Unstoppable 2

By Giorgina_Snow

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QUESTO È IL SECONDO LIBRO DI UNSTOPPABLE • Si consiglia la lettura della prima storia per capire questo seco... More

~ ETHAN ~
~ EMMA ~
~ Demons ~
~ Shake It Out ~
~ Lost ~
~ Amnesia ~
~ Invincibile ~
~ Alive ~
~ Give me love ~
~ Halo ~
~ Take Your Time ~
~ Take me home ~
~ Impossible ~
~ Skipping Stones ~
~ Heaven ~
~ Always ~
~ Beautiful Disaster ~
~ Wherever you are ~
~ Skinny Love ~
~ Elastic Heart ~
~ When I Was Your Man ~
~ Another Love ~
~ Breakeven ~
~ Follow Me ~
~ Count On Me ~
~ Boulevard Of Broken Dreams ~
~ Freeze You Out ~
~ Rise ~
~ The One That Got Away ~
~ Insomnia ~
~ Bleeding love ~
~ Better In Time ~
~ Follow You ~
~ You ~
~ Beating Heart ~
~ Unsteady ~
~ Stay High ~
~ Carry On ~
~ Unconditionally ~
~ Dark Paradise ~
~ Down ~
~ A Drop In The Ocean ~
~ All This Time ~
~ Over You ~
~ Just Tonight ~
~ Let Her Go ~
~ The Power Of Love ~
~ Talking To The Moon ~
~ All Of Me ~
~ Faded ~
~ Stay With Me ~
~ High Hopes ~
~ Don't Forget About Me ~
~ Stay ~
⭐️ RINGRAZIAMENTI ⭐️

~ Say Something ~

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By Giorgina_Snow

Ethan's POV:

Vengo risvegliato da un urlo agghiacciante. Mi rendo conto di avere avuto un brutto incubo e un pessimo risveglio. Non capitava da un bel po' di tempo. Indolenzito e sudato, mi trascino verso la doccia. Cerco di sciogliere i muscoli tesi sotto il getto caldo dopo l'ennesima notte passata sul divano. Questa è davvero una pessima situazione. Dovrei trovare un letto e sistemarlo nel mio studio ma adesso è pieno di scatoloni e cianfrusaglie per la bambina. Non ho più il controllo della mia vita. Ovunque io mi giri, c'è un cambiamento. Non sopporto più questa situazione. Non sopporto più questo peso che continuo a sentire al centro del petto, è così asfissiante.
Rivoglio indietro la mia vita. Non voglio che sia tutto come prima, perché preferirei modificare determinati eventi ma che torni il sereno.
È ancora buio fuori. Tara dorme nel mio letto. Sembra quasi una ragazza tranquilla vista da questa angolazione. Preparo un po' di caffè e scendo al piano di sotto dove trovo mio padre già al lavoro. Attorno c'è un odore di dolci appena sfornati, di zucchero caramellato. Mi ricorda tanto quei giorni passati al luna park con i miei genitori. 
Siedo accanto a lui. Mi passa subito un piatto pieno di pancake ricoperti di cioccolato e granella di nocciole dall'aspetto invitante. Era da un pezzo che non li preparava. Assaggio e sono deliziosi. Mi fanno tanto ricordare... No! Non posso, non devo. Continuo a ripetermi.
«Questa mattina mi sono alzato con una voglia matta di pancake. Non so se te l'ho mai raccontato, una volta Emma è scesa con un piatto pieno ed erano deliziosi. Quella ragazza si che sapeva cucinare bene. Si preoccupava sempre per tutto. Mi domando cosa stia facendo e so che lo fai anche tu», mi lancia uno dei suoi sguardi obliqui da sopra le lenti. Manca anche a lui. Ma lui, non era il ragazzo che avrebbe dovuto proteggerla.
«Papà, ne abbiamo già parlato. Non posso invischiarla ancora in certe situazioni. Forse è meglio che lei stia lontana da questo posto e anche da me! Non me lo perdonerei se gli succedesse qualche altra cosa.» Lavo per distrarmi i piatti mentre rivivo nella mente il primo giorno passato in questa casa con lei. Quando la feci imbarazzare. Quando rimase a lavorare su quell'abiti per ore senza mai distrarsi. Poggio i palmi sul ripiano e ad occhi chiusi sospiro.
«Quando ti accorgerai che è l'unica per te? Quando la troverai e le dirai come stanno veramente le cose? Quando le dirai la verità su ciò che in realtà stai facendo? Non la stai proteggendo così Ethan! Così la stai solo allontanando maggiormente da te e da noi. Te ne pentirai quando la vedrai tra le braccia di un altro come è successo a me con tua madre. L'orgoglio distrugge tutto così come le bugie che continui a ripetere a te stesso!», così dicendo torna a lavorare.
Rifletto un momento di troppo sulle sue parole. Le sento rimbombare dentro e arrivano dritte al cuore come una frustata. «Pensi che abbia un altro?», domando con il cuore improvvisamente impazzito nel petto. No, non mi farebbe mai questo. Mi ama ancora? Mi ha dimenticato?
Il pensiero mi fa paura e davvero male ma continuo a mostrare la corazza che con gli anni ho dovuto rafforzare.
«Più il tempo passa più le cose cambiano e si evolvono Ethan. Se non ha una persona accanto ora, potrebbe trovarla domani. Non puoi continuare a mentire per cercare di proteggerla perché sai benissimo che è invischiata quanto te in questa situazione. Sin dal primo giorno in cui l'hai amata», si fa serio e dopo un momento continua cambiando discorso. «Andrai alla cena?»
Avevo dimenticato l'invito di mia madre. Ultimamente sono distratto e stressato. Tara continua a chiedere, mio padre a fare pressioni per agire prima che tutto cambi un'altra volta e in modo irreversibile, Mark che continua a chiamare per avere notizie, mia sorella che sta attraversando un pessimo momento proprio perché le manca la sua amica. In tutto questo io mi ritrovo nel mezzo. Non ho più la situazione sotto controllo. Commetterò altri errori o peggio, crollerò. Sospiro stropicciando gli occhi.
«Si, andrò alla cena», borbotto.
«Verrò anch'io», Tara scende le scale già pronta per rendere orribile un'altra delle mie giornate. Non ribatto, non ne ho più le forze. Ho solo voglia di scappare da questo posto. Ho solo voglia di sfogare questa rabbia che sento e questo senso costante di perdita che continua a lacerare il mio petto.
Prendo il giubbotto di pelle e le chiavi ed esco di casa. Salgo in auto e premo sull'acceleratore. Apro i finestrini e lascio che la brezza mattutina riempia l'abitacolo e mi permetta di ritrovare un po' di respiro.
Non riesco più a sentirmi libero.
Il display segnala una chiamata. Abbasso la musica. Stavo ascoltando Lana del Rey. Ormai certe canzoni sono rimaste impresse e non posso farne a meno, devo ascoltarle.
A chiamare, è il mio amico TJ, spero non abbia fatto danni o peggio, non abbia brutte notizie.
«Ci servi qui amico!», è tutto quello che dice. Capisco in fretta che qualcosa non va dal suo tono di voce. Sterzo driftando e in breve lo raggiungo.
Le ore passano e arrivo a pomeriggio inoltrato stanchissimo. Entro in casa e non trovo mio padre. Salgo le scale a chiocciola a rilento. Tara è intenta a sistemarsi per la cena. Non appena mi vede, sorride e poi tocca il pancione. Indossa uno di quei vestitini che mettono in risalto ogni forma. Mi sale una certa nausea e distolgo lo sguardo. Ogni volta che fisso la sua pancia, è un colpo al cuore. Come riesce a non sentirsi sporca dentro sapendo di mentire? Non sono io il padre della sua bambina, non crede sia un grosso errore quello di fare crescere la sua creatura ad un altro anziché accanto al suo vero padre?
Mi sento in colpa. Non potrò mai amarla. Non potrò mai guardarla con affetto e premura. Non sono neanche pronto ad essere padre. Tutto questo, è solo un brutto incubo continuo a ripetere dentro la mia testa da mesi ormai. Poi mi ricordo del perché io lo stia facendo e in silenzio vado a prepararmi.
Indosso una camicia bianca e un paio di jeans stretti neri. Sciacquo il viso per l'ennesima volta e non riconosco il volto che ho davanti. Un ragazzo che ha perso la ragione del suo sorriso. Un ragazzo che con i segreti e le menzogne, ha perso parte della sua vita.
«Forza! Non voglio arrivare tardi!», strilla Tara.

In macchina il silenzio è assordante. Lancio uno sguardo sul display e vengo investito dalle immagini di lei intenta a scegliere attentamente la playlist del nostro viaggio. Era impedita con questo "arnese" ma quando riusciva a gestire tutto, le spuntava quel meraviglioso sorriso sulle labbra in grado di spazzare via ogni pensiero, ogni problema, ogni paura. Dove sei Emma? Mi ami ancora? Hai già trovato un altro?
«Perché stai sorridendo? Potresti diminuire la velocità e abbassare questa canzone? Mi dà sui nervi», domanda Tara stringendo la presa sul bracciolo dell'auto.
Stringo la presa sul volante e premo sull'acceleratore.
«Che diavolo stai facendo?», strilla allarmata. «Ethan rallenta!»
Fisso la strada e continuo a correre fino ad arrivare davanti al cancello di casa. L'auto emette un rompo e poi spengo il motore soddisfatto. Per un nano secondo, ho avvertito quel senso di gioia e libertà vibrare dentro le vene. Forse non tutto è perduto.
Tara esce sbattendo la portiera e facendomi il gestaccio si incammina verso l'entrata. Lei non può capire. Non capirà mai come mi sento quando corro.
Rimango un momento appoggiato al volante. Fisso la villa che ho davanti. La villa in cui ho vissuto parecchi momenti della mia vita prima di allontanarmi e trovare il mio posto tranquillo, accanto a mio padre. Un posto occupato abusivamente da una ragazza diversa.
Il piccolo Tommy corre allegro verso me. Si ferma proprio davanti la portiera e mi fissa indeciso dondolando sui talloni.
«Andiamo a farci un giro», lo incito a salire in auto. Non ho voglia di entrare in casa.
Tommy sorride raggiante e sale in auto mettendosi comodo dopo avere allacciato la cintura. «Dove mi porti questa sera?»
Sorrido di rimando. «Ti va di volare?»
I suoi occhi si spalancano e strilla dalla gioia alzando le braccia per aria. «Più veloce di Flash?», domanda mentre lo porto alla pista.
Annuisco e lo faccio divertire driftando e correndo. So che tutto questo è folle per un bambino ma i suoi occhi quando ci fermiamo, brillano eccitati. Mi ricorda tanto quando ero piccolo.
«Ti prego, fallo di nuovo!», mi guarda con quei suoi occhioni in grado di convincere chiunque. Scompiglio i suoi capelli e dopo un momento ricomincio il giro.
Mamma chiama preoccupata così torniamo a casa, per questa strana cena organizzata.
L'idea di avere accanto Tara, non mi entusiasma. A nonno non piace e nonna a malapena mi rivolge la parola. Per non parlare di mia sorella. Da quando lei se ne è andata, Anya non riesce proprio a guardarmi negli occhi. È arrabbiata, delusa e sta soffrendo perché come me ha mentito alla persona a cui tiene e l'ha persa. Ho fatto troppo male alle persone che amo. Merito davvero tutto questo.
In casa sembrano quasi sorpresi di vedermi entrare sereno. Tommy non apre bocca. Io e lui, abbiamo un patto. Ciò che succede in pista, rimane tra me e lui.

La cena è davvero troppa da sopportare. I continui sguardi alla pancia di Tara. Le continue occhiatacce di Anya dirette e taglienti. I suoi pensieri visibili. Il rifiuto di nonna, le battute di nonno. La cosa peggiore, arriva nel momento esatto in cui viene portato a tavola il dolce. Una torta al limone.
«Il dolce preferito di Emma. Mamma ma lei dov'è? Non viene più a trovarci», cantilena Tommy. Mamma mortificata prova a fermarlo ma lui continua senza lasciarle il tempo di aprire bocca. «Mi manca! Perché è venuta questa al suo posto? Lei è cattiva con me! Emma mi parlava di fumetti e non si annoiava quando le facevo vedere il mio giardino...»
Anya sbatte i palmi sul tavolo. Le posate, i piatti, tintinnano tutte. Tommy si tappa la bocca e spaventato indietreggia abbracciando mamma la quale cerca di capire cosa fare. «Cazzo! Smettila! Smettetela di fare finta che vada tutto bene! Emma non c'è, ok? Non viene più perché tuo fratello ha rovinato tutto quanto! Fattene una ragione», gli urla contro scoppiando in lacrime. Tira indietro la sedia e scuote la testa. «Non dovresti essere seduta al suo posto. Non dovresti neanche far parte di questa famiglia!», dice rivolta a Tara. Mark poggia la sua mano sulla spalla e tenta di calmarla.
«Che a te piaccia o meno...», inizia Tara. «Porto in grembo tua nipote! Prima di scoparmi mentre era ubriaco e confuso, avrebbe dovuto pensarci tuo fratello!»
Stringo i pugni sul tavolo. Non è vero. Questo è troppo. Mi alzo e in un moto di furia getto quello che trovo a terra. «Adesso basta!»
Quando cala un silenzio assordante, mi dirigo in giardino infuriato. Sento le vene bruciare e la voglia di colpire qualcosa o qualcuno è così forte da farmi mancare il fiato. Sto perdendo il controllo. Ho paura di questo.
Mark mi raggiunge preoccupato. «Tutto bene?»
«Credi che vada tutto bene?», sbraito con le mani sui capelli.
«So come ti senti...»
«NO!», lo interrompo urlando. «Nessuno può capire come cazzo mi sento senza di lei! L'ho persa! Lei non tornerà più in questo posto. Lei non sarà più mia! Se ne è andata lasciando dietro una grossa voragine piena di dolore. Questa sua assenza, mi fa sentire a pezzi. La cosa peggiore è che...», tiro su con il naso. Non mi ero accorto di stare piangendo. «La cosa peggiore è che è tutta colpa mia», scrollo le lacrime con rabbia. «La cosa peggiore è che non ho avuto il coraggio di dirle come stavano davvero le cose. Ormai... lei non c'è più», singhiozzo come un bambino quando Mark mi abbraccia. «Ho rovinato tutto a causa del mio orgoglio, delle continue bugie. Lei me lo aveva detto, mi aveva detto che sarebbe stata l'ultima.  Sono stato un codardo. Mi manca... Mi manca a perdifiato».
«Manca anche a me!»
Mi stacco da Mark colto alla sprovvista dalla voce rotta dal pianto di Anya. Corre ad abbracciarmi e non posso fare altro che tenerla stretta, perché provare a rassicurarla, sarebbe inutile.
«La troverò! Tornerà da noi!». Prometto a lei e anche a me stesso.

N/A:
~ Ehy! Spero che questo capitolo vi abbia tenuto un po' di compagnia. Spero anche vi sia piaciuto. Come sempre, potete votare e commentare. Mi scuso per gli errori, correggerò più in là.
Volevo ringraziare tutte le persone che mi stanno sostenendo leggendo e apprezzando questa storia. Io vi adoro!!! ❤️ senza di voi, tutto questo non sarebbe possibile e continuerò a ripetervelo. Grazie! ❤️~

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