~ All Of Me ~

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~ Emma's POV:

Dopo un tempo che sembra infinito, sento un gran trambusto in casa. Si levano delle voci abbastanza alte in casa e spalanco gli occhi stordita credendo di avere avuto un brutto incubo. Il letto è vuoto e la porta chiusa. Le voci provengono dal corridoio e sento anche qualche colpo contro il muro come se qualcosa si stesse schiantando contro.
«Ti ho detto di andare via, non lo ripeterò ancora!» sta urlando Parker aggressivo.
«Non me ne vado finché non mi spiega che cazzo è successo! Non me ne vado finché non mi rivolgerà la parola e non mi dirà che fine ha fatto il mio bambino!», biascica Ethan ad alta voce.
«Ti ho già spiegato che lo ha perso! Non hanno capito cosa sia successo perché hanno attribuito tutto ad un fattore di stress. Adesso per favore, vattene!»
«Tu non mi dai nessun ordine testa di cazzo! Non sai niente di noi, non la conosci e credi di avere il diritto di parlare per lei. Io voglio vederla e lei dovrà parlarmi! Ho aspettato mesi e ora lei deve spiegarmi perché mi ha lasciato solo!»
«Devi lasciarla perdere ok? Basta, vattene! Sta dormendo!» ringhia Parker.
Sento altri colpi contro la parete seguiti dalla voce di David e Seth che tentano di fermarli e le strilla di Lexa chiaramente spaventata.
Spalanco la porta e i due si fermano di colpo guardandomi allarmati. Gli occhi mi si riempiono di lacrime quando noto i loro visi macchiati di sangue. Scuoto la testa e prima che possano alzarsi da terra per raggiungermi, sbatto forte la porta e chiudo a chiave. Scoppio in lacrime e mi esce un urlo sonoro dalla gola così forte da farmi rabbrividire. Scaglio a terra tutto quello che trovo e continuo così per un paio di minuti mentre Lexa bussa allarmata alla porta e le voci iniziano a confondersi dentro la mia testa.
«Andate via!», urlo con più forza.
Scarico ogni traccia di rabbia e alla fine sfinita mi accascio a terra e rannicchiata su me stessa chiudo gli occhi e tappo le orecchie.
Sono le tre e mezzo quando non sento più nessun suono. Infilo le cuffie e sgattaiolo fuori senza fare rumore. Inizio a correre più che posso. Forzo tutta me stessa per arrivare al vecchio parco giochi. I polmoni bruciano in fretta e la gamba duole tremendamente. Non riesco ancora a capacitarmi, non riesco a rimettere in ordine i pensieri, sono sempre più confusi dentro la mia testa. Alzo il viso verso il cielo buio con il volume della musica sparata nelle orecchie e continuo a correre. Il mio umore è come questa notte, rispecchia perfettamente quello che sento.
Arrivo sul vecchio prato e cado a terra sfinita. Sento la gamba protestare e bruciare. Devo essermi anche sbucciata le ginocchia e i palmi, ne sono sicura. Scoppio a ridere e poi a piangere. È già successo, è già successo tutto questo e sto vivendo un cazzo di deja-vu.
Sento qualcosa muoversi nell'ombra e il cuore mi arriva alla gola. Spero sia un gatto invece riconosco la figura che arriva spedita sedendosi accanto a me. Mi rialzo immediatamente ma riesce ad afferrarmi e rotoliamo sull'erba mentre strillo e mi dimeno picchiando i palmi contro il suo corpo statuario.
«Ti calmi, cazzo!»
«Lasciami!», continuo a picchiare i palmi contro il suo petto e a dimenarmi. «Ti odio! Ti odio! Vattene!»
«Dannazione Emma, calmati!», mi strattona bloccandomi contro il prato. Il suo corpo sul mio, le sue mani sui miei polsi tenuti stretti sopra la mia testa in una presa ferrea.
«Lasciami! Ti prego lasciami!», strillo. «Ethan, per favore: se hai un minimo di lucidità, lasciami stare. Non posso sopportare tutto questo, ti prego...»
Non m'importa se la mia voce risulta disperata: ho bisogno che molli la presa e la smetta, ho bisogno che non mi tocchi, che non mi stia addosso, che non mi guardi con quello sguardo disperato e smarrito. Ho bisogno di rimanere sola e superare tutto questo.
Ethan resta a guardarmi come se non capisse cosa ho appena chiesto ma si riscuote in fretta. «Non ti lascerò andare finché non mi avrai dato delle spiegazioni!», ringhia.
Scuoto la testa. «Non ho più niente da dirti. Non voglio... lasciami andare, ti prego!»
«Che cosa ti ho fatto? Perché te ne sei andata? Non potevamo risolvere tutto e decidere insieme?»
Scoppio in lacrime e allenta la presa. «Lo stai davvero chiedendo? Non lo sai quello che mi hai fatto?» Non riesco a credere a quello che ho appena sentito. È ubriaco ovvio ma perché fare questa domanda se sa già i motivi che mi hanno spinta ad andare via?
«So solo che da quando te ne sei andata mi sento perso Emma. Mi manchi come il fiato, mi manchi e continuerai a mancarmi. Perché lo hai fatto? Perchè hai lasciato l'anello e quel fottuto biglietto? Perchè hai preso le distanze da me, da noi?»
Rimango immobile a fissare i suoi occhi rossi e segnati. Mi si stringe il cuore ma riscuoto me stessa a suon di schiaffi ricordandomi della sofferenza che mi ha inflitto. Riesco a divincolarmi e mi rialzo ma è veloce e mi si piazza davanti non lasciandomi via d'uscita.
«Non scapperai da nessuna parte. Parla! Voglio sapere tutto!» singhiozza.
Non l'ho mai visto così fragile e insicuro. Sono sconvolta. Indietreggio e mi afferra di nuovo il polso per non farmi allontanare da lui.
«Hai messo incinta un'altra ragazza mentre stavi insieme a me. Mi sono fidata di te, ho creduto alle tue parole e al tuo amore. Ti ho dato tutta me stessa. Hai fatto l'amore con me...»
«Sembra una stronzata e so che non mi crederai ma io non l'ho neanche toccata. Non è mia Emma, la bambina non è mia!»
Passo una mano tra i capelli. «Comodo dirlo ora non credi? Non ti credo. Non ti credo perché sei uno stronzo figlio di puttana! Lo sapevo che non avrei dovuto affezionarmi e innamorami di te. Lo sapevo che non dovevo fidarmi ma testarda come sono ci sono cascata, sono cascata nella trappola!», lo spintono con forza mentre gli urlo contro.
«Emma devi credermi! Io non l'ho toccata! Non l'ho più rivista perché ho avuto te dentro la testa da quando ci siamo conosciuti quella notte alla gara! Mi sei entrata dentro, sotto pelle e mi sono sentito distrutto quando te ne sei andata. La tua assenza mi ha annientato!» Passa la mano sul viso. Non è abituato a parlare così ma l'alcol sta facendo la sua parte. Perchè non riusciamo a parlare così quando siamo sobri?
«Dimmi che cosa è successo al nostro bambino... perché non sei tornata? Perché non me lo hai detto? Perché vengo a saperlo proprio ora? Avremmo trovato un modo...» I suoi occhi si infiammano.
Strattono il polso. «L'ho perso, non lo so perché era tutto confuso. Nessuno ha saputo darmi una spiegazione ed è stato meglio così e sai perché? Perché non avrebbe mai conosciuto suo padre e non avrei permesso che tu lo sapessi! Non sono tornata perché io non potevo dividerti con un'altra, non potevo tornare e dirti che ero incinta perché non mi avresti mai creduta. Me la sono cavata da sola, ho sofferto e mi sono rialzata come sempre!»
Sembra che lo abbia appena colpito allo stomaco. Dovevo dirgli queste cose. Dovevo! Il suo volto muta espressione e da disperato si fa rabbioso. «Che cazzo significa che non avrei mai saputo niente? Perché?» Stringe le mie braccia strattonandomi.
Mi divincolo. «Significa che lo avrei cresciuto lontano da te perché sei uno stronzo insensibile! Significa che non avrei mai potuto lasciare che mio figlio vivesse accanto ad una persona che alla prima occasione se ne va a letto con un'altra. Significa che non avrei mai potuto accettare che tu cullassi un altro bambino che non fosse il mio. Ecco perché me ne sono andata! Perché faceva fottutamente male! Ecco perché ti ho lasciato, perché non avrei potuto darti altri pesi, non dopo avere sentito la tua voce quella notte...»
Batte le palpebre sconvolto e stringe i pugni sul viso. «Cosa devo fare per farti capire che non è successo niente con Tara? Lo ha fatto perché le servono soldi e non aveva a chi affibbiare la colpa. Ha trovato il coglione di turno approfittando della situazione per distruggere la nostra storia. Sto male da mesi per questo ma cosa devo fare? Io non sono come tutti credono. Non posso abbandonarla perché è stata la mia ragazza!»
«Allora torna da lei...», sussurro stremata e con voce rauca e tremante. Ho gli occhi che bruciano e la gamba che fa un male cane ma resisto.
«Ho passato mesi a cercarti, nessuno mi diceva dove eri. Tutti continuavano a tenermi lontano da te dicendo che era meglio così. Ora che sei qui, non ti permetterò di scappare, non finché non mi avrai detto tutto»
«Non c'è più niente da aggiungere Ethan. È finita! Io e te non siamo niente... te lo avevo detto che quando avrei chiuso, lo avrei fatto sul serio», singhiozzo.
«Non ti credo! Stai mentendo!», urla. «Io ti amo Emma, ti amo come un pazzo e non smetterò di amarti, qualunque cosa tu mi dica, non cambierò idea su di te, su di noi. Ti amo dal giorno in cui ti ho incontrata e so che anche tu mi ami. Conosco ancora il tuo corpo, come reagisce al mio. Non capisco ancora cosa ti ho fatto perché tu ti allontanassi da me anziché affrontare insieme tutto quanto...», passa la mano tra i capelli e poi stropiccia gli occhi barcollando.
«Cosa hai fatto? Vuoi davvero saperlo?», strillo spingendolo.
«Si perché non mi ami? Perché non vuoi tornare da me? Perché non vuoi più stare con me?»
«Perchè hai preso il mio cuore e lo hai strappato come carta in tanti piccoli pezzi e poi ci hai soffiato sopra. Hai fatto questo, tutte le volte in cui io ti ho dato fiducia. Ho continuato a proteggerti, a giustificarti nonostante non ci fosse niente da spiegare e da perdonare perchè quello che hai fatto, è imperdonabile! Ti odio, si, ti odio perché potevamo essere felici insieme invece ogni volta dovevo lottare per avere uno sprazzo di tranquillità insieme a te! Ti odio, perchè sei stato la mia condanna Ethan, sei stato un veleno potente per i miei sensi e per la mia vita. Prima di te andava tutto come doveva andare. Seguivo i piani, le mie giornate erano tranquille ma da quando sei arrivato, hai rovesciato ogni cosa, anche me stessa. Ti odio perchè non sono più la stessa ma ti amo e Dio sa solo quanto! ma come ogni cosa bella nella mia vita, siamo andati incontro ad una fine inevitabile».
«Non può essere finita! Non lo vuoi davvero!», mi stringe a sé.
Scoppio in lacrime e scuoto la testa mentre le sue braccia mi avvolgono e il suo profumo confonde i miei sensi. Devo allontanarmi, non può farmi questo, non ora che sto cercando di smettere, di smettere di amarlo e di avvelenarmi. Trattengo il respiro quando alza il mio viso con le dita. I suoi occhi sono intensi.
«Ti amo», sussurra asciugando le mie lacrime con i polpastrelli.
Non riesco a reagire. Sono bloccata dal suo sguardo, dal suo calore, dalle sue labbra sempre più vicine alle mie.
«Non volevo ferirti, non volevo farti scappare, non volevo perderti. Ora hai lui e so che devo mettermi da parte ma non ci riesco. Non riesco da quando ti ho rivisto e mi hai ignorato. Non riesco ad accettarlo perchè tu sei solo mia Emma. Ti amo. E sto facendo fatica a capire, a trattenermi, a parlarti...»
«Adesso hai una bambina a cui pensare. Non puoi avere altre distrazioni...» Scoppio di nuovo in lacrime. «Non puoi abbandonarle. Hanno bisogno di te. Sarai un papà meraviglioso!» Lascio che la mia mano carezzi il suo viso probabilmente per l'ultima volta. Mi sto facendo del male da sola, lo so. Ma questo forse placherà questo vuoto che ho dentro al petto da mesi.
«Non puoi saperlo. Non ci sarai, tu non sarai con me. Ti prego Emma, rimani. Ho bisogno di te...», scoppia in lacrime e barcolla visibilmente.
«Invece lo so. Già ti immagino mentre tieni in braccio la tua bambina. Dovresti tornare a casa: Tara ha bisogno di te!»
Scuote la testa. «La mia vita è un inferno senza te. Perché non vuoi capire? Lei non è mia figlia, non lo sarà mai. Non sarò un bravo padre perché non so come esserlo. Tu sai meglio di me che sono un casino che solo tu sai gestire. Ti prego, se mi ami, rimani accanto a me... So che sto chiedendo troppo...»
Scuoto la testa prima che le sue labbra si posino sulle mie. Vengo attraversata da una scossa da un milione di volt. Le mie gambe rischiano di cedere e il mio cuore di scoppiare. Le sue labbra sono morbide. La sua bocca ha un retrogusto di menta e alcol. Mi stacco da lui e indietreggio frastornata barcollando. Dentro il mio stomaco, è come se si fossero risvegliate delle api assassine.
«Ti amo anch'io ma non possiamo stare insieme perché ci distruggiamo, soffriamo e ricominciamo ininterrottamente. Stare insieme è come un circolo vizioso. Non puoi chiedermi di restare perchè ci facciamo solo del male e non è quello che voglio, non è quello che meritiamo! Io, ho bisogno di tranquillità, di assiduità, di una persona che non mi nasconda niente, che mi affronti in modo diretto e senza preoccuparsi della mia reazione. Io non appartengo più a questo posto. Ho una nuova vita e voglio viverla per quella che è. Sarai un papà meraviglioso ne sono certa... Addio Ethan!»
Stampo un bacio sulla sua guancia e tra le lacrime mi allontano da lui a grandi passi con il cuore a pezzi.
All'entrata del parco a poca distanza trovo Seth il quale mi abbraccia e poi corre dall'amico. Ma c'è anche qualcun altro ad aspettarmi: Parker.
Mi avvicino insicura, non so se abbia sentito o meno, se sia arrabbiato con me per essere scappata nel cuore della notte, non so se stia per lasciarmi. È lui a fare il primo passo e con mia sorpresa mi attira tra le sue braccia.
«Hai sentito tutto?»
Fa di sì con la testa e stampa un bacio sulla mia tempia. Singhiozzo come una ragazzina isterica e mi aggrappo alla sua maglietta sporca di sangue. «Quindi hai visto tutto?»
Annuisce ancora stringendo la presa. «Torniamo a casa?», domanda tranquillo asciugando le mie lacrime.
Scosto le sue mani dal viso e lo allontano per guardarlo. «Dimmi che ti ho ferito, che ti ho tradito baciandolo. Dimmi che sei arrabbiato, che ti ho deluso, che ti ho fatto soffrire. Dimmi che avrei dovuto mandarlo via. Dimmi che vuoi un po' di tempo per perdonarmi, per fidarti ancora...», strillo tra le lacrime.
«Sai già cosa hai fatto Emma. Va bene così!» Mi afferra nuovamente e con più forza poggia la fronte sulla mia. «Sai cosa hai detto, cosa hai provato, cosa hai fatto. Sai cosa hai sentito e udito. Sai anche che ti amo ed io so che tu ami me come ami lui e non posso impedirlo. Mi ha chiesto di venire a parlarti, né avevate bisogno entrambi e io ho accettato, per te. Ma lasciandolo li, ho capito che forse potrò avere la mia possibilità di arrivare al tuo cuore per rimetterlo in sesto. Ti amo Emma e non mi interessa se questa sera hai baciato un altro per dirgli addio. Sono arrabbiato, è vero, ma passerà, accanto a te».
«Io non ti merito, non merito la tua dolcezza. Sei troppo comprensivo bei miei confronti Parker. Non volevo deluderti. Non volevo che tu vedessi tutto questo schifo. Non volevo che tu mi vedessi in questo stato!» Scuoto la testa.
Improvvisamente, si sentono delle voci che interrompono la nostra discussione. Ci guardiamo attorno riconoscendo quelle di Ethan e Seth e ci avviamo di nuovo verso il centro del parco per capire cosa stia succedendo. Facciamo due passi e le urla sono più vicine unite ad altre voci.
«Emma, state attenti!», urla Seth.
Qualcosa mi colpisce con forza e mi ritrovo a terra. Quando alzo lo sguardo senza fiato, vedo tutto appannato, ho un dolore atroce alla testa e Parker sta lottando contro qualcuno. «Scappa!», urla.
Provo ad alzarmi, ad urlare, ad aiutarlo ma la mia bocca viene tappata da qualcosa, mi dimeno ma il mio aggressore è troppo forte e continua a trascinarmi lontano da loro e a strattonarmi.
Sento gli occhi bruciare, il respiro farsi affannato, i battiti accelerare e il corpo appesantirsi e poi afflosciarsi. In un attimo: è tutto buio.

N/A:
~ Siamo abituati a dire "non fa niente, tanto passa". Siamo abituati ad incassare ogni cosa e a trattenere tutto dentro in totale silenzio. Siamo abituati a rialzarci da soli e a darci la forza per andare avanti. Siamo abituati a trattenere il dolore. Siamo abituati a tutto e a niente. Poi un giorno, qualcosa dentro si rompe in tanti piccoli pezzi e crolliamo.
Chi ha tanta rabbia dentro spesso non spacca tutto. Ma, chi ha tanta rabbia dentro, si spacca nel profondo.
~ Cosa sarà successo? Chi ha escogitato tutto questo? A voi le teorie...
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto! GRAZIE ❤️ scusate per gli errori!!!
Buona serata :* ~

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