~ Count On Me ~

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~ Emma's POV:

«Ti è piaciuto?»
«Sarebbe da ipocrita dire di no», imbarazzata chiudo gli occhi mentre la makeup artist inizia a truccarmi e smetto di parlare.
Lexa rimane per un momento in silenzio e quando siamo di nuovo sole riprende il discorso. «È bravo a letto?»
«Molto, credo di avere bisogno di istruirmi in merito. Sai, per non farlo annoiare visto che è un tipo esigente», la mia è una battuta ma Lexa la prende sul serio. «Magari potresti leggere qualcosa in merito o trovare delle distrazioni.»
«Quando pensi di provarci con Red?», cambio discorso. Lexa arrossisce. Spalanco gli occhi e la bocca. «Ma non mi dire? Ahhhh», mi esce uno strilletto nel notare l'espressione timida assunta dalla mia amica. Sono felice per lei.
«È successo ieri, non potevo chiamarti poi beh, eri impegnata con mister esigente...»
I professionisti tornano per sistemarci e mi trattengo anche se fremo dalla voglia di sapere come è andata. Anche Lexa sta fremendo dalla voglia di raccontarmelo. Quando rimaniamo nuovamente sole, finalmente vuota il sacco.
«Tre volte? Sul serio? Red è esigente non Parker!», ci guardiamo e scoppiamo a ridere.
«Beh è stato davvero eccitante provocarlo un po' è una cosa tira l'altra ci siamo dati da fare ecco», sorride raggiante battendo le mani. Un gesto che fa quando è soddisfatta.
Portiamo avanti il servizio fotografico. Ci divertiamo un mondo insieme e riusciamo anche ad ottenere altri ingaggi tra uno scatto e l'altro. Il capo di Lexa è entusiasta del lavoro che stiamo svolgendo egregiamente e ci riempie di complimenti. Chiacchiera anche con noi per un paio di minuti quando di solito non si degna neanche di salutare. Le altre modelle intanto iniziano a parlottare tra loro e nella stanza si crea ben presto un certo brusio fastidioso.
«Emma ancora una foto!»
Mi metto imbronciata davanti l'obbiettivo. Sono un pò stanca. Il fotografo sorride e scatta mentre scoppio a ridere.
«Signor Parker che piacere rivederla»
Ci voltiamo di scatto verso l'entrata dove Parker sta salutando il capo di Lexa in modo alquanto formale.
«Sono passato per vedere la mia ragazza. Non sarò di intralcio se non avete finito.»
Lexa mi guarda in modo complice poi va a cambiarsi, la seguo rossa in viso mentre le ragazze iniziano a lanciarmi i loro sguardi pieni di domande a cui non risponderò di certo in questo momento.
«Oddio, ti ha chiamato "la mia ragazza". È impazzito, non c'è altra spiegazione», Lexa mi da una pacca sul sedere mentre tolgo lo strato di trucco dal viso.
«Ho paura che mi faccia soffrire Lexa. Spero non sia come, come lui...», sospiro e continuo a passare un batuffolo sul viso cercando di non mostrare la mia agitazione. «Insomma, lui è Parker Johansson ed io sono solo la Emma. Una ragazza insicura che lavora nel suo ufficio. Come potrà mai andare avanti tutto questo? Prima o poi ne troverà una davvero bella e se ne andrà...»
«Ma io dico: hai visto come ti guarda?»
«Come mi guarda? Lexa voglio essere razionale e realista per una volta. Non andrà a finire bene e quella ad uscirne ferità, sarò io, di nuovo», sospiro. 
«Emma tu non te ne accorgi. Ti guarda come se fossi il suo raggio di sole personale. Come se fossi l'unica ragione per la quale il mondo merita di avere una seconda possibilità. Ti guarda come se non potesse farne a meno perché tu sei la sua droga potente, è letteralmente assuefatto. Ti guarda come se dovessi scomparire da un momento all'altro e volesse imprimere nella testa il tuo viso. Quel ragazzo amica mia, è l'unico in grado di meritarti! Quel ragazzo, ti ama davvero! Devi smetterla di essere pessimista e iniziare a vivere perché questa esperienza, positiva o negativa, ti farà solo crescere».
La abbraccio. La mia amica sa sempre la cosa giusta da dire. Le voglio così bene, ho paura di perdere anche lei da un momento all'altro ma so che riuscirebbe a trovare il modo per tornare da me perché siamo legate in qualche modo. «Ti voglio bene puzzola!»
«Ti voglio bene scoiattolina!»
Dopo esserci cambiate, torniamo di là a braccetto. Mi fermo un momento a guardare il mio ragazzo. Che strano definirlo così dopo mesi di battibecchi, caffè da portare nel suo ufficio e riunioni interminabili. Guardo il ragazzo che si sta impossessando del mio cuore: alto, capelli di un biondo scuro, occhi di un azzurro pazzesco, l'accento di barba sul viso, i lineamenti decisi, i movimenti fluidi del suo corpo, la sua bellezza interiore particolarmente seducente. Quel maglione stretto nero, i jeans grigi aderenti e le converse nere. Porta anche un berretto grigio ed è un figo da paura e in questo momento: è mio, solo mio.
«Non guardarlo così», Lexa mi da una gomitata.
«Così come?» domando aggrottando la fronte.
«Come se fosse la tua salvezza ma non fosse tuo. Quel ragazzo gnocco e intelligente da paura in tenuta casual, quel ragazzo a cui tutte quelle stronze sbavano dietro, è qui per te, sei la sua ragazza, vuole te. Va da lui e salutalo come si deve! E cerca di non pensare che non lo meriti!» Mi conosce così bene che a volte mi stupisco io stessa per le cose che riesce a capire di me senza che io apra bocca.
La guardo insicura. Lexa alza gli occhi al cielo e mi incoraggia anche se in modo brusco cioè: spingendomi.
Parker sta parlando con il fotografo, alza lo sguardo ed i suoi occhi si accendono. Mi avvicino e lo abbraccio stampandogli un bacio sulle labbra. Colto di sorpresa si blocca un solo istante poi ricambia il bacio con naturalezza. Sento un clic e spero che quel cretino del fotografo non ci stia immortalando questo momento per fare soldi su qualche giornaletto locale.
«Ciao», mi stacco un po' a corto di fiato.
«Ciao», risponde prendendomi per mano. «Andiamo?»
La gente attorno continua a fissarci stupita o forse un pò sospetta. Il capo di Lexa si fa avanti. «Mi piacerebbe avervi per un servizio. Convincerò Lexa a chiamare quel suo amico, quello con il nome di un colore.»
Trattengo una risata. «Red, si chiama così», dico.
«Si lui. Ha un gran fisico e ci servono tipi come loro per la nuova campagna di intimo.»
Deglutisco e lancio uno sguardo allarmato alla mia amica la quale finge indifferenza e fa spallucce con sguardo dolce e indifeso. Lei lo sapeva. Che stronzetta!
«Se Emma partecipa perché no?», risponde prontamente Parker suscitando degli strilletti eccitati da parte del gruppetto gay alle nostre spalle. Si divertiranno un mondo a mettergli le mani addosso.
Il capo mi guarda speranzoso. «Non gireremo un porno spero», brontolo immediata.
Lexa mi batte il cinque ridendo e usciamo dal set. Parker cammina accanto con un sorrisetto sulle labbra. Non so a cosa stia pensando ma dopo che avremmo lasciato Lexa da Red glielo chiederò.
Red ci fa sedere e ci offre da bere. In realtà ho fame e domani si lavora penso ma se il capo non fa tante storie perché dovrei io?
Poggio la schiena contro il suo petto e sorseggio rilassata dalla cannuccia il mio drink mentre Lexa parla con David e Red al bancone.
«Sarò un po' geloso», sussurra contro il mio orecchio.
«Perché?», mi volto per guardarlo.
«Perché ti vedranno in intimo e vorrei essere solo io quello a poterti ammirare nella tua bellezza fisica», mordicchia il mio lobo facendo partire un brivido dalla punta delle dita dei piedi alla testa. Mi esce un mugolio e lo sento sorridere.
«Ho quello di pizzo oggi...», lo stuzzico.
Il suo sorriso si apre maggiormente. «A quello penserò più tardi», passa le labbra sul mio collo insistendo sul mio punto debole: sotto l'orecchio. La sua mano scende tra le mie cosce ed istintivamente le stringo per fermarlo e poggio la mia mano sulla sua. Il mio respiro cambia così come il suo. Ho la tachicardia.
«Sarò gelosa quando tutte ti vedranno in intimo... e quando ti toccheranno apposta», mormoro cercando di mantenere il controllo.
«Gelosa? Davvero?», mi bacia con dolcezza.
Faccio cenno di sì mentre mi stringe maggiormente a sé. «Possiamo andare?»
Si alza e dopo avere salutato mi trascina fuori.

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