride incoraggiante. Sorprendendo tutti Aaron lo abbraccia e Gus, dopo un momento di smarrimento, ricambia. Quando si staccano Gus si inginocchia fino ad arrivare alla sua altezza

'' vengo a trovarti okay? ''

Aaron annuisce e gli sorride. Dolores sorpresa mi lancia uno sguardo interrogativo a cui io rispondo mimando con le labbra

'' dopo ''

Alla fine Aaron senza prendere la mano di Dolores si avvia in cucina e la donna lo segue salutando Gus. Quest'ultimo guarda la porta della cucina con una certa nostalgia

'' Aaron è un bambino speciale ''

Dice abbassando lo sguardo. Poggio una mano sulla sua spalla

'' anche tu lo sei ''

Gus mi guarda con un sopracciglio alzato

'' un bambino? ''

'' speciale '' gli rispondo ignorando la sua domanda '' sei una persona speciale ''

Non avevo mai visto Gus sotto questo aspetto. Sembra una persona sempre con il sorriso sulle labbra e arrogante ma in realtà nasconde una personalità diversa. È divertente, complicato ma è un ragazzo dolce, spesso superficiale ma che sa dire le cose giuste al momento giusto quando vuole. Ha avuto una vita complicata e ha solo un anno più di me!

'' quindi mi hai perdonato? ''

Ritorna con il suo sorriso arrogante e io alzo gli occhi al cielo ma ricambio il sorriso

'' si ... basta che non ti comporti in questo modo assurdo! Davvero, non lo capisco ''

Acconsente e rimaniamo in silenzio per un po'.

'' Taylor? ''

Mi volto verso di lui trovandolo ad osservarmi incuriosito

'' cosa c'è? ''

Mi sorride. Uno di quei suoi sorrisi rari, uno di quelli veri che ti contagiano. Si avvicina e in un attimo mi ritrovo stretta tra le sue braccia. Ricambio immediatamente abbandonandomi completamente a quell'abbraccio. Il mio migliore amico ...

Gus sussurra qualcosa, le sue parole attutite dalla mia spalla. Probabilmente l'avrei sentito ma il mio cellulare comincia a suonare proprio nel momento in cui lui apre la bocca impedendomi di capirlo. Il nostro abbraccio si scioglie e prendo il cellulare scoprendo che il mittente è Kim. Solo adesso mi rendo conto che è da poco passato mezzo giorno e che Gus non è andato a scuola. Non mi ha chiesto neanche perché io non ci fossi andata ...

'' non rispondi? ''

Mi risveglio dai miei pensieri e annuisco. Proprio quando mi decido di aprire la telefonata la chiamata viene interrotta. Devo richiamarlo, sicuramente Kim è preoccupato per ciò che è successo l'altra sera. Mentre apro la rubrica per richiamarlo chiedo a Gus

'' cosa hai detto prima? Non ti ho sentito ... ''

Gus scuote la testa e deglutisce

'' niente. Devo andare, ci vediamo ''

Non faccio in tempo a salutarlo che lui esce.

Cosa mi avrà detto?

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