~ A Drop In The Ocean ~

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~ Ethan's POV:

Sono un fascio di nervi. Continuo a girare per l'appartamento, sotto lo sguardo attento di mio padre che se ne sta dietro la sua scrivania. Continuo a fare avanti e indietro, a far schioccare le dita a passare le mani tra i capelli.
Ieri ho visto Emma. Era fuori dal locale, con lui. Lui stava tentando di calmarla. Era nervosa, respirava a fatica. Da lontano riuscivo a percepire la sua angoscia, poi si sono abbracciati e baciati davanti ai miei occhi. In quel momento lei avrà sentito la mia?
Come avrei voluto esserci io al suo posto. Tutto questo enorme casino è colpa mia purtroppo.
Sto davvero provando a vederla dal suo punto di vita. Sto trattenendo ogni istinto che ho di correre da lei, caricarla sulla spalla e fuggire. Vorrei fare come quel giorno, quando la portai con una banalissima scusa a Las Vegas dopo che aveva dato di matto. Non avevo un vero e proprio piano, volevo solo vedere quel bellissimo sorriso e tenerla ancora un po' con me da grande egoista quale sono. Ripenso ai segni sulle sue cosce, al sangue dentro quella doccia, rabbrividisco.
«Smetti di muoverti! Mi stai dando sui nervi e sai che generalmente sono un uomo paziente», dice mio padre mentre avvita un arnese.
«Sono nervoso», inizio chiudendo gli occhi mentre per l'ennesima volta le mie mani toccano i capelli e le mie dita stropicciano gli occhi.
«Basta entrare in questa stanza per capirlo. Cosa succede?» toglie gli occhiali e assume quella strana espressione attenta in grado di mettere una certa ansia.
«Succede che tra qualche ora dovrò stare in un posto con quel ragazzo e non voglio perdere il controllo», sbuffo frustrato.
Papà sorride. «Conoscerai Parker Johansson. È un ragazzo come tanti», replica tranquillo.
«No, è il ragazzo di... Lei non dovrebbe stare con lui», sbuffo ancora appoggiando i palmi contro la parete grigia.
«Devo ricordarti che hai voluto tu tutto questo? Andrai a quella festa e ti comporterai da Ethan Evans! Non sei più un ragazzino!» dice puntandomi addosso i suoi occhi chiari.
«Si è colpa mia, dovete sempre ricordarmi il motivo per la quale io e lei non stiamo insieme? Lo so! Lo so dal primo giorno che mi avrebbe incasinato tutto quanto soprattutto la vita intanto mi sono...» scuoto la testa sbattendo leggermente il pugno contro la porta.
«Dillo!» mi sfida.
«Dire cosa?» alzo il tono della voce.
«Che ti sei innamorato e hai perso completamente la testa per quella bellissima ragazza!»
Per la prima volta, mi sento in imbarazzo. «Mi ha distrutto!»
Mio padre inarca un sopracciglio scettico. «Io dico invece che lei ti abbia smontato e rimontato per bene. Sei diverso e sei cambiato in meglio!»
Sospiro. «Che cosa dovrei fare? Andare a quell'addio al celibato e rodermi per gran parte della serata? Non hai visto come lei lo guardava fuori dal locale... pendeva dalle sue labbra!»
Papà ride. «Sei geloso!»
«Certo che sì! Lei è solo mia!»
Scuote subito la testa. «Emma non è un oggetto figliolo! Non è tua solo perché...»
Lo interrompo. Non ho nessuna intenzione di continuare questa strana conversazione. «Non risponderò delle mie azioni se dirà o farà qualcosa di sbagliato», esco dallo studio e salgo al piano di sopra.
Tara è sparita ancora e sinceramente questo mi insospettisce e non di poco. Ho paura che abbia in mente qualcosa, spero non si faccia vedere da Emma nel suo stato e spero principalmente che non le parli. Emma ne uscirebbe distrutta.
Preparo gli indumenti per la festa. Una camicia e un jeans stretto. Faccio una doccia nel tentativo di calmare il nervoso che continua a salire. E se la vedo di nuovo con lui? Se la mia gelosia parte in automatico? Se non riesco a trattenermi?
Ringhio frustrato e poi mi vesto. Asciugo i capelli e sono pronto. Sicuro? Domanda la vocina dentro la mia testa. La soffoco e recuperando le mie cose scendo al piano di sotto.
Papà è ancora dietro la scrivania. Alza gli occhi poi torna al suo lavoro. «Divertiti!» sorride divertito.
Scuoto la testa. Solo lui potrebbe trovare divertente una situazione come questa. Vorrei tanto ricordargli che anche lui ha vissuto tutto questo anche se in circostante diverse. Saluto ed entro in garage. Prendo la mia Audi sportiva e guido stranamente piano per le strade di questa città caotica. Forse non voglio arrivare così in fretta in quel locale e conoscerlo. Dio, sto davvero facendo una cosa del genere? Non ho mai avuto rivali mentre ora...
Accendo lo stereo e parte la sua maledetta playlist. Spengo in fretta aprendo tutto il finestrino e premo leggermente sull'acceleratore.
Arriva una chiamata di Mark e clicco sul tastino verde mettendo in vivavoce.
«Amico dove sei?»
«Sto arrivando!»
Mark si schiarisce la voce. «È qui...»
Serro la presa sul volante, inumidisco le labbra e deglutisco a fatica. «Mark puoi allontanarti un paio di minuti? Ora non credo di farcela... Ho bisogno di calmarmi!»
«Ok, mi trovi fuori»
Raggiungo il posto dell'addio al nubilato, un locale più o meno in centro pieno di gente e uomini in procinto di sposarsi. Mark mi attende fuori ed entra subito in auto. Giriamo per le strade per calmarmi.
«Com'è?» domando.
Mark inarca un sopracciglio poi sorride. «Vuoi davvero saperlo?» si accende una sigaretta. Ha ripreso a fumare o è solo una casualità?
«Si voglio saperlo. Voglio essere pronto per quando farò la mia entrata in quel posto»
Mark ridacchia. «Qualcosa mi dice che qui qualcuno è nervoso e geloso», cantilena.
Premo sull'acceleratore e alza subito le mani. «Ok, ok! È un tipo socievole e alla mano. Niente a che vedere con quei cartelloni. Abbiamo anche chiacchierato un po', ama davvero Emma»
Freno di colpo facendo suonare qualche clacson mentre Mark sbianca voltandosi di scatto. «Ma che ca....», sbuffa. «Dobbiamo raggiungerli. Smettila di prendere tempo e di fare il bambino. È ora di affrontare tutto di petto!»
Passo una mano sul viso poi ripercorro le strade per arrivare di fronte al locale. Le mani sudano mentre chiudo le portiere. Ad ogni passo tento inutilmente di calmarmi.
Mark mi da una pacca sulla spalla poi entra nel locale lasciandomi completamente solo. Mi faccio largo tra la folla e intravedo subito Max. È dimagrito tantissimo nell'ultimo periodo. Emma se ne sarà accorta? Gli avrà fatto la ramanzina? Conoscendola credo proprio di sì.
Max si volta sorridendomi. Mi abbraccia poi anche Tony fa lo stesso mentre Seth mi fa un cenno con la testa alzando il bicchiere. Saluto tutti e alla fine mi ritrovo lui davanti. Ci fissiamo per un lungo istante poi mi porge la mano con fare pratico. La sua stretta è ferrea e decisa anche la mia non è da meno. Sono abituato a questo genere di cose.
«Piacere Parker!» ha una voce profonda.
«Ethan!»
Contrae leggermente la mandibola. A cosa sta pensando?
Il suo amico si frappone. «Sono David!»
Sorrido al ragazzo e poi mi sposto sedendomi accanto a Mark che mi passa subito un bicchiere.
Non so se la mia sia più gelosia o senso di fastidio verso questo individuo che durante la serata, si rivela davvero alla mano. Chiacchiera, scherza, si diverte. Max pende letteralmente dalle sue labbra e anche Tony sembra entusiasta ad averlo vicino.
Continuo a bere quello che mi passa Mark mentre dentro ho una sorta di incendio da domare. Non riesco proprio a trattenermi, ho bisogno di sapere.
«Di cosa ti occupi?» sorrido nel mio modo gentile e rivolgo tutta la mia attenzione a questo co.... Ehm ragazzo da copertina.
Mi fissa negli occhi attentamente. Per un momento temo sappia più di quanto voglia farmi credere. «Sono un avvocato, cause in tribunale, consulenze... Questo genere di cose. Tu invece? Di cosa ti occupi?»
La domanda che temevo. «Aiuto nell'impresa di famiglia», replico asciutto.
Mark mi lancia uno dei suoi sguardi poi scuote la testa e continua a chiacchierare con David e gli altri presenti mentre il tavolo si riempie di bicchierini.

Unstoppable 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora