prologo.

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Storia ancora da revisionare.

Quando lo guardo è come se fosse la prima volta. Ed è così faticoso ritrovare ogni volta la strada per tornare alla realtà, alla ragione.
Perché nella sua anima mi ci perdo, ogni dannata volta.

Questi occhi blu che mi scavano dentro, portandosi dietro tutta me stessa. Quelle piccole pupille che si allargano, ogni qual volta che mi osservano e quelle iridi di un colore talmente acceso e brillante che sembrano quasi dipinte.

Ha il labbro spaccato e un piccolo ematoma sulla guancia destra.
Prendo delicatamente un pezzo di cotone impregnato di disinfettante e lo picchietto sopra al taglio, non sembra che gli faccia male.

«Non dovevi fare a botte», gli sussurro accarezzando lievemente il suo zigomo gonfio.
Lui sembra apprezzare il gesto, dato il suo appoggiarsi alla mia mano.

«Emy, quello schifoso non smetteva di guardarti, quando si è avvicinato non ce l'ho fatta più».
Mi osserva contrariato, allontano leggermente la testa per guardarlo meglio.

Non sono mai stata una persona che si intimorisce facilmente, ma pensare a un uomo, oltretutto di una certa età, posare le sue luride mani addosso a me mi ha impaurito parecchio oltre a essere stato ripugnante.
Se non ci fosse stato Liam accanto a me non so quello che sarebbe successo. Da un lato apprezzo il suo gesto, ma in compenso si è fatto male per colpa mia e me ne dispiace molto.

Abbiamo riscosso parecchio clamore dalla folla intorno a noi, dopo che il mio ragazzo ha sganciato un destro micidiale rompendo il naso al cinquantenne. Alcuni erano spaventati per la scena, ma la maggior parte faceva baldoria come dei ragazzini dell'asilo. Menomale che l'uomo non è andato all'ospedale e che nessuno abbia chiamato la polizia, sennò adesso saremmo stati in un bel guaio.

«Hai ragione, ma la violenza non va mai bene. Ti sei fatto male per me» in realtà non si è fatto praticamente nulla a differenza dell'uomo che non smetteva di perdere sangue. Da quel che ho compreso... meglio non far arrabbiare Liam che con un pugno butterebbe al suolo chiunque.

Dopo averlo medicato appoggio il disinfettante nel cassetto beige sotto al lavandino e butto via il dischetto di cotone, nel piccolo cestino accanto al water.

«Sto benissimo, tranquilla. Dovevi dirmelo prima che ti dava fastidio, così ce ne saremmo andati senza arrivare a tutto ciò».
Mi guarda storto, si vede che è ancora nervoso per quello che è successo...
«Vieni qui», parla dopo un po'. Lo raggiungo subito appoggiandomi dopodiché sulle sue gambe.

«Mi dispiace per averlo picchiato, ma odio quando ti guardano e soprattutto ti toccano», ammette dopo un po', stringendo la mascella dal nervosismo. Fa combaciare i nostri occhi e io mi ci perdo, come sempre.

Mi ricordo la prima volta che mi ha guardata; avevo appena quindici anni e la parola "amore" non sapevo nemmeno cosa significasse. Mai mi sarei aspettata che me la insegnasse lui.

Tempo fa mi ha confessato che appena mi ha notato, con i capelli biondi arricciati in uno chignon fatto alla cieca, l'apparecchio, e gli occhiali rosa confetto, è rimasto folgorato dalla mia immagine.

Seppure fosse uno dei ragazzi più belli che abbia mai visto, amato da tutte le ragazze della scuola... lui guardava me.
Mi stava dietro in ogni momento, mi parlava sempre e mi ammaliava con i suoi sorrisi e quelle sue stupende fossette. Era gioviale, per niente taciturno, a volte si comportava un po' da stronzo, soprattutto con le oche che gli giravano sempre attorno.

Io pensavo mi prendesse in giro, che fossi una stupida scommessa fatta con i suoi amici, ma non era così.
Era veramente innamorato di me, e non so dire per cosa... lo era e basta.

Se sono fortunata? Dio, mi sento la ragazza più fortunata del mondo.
Ma non tanto per la sua bellezza allucinante, più che altro per il suo rispetto, i suoi sorrisi, la sua attenzione verso di me. Mi sento amata e non c'è cosa più bella al mondo.

L'ho fatto dannare, sul serio, non volevo cedere, non volevo che mi ferisse. Nonostante il sentimento che provavo aumentava di giorno in giorno, sempre di più.

Ma poi mi sono decisa a rischiare, mi sono abbandonata completamente a lui ed è stata la scelta più giusta.

Adesso ha lui stesso il mio cuore in mano, stretto accanto al suo. Intrappolato nella sua gabbia toracica.
Sarà scelta sua se accudirlo come sta facendo o romperlo in mille pezzi.

«Tranquillo», bisbiglio ricomponendomi dai miei turbolenti pensieri, appoggio le mani sul suo petto sodo e poso un piccolo bacio a stampo sulle sue labbra piene, facendo attenzione a non fargli male, lui sorride di rimando in pace con sé stesso.

«Sei troppo bella», bisbiglia pianissimo che quasi non lo sento. «Ti amo», continua, mi fissa con occhi dal sapore di verità.

Mi sciolgo sotto al suo sguardo, come le ali di Icaro sotto al sole.

«Ti amo», aggiungo appoggiandomi a lui. Ed è proprio in questo preciso istante che i nostri cuori si aggrappano l'uno all'altro per non sentirsi soli e affrontare la vita. Insieme.

Prova a fermarmiWhere stories live. Discover now