The Elements - La vendetta

By KatjaCongiu

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*** IN REVISIONE *** PRIMO LIBRO || In seguito alla scomparsa della madre, avvenuta quasi un anno prima, Perl... More

THE ELEMENTS | LA VENDETTA
2 || Nuovi arrivi (R)
3 || Scintille in biblioteca (R)
4 || Una staffetta da capogiro (R)
5 || La festa di Halloween (R)
6 || Scusarsi (R)
7 || Il momento della verità (R)
8 || Messaggi (R)
9 || Nuove realtà
10 || La lettera
11 || Il falò di West Beach
12 || Amici
13 || L'Elementalon
14 || Il primo allenamento
15 || Confessioni
16 || Scoperte
17 || Rabbia e gelosia
18 || Attacco a sorpresa
19 || Lex Young
20 || Arrivederci
21 || Bianchi
22 || San Pedro de Atacama
23 || Legami
24 || Messaggeri
25 || Ultimo giorno
26 || Wellington
27 || Questione di scelte
28 || Ricordi
29 || Nell'ombra
30 || A cuore aperto
31 || Il meglio deve ancora venire
32 || Cuore puro
33|| Fiducia e lealtà
34 || Colpire alle spalle
35 || Ritrovarsi
36 || Un piano per vincere
37 || Rivelazioni
38 || Un pizzico di normalità
39 || Fulmine a ciel sereno
40 || Non è oro tutto ciò che luccica
41 || Vendetta
Epilogo || Fare i conti con l'ignoto
Capitolo extra || La magia più potente al mondo
|| SEQUEL ||
|| SPECIALE 10K LETTURE ||
|| CAST & BOOKMARK ||
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1 || Un giorno come un altro (R)

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By KatjaCongiu

La campanella che segnava l'inizio della prima ora era suonata già da dieci minuti, quando Perla entrò nell'aula di matematica. La sera prima era rimasta sveglia fino a tarda notte per terminare un compito sulla guerra di Secessione e, vinta dalla stanchezza, quella mattina non era riuscita a sentire la sveglia. Suo padre era uscito da un pezzo e aveva perso il pullman, perciò non aveva potuto far altro che incamminarsi a scuola a piedi.

La professoressa Smith stava scrivendo alla lavagna una dozzina di equazioni con l'aria da sufficienza che da sempre la contraddistingueva. Era una donna acida e burbera che sembrava provare un odio profondo per qualsiasi adolescente; indossava un maglione di un giallo sbiadito e un paio di pantaloni scuri con cui probabilmente cercava di nascondere l'esagerata rotondità del suo corpo, mentre i capelli, grigi e perennemente unti, erano legati in uno chignon basso. Teneva lo sguardo fisso di fronte a lei e sembrava non essersi accorta dell'arrivo della ragazza, che cercò di approfittare della situazione per entrare in classe facendo il meno rumore possibile. Con movimenti lenti, si sedette al suo banco e lanciò uno sguardo ai suoi compagni, che la guardavano con un lampo di divertimento negli occhi. Si voltò di nuovo verso la Smith e vide che era ancora intenta a scrivere quella sfilza di numeri e lettere, e non poté trattenere un sospiro di sollievo.

«Spero che la signorina Wells abbia una ragione valida per essere arrivata in ritardo, questa mattina.»

Beccata, pensò lei.

La Smith si voltò e posò il gesso sulla cattedra, poi sollevò gli occhi e la guardò con disprezzo. Non che fosse la prima volta, ma Perla si sentiva sempre a disagio sotto quello sguardo austero che la donna era solita rivolgere agli studenti, e le guance le si imporporarono violentemente.

«Mi dispiace tanto, professoressa, ma ieri sera...» cercò di giustificarsi, portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

La donna alzò una mano e le fece segno di fermarsi. «Non m'interessa. Quello che fa fuori da questa classe non è affar mio.» Prese una salvietta profumata dalla borsa e cominciò a pulirsi le dita dal gesso, tornando a osservarla con uno sguardo gelido. «Potrebbe persino essere andata a cena alla Casa Bianca! Io esigo che le regole vengano rispettate e che i miei alunni, al suono della campanella, siano già in aula con i libri aperti sul banco, pronti a seguire la lezione con molta attenzione.» Accompagnò quest'ultima parola con un pugno secco sulla cattedra, svegliando di soprassalto un ragazzo che stava seduto in prima fila.

Perla dovette mordersi la lingua per evitare di rispondere a tono e abbassò lo sguardo: era sempre andata bene a scuola e in matematica aveva ottenuto ottimi voti sin dai tempi delle elementari. Proprio non capiva perché la Smith dovesse prendersela anche con lei, una delle sue migliori studentesse, ma sapeva che quella donna non vedeva di buon occhio praticamente nessuno.

«Visto che è arrivata in ritardo» continuò la donna, «immagino sia ben riposata e pronta per risolvere queste equazioni con estrema facilità.»

Perla spostò lo sguardo alle spalle della donna, e non appena vide quello che le sarebbe toccato risolvere, un piccolo sorriso le incurvò le labbra piene. Si alzò dalla sedia e si avvicinò alla lavagna con sicurezza; poi prese il gessetto e iniziò a fare tutti i calcoli del caso, sotto lo sguardo attento della Smith.

«Fatto» esclamò dopo una ventina di minuti, girandosi verso l'insegnante e porgendole il gessetto.

La donna osservò con attenzione i procedimenti, i calcoli, i risultati, e pian piano quel sorrisetto strafottente che aveva sempre stampato in faccia cominciò a vacillare.

«Vada a posto, signorina Wells» esclamò infine, girandosi verso di lei con uno sguardo carico di disprezzo. Aveva risolto correttamente tutte le equazioni e la Smith non le aveva fatto nemmeno un complimento, ma c'era da aspettarselo. Non diceva nulla di carino nei suoi giorni migliori - che erano di per sé una rarità - figuriamoci nei suoi momenti no. «La prossima volta che arriverà in ritardo, la sbatto in presidenza!»

Perla annuì e tornò rapidamente a sedersi. Con la coda dell'occhio vide i suoi compagni di classe applaudire piano e sentì qualcuno farle i complimenti, e un sorriso soddisfatto le illuminò il viso. Non era cosa da tutti i giorni saper mettere al suo posto la professoressa ed era felice di aver saputo dimostrarle che lei, di matematica, ne capiva qualcosa.

Da quel momento in poi, la lezione fu una vera e propria tortura. La Smith non perdeva occasione per rispondere in malo modo a chiunque le ponesse anche la più semplice delle domande. Quando la campanella suonò, Perla prese il proprio zaino e si fiondò fuori dall'aula. S'immerse nel corridoio gremito di studenti e professori e, avvolta nel trambusto che caratterizzava il cambio d'ora, in pochi minuti raggiunse il proprio armadietto. Lo aprì, ripose il libro di matematica e prese quello di Storia Americana, infilandolo nello zaino insieme alla relazione sulla guerra di Secessione finita la sera precedente.

«Ho saputo che hai zittito il Limone!»

Quella voce squillante e allegra la fece sussultare. Dischiudendo le labbra in un lieve sorriso, si girò e trovò davanti a sé una ragazza dagli occhi grigi e un viso tondo e pallido, coperto da una spruzzata di lentiggini e circondato da una folta chioma di capelli rossi legati in una treccia laterale.

Era Sam, la sua vivace, sfrenata, chiacchierona e bellissima migliore amica.

«Il Limone?» le chiese, aggrottando le sopracciglia.

«Il Limone. La Smith!» esclamò, appoggiandosi con una spalla all'armadietto di fianco al suo. «Acida com'è non potrebbe avere soprannome migliore.»

Perla scoppiò a ridere e scosse la testa. «Hai davvero dato un soprannome alla nostra insegnante di matematica?»

«Alla tua insegnante. Io con quella stronza non voglio averci più niente a che fare.»

Sam non era mai stata un asso a scuola. Preferiva passare il proprio tempo ascoltando musica, uscendo con gli amici o pubblicando foto su Facebook, piuttosto che sui libri; tuttavia era sempre riuscita a superare l'anno scolastico senza particolari problemi, finché l'anno precedente non aveva seguito il corso tenuto dalla Smith e aveva rischiato la bocciatura. Per evitare che l'accaduto si ripetesse, i suoi genitori l'avevano costretta a studiare durante l'estate, cosa che aveva scaturito in lei un odio profondo nei confronti della donna - e della matematica. 

«Non ho fatto niente di che, comunque» proseguì l'altra, chiudendo l'antina dell'armadietto. «Ho solamente risolto degli esercizi e...»

«Non le hai dato modo di insultarti e sminuirti davanti a tutta la classe, cosa da cui sembra trarre un fastidiosissimo piacere.»

«Sì, beh... ero sul punto di mandarla a quel paese. Saresti stata fiera di me.»

«Ovviamente! Quella vecchia zitella si meriterebbe un grosso e sentito vaffanculo. Dito medio alzato incluso.»

Perla rise di gusto e alzò gli occhi al cielo. Sam si sistemò lo zaino su una spalla e prese la sua migliore amica sottobraccio. «Ma dimmi» disse poi, incamminandosi verso l'aula di Storia Americana. «Cos'hai combinato per farla incazzare così tanto?»

«Non ho sentito la sveglia e sono arrivata in ritardo.»

«Ti ha fatto quella scenata solo perché sei arrivata in ritardo?»

«So che per una ritardataria cronica è difficile comprenderlo, ma si dovrebbe arrivare a scuola prima del suono della campanella, non dopo

Sam le mostrò il dito medio. «Prendimi pure in giro; intanto non sei mai arrivata in ritardo da quando la ritardataria cronica passa a prenderti con la macchina ogni mattina.»

Perla ridacchiò e alzò le mani in segno di resa. «Touchè

Tutte le mattine da quando aveva superato l'esame della patente, Sam andava a prenderla sotto casa con la sua adorata Sandero bianca e, prima di raggiungere la scuola, passavano da Dunkin' Donuts per bere insieme qualcosa di caldo. Quel giorno però aveva dovuto accompagnare la madre al lavoro e non era riuscita a darle un passaggio.

«Bel look, comunque» disse Sam dopo un breve attimo di silenzio.

Perla abbassò lo sguardo sul paio di jeans chiari e il dolcevita nero che aveva indosso, poi le sorrise con gratitudine e le diede un delicato colpo d'anca. «Anche tu non sei male.»

L'amica indossava una gonna di jeans lunga fin sopra le ginocchia, un paio di collant marroni, una camicia rossa di flanella con sotto una maglietta nera con il logo dei Metallica stampato al centro, che si abbinava perfettamente agli stivali alti fino a metà polpaccio. Sam aveva un gran bel fisico; era alta e con tutte le curve al posto giusto, e aveva la capacità di far risaltare il proprio corpo senza osare troppo.

«Io sono sempre fantastica» disse, scostandosi la treccia con fare altezzoso. Poi la guardò e, dopo qualche attimo, scoppiarono entrambe in una fragorosa risata.

Un attimo prima che la seconda campanella suonasse, le due ragazze entrarono nell'aula di Storia Americana e si sedettero al proprio posto, una di fianco all'altra. La professoressa Hart, una gioviale donna di mezza età dall'animo sbarazzino, arrivò poco dopo. Indossava un lungo abito verde che le stringeva i fianchi e le conferiva un aspetto più giovanile, mentre i capelli neri erano stati pettinati in un'acconciatura tipica degli anni Cinquanta.

Si accomodò alla cattedra e incurvò le labbra in un allegro sorriso. «Buongiorno a tutti, ragazzi. Per oggi dovevate scrivere una relazione sulla guerra di Secessione, giusto?» domandò senza smettere di sorridere, mentre si metteva gli occhiali da vista alla Harry Potter sul naso. «Bene, vediamo chi verrà a esporre la propria davanti a tutta la classe.»

In quel preciso istante, Perla vide un bigliettino piegato in due atterrare sul suo banco, proprio sopra la relazione che le era costata la ramanzina della Smith. Guardò la Hart per assicurarsi che non si fosse accorta di nulla, quindi lo prese e lo aprì.

"La Hart sembra proprio una zucchina, vestita in quel modo."

Perla dovette mordersi il labbro inferiore per trattenersi dal ridere e si voltò verso Sam, la quale fece una smorfia di disgusto e scosse piano la testa.

«Samantha Brooks» esclamò Mrs. Hart, incrociando le mani sul ventre. «Ti va di cominciare?»

Sam sgranò gli occhi e imprecò sottovoce. Si alzò controvoglia dalla sedia e, con la relazione tra le mani, si avviò verso la cattedra. Contrariamente a quanto ci si aspetterebbe da una ragazza estroversa come lei, una delle cose che più la spaventavano era parlare in pubblico. Non importava se avesse dovuto farlo davanti a duecento persone sconosciute o a una decina di studenti che conosceva da ormai tre anni, Sam odiava avere gli occhi di tutti puntati su di sé.

«Mi raccomando, Samantha, parla a voce alta e sii chiara!» le raccomandò la Hart con quello che voleva essere un sorriso rassicurante, prendendo un quadernetto dalla copertina rosa in cui appuntare tutto quello che la ragazza avrebbe detto di interessante, in modo da poterlo approfondire in seguito, o di sbagliato.

Sam si guardò intorno con un'espressione di puro terrore dipinta in viso, quindi posò lo sguardo su Perla, che le sorrise e le fece segno di calmarsi e fare un respiro profondo. La ragazza chiuse gli occhi e, seguendo il consiglio dell'amica, prese un lungo respiro; infine li riaprì e, con voce tremante, iniziò a esporre il suo lavoro.

**

Grazie all'aiuto della sua migliore amica, Sam era riuscita a esporre tutta la sua relazione senza troppi problemi e, per il resto della giornata, non aveva fatto altro che ringraziare Perla per averla tranquillizzata e aver evitato di farle fare una figuraccia davanti all'intera classe.

Il resto della mattinata era trascorsa abbastanza rapidamente e, dopo un'amara sconfitta a pallavolo durante l'ora di ginnastica, Perla tornò a casa con la sola voglia di sdraiarsi sul letto e dormire per un paio d'ore. Si chiuse la porta alle spalle e posò lo zaino a terra, che cadde al pavimento con un sordo tonfo. Si tolse le scarpe, si levò la giacca di pelle e ripose il tutto al proprio posto. Fece per volare in camera sua decisa a riposare un po', quando una voce profonda richiamò la sua attenzione.

«Non si saluta più?»

Un tenero sorriso curvò le labbra della ragazza, che si voltò e si diresse a passo svelto verso la cucina. Quando entrò nella stanza, vide la figura imponente di suo padre seduta al tavolo, intento a leggere qualcosa sul computer portatile con il mozzicone di un sigaro spento tra le labbra.

«Ciao» disse con voce piccola, stampandogli un rapido bacio sulla guancia. «Non sapevo fossi già a casa.»

«Non era previsto, infatti» mormorò l'uomo, chiudendo il computer e passandosi una mano tra i capelli color sale e pepe, «ma ho finito delle pratiche in anticipo e allora ho pensato di tornare a casa dalla mia figlia preferita.»

John Wells era un brillante commercialista e lavorava in uno studio nel centro di Stamford; era molto competente nel suo lavoro e quasi ogni abitante della città si rivolgeva a lui in caso di bisogno.

«Lo dici solo perché sono la tua unica figlia.»

«Questo non significa che non sia la verità.»

«Gnè gnè» gli fece il verso lei, facendogli la linguaccia.

L'uomo scoppiò a ridere; poi posò il mozzicone sul tavolo e si alzò, quindi si avvicinò alla ragazza e le diede un tenero bacio sulla fronte. «Com'è andata a scuola?» 

«Tutto bene» rispose. Non voleva dirgli quello che era successo alla prima ora, perché sapeva che si sarebbe sentito in colpa per essere uscito di casa al mattino presto. Si rimproverava spesso di passare troppo tempo al lavoro e aveva sempre il timore che la figlia si sentisse in qualche modo trascurata, ma Perla non si sentiva affatto così e non c'era modo di farglielo capire.

John sorrise e le accarezzò affettuosamente una guancia. «Stasera pensavo di ordinare una pizza, ti va?»

«Sai che non dico mai di no alla pizza» rispose la ragazza, ridacchiando.

Stampò un rapido bacio sulla guancia del padre e, dopo avergli scoccato un allegro sorriso, recuperò lo zaino dal pavimento e andò nella sua stanza. Si richiuse la porta alle spalle e si sdraiò sul letto, che cigolò sotto il suo peso.

Si girò supina e guardò il soffitto: i raggi solari filtravano tra le tende arancioni e una brezza leggera le solleticava piacevolmente la nuca. Sospirò e chiuse gli occhi, sperando di riuscire a riposare un po' prima di buttarsi a capofitto sui compiti che aveva da fare per il giorno seguente.

Rimase sdraiata in quella posizione per una trentina di minuti senza riuscire a prendere sonno. Sospirando profondamente, riaprì gli occhi, si mise a sedere e spinse le gambe fuori dal letto. Sollevò lo sguardo sul comodino che vi era lì accanto e intercettò un paio di occhi verde smeraldo, incastonati in un viso dai lineamenti delicati e molto simili ai suoi, che la guardavano con affetto e gioia. Era una foto di cinque anni prima, e Perla ricordava perfettamente il momento in cui era stata scattata.

Incapace di trattenersi, allungò una mano e sfiorò con le dita quell'immagine a cui era profondamente legata. Con tocco leggero accarezzò i lunghi capelli biondi che assomigliavano tanto ai suoi e sospirò con malinconia; infine allontanò la mano e si distese su un fianco. Rimase a fissare quella foto per un lungo istante, prima di chiudere nuovamente gli occhi.

Con la mente tornò indietro nel tempo a quei giorni in cui tutto era perfetto; poi, dopo quella che sembrò essere un'eternità, si addormentò. 

****

Ciao a tutti! 

Innanzitutto voglio ringraziare te, persona che stai leggendo questo capitolo, per esserti imbattuto nella mia storia. Spero di aver fatto un buon lavoro e di essere riuscita a suscitare il tuo interesse, spingendoti a proseguire nella lettura.

Lavoro a questa storia da quasi due anni. Ho avuto l'ispirazione tanto tempo fa e, dopo aver delineato bene la trama e i vari personaggi, ho cominciato a buttare giù qualche riga e piano piano è nato "The Elements - La vendetta". Non è il primo romanzo che scrivo; ho la passione per la scrittura dall'età di tredici, quattordici anni e scrivevo per lo più storia d'amore. Questa volta ho voluto cimentarmi in qualcosa di assolutamente nuovo per me e superare quelli che credevo fossero i miei limiti. Quindi sì, The Elements - La vendetta è in assoluto il primo fantasy che abbia mai scritto. 

Passando al capitolo: abbiamo conosciuto tre personaggi di questa storia e abbiamo iniziato a conoscerli un poco. Non è un capitolo lunghissimo, ma è servito per lo meno a dare il via a quella che sarà una storia piena di colpi di scena. Prometto che, pian piano, le cose si faranno interessanti! 

Ultima cosa! Per chi è nuovo nella lettura, dovete sapere che questo romanzo è in fase di revisione; pertanto potreste trovare una discordanza di stile tra un capitolo e un altro. CI tengo a ribadire che questa storia è molto importante per me ed è per questo motivo che vorrei renderla quanto meno sufficiente a livello stilistico - che, nel corso della storia, è cambiato parecchio

Concludo ringraziandovi ancora per aver speso qualche minuto del vostro tempo per leggere questa storia e invitandovi a farmi sapere cosa ne pensate tramite una stellina o un breve commento. Con la speranza che questo romanzo vi piaccia ad ogni capitolo sempre di più, vi mando un bacio. 

Mi raccomando... STAY TUNED.
Katja.

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