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Mi allontano il più possibile da quel locale. Ho bisogno di stare in solitudine senza il peso di niente addosso.

Piove a dirotto, fa freddo ed è buio, ma in questo momento non me ne frega nulla, voglio solo andare via da qui,  in dormitorio a farmi una doccia calda; visto che sono già completamente bagnata. Batto i denti scossa dal tremore per via di tutto questo vento, ma continuo ad andare avanti senza obiezioni.

«Dove cazzo pensi di andare?»Sento una voce fin troppo conosciuta, attutita dallo scroscio d'acqua e dallo sfrecciare delle macchine sulla strada parallela. Ci mancava solo lui.

«Liam tornatene da dove sei venuto!» Rispondo a tono senza girarmi nemmeno, continuo a camminare spedita sul terreno scivoloso; a malapena vedo la strada dinnanzi a me da quanta acqua scende. Direi ottimo tempismo per iniziare a piovere.

Sento una mano afferrarmi il polso facendomi torcere verso il suo busto. «Ma mi spieghi cosa ti passa per la tua fottuta mente? Smettila di fare la bambina e torna dentro!» È completamente fradicio anche lui, con i capelli zuppi, l'acqua che gli contorna il viso, le goccioline che cadono da sopra le ciglia... un Dio è.

Solo adesso noto che ha solo una maglietta a maniche corte addosso. «Ti ammalerai», constato osservando l'indumento bianco che è diventato una seconda pelle, attaccato ai suoi addominali e pettorali scolpiti. Penso di star per aver un mancamento.

Lui sbuffa per poi prendermi nuovamente il polso. Si sta incamminando di nuovo dentro al locale, ma prontamente strattono il braccio da lui. «Liam lasciami stare, voglio stare da sola».

«Madonna santa, hai rotto la minchia!» Alza il tono della voce. È arrabbiato come al solito, ma questa volta intravedo un'altra emozione: la preoccupazione. Forse è questo l'unico motivo per la quale resta qui.

«Non volevi tanto che ti stessi alla larga? Bene, ti ho accontentato, ora levati!» Esclamo, inizio a innervosirmi, non può decidere tutto per me.
Sta tremando violentemente dal freddo, gli darei il mio cappotto, ma è fradicio e farebbe solo peggio.

«Te vieni con me e taci. Sono le una di notte e piove a dirotto, non rendere tutto più complicato», mi trascina con lui, ma continuo a divincolarmi dalla sua stretta.

«Vattene da me! Non ce la faccio più!» Strillo sotto al rumore assordante della pioggia.

«Stai delirando, nessuno ti ha fatto niente adesso!», decreta, ma io non mi lascio abbattere dal suo giudizio e per la prima volta mi sfogo con lui.

«Sei tu! Sei tu la causa dei miei problemi. Mi stai soffocando», parlo in preda all'emozioni, lui cerca di ribattere, ma io lo interrompo, proseguendo con il mio discorso. «Non riesco a respirare quando si tratta di te quindi per favore, stammi alla larga. Smetti di fare lo stronzo, smettila di giocare con me e prendermi in giro. Non ce la faccio più!» Ripeto per l'ennesima volta, lui continua a guardarmi senza proferire parola. Sembra quasi sorpreso da ciò che sto dicendo.

«Io sto cercando di andare avanti, di aprirmi con Richard, ma non riesco a stare con lui se continui a farmi del male! Mi spezzi il cuore ogni volta che posi i tuoi occhi su di me, quindi abbozzala!» urlo a un palmo dal suo viso. Sono arrabbiata con lui, ma non mi rende le cose facili se continua a osservarmi con questa espressione impercettibile. Assimila le mie parole, sorpreso da ciò che gli ho appena detto. Anche io lo sono, di solito non mi comporto così, non metto in chiaro ciò che provo e di sicuro non lo urlo in faccia alla gente.

Prova a fermarmiWhere stories live. Discover now