LA MASCHERA E LO SPECCHIO-Pri...

By IvoAragno

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Aldaberon il Varego era un Sanzara. Un giorno il suo maestro gli disse: "Se l'unica alternativa che ti resta... More

1) I VAREGHI
2) ALDABERON
3) LA CAPANNA DEL SANZARA
4) NEKO
5)LA CASSETTA DI SABBIA
6) SEGNI SULLA SABBIA
7) VANDEA
7a) IL SECCHIO
7b) INCONTRARSI
7c) AMICO DI TUTTE
8) LA CASA NELLA NEVE
8a) ILLUDERSI
8b) IL MATRIMONIO
8c) I DONI DI ALFONS
9) LA PROMESSA
9a) LA RAGAZZA DI VINLAND
9b) RITORNO A CASA
9c) LA FESTA DEL RITORNO
9d) L'INDOVINA
10) LA PIASTRA DI ALFONS
10a) LA PIPA
10b) L'ALBERO
10c) LA MORTE DI ALFONS
11) LA REGINA DELLE NEVI
11a) LO SCONOSCIUTO NEL FANGO
11b) LA POZZA
11c) IL RIPARO
12) I GIGANTI GHIACCIATI
12a) CROLLO
12b) LA TUMBA'
13) I COMPARI
13a) I COLORATI
13b) IL FIUME SARDON
13c) NEMICI SVELATI
14) IL POZZO
14a) ACQUA
14b) FLOT E RADICE
15) DELIRIO
15a) A NUOVA VITA
16) RISVEGLIO
16a) IL SOGNO
16b) UN NUOVO NOME
17) LA GUARIGIONE
17a) L'ANELLO
17b) LA MERLA

7d) LA BENEDIZIONE

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By IvoAragno

Una profonda tristezza gli riempì il cuore. I dubbi mai sopiti vennero accettati con la saliva che trangugiò a forza e gli occhi si velarono di lacrime. Eppure continuò a guardare diritto davanti a sé. Adesso aveva capito cosa poteva aspettarsi dalla sua gente.

Anche Neko al suo fianco proseguì diritto, silenzioso dopo aver salutato la donna. La bocca gli si strinse un poco, i lineamenti del suo volto si indurirono. Poggiò ancora la mano sulla spalla al ragazzo. Senza forza questa volta, senza fierezza, ma da quel contatto Aldaberon capì che il maestro sapeva quello che stava provando in quel momento. Gliene fu grato, anche se non glielo disse. Non aveva proprio voglia di parlare.

Come aveva supposto i bambini avevano fatto presto a spargere la voce del suo arrivo. Tutti nel villaggio gli fecero gesti di saluto e gli diedero il benvenuto. Si comportarono come se fosse tornato da un lungo viaggio, invece che da una capanna a poca distanza dalle loro. Erano cortesi come aveva visto fare molte volte con visitatori di altri villaggi Vareghi, vicini o distanti che fossero: non dubitava che fossero sinceramente contenti, ma coscienti del prossimo, inevitabile distacco che avrebbe seguito la breve permanenza.

Era una gentilezza fredda, fine a sé stessa. Un commiato velato di cortesia.

Erano cortesi come lo era stato anche lui fino alla stagione passata, come lo erano sempre stati i Vareghi nei confronti degli altri Vareghi: stessa gente, ma diverso villaggio. Stesso destino, ma diverso futuro.

Passando vicino alla casa comune sentì il lento martellare di un incudine che ben conosceva. Altre risuonavano assieme a quella, eppure quel suono inconfondibile per l'orecchio di Aldaberon, allenato fin da piccolo ad ascoltarlo per sapere quando era l'ora di mangiare, lo confortò. Riconoscerla gli diede una stretta al cuore, gli fece tornare alla mente la bella Lilith e il suo profumo delicato. Lo riportò indietro nel tempo, a quando era stato felice prima di partire per la scorreria, assieme a sua madre e a suo padre.

Quel lento martellare lo attrasse come una farfalla al fuoco, pensò che avrebbe potuto fare una sorpresa ad Alfons; anche solo un momento, così, solo per vedersi, un cenno, una parola, un po' di calore, ma quando fu quasi sul punto di cedere al divieto di vedersi, vide uno dei ragazzini uscire di corsa dalla casa comune, pronto a recarsi verso la sua prossima meta. Ormai anche Alfons sapeva, non sarebbe più stata una sorpresa nemmeno per lui. Nemmeno da lui avrebbe potuto cogliere quell'attimo di smarrimento di fronte alla novità che dice più di cento parole di cortesia.

Ci ripensò e cambiò direzione, andando spedito verso la casa del Mirto. Si era quasi scordato di Vandea e di quello che voleva chiederle, eppure in quel momento si rese conto che quella era l'unica cosa che avrebbe potuto ancora dargli un senso al restare in quel villaggio.

Mentre si avvicinarono all'ingresso spalancato della Casa del Mirto, Neko e Aldaberon videro sgusciare via veloce lo stesso ragazzino che aveva avvisato gli artigiani della casa comune. Per un attimo Aldaberon lo guardò allontanarsi con rabbia; ormai anche in quella casa sapevano, nemmeno i suoi occupanti, Vandea compresa, se mai ci fosse stata, sarebbero stati spontanei. Eppure subito dopo la vide comparire sulla soglia della sua casa. Gli occhi le brillavano dalla gioia, era bellissima agli occhi turbati di Aldaberon, che in quegli sguardi poté trovare un po' di pace. Al fianco della ragazza comparvero sia la madre che il padre di lei. Erano seri. Nessuno dei due dava l'impressione di essere sorpreso e il ragazzo gliene fu grato. Almeno si evitava l'ipocrisia.

Il padre di Vandea fece cenno ai due visitatori di entrare, di accomodarsi al suo focolare.

L'interno della casa era vuoto, pulito e luminoso. Le grandi pulizie di primavera avevano raggiunto ogni angolo nascosto e nell'aria aleggiava l'aroma del mirto che impregnava ogni cosa vi fosse contenuta. Il grande inverno era passato, la paura di non superarlo anche. Attorno agli altri focolari vi erano pochi anziani non più in grado di lavorare che accudivano i bambini più piccoli e i malati. Quando videro entrare i nuovi venuti fecero cortesi cenni di saluto, poi ritornarono alle loro occupazioni, come se niente fosse successo.

Quando Neko e il ragazzo si sedettero, la madre di Vandea trasse dal fuoco una brocca di terracotta con due bastoncini flessibili. Dentro vi era un decotto fumante di mirto, odorose erbe secche e frutti selvatici, forse gli ultimi rimasti dalla stagione precedente.

Ne versò una coppa per ogni ospite, prima il più anziano poi il più giovane, seguì il marito, poi a sé stessa e infine a Vandea, che era andata a sedersi accanto ad Aldaberon. I due giovani non avevano smesso di guardarsi da quando si erano rivisti. I tre adulti li osservavano di sfuggita facendo come se niente fosse, parlando di come era promettente la stagione della pesca e del prezzo del ferro in discesa, fino a quando il padre di Vandea non si rivolse direttamente alla figlia chiamandola per nome.

"Vandea" le disse severo.

Quando ebbe la sua attenzione, attorno il focolare scese il silenzio. Sembrava incerto a continuare. La moglie, vedendolo vacillare, gli mise una mano sulla sua. Il contatto lo fece sospirare a lungo, poi disse soltanto, rivolto ai due ragazzi:

"Cercate di non soffrire troppo", dopo di ché si alzò in piedi, presto imitato da tutti gli altri. L'incontro era finito. Non c'era niente da aggiungere.

Quando furono all'aperto al ragazzo parve che l'aria fosse più leggera, più profumata. Il sole non era più una pallida macchia nel cielo, ma una palla raggiante di calore e gioia. A malapena vedeva le persone che lo incrociavano e gli davano il benvenuto. Non gli importavano. Qualcosa si era rotto tra lui e quella gente, lo capiva bene, però Vandea non lo aveva rifiutato e i genitori non avevano potuto che darle la loro benedizione.

Controvoglia, certo, eppure l'avevano fatto. Avrebbero potuto incontrarsi fino a che a lei avrebbe fatto piacere e nessuno nel villaggio avrebbe avuto nulla da dire. Attraversarono l'ampio spiazzo centrale tra le case. Nell'aria risuonavano le martellate dei fabbri. Cercò quelle lente e calme di Alfons. Le identificò subito e l'accompagnarono nel suo cammino, fondendosi con lui al punto che sia il suo passo che il suo cuore batterono all'unisono assieme al metallo. Alla sua recente felicità si aggiunsero anche quei lenti, calibrati colpi. Anche suo padre era con lui. Lo sentiva, lo sapeva.

Se non potevano essere vicini fisicamente, almeno c'erano quelle martellate a unirli, pensò Aldaberon e si strinse un po' nelle spalle.

Tornarono indietro lenti e quando passarono oltre l' angolo dell'ultima casa che portava allo spiazzo della sua capanna, Aldaberon ebbe un'ultima sorpresa.

Per tutto il tempo che aveva passeggiato all'interno del villaggio si era guardato attorno alla ricerca di Fredrik e Thorball, però non ne aveva visto traccia.

Ormai era giorno fatto e molti uomini e donne erano già al lavoro.

Probabilmente anche loro erano persi a fare qualcosa, aveva pensato lui rassegnato.

Però il pensiero di non incontrarli nel giorno della sua prima uscita lo lasciava un po' deluso. Avrebbe voluto passare qualche minuto con i suoi amici, vedere se era ancora possibile ridere e scherzare come un tempo, tutti e tre assieme. Ma di quei due non aveva visto nemmeno l'ombra. Ormai si stava rassegnando.

Per quella giornata le sorprese erano già state tante, si disse. Pazienza.

Invece, proprio quando ormai iniziava a rassegnarsi, li vide seduti sui gradini della sua capanna. Come sempre stavano discutendo animatamente e non lo videro arrivare.

Vederli agitare le mani in aria nel loro codice segreto gli fece venire una gran nostalgia e una gran voglia che tutto fosse come prima.

Li chiamò a gran voce e corse loro incontro. Appena riconobbero la sua voce anche gli altri due si alzarono. Si abbracciarono senza pensare a nulla che non fosse la felicità di essere ancora riuniti.

Finalmente insieme, dopo così tanto tempo. Felici, semplicemente felici di abbracciarsi ancora. A un certo punto scivolarono sul terreno viscido e caddero tutti e tre nel fango, mettendosi a sedere e lordandosi a vicenda con schizzi di acqua sporca.

Erano tornati bambini, tutto era dimenticato.

Neko guardò tutto con condiscendenza e rassegnazione. Scuotendo la testa, si ritirò.

Per quel giorno niente lezione, pensò allontanandosi verso la casa.

In fondo un po' di sollievo non avrebbe fatto male al suo allievo. C'era tempo. Avrebbero ripreso le lezioni il giorno dopo. Li lasciò soli, a divertirsi per tutto il tempo che avessero voluto. Prese la sua sacca, uscì dalla capanna e se ne andò nella foresta, passando dalla scogliera. Non si accorsero nemmeno di lui quando gli passò accanto.

Tornò solo a notte fonda.

Aprendo la porta della capanna vide che il fuoco era spento e solo una debole luce proveniva da una piccola lanterna a olio. L'interno era tutto in disordine, i tre ragazzi dormivano profondamente rannicchiati vicino al giaciglio di Aldaberon. Nemmeno del suo ritorno si accorsero. Erano sporchi, i vestiti laceri e incrostati di fango, però sul volto avevano la serenità e la gioia della giornata passata insieme. Facendo attenzione a non svegliarli, li scavalcò uno a uno e gettò in un angolo la sua sacca. Quando si coricò nel suo giaciglio, mormorò una preghiera di ringraziamento agli avi e ai suoi morti per quei momenti sereni.

Forse le cose non sarebbero state così penose per il suo ragazzo, dopotutto.

Si addormentò tranquillo a quel pensiero, fiducioso che forse il futuro sarebbe stato più semplice per entrambi, ora.

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