~ Demons ~

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~ Emma's POV:

«Dimmi perché sono qui?», poggio comoda le spalle contro lo schienale della sedia e fisso le varie modelle che girano attorno come trottole sui tacchi, compresa Lex. Tutte intente a farsi immortalare per una pubblicità di completi intimi tra l'altro molto costosi e striminziti.
«Perché dobbiamo farti sbloccare signorina!», fa una cenno a uno degli hair stylist e questo si avvicina. Lo guardo intimidita. Silenziosamente chiede il permesso e in breve le sue mani fanno magie sui miei lunghi capelli biondi.
«Hai dei bellissimi capelli», si complimenta con un sorriso facendomi arrossire. Sconfitta, lo lascio fare. Lexa chiama anche una Make-up artist.
Quando dò uno sguardo allo specchio non sembro più io. La ragazza che vedo, mi somiglia ma è più attraente e bella. Mi ritrovo a bocca aperta e con un sorriso da ebete. Vengo accecata da un flash e copro il viso con la mano. Sento Lexa e la sua risata contagiosa mentre inizia il suo turno e la osservo mentre in modo professionale guarda l'obbiettivo.
Sento un altro paio di clic e dei flash nella mia direzione ma sono imbambolata ad osservare Lexa, la sua sicurezza, la sua naturale predisposizione. Poggio la mano sul polso e fisso rapita il lavoro che molte persone svolgono per sponsorizzare un prodotto.

"When you feel my heart
Look into my eyes
It's where my demons hide
It's where my demons hide..."

Il telefono dentro la mia borsa inizia a ronzare. Devo sostituire questa suoneria. Lo estraggo e fisso per un paio di secondi il numero privato.
«Pronto?»
«Emma?»
«Chi parla?», aggrotto la fronte e mi allontano dalle risate di alcune modelle.
«Come chi parla? Sono Parker, il tuo capo».
Spalanco gli occhi e mi guardo attorno in cerca di Lexa ma non la vedo. «Ehm, signore le serve qualcosa?», la mia voce appare incerta; Esprime chiaramente il mio stupore.
«Sono in ufficio, dovrebbe passare».
Ovviamente non chiede per favore e nemmeno se mi sta disturbando in un giorno di riposo. Non capisco cosa ci faccia poi in ufficio.
«Ho qualche minuto o è urgente signore?»
Lexa si avvicina e mimo il nome del mio capo. I suoi occhi si illuminano e le esce uno strilletto. La spintono per farla smettere e tappo la sua bocca per non farla fiatare. Mi dà un morso e per poco non mi metto ad urlare:
«Si, ha qualche minuto!»
Sento il segnale di fine chiamata. Fisso lo schermo incredula. Come avrà fatto ad avere il mio numero di telefono? Suppongo lo abbia preso in segreteria o nel tabellone delle urgenze. Se ha chiamato c'è qualcosa di importante.
«Allora?». Lexa mi fissa entusiasta e attende curiosa.
«Devo andare in ufficio. Il capo attente i miei servigi», sbuffo.
«Dopo ci vediamo?»
Annuisco. «Ti chiamo quando ho finito», le stampo un bacio sulla guancia.
Mi incammino verso l'ufficio. E' ad una distanza di circa cinque minuti a piedi dall'agenzia quindi arrivo senza affanno.
E' una bella giornata di sole per fortuna. Con la pioggia non avrei potuto raggiungere il posto di lavoro senza inzupparmi completamente. Solitamente da casa prendo il tram quando il tempo è grigio ma quando c'è il sole preferisco fare due passi.
Apro la porta e trovo la solita leccapiedi dietro l'enorme scrivania. Saluto ma non mi degna, come sempre, di uno sguardo. Non so neanche perchè io la saluti sempre, forse non devo essere così educata con certa gente.
Le luci del nostro piano sono tutte accese e sembra ci sia in corso una riunione. Domando alla segretaria vicina e lei mi fa cenno che Parker è nel suo ufficio. Un pò agitata mi avvicino alla porta e busso. Risponde nel suo solito tono piatto e quando entro lo trovo immerso nel lavoro.
Fissa lo schermo e nel frattempo scrive qualcosa guardando di tanto in tanto gli appunti disposti sulla sua scrivania nera.
Questo posto è tutto bianco e nero, neanche un accenno di colore all'entrata. Un ufficio in piena regola e senza possibili distrazioni.
«Ho del lavoro per voi, deve essere consegnato lunedì sulla mia scrivania», non mi fissa neanche mentre prende una cartella dal cassetto e me la passa senza staccare gli occhi dallo schermo. Mi dà sempre del lei nonostante abbiamo più o meno la stessa età e la cosa non mi dispiace. I primi tempi ci rimanevo male di fronte a questo suo atteggiamento freddo ma ora non ci faccio neanche più caso. Ci si abitua in fretta.
«Le serve altro?» Domando in piedi con il malloppo tra le mani.
«Un caffè!»
Uscendo dall'ufficio mi accorgo che la segretaria mi sta lanciando uno dei suoi sguardi comprensivi. Sa per certo che nessuna assistente ha mai superato il primo mese di lavoro di fronte al carattere chiuso e distaccato di questo ragazzo dedito al lavoro e indifferente a tutto il resto. In parte mi sento l'eccezione alla regola ma forse perché ho preso questo lavoro come una sfida personale.
Arrivo alla macchinetta e preparo un bicchiere pieno di caffè amaro con una goccia di panna. Con il tempo ho pure imparato i suoi gusti in fatto di caffè. Ad esempio: la mattina preferisce bere caffè macchiato, il pomeriggio amaro con panna, la sera caffè con zucchero di canna è un pò di latte. Dovrebbero darmi il premio, riesco a ricordare ogni cosa e lo faccio per non sbagliare e non sentirmi urlare contro perchè quando Parker sbraita, tutto l'ufficio è nei guai.
Busso nuovamente alla porta per educazione. Finalmente alza il viso dallo schermo e sembra che mi stia vedendo per la prima volta in sei mesi. Poggio il caffè sulla scrivania a distanza dai fascicoli e dal resto della carta su cui potrebbe cadere e provocare una catastrofe. Parker ne assaggia un pò e annuisce. Non mi aspetto un grazie per cui saluto e mi avvio alla porta.
«Ha cambiato pettinatura?»
Mi volto e noto i suoi occhi puntati addosso mentre procedono all'esame completo. «La mia amica ha fatto un esperimento signore», fisso il fascicolo che tengo tra le mani.
«Ha dei bellissimi capelli, non dovrebbe tenerli sempre legati», torna a guardare il computer evidentemente turbato dal suo stesso atteggiamento.
«Grazie signore», balbetto, «a lunedì», esco dall'ufficio intontita.
Cammino distratta fino a casa e poi chiamo Lexa raccontandole dello strano incontro avvenuto con il mio capo. Lexa si sbellica dalle risate e tenta in tutti i modi di convincermi a partecipare realmente ad un servizio fotografico. Rifiuto categoricamente, mi sentirei parecchio a disagio. In più, non ho il fisico come lei o le altre ragazze e non riesco a denudarmi di fronte alla gente. Ci diamo appuntamento al locale e quando stacco la chiamata, mi metto prima a studiare e poi al lavoro perdendomi completamente.
Sono le nove quando mi rendo conto che di sicuro, farò tardi.
Faccio una doccia velocissima e infilo un tubino azzurro. Allaccio i tacchi, spengo tutte le luci ed esco di casa mentre tento di sistemare i capelli.
A me piace molto tenerli legati per comodità e per non dovere sprecare tempo nel sistemarli di continuo o toglierli dal viso.
Lexa mi aspetta come sempre davanti al locale. Non appena mi vede, i suoi occhi si illuminano e mi accoglie con un grosso abbraccio. «Ti sei persa nel lavoro?»
Annuisco e la seguo dentro. Red ci prepara subito da bere mentre prendiamo posto ad un tavolo lontano dalla calca.
«Davvero, non so come tu riesca a studiare e lavorare senza impazzire. Soprattutto non so come riesci ad organizzare il tempo in modo tale da potere uscire con me», sta dicendo Lexa mangiucchiando della frutta.
«Tenermi impegnata è uno dei miei obbiettivi», sorrido e mando giù un sorso del mio Sex on the bitch.
Lexa lancia uno sguardo a Red che sembra stia flirtando con una ragazza al bancone. Noto che stringe le dita sulla cannuccia e la mordicchia. Sta trattenendo il suo istinto. Sorrido e quando se ne accorge domanda cosa diavolo mi prende. Faccio spallucce.
In pista la calca è davvero troppa. Vengo più volte sbalzata da una parte all'altra e alla fine sono costretta a ritornare al tavolo con i piedi in fiamme. Non ho più portato il tutore e spero di non doverlo rimettere per ovvi motivi.
«Guarda chi si rivede», Lexa ha un sorrisetto malizioso sulle labbra e sta fissando qualcuno verso il bancone.
Quando sbircio, mi accorgo di Parker. Mando giù il resto del mio drink e faccio finta di niente. Lexa mi trascina verso il bar dove si trova Red. So che sta cercando di attirare l'attenzione ma non capisce che ne ha già abbastanza.
«Sfida?», domanda lui in fretta fissando l'orologio. Sono quasi le dodici e mezzo, l'ora esatta in cui la calca diventa ingestibile.
«Io ci sto!», rispondo senza esitazioni.
Lexa fissa la pista e fa un cenno al buttafuori. Capiamo quale sarà la conclusione della nostra serata: noi due ubriache e allegre, Red in pace per avere vinto parecchi soldi.
Dopo la sfida, rimetto le scarpe e sistemo nuovamente i capelli legandoli. Red si è proprio scatenato questa sera. Accaldata gli chiedo qualcosa di fresco ma non troppo forte, l'alcol che ho in corpo è già abbastanza. Inizio ad avere la vista appannata.
«Emma, il tuo capo continua a fissarti», sussurra Lexa.
Prendo il cocktail che Red mi sta passando e sorseggio facendo finta di niente, facendo finta di non avere sentito.
«E' davvero sexy. Dovresti...»
Alzo la mano per fermarla prima che continui a fare allusioni di tipo sessuale tra me e il mio capo. Se non c'è stato un bel niente in sei mesi significa qualcosa no? Evidentemente è già impegnato e magari non intende perdere la sua fama per passare del tempo con la sua assistente imbranata che probabilmente abbandonerà il posto dall'oggi al domani.
Inoltre, non credo di essere pronta ad aprire il mio cuore. Per quanto mi stia sforzando, è difficile non ricollegarsi al passato perchè il passato fa parte di noi comunque.
Tornata a casa mi getto sul letto e prendo sonno immediatamente. E' stata una giornata abbastanza tranquilla come ogni altra giornata da sei mesi a questa parte. Forse questo è proprio il posto giusto in cui rinascere dalle ceneri del dolore.

N/A:
~ Come sempre spero vi sia piaciuto questo capitolo. Scusate per gli errori. Potete lasciare un voto e un commento. Mi farebbe piacere.~
Vi presento Parker ❤️

~ Vi presento Parker ❤️

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