35.

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Liam

«Dovevi proprio invitarla?», sospiro per la centesima volta, mentre mi dirigo verso la macchina. Mia sorella si limita a ridacchiare di gusto, raggiungendomi.

Mi porge la sua valigia, che prontamente deposito nel bagagliaio, prima di rispondermi. «Ma se appena le hai mandato il messaggio a stento trattenevi un sorriso.»

Sbuffo. «Tu sei nata per dire cazzate Lib.»

«E tu bugie», brontola arrivando verso la portiera dell'auto, precisamente quella dietro.

«Non sali davanti?»

«Oh no, quel posto lo cedo al tuo amore», ammicca per poi immettersi all'interno dell'Audi e scomparire sotto ai finestrini oscurati.

Santo Dio.

Appena accendo il motore mi volto prontamente verso di lei, che a quanto pare ha ancora quell'espressione antipatica sul volto. «Liberty devi smetterla, soprattutto quando Emily entrerà in macchina.
Stai continuando a sparare minchiate senza senso da quando l'hai rivista. La metteresti solo a disagio.»

Scoppia a ridere, scuotendo dopodiché la testa, sempre divertita.
«Fai tanto il figo Liam, ma la verità è che sei solo un cucciolone.
Emily sembra il tuo piccolo diamante pregiato.
Perché non sei così premuroso anche con me? Guarda che mi ingelosisco.»

Diamante pregiato? È scema o cosa?

«Sei rimasta a due anni fa. Ti ricordo che sono fidanzato», cerco di trovare un'escamotage anche per me stesso, mentre mi continuo a immettere nelle strade del New Haven.

«Sì, vallo a dire alla tua ragazza che ieri mattina la sua amichetta è scappata da camera tua», ribatte con convinzione.
Io me ne resto muto così continua. «Perché hai dormito con lei?» mi chiede e io indugio per trovare una risposta.

Non lo so manco io.

«È camera mia...» mi invento, facendo finta di non essere interessato alla conversazione.

«Te lo spiego io il perché.
Sei ancora cotto di lei, ma proprio bruciato eh.»
Osservo dallo specchietto un suo cenno d'intesa, ma io rimango fermo nelle mie convinzioni.

«Sei fuori strada e piantala. Sono serio», la sgrido appena svolto nella via del dormitorio.

«Certo che non ti ricordavo così testardo! Almeno ti posso dire una cosa?» mi prega appena accosto. Alzo gli occhi al cielo, ma annuisco, facendola proseguire. «Lascia Samantha poverina, la distruggi così.»

«A me Sam piace», mormoro sincero.

«Ma sei ancora innamorato di Emily», continua per me e non riesco a negarlo.

«A me non piace, non potrei mai lasciarmi andare, non dopo quello che mi ha fatto», rivelo con una nota di malinconia.

Mia sorella mugola con disappunto. «Non è che non puoi. Hai semplicemente paura di rischiare. Ma l'intera vita è un'incognita che abbiamo bisogno di correre.»
Si slaccia un secondo la cintura per togliersi il giubbotto, data l'aria condizionata che c'è all'interno della macchina.

«No Lib, non capisci», le rispondo soltanto, aspettando l'arrivo della ragazza di cui stiamo parlando. Non le dico nient'altro, ma non per codardia, semplicemente perché non si può comprendere il dolore se non si è vissuto.

«Non capisco perché rifiutarsi di essere felici, soltanto per il terrore di soffrire», parla in modo così deciso da farmi quasi imbestialire.

Mi giro di scatto verso di lei. «Perché tu non sai un cazzo di come sono stato quell'estate», sbotto fissandola negli occhi simili ai miei. Solamente che i suoi sono pieni di vitalità, i miei solamente spenti.
«Farei qualsiasi cosa per non rivivere momenti del genere.»
Sembra quasi cedere, ma non lo fa.

Prova a fermarmiWhere stories live. Discover now