Blue&Grey| vmin

By ___normal___girl

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Il bene che Jimin e Taehyung provavano l'uno per l'altro era tanto e, per loro, mascherarlo sarebbe diventato... More

Blue and Grey
Prologo - Friends
1. Happy Jimin's day
2. The birthday party
3. Friendship?
4. Am I wrong?
5. A new trip
6. Bon Voyage
7. Heartbeat
8. Crazy for love
9. Christmas Love
10. Tear
12. Scenery
13. Bear
14. Let it snow
15. Promise
16. Coincidence
17. Sunkissed
18. Secret
19. Valentine's Day
20. Lights
21. Black shirt
22. Lie
23. Misunderstandings
24. Maybe I love him
25. Yes, I love him
26. Let me love you
27. Smile
28. Sweet creature
29. Busan
30. Resistance
31. Can I tell you I love you?
32. Complications
33. I'm gay
34. Do you trust me?
35. My boy
36. Black Swan
37. Loving is not easy
38. Stay with me
39. Steps on Broadway
40. You belong to me
41. Let me feel your love
42. Ti amo
43. Destiny
44. Husband and Wife
45. People fall in love
46. It Is Him I Love
❀️

11. Star

299 23 158
By ___normal___girl


Little Star - Standing Egg

Natale passò velocemente. La neve in quei giorni si sciolse del tutto e Seoul ritornò velocemente come prima. Jimin passò il venticinque dicembre assieme alla sua famiglia e a Yoongi, che accettò solamente dopo un centinaio di richieste l'invito a pranzare insieme. Gli altri cinque ragazzi, invece, partirono quasi tutti la mattina presto, solo Taehyung viaggiò di sera. Jimin infatti, quella notte, non chiuse occhio finché, verso le quattro di mattina, non gli arrivò un suo messaggio per dirgli di essere arrivato. Quell'anno non festeggiarono nemmeno il suo compleanno tutti insieme, dato che il moro si trovava nella sua vecchia casa insieme alla sua famiglia. Fecero tutti una videochiamata dal loro appartamento, solo Taehyung sarebbe ritornato l'ultimo giorno dell'anno. Fortunatamente sua madre gli preparò una piccola torta, infatti il festeggiato spense le ventisei candeline e brindò insieme ai suoi amici. Non si vedevano da qualche giorno e già sentiva la loro mancanza, soprattutto di uno di loro in particolare.

Jimin, la stessa sera, si decise e raccontò tutto quanto a Yoongi. Il maggiore subito non disse nulla. Lui già sapeva, aveva sempre saputo. Per questo Jimin rimase bloccato sul posto quando non vide nessun segno di sorpresa, confuso.

"Hyung, perché non sembri sorpreso?", gli chiese Jimin, stravaccato sul comodo letto del maggiore.

Yoongi scrollò le spalle. "Perché non lo sono.", sogghignò.

Ed era vero. Quella storia andava avanti da anni, tanti anni, e Yoongi non aspettava altro che sentirselo dire proprio da uno di loro. Persino Namjoon e Hoseok se n'erano accorti. Troppe volte li beccavano a dormire insieme, abbracciati come due cozze, sul divano. Troppe volte vedevano quanto bene si volessero e, soprattutto, in che modo se lo dimostrassero. Troppe volte avevano provato a convincersi che la loro fosse solo una grande manifestazione d'affetto dopo anni e anni di splendida amicizia. Ma quello non era affetto, Yoongi ci avrebbe scommesso due reni.

"Cosa dovrei fare, hyung?"

Yoongi sbuffò. "Sono l'ultima persona a cui dovresti chiedere, Jimin-ah."

Il maggiore non sapeva nulla sull'amore. Le sue poche relazioni andarono tutte in frantumi per causa sua, per questo non era il caso di dare consigli al suo amico. Ma ci provò lo stesso, per non deluderlo.

"Ne avete parlato?", domandò il corvino a Jimin, "Vi ho visti l'altra sera, mentre spacchettavamo i regali. Avevo già capito cosa fosse successo dalle vostre facce."

Il biondino si passò le mani sul volto. "No, dopo la vacanza in Italia non abbiamo più parlato."

"Allora fatelo, Jimin. Cosa diavolo state aspettando?", parlò Yoongi con tono quasi autoritario, "Senti. Voi non siete soltanto amici, questo lo capisci vero? E per Taehyung è sicuramente lo stesso, credimi. I vostri occhi parlano più di ogni altra cosa, e vuoi sapere cosa vedo? Occhi innamorati. Da anni, Jimin. Li vedo dalle superiori e non ho mai smesso di credere in voi. Quindi, perfavore, smettetela di comportarvi da bambini e prendete in mano le redini della vostra vita. So che potreste sentirvi strani, cambiati, ma non c'è nulla di male nell'amarsi. Non c'è nulla di male nell'amare una persona del proprio sesso. Non rovinatevi così, Jimin, non ora che i vostri cuori hanno trovato la via giusta."

E Jimin cominciò a piangere. Un pianto liberatorio, fatto di lacrime rimaste per fin troppi giorni racchiuse nei suoi occhi scuri. Pianse per una ventina di minuti, il capo poggiato sul petto magro di Yoongi, la mente sempre e comunque indirizzata a pensare alla figura di Taehyung, alle sue labbra rosse, al suo viso perfetto. Yoongi accarezzò i suoi capelli biondi, per tranquillizzarlo. Jimin quella sera si addormentò a fianco del suo amico, le braccia che stringevano il corpo del suo hyung nello stesso modo in cui stringevano sempre quello più robusto di Taehyung. Il biondo stava pensando a lui, ancora una volta.

***

Mancavano pochissime ore alla fine dell'anno e Jimin, nel piccolo camerino del teatro, continuava a camminare avanti e indietro, agitato. Lo spettacolo di danza sarebbe iniziato a breve e il biondino continuava a sfregarsi le mani sui pantaloni bianchi che indossava. La platea era quasi completamente piena, qualche decina di minuti prima aveva sbirciato dalla grande tenda rossa e aveva visto suo padre e suo fratello in prima fila con due bellissimi sorrisi stampati in viso.

"Jimin-ie!"

Jimin si fermò di scatto di camminare senza meta e rimase interdetto quando vide i suoi amici entrare uno ad uno nel suo camerino, accompagnati da un bellissimo e grandissimo mazzo di rose rosse. Jimin amava le rose rosse. Il biondino si avvicinò ai suoi amici e li abbracciò uno per uno.

"Ti piacciono?", gli domandò d'un tratto Seokjin, riferendosi ai fiori, "Sapevamo quanto ti piacessero anche le margherite di campo, ma Taehyung-ssi ci ha praticamente costretti a comprarti queste."

A quelle parole, le guance di Jimin si tinsero di un piacevole e carinissimo colorito rosa pesca. Yoongi se ne accorse subito, infatti non riuscì a trattenere un sorriso e fu obbligato a voltarsi nell'altra direzione per non scoppiare a ridere. Jimin cercò subito lo sguardo di Taehyung, ma non lo trovò.

Namjoon, accorgendosi dell'istantanea preoccupazione del minore, decise di prendere parola. "Tranquillo, Jimin. Taehyung arriverà presto.", disse sorridendo, "Ha chiamato qualche minuto fa per dirci che sarebbe arrivato in ritardo."

Oh, si disse Jimin. Il biondino annuì, poco convinto. Decise di poggiare il bellissimo mazzo di fiori sul tavolino di legno vicino alla porta, così che non si rovinasse.

"Grazie, ragazzi, sono bellissime. Vi voglio bene."

I cinque abbracciarono il loro amico e gli diedero qualche spintone, in modo scherzoso. Una ragazza bussò alla porta del camerino e informò Jimin che tra pochi minuti sarebbe stato il suo turno ad esibirsi e che sarebbe entrato in scena.

"Buona fortuna, Jimin-ie.", disse Hoseok prima di uscire, "Noi saremo fuori a fare il tifo per te. Fighting!"

Poteva farcela. La danza era tutta la sua vita, avrebbe ballato e avrebbe fatto sì che sua madre fosse fiera di lui.

***

Le suole degli stivaletti di camoscio di Taehyung battevano pesantemente sull'asfalto del marciapiede. Odiava indossare le scarpe a causa delle sue tantissime allergie alla pelle e, in più, era in ritardo. Lo era ancora una volta e non se lo sarebbe mai perdonato. Quello era il giorno di Jimin, del suo migliore amico, della persona a cui continuava a pensare, come cazzo aveva fatto a perdere il senso del tempo e ad arrivare così tardi a Seoul?

Una volta trovata l'entrata del grande teatro, Taehyung mostrò ai controllori il suo biglietto e scappò verso le poltroncine rosse, cercando la fila in cui si sarebbe dovuto sedere insieme ai suoi amici. Corse verso la seconda fila, trovando Namjoon seduto nel primo posto. Proprio nel momento in cui i suoi amici lo accolsero e lo fecero passare per raggiungere la propria poltroncina, le luci si spensero e la grande tenda rossa cominciò ad aprirsi.

Ce l'aveva fatta. Taehyung tirò un sospiro di sollievo e sorrise contento a Jungkook, che gli tirò una piccola pacca sulla spalla.

"Un minuto di ritardo in più e ti avrei buttato fuori a calci in culo, hyung."

Poi la vide. Una figura piccola e sottile, minuta, avvicinarsi al centro del palco, sovrastata da una fievole luce bianca. Taehyung rimase a bocca aperta quando le luci che poco prima si spensero cominciarono ad illuminare interamente quel piccolo corpo. Jimin era bellissimo. Meraviglioso. Indossava un paio di pantaloni bianchi larghi, sicuramente di seta, una maglia a maniche lunghe del medesimo tessuto, i piedi nudi e un grande telo bianco tra le mani. La musica partì e Taehyung, quando vide il suo amico iniziare a ballare sulle note lente e dolci di Little Star, schiuse le labbra. Jimin non poteva assolutamente essere reale. Osservò le sue movenze candide e raffinate, le sue braccia che si muovevano nell'aria e il suo viso che, anche se un po' lontano, sprigionava la solita bellezza di sempre. I suoi capelli biondi erano stati leggermente arricciati, piccoli boccoli biondi incorniciavano il suo bellissimo volto e le sue labbra, forse truccate, erano di un rosso mai visto prima d'ora.

Jimin iniziò a muoversi di più, le sue gambe viaggiavano da una parte all'altra del palco e non sembravano volersi fermare per nessuna ragione al mondo. Il maggiore danzava e danzava, l'espressione angelica sul viso priva di segni di fatica o di stanchezza. Quando cominciò poi a volteggiare su sé stesso, la sua maglia si alzò e lasciò intravedere il suo bellissimo fisico tonico ma allo stesso tempo fragile, che fece subito scoppiare d'emozione il piccolo cuore di Taehyung.

Quello era il suo Jimin.

Taehyung continuò a fissarlo negli occhi, per un momento credette pure di essere riuscito a far incrociare i loro sguardi. Si alzò per applaudire solo quando sentì gli altri farlo, completamente perso e preso dalla bellezza che quella creatura oramai ferma sul palco stesse sprigionando. Jimin brillava, brillava talmente tanto che avrebbe potuto fare invidia alle stelle.

Il moro sorrise. Sorrise così tanto che nemmeno se ne accorse. Continuò ad applaudire, gli occhi posati come prima su Jimin, incantati. Il ballerino si inchinò ancora una volta e sorrise quando vide alcune rose rosse essere lanciate sul palco, in segno di gratitudine e di apprezzamento. Ce l'aveva fatta. Era riuscito a ballare da solo, in un teatro stracolmo di gente, dopo mesi e mesi di duro lavoro. Prima di lasciare il palco, osservò il ragazzo ancora in piedi ad applaudire nella seconda fila, di cui aveva sentito lo sguardo addosso per tutta la durata del balletto. Taehyung era venuto e, in quel momento, Jimin capì finalmente che la sua vita, senza di lui, non avrebbe mai avuto alcun senso.

***

"Sei stato bravissimo, Jimin."

A quelle parole, il biondo si rifugiò nelle calde e grandi braccia del padre. Gli mancava la sua vecchia vita ma, quella che stava vivendo in quel momento, non l'avrebbe cambiata con nessun'altra al mondo. Jimin poteva ritenersi fortunato. Aveva ancora un padre e un fratello al suo fianco, una famiglia, un punto di riferimento. A volte non capiva come facesse Yoongi a vivere sapendo di avere perso i propri genitori, in qualche modo. Il suo hyung aveva ragione, se l'erano cercata loro, ma non doveva essere stato per niente facile rinunciare alla famiglia per seguire i propri sogni. Jimin avrebbe sicuramente scelto i suoi genitori, al posto di scappare per la danza. Forse era un codardo, un grande codardo, ma la paura di perdere le persone che amava e di rimanere solo era molto più grande di quella di non poter esaudire i propri desideri.

Anche suo fratello minore, Ji-hyun, si complimentò con lui. "Sei stato grande, fratellone.", gli disse, facendolo subito sorridere.

"Tua madre sarebbe stata fiera di te.", mormorò poi suo padre, "Ma lo è sicuramente anche adesso."

Jimin abbassò subito lo sguardo. Non poteva piangere di nuovo; aveva ventisei anni, non dodici, chissà cosa avrebbero pensato le altre persone.

"La mamma ti avrebbe abbracciato forte e avrebbe iniziato a farti il solletico!"

Suo fratello iniziò a punzecchiarlo sui fianchi e Jimin cominciò a ridere, meravigliandosi di quanto, in quei pochi mesi in cui non erano riusciti a vedersi, fosse cresciuto e diventato più adulto. Avevano solo due anni di differenza, ma Ji-hyun lo aveva superato in altezza già da qualche anno.

"Vi va di rimanere a pranzo fuori?", chiese suo padre, "Io e tuo fratello partiremo questo pomeriggio, ci dispiace non partire domani ma tua nonna ci tiene a festeggiare la fine dell'anno insieme. Ah, gli manchi tanto."

Jimin annuì semplicemente e strinse il bellissimo mazzo di rose tra le mani, rivolgendo poi lo sguardo verso l'entrata del teatro. I suoi amici erano ancora lì ad aspettarlo, in piedi e con sei sorrisi stampati sui loro volti.

"Arrivo subito.", annunciò poi Jimin, incamminandosi verso di loro.

Taehyung aveva le mani gelide, infatti fu obbligato a cacciarsele nelle tasche del cappotto nero. L'aria fresca che tirava continuava a scompigliargli i capelli mossi e la sciarpa di sua nonna che indossava continuava a creargli prurito sotto il mento. Mantenne come sempre lo sguardo rivolto verso le punte dei suoi stivaletti marroni, di colpo molto più interessanti, perso nei suoi pensieri. Il suo capo si alzò solo nel momento in cui sentì un dolcissimo profumo di fragola invadergli le narici.

"Jimin-ie, eccoti!", lo salutò Hoseok con enfasi toccandogli una spalla, "Dove diavolo ti eri cacciato? Ti stavamo aspettando!"

Gli occhi di Taehyung si illuminarono istintivamente. Il suo sguardo incontrò velocemente quello del biondino e si creò un piccolo intreccio di occhiate. Jimin sorrise leggermente, in imbarazzo.

"Sei tornato.", sussurrò allora, le guance color pesca e il naso rosso a causa del freddo, "Pensavo non saresti venuto."

Gli altri cinque ragazzi rimasero in silenzio e si voltarono in direzione di Taehyung che, nel frattempo, rimase fermo sul posto con il viso sprofondato nella grande sciarpa fatta a mano. Improvvisamente Yoongi annunciò di andarsi a bere un caffè, cercando una via di fuga, riuscendo a farsi seguire a ruota anche dagli altri ragazzi. Che l'avessero fatto apposta? Sì, ma né Jimin né Taehyung gli fecero molto caso, troppo occupati ad osservarsi e a studiarsi.

Il più grande si strinse maggiormente nel suo solito parka grigio e rimase con lo sguardo rivolto verso il basso, ancora agitato. Cosa stava succedendo ad entrambi? Solitamente erano proprio loro due ad animare il gruppo, con i loro scherzi e le loro battute. Adesso, invece? Cos'erano diventati improvvisamente? Sembrava fossero solamente due semplici estranei.

Taehyung tossì, la gola gli bruciava ancora ma non appena fosse ritornato a casa avrebbe sicuramente preso un'aspirina. Jimin alzò velocemente il capo e rimase a fissarlo, incredulo e preoccupato che in quei giorni avesse preso un brutto malanno.

"Tae, stai bene?", gli domandò di colpo, avvicinandosi istintivamente per accarezzargli la fronte, "Oddio sei caldissimo."

Il moro sorrise, prendendo dolcemente il polso dell'altro ragazzo e abbassandolo dal proprio viso. Non staccò la mano dalla sua. Si guardarono ancora, negli occhi, come se volessero parlarsi tramite quelli. Il loro rapporto era nato proprio da quello, dal capirsi con un semplice sguardo, con una semplicissima occhiata. Gli occhi parlavano per loro, per i loro cuori, per tutti quei sentimenti e quelle parole che non riuscivano a dirsi a voce.

Taehyung sentiva di non star bene, la testa gli girava ancora e forse aveva persino preso un brutto raffreddore, ma decise di non dirglielo per non farlo preoccupare. Quello era il suo giorno, avrebbe dovuto festeggiare senza troppi pensieri nella testa.

"Stai tranquillo, Minie, non ho nulla.", mentì Taehyung con un piccolo sorriso sul viso, felice che il suo amico si fosse preoccupato per lui, "Adesso vai. La tua famiglia ti sta aspettando."

Anche tu sei la mia famiglia Taehyung, avrebbe voluto confessargli il biondo. Jimin si voltò verso suo padre e suo fratello, sospirando. Doveva andare. Aprì bocca per dire qualcosa, avrebbe voluto ringraziare Taehyung per le rose rosse ma qualcosa gli disse di non farlo, di non creare altri problemi, di rimanere in silenzio e di non peggiorare la situazione. Così guardò ancora una volta l'amico e cominciò ad indietreggiare, lentamente, quasi incapace di potersi allontanare da lui. Fece per voltarsi definitivamente ma la voce soave e profonda del moro lo fece bloccare.

"Jimin-ie?", lo chiamò l'altro quasi sussurrando, agendo istintivamente.

"Si?", rispose il biondino, vergognandosi subito dopo del tono sottile e bambinesco della sua risposta, come se non stesse aspettando altro che Taehyung lo chiamasse.

Taehyung represse un sorriso. "Ti va di uscire più tardi? Potremmo andare a bere qualcosa prima di raggiungere gli altri da Seokjin-hyung."

Jimin trattenne il respiro e schiuse le labbra. Uscire? Taehyung gli aveva appena chiesto di uscire insieme?

Stupido, si maledisse mentalemente, stupido illuso che non sei altro. Non era un appuntamento, solo un'uscita tra amici, migliori amici, come sempre. Jimin avrebbe dovuto smetterla con tutte quelle paranoie, quei pensieri, quei sentimenti strani e forti che non riusciva a smettere di provare per lui. Quella sera avrebbero festeggiato l'ultimo giorno dell'anno al ristorante di Seokjin, come loro abitudine. Si sarebbero divertiti. Jimin si ritrovò così ad annuire, perso ancora una volta in quel paio di occhi grandi e scuri a mandorla che portavano il nome di Taehyung.

"Bene, a dopo allora.", rispose quest'ultimo, iniziando a raggiungere gli altri ragazzi al bar, "Ah, Jimin."

Jimin si voltò di nuovo.

"Sei stato eccezionale, prima.", si congratulò Taehyung, sincero, "Eri bellissimo, sono fiero di te."

E, prima che Jimin potesse rispondere, il moro era già scomparso in mezzo a tutte le altre persone davanti al teatro. Il biondino raggiunse così la sua famiglia quasi saltellando, come un bambino. Suo fratello lo guardò, confuso.

"Quello era Taehyung?", gli chiese, mentre cominciarono ad incamminarsi per raggiungere e cercare un ristorante.

Jimin sorrise dolcemente. "Sì, era lui."

"Non lo vedevo da un po', è cresciuto bene. Sembra un modello.", sorrise di rimando anche Ji-hyun.

Jimin vedeva la sua bellezza, la vedeva tutti i giorni, sempre. Ci conviveva da anni e non aveva mai smesso di farne senza, di allontanarsene. Perché Taehyung era bello, diamine se lo era, e avrebbe tanto voluto mostrare al fratello come quella bellezza abitasse oramai all'interno dei suoi occhi.

***

spazio autrice

Ciao a tutti e a tutte, come state?

Cosa ne pensate del capitolo? È un po' più lungo del solito! Jimin e Taehyung sono troppo soft :))
Avete visto il Talk Show with BTS? Quando Taehyung ha detto ha Jimin "Tu mi piaci di più" ho confermato tutte le mie teorie. Qualunque cosa siano, so quanto si vogliano bene e quanto siano speciali l'uno per l'altro.

Conoscevate Little Star? È una canzone bellissima e dolcissima, parla di stelle e di quanto una persona sia disposta a proteggerne un'altra, che considera come sua piccola stella nella notte. Jimin, mi sembra durante la Festa 2016, l'ha "dedicata" a Taehyung (così ho letto in alcuni commenti e articoli). È una cosa davvero molto dolce e, fatemelo dire, una canzone di questo tipo non si può dedicare al proprio migliore amico :) - ma qui aprirei tantissime parentesi ed è meglio di no, hahahaha.

Ci vediamo al prossimo aggiornamento!

- Sara❤️

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