The Elements - La vendetta

By KatjaCongiu

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*** IN REVISIONE *** PRIMO LIBRO || In seguito alla scomparsa della madre, avvenuta quasi un anno prima, Perl... More

THE ELEMENTS | LA VENDETTA
1 || Un giorno come un altro (R)
2 || Nuovi arrivi (R)
3 || Scintille in biblioteca (R)
4 || Una staffetta da capogiro (R)
5 || La festa di Halloween (R)
6 || Scusarsi (R)
7 || Il momento della verità (R)
8 || Messaggi (R)
9 || Nuove realtà
10 || La lettera
11 || Il falò di West Beach
12 || Amici
13 || L'Elementalon
14 || Il primo allenamento
16 || Scoperte
17 || Rabbia e gelosia
18 || Attacco a sorpresa
19 || Lex Young
20 || Arrivederci
21 || Bianchi
22 || San Pedro de Atacama
23 || Legami
24 || Messaggeri
25 || Ultimo giorno
26 || Wellington
27 || Questione di scelte
28 || Ricordi
29 || Nell'ombra
30 || A cuore aperto
31 || Il meglio deve ancora venire
32 || Cuore puro
33|| Fiducia e lealtà
34 || Colpire alle spalle
35 || Ritrovarsi
36 || Un piano per vincere
37 || Rivelazioni
38 || Un pizzico di normalità
39 || Fulmine a ciel sereno
40 || Non è oro tutto ciò che luccica
41 || Vendetta
Epilogo || Fare i conti con l'ignoto
Capitolo extra || La magia più potente al mondo
|| SEQUEL ||
|| SPECIALE 10K LETTURE ||
|| CAST & BOOKMARK ||
| Nuove grafiche carine e coccolose |
| BOOKTRAILER |
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15 || Confessioni

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By KatjaCongiu

Tyler abitava in un appartamento a cinque minuti di macchina dalla Stamford High. Le pareti erano state dipinte con un color mattone che rendeva l'ambiente più accogliente e il parquet dava un tocco elegante a quel piccolo locale. Al centro della stanza vi era un divano di pelle nero, e una televisione a schermo piatto era stata appesa al muro. Una cucina ultra moderna, con mobili bianchi e lucidi e degli elettrodomestici di ultima generazione, era stata separata dal soggiorno da una porta di legno scorrevole. Perla non riusciva proprio a immaginarsi Tyler alle prese con i fornelli, e quel pensiero la fece sorridere. Dal lato opposto, infine, vi era una porta socchiusa che portava alla zona notte. Era un appartamento piuttosto carino, piccolo ma essenziale, perfetto per un ragazzo che viveva da solo in una città come Stamford.

«Mi chiedo ancora come tu abbia fatto a convincere l'agenzia ad affittarti questo appartamento.»

«Perché? Sembro forse un ragazzo poco raccomandabile?» le chiese, incamminandosi verso il divano. Dallo sguardo malizioso che le rivolgeva in quel momento, Perla avrebbe voluto rispondere di sì, o almeno che lo era per lei. Quegli occhi erano in grado di destabilizzarla, e questo non le piaceva. Non voleva che un ragazzo avesse così tanto potere su di lei con un semplice sguardo.

«Non dico questo» si costrinse a dire lei, seguendolo. «Ma sei pur sempre un ragazzo di diciassette anni.»

«Piccola, sono un Elemento. Io ho solo l'aspetto di un diciassettenne.»

A quelle parole, Perla si fermò di scatto e lo guardò confusa. «Che intendi dire?»

«Quello che hai capito.» Tyler si tolse la giacca e la gettò sullo schienale del divano, poi si girò verso di lei. «Io ho l'aspetto di un ragazzo di diciassette anni.»

La ragazza deglutì e si portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Si sentì particolarmente nervosa, come tutte le volte in cui lui stava per rivelarle un altro particolare sugli Elementi.

«Ma in realtà hai...?» azzardò a chiedere, titubante. Una parte di lei sapeva che cosa le stesse per rivelare Tyler, ma la parte più razionale - quello che ne era rimasto, almeno - non riusciva a concepirlo. Dopo tutto quello che aveva scoperto, era difficile pensare e valutare le situazioni con coerenza.

«In realtà ho duecentotrentadue anni.»

Perla lo guardò sconvolta, mentre lui sembrava tranquillo, come se le avesse appena raccontato come aveva passato il Natale. Tyler aveva più di duecento anni! Non riusciva a crederci, non aveva capito che gli Elementi potevano vivere così a lungo. E se gli Elementi erano così longevi... sua madre quanti anni aveva in realtà? Quel pensiero le fece girare la testa. Era possibile che Eulalia le avesse mentito anche sulla sua età? E se...

Ad un tratto la risata di Tyler la riportò alla realtà. Lo guardò stranita, non capendo il motivo di tanta ilarità.

«Sto scherzando, Perla» disse lui, scoppiando a ridere. «Dovresti vedere la tua faccia.»

«Stronzo» esclamò, tirandogli un leggero pugno sul braccio. «Non è divertente.»

«Invece lo è.»

Perla lo guardò e sul suo viso apparve un piccolo sorriso che smentì le sue ultime parole. Gli fece una linguaccia, poi lo superò e si sedette sul divano. Tyler andò in cucina continuando a ridere, e ritornò in soggiorno dopo un paio di minuti con due coppette di vetro tra le mani. Gliene porse una e poi si sedette accanto a lei.

«Allora? Come hai fatto ad ottenere questo appartamento?» chiese, iniziando a mangiare il gelato al cioccolato che Tyler le aveva preparato.

«Giuro di non aver fatto niente di illegale» disse, con un sorriso sincero sul volto. «Ho solo firmato il contratto, e la signora dell'agenzia mi ha dato le chiavi. Una classica procedura d'affitto.»

«Resta il fatto che hai solo diciassette anni.»

«In realtà ne ho diciannove.»

«Smettila,Tyler.»

«Dico la verità, questa volta.»

Perla incrociò le braccia al petto e lo guardò, scettica. «Sul serio?»

«Sul serio» disse, mangiucchiando il topping con cui aveva decorato le palle di gelato. «Ho perso due anni di scuola, quando...»

Lasciò la frase a metà e abbassò lo sguardo, mentre sul suo viso calò il buio. Perla non sapeva perché si fosse rabbuiato così all'improvviso, ma era certa che l'aver perso anni scolastici c'entrasse con il passato dal quale era scappato e - molto probabilmente - continuava a scappare.

Tyler fece un respiro profondo, poi scosse la testa e incrociò lo sguardo di Perla, la quale non si era mossa di un centimetro.

«Vuoi ancora gelato?» chiese in un chiaro tentativo di cambiare discorso, indicando con un cenno alla testa la ciotola ormai vuota della ragazza.

Lei dissentì e lo osservò raggiungere a grandi passi la cucina. Era ovvio che Tyler non volesse parlare del suo passato, ogni volta che sfioravano l'argomento lo evitava come si evita la peste. Perla però avrebbe voluto che lui si aprisse, che le raccontasse qualcosa sulla sua vita in California. Avrebbe voluto aiutarlo ad affrontare ciò che lo tormentava per poi lasciarselo definitivamente alle spalle. Le pareva così remota la possibilità che, un giorno, lui le avrebbe raccontato di come trascorreva le giornate nella calda Los Angeles, o che le avrebbe parlato dei suoi genitori. Non sapeva neppure i loro nomi. In quel momento Perla realizzò di non conoscerlo affatto, e si stupì di provare una punta di delusione. Avrebbe voluto sapere tutto di lui, dalle cose più banali a quelle più intime e personali.

Tyler tornò in soggiorno dopo un paio di minuti con la coppetta di vetro stracolma di gelato tra le mani. Si sedette sul divano e iniziò a mangiare il suo semifreddo al cioccolato sotto il occhi stupiti di Perla, la quale si chiese come facesse a mangiare così tante schifezze restando comunque in ottima forma.

«Allora?» esclamò il ragazzo quando finì il gelato, appoggiando la ciotolina vuota sul tavolino di legno posto vicino al divano. «Hai intenzione di dirmi che diavolo è successo nell'Elementalon o devo costringerti a parlare?»

Tyler si portò le mani dietro la nuca e continuò a guardarla, in attesa di una risposta, mentre Perla abbassò lo sguardo, iniziando a torturarsi nervosamente le mani: era andata a casa sua per confidarsi e dirgli quello che non aveva mai raccontato a nessuno, nemmeno a Sam. Aveva sempre avuto paura che la gente avrebbe iniziato a vederla con occhi diversi, a vederla come la pazza quale era davvero. Ma, in qualche modo, sapeva di poterlo dire a Tyler; nell'ultimo mese la sua vita era stata sconvolta da un'ondata di verità assurde, e forse era proprio quello il motivo che la spingeva a raccontargli tutto. Lui era l'unico che l'avrebbe ascoltata senza pensare che fosse matta.

Quando rialzò lo sguardo vide che Tyler non si era mosso di un centimetro, e questo la fece sorridere: sembrava disposto ad ascoltare qualsiasi cosa avesse da dirgli, e lei era pronta confidarsi con lui, pur consapevole del rischio di passare per una pazza ai suoi occhi. Abbassò lo sguardo e si portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, il cuore le batteva forte nel petto.

«Mi sono distratta» disse con voce lieve.

«Questo l'ho capito, ma vorrei sapere da che cosa.»

«Ti sembrerò pazza» mormorò fra sé, scuotendo leggermente la testa. Fece un respiro profondo, poi lo guardò di nuovo. «Da oltre un anno, mi capitano delle notti in cui faccio un sogno strano.»

Fece un piccola pausa, come se aspettasse da un momento all'altro che lui scoppiasse a ridere, ma l'espressione seria di Tyler non mutò.

«Sono in un bosco e corro. Non ho idea di come abbia fatto ad arrivare lì, o perché io mi ritrovi in quel posto, ma corro. Continuo a correre perché so che è l'unica cosa che posso fare se voglio sopravvivere.»

«Sopravvivere? Sopravvivere da cosa?»

«Dagli Oscuri.»

Tyler si rizzò di colpo e la guardò visibilmente confuso. «Cosa?»

Perla annuì debolmente e si umettò le labbra. «Loro mi inseguono, mentre io continuo a scappare. E quando penso di essere quasi al sicuro, uno di loro mi scaraventa a terra e... e mi uccide.»

Le tremavano le mani. Era la prima volta che raccontava a qualcuno che non fosse suo padre di quell'incubo che la tormentava da un anno e per lei non era affatto facile aprirsi in quel modo. Eppure Tyler non aveva battuto ciglio, era rimasto immobile e l'aveva ascoltata senza mai giudicarla.

«L'ultima volta, però, qualcosa è cambiato» continuò lei, approfittando del silenzio del ragazzo. Aveva timore che, se si fosse fermata, non sarebbe riuscita ad arrivare alla fine del suo racconto.

«Che cosa è cambiato?» chiese lui lentamente.

Perla distolse lo sguardo e si morse le labbra. «Pensava fossi mia madre.»

Tyler strinse gli occhi e incrociò le braccia al petto. «Hai sognato un Oscuro che uccideva Eulalia?»

«No, no!» Si alzò in piedi e iniziò a camminare avanti e indietro per il soggiorno sotto lo sguardo confuso e indagatore del ragazzo. «Ero sempre io, ma poi l'Oscuro mi ha scaraventato a terra e mi ha sussurrato il nome di mia madre all'orecchio, prima di pugnalarmi al cuore con una spada.»

Tyler non disse nulla, e dopo un minuto di silenzio Perla si girò verso di lui e notò che era impallidito. Si alzò di scatto e superò la porta che portava alla zona notte a passo rapido, senza dire una parola. Lei rimase immobile in totale confusione, ma non fece in tempo a chiedersi perché fosse andato così velocemente in camera sua poiché lo vide tornare in soggiorno con un grosso manuale sottobraccio. Raggiunse la cucina ultra moderna a grandi passi e Perla non esitò un secondo e lo seguì.

Lo trovò in piedi davanti alla penisola, le mani appoggiate sulla superficie di marmo e il capo chino sul manuale, ancora chiuso. Si avvicinò a lui e osservò quel grosso tomo con attenzione da sopra la sua spalla: era piuttosto antico ma ancora in perfette condizioni, con il dorso decorato con una decina di nervi dorati e la copertina di cuoio con una stella a cinque punte inserita all'interno di un cerchio al centro. Sopra questo disegno, infine, vi era una scritta in rilievo color dell'oro che Perla non riuscì a comprendere.

τῶν Ὴλημεντɑρικῶν Ἐpῳδῶν Bιβλίον

«Che cosa c'è scritto?»

«To tòn elementarikòn erodòn biblíon» rispose lui, con lo sguardo fisso davanti a sé.

«Che lingua è? Ostrogoto?»

Tyler sorrise e la guardò, poi aprì il manuale. Le pagine erano ingiallite e più rigide rispetto a quelle che era abituata a vedere nei suoi libri.

«Greco antico.»

«E tu conosci il greco antico?»

Lui annuì, continuando a sfogliare le pagine alla ricerca di chissà quale informazione. «Mio padre era un professore di Lettere Antiche all'Università della California, me l'ha insegnato lui.»

Perla si morse le labbra, trattenendo un sorriso. Era la prima volta che Tyler le raccontava di sua spontanea volontà qualcosa sulla sua famiglia, e lei stentava ancora a crederci. Era convinta che lui non le avrebbe mai detto nulla, che si sarebbe lasciato alle spalle il suo passato e tutto quello che vi apparteneva, compreso i suoi genitori e Abby. Forse scappava da una famiglia con la quale non andava d'accordo, ma allora perché tatuarsi l'iniziale della sorella sul braccio? Forse lei era l'unica con la quale era rimasta in contatto, mentre con i suoi genitori non aveva più alcun tipo di rapporto. Avrebbe voluto saperne di più, e magari quello era il momento perfetto per farlo.

«Era? E adesso di che cosa si occupa?»

«Di nulla» disse, la voce dura, e Perla capì che lui non le avrebbe detto nulla di più.

Lo guardò e vide una strana espressione sul suo volto; sembrava preoccupato, quasi tormentato da quella rivelazione che gli aveva fatto poco prima. Si chiese che cosa stesse cercando su quel manuale. Forse stava cercando una prova che gli accertasse il fatto che lei si fosse inventata tutto. Non poteva di certo biasimarlo, però, nessuno avrebbe creduto a una cosa del genere. Tuttavia sentì una punta di delusione farsi strada dentro di sé. Era convinta che lui le avrebbe creduto, che lui era la persona più giusta alla quale raccontare una cosa simile. Evidentemente si sbagliava.

«Senti» mormorò, portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. «So che d'ora in poi penserai che io sia pazza, ma...»

Tyler si girò di scatto verso di lei e le prese il volto tra le mani, e Perla trattenne il fiato. Lui era così vicino, le labbra a pochi centimetri dalle sue. Non lo erano più stati in quel modo dalla prima volta che l'aveva portata all'Elementalon, ma la sensazione che provò fu esattamente la stessa: il cuore prese a batterle all'impazzata e le ginocchia sembravano cedere.

«Non penso che tu sia pazza. Smettila di ripeterlo» sussurrò, spostandolo sguardo sulla sua bocca. Quando i loro nasi si sfiorarono Perla capì che, se Tyler avesse provato a baciarla, lei non si sarebbe tirata indietro. Lui la guardò con una tale intensità da farle tremare il cuore, poi si allontanò da lei con forza.

Perla aveva il cuore che le batteva all'impazzata e una strana sensazione di calore le aveva attraversato tutto il corpo. Era rimasta elettrizzata da quel momento così intenso da farle girare la testa, e in quel momento capì che era inutile fare finta di niente e che doveva ammetterlo almeno a sé stessa: a Perla piaceva Tyler. L'aveva capito sin dalla prima volta che lui aveva cercato di baciarla all'Elementalon, ma aveva sempre cercato di convincersi che fosse sbagliato prendersi una cotta per lui in quel momento. Aveva imparato ad apprezzare il suo lato scherzoso e superbo, e adorava la sua bontà e il suo modo di prenderla in giro.

«Guarda qui» esclamò Tyler all'improvviso, riportandola alla realtà. «È questa la spada che hai sognato?»

Perla fece un respiro profondo, cercando di dimenticare per un attimo ciò che provava per il ragazzo, e si avvicinò a lui. Nel punto in cui Tyler le indicava vi era raffigurata una spada dalla lama ricurva e sottile, con un'elsa decorata da piccole pietre preziose.

«È questa, sì» mormorò stupita, ripensando all'Oscuro che stava per pugnalarla con quella strana arma.

«Merda!»

Perla vide la mano di Tyler chiudersi in un pugno e i muscoli del viso irrigidirsi all'istante, e questo la fece preoccupare. «Che cosa significa?»

Passarono diversi minuti prima che il ragazzo si girasse verso di lei e la guardasse negli occhi. Il suo sguardo era carico di tormento, ansia e rancore, e Perla si chiese quanto grave fosse la situazione per smuovere dentro di lui così tante emozioni.

«Questa è una Xiphos. È l'unica arma in grado di uccidere gli Elementi.»

A quelle parole Perla spalancò gli occhi, incredula. Nell'ultimo anno aveva sognato un mago Nero e una spada in grado di uccidere gli Elementi senza averne mai visto uno. Ora era certa di essere pazza.

«Com'è possibile che io abbia sognato quella spada? Non sapevo nemmeno che esistesse davvero.»

«Non lo so» mormorò lui, lo sguardo fisso davanti a sé.

«Ma ci dev'essere una ragione che spieghi il perché io abbia visto la Xiphos senza prima sapere che ce ne fosse davvero una, e anche perché abbia sognato un Oscuro prima della notte di Halloween.»

Tyler fece un respiro profondo, poi scosse leggermente la testa. «Forse, dopo la morte di Eulalia, è successo qualcosa che ha fatto sì che tu potessi vedere in sogno cosa può essere pericoloso per un Elemento in modo tale da riconoscere il pericolo ed evitarlo.»

«Può essere» disse Perla, appoggiandosi contro la penisola di marmo, le braccia incrociate al petto. «È tutto così strano. Non ci capisco più nulla. La mia vita era molto più semplice quando non sapevo di essere un Elemento.»

Non appena quelle parole uscirono dalla sua bocca, se ne pentì. Sua madre era stato un Elemento e, a detta di Tyler, era anche molto in gamba. Desiderare di non essere una strega e rinnegare la sua vera natura era come rinnegare anche sua madre. Perla non voleva fare questo, sua madre era una donna fantastica e lei avrebbe fatto di tutto per essere brava quanto lei.

Sentì Tyler avvicinarsi a lei, e quando le posò le mani sulle spalle provò una sensazione di calore in tutto il corpo. Lo guardò negli occhi e quello che vide fu comprensione. Perla sapeva bene che lui era l'unico in grado di capirla davvero, poiché anche a lui era stata rivelata la sua vera natura all'improvviso; Tyler non aveva fatto in tempo ad abituarsi all'idea di essere un mago che si era trovato con un medaglione magico tra le mani e la possibilità di usare la magia, senza però sapere bene come usarla. Edward, suo nonno, gli aveva insegnato tutto quello che vi era da sapere sulla magia Elementale, mentre dal punto di vista pratico dovette fare affidamento solo su sé stesso. Perla si riteneva in qualche modo fortunata: anche lei aveva scoperto tutto all'improvviso, ma poteva contare sull'aiuto di qualcuno che la capiva meglio di chiunque altro.

«So che non a volte non è facile essere quello che siamo» disse, con un lieve sorriso sulle labbra. «ma, credimi, non vorrei mai vivere una vita diversa da quella che sto vivendo ora.»

«Tu sei felice di essere un mago?»

«Certo, e lo sarai anche tu.»

«Io sono felice, ma...» Perla fece un respiro profondo e distolse lo sguardo, cercando le parole giuste per spiegarsi al meglio. «Ci sono tante cose che non so, e poi viene fuori che sono in grado di sognare cose che non sapevo nemmeno che esistessero. Tipo, ieri notte ho sognato un tostapane che mi parlava. Esistono elettrodomestici parlanti, per caso?»

Tyler scoppiò a ridere e le portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, facendole tremare il cuore. «Non che io sappia. Però ti prometto che capiremo insieme perché sei un grado di sognare cose che ancora non hai visto.»

Perla si morse il labbro e lo guardò piena di gratitudine. «Davvero?»

«Certo. Il bello di essere un Elemento è che impari a credere che tutto sia possibile.»

«Oh, questo lo so bene. Tu credi che, prima o poi, io verrò a bere una birra insieme a te.»

Tyler rise e si appoggiò alla penisola di fianco a lei. «Oh, piccola, lo farai. Non riuscirai a resistere al mio fascino ancora per molto» mormorò, con un sorriso malizioso sul viso.

«Notizia flash: la birra mi fa schifo.»

«Questo complica di molto il mio piano.»

Perla annuì e, quando vide la faccia corrucciata del ragazzo, scoppiò a ridere. «Mi dispiace.»

«Però ti piace il cappuccino. Questo lo so.»

«Io amo il cappuccino. Anzi, amo qualsiasi cosa contenga anche una sola goccia di caffè.»

«Allora un giorno di questi potremmo tornare da Starbucks e bere un grosso bicchiere di cappuccino insieme. Che ne dici?»

Perla lo guardò sorpresa. Le stava chiedendo di uscire? Era impossibile, lei era solo un'amica per lui. Eppure la stava per baciare all'Elementalon. Era anche vero che non ci aveva più provato da quella volta, e non aveva mai accennato a quello che stava per accadere se lei non si fosse allontanata in tempo. Era chiaro che Tyler non provava le stesse cose per lei. Poteva comunque accettare il suo invito, in fondo non era niente di formale. E poi due amici potevano benissimo andare a bere un cappuccino insieme.

Si umettò le labbra e annuì, incrociando le braccia al petto. «D'accordo. E, insieme al cappuccino, ci prendiamo anche uno di quei buonissimi muffin al cioccolato.»

Tyler le sorrise e le circondò le spalle con il braccio. «Ecco un'altra cosa positiva dell'essere un Elemento.»

«E sarebbe?»

«Hai conosciuto me e, grazie al sottoscritto, hai assaggiato quel delizioso muffin. Non è una cosa positiva?»

«La migliore» rispose, sarcastica, ma dentro di sé sapeva che in quelle parole c'era un pizzico di verità.

**

Ebbene sì, il computer è stato riparato e quindi... ECCOMI DI NUOVO QUIIII!

Come spero abbiate letto nell'altro 'capitolo' (che provvederò a cancellare non appena finisco di pubblicare questo), ho ritardato la pubblicazione della storia per motivi di salute, di partecipazione a concorsi e altri impegni personali che non vi sto a elencare per non annoiarvi. Quindi scusate per il mega ritardo, da oggi tornerò a postare una volta alla settimana come facevo prima.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e che sia sufficiente per farmi perdonare per questa mia lunghissima assenza su Wattpad :) Il prossimo sarà ricco di novità succulenti, però non vi dico nulla di più, perciò... STAY TUNED!

Un abbraccio,
Katja


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