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«Permesso...» Cerco di sbilanciarmi verso sinistra , ma la vecchieta, colta da un certo segnale, si sposta prontamente nelle mia direzione andandomi contro.

Perde l'equilibrio, ma la trattengo di colpo per un braccio per non farla cadere. Lei si gira verso di me infuriata. «Ma insomma signorina! Che modi sono?» mi accusa guardandomi in modo scettico, probabilmente per le mie condizioni pietose, ma io devo fare in fretta se non voglio perdere il treno per l'ennesima volta.

Perché sì, sono arrivata in ritardo per quello delle cinque, così mi sono diretta al mac a comprarmi le patatite al formaggio e un caffè, ovviamente lungo.
In questo periodo ho bisogno di caffeina se non voglio cadere a terra stremata, da tutte le notti insonni che ho passato a pensare e piangere per la persona che non voglio nominare.

«Mi perdoni», rispondo trafelata scappando via.
I minuti passati a contemplare le mie patatine mi hanno fatto perdere la cognizione del tempo e come se non bastasse sto facendo ritardo anche per il treno delle sei.
Già con questo in teoria arrivo nel New Haven alle dieci di sera... se lo perdessi sarebbe il colmo.

«Maleducata!» sento borbottare l'ultra settantenne, ma io non le do peso.
Ho altri problemi per la testa. Ad esempio, in primis, non perdere il treno anche a questa girata.

Inizio a correre per la stazione di Boston, cercando di non scontrarmi con altri passanti... impresa ardua perché, casualmente, ogni volta che sono di fretta sono tutti nel mezzo.

Che rabbia.

Arrivo al binario nove con la lingua a terra, ma fortunatamente riesco a entrare nel treno, lanciandomi all'interno delle porte, un attimo prima che si chiudono.

Con il fiato corto e il sudore che mi riscalda la schiena, vado a cercare un posto su cui sedermi, possibilmente non troppo affollato.
Già il pensiero di subire tre ore di viaggio con bambini che schiamazzano, anziani che si lamentano e adolescenti con le casse a tutto volume mi fa accapponare la pelle.

Ne scovo uno accanto a una signora che dorme.
Sembra innocua quindi può andar bene.

Poso la valigia nel portabagagli e mi siedo cercando di non svegliarla. Dopodiché frugo nella tasca per cercare il cellulare.

Vado un secondo su Instagram e accidenti a me e a quando l'ho fatto.

In primo piano risalta l'icona con la foto profilo di Liam. Stranamente ha postato una storia... di solito non pubblica mai nulla.
Cerco di frenare l'impulso di guardarla, ma già il fatto che è una cosa insolita per lui mi spinge a cliccarla in un nano secondo.

Appena la apro rimango in guardia per un po'.
Si tratta di uno scatto raffigurante un paesaggio... penso del New Haven perché lui è ripartito da un po', da quel che almeno sapevo. 
Noto che ha impostato una canzone, così, sperando di non svegliare la signora, alzo il volume di due tacche.

Mi si mozza il respiro appeno riconosco la melodia di #icantevene dei The Neighbourhood. Proprio quella che abbiamo cantato a squarciagola in macchina nel viaggio di andata.

Un fitta indescrivibile si fa spazio nel mio petto, ma lascio perdere chiudendo Instagram.
Vorrà dire che sotto sotto quella canzone gli sarà piaciuta.

Perché non è una frecciatina. Giusto?

Accantono subito il pensiero nel momento in cui arriva una notifica di Snapchat, da parte di Ric.

Ci stiamo continuando a sentire e a me va benissimo così.
Devo smetterla di correre dietro a una persona che a quanto pare ha esplicitamente affermato che non mi vuole.
Ho già perso troppo tempo a compiangere i bei momenti che avrei potuto passare con lui, ma adesso anche basta.

Devo semplicemente ricominciare... ciò che mi sto ripetendo da due anni e che ancora non ho il coraggio di compiere.

In questo periodo sto passando dei giorni d'inferno per colpa sua, un dolore che non si può nemmeno immaginare e che sinceramente non so bene come affrontare. Ma io non piangerò più per lui, non nuovamente.
Perché né lui né nessuno altro merita le mie lacrime.

Devo semplicemente imparare ad andare aventi, a fregarmene e a ricominciare come mi son sempre posta.
Con serenità e non con la paura e le insicurezze che mi sono portata dietro per anni e che a quanto pare si sta portando dietro lui in questo momento.

Perché Liam non lo capisce, ma sta compiendo il mio stesso errore. Sta scappando da ciò che lo rende felice perché ha troppa paura di farsi di nuovo del male.

E io lo capsco, ci sono passata anche io sopra. Ma adesso sono consapevole che la vita è una e abbiamo già perso entrambi tempo prezioso a correre dietro a qualcosa che non esiste.

Perché se esistesse adesso staremmo insieme senza nessun problema a correrci dietro.

Non posso stare ancora sotto a una persona che non mi desidera... oltretutto fidanzata con la mia migliore amica; alla quale ho mentito e per la quale ci sto altrettanto male.
Perché le scelte impulsive sono belle, ma a volte portano a conseguenze disastrose.

Abbiamo tradito in modo pietoso Samantha e lì per lì, mentre mi baciava, mi sembrava una cosa da poco.
Speravo davvero che si risolvesse tutto e che finalmente io e Liam saremmo tornati insieme.

Povera illusa...

Adesso non so cosa succederà, ma comprendo che non posso più fuggire dall'errore madornale che ho attuato.

Sbuffo maledicendomi per la milionesima volta, mentre leggo velocemente il messaggio di Richard.

Da Ric: Non vedo l'ora che torni. Come va il viaggio? Domani ci vediamo?

Sorrido all'idea di rivederlo, così rispondo velocemente che non ci sono problemi.

Mi appoggio successivamente nel sedile chiudendo gli occhi, facendo finta che il peso che mi porto nel cuore, da un po' di giorni, non esista.

Mi rilasso un po' cercando in tutti i modi di non pensare a lui, bensì a Richard e alla mia famiglia che mi mancherà da morire.

E mi sento veramente in colpa di non essermi goduta questa vacanza a pieno.
Pensavo davvero di andare lì proprio per allontanarmi dai problemi, per respirare una boccata d'aria fresca da tutto ciò che sto subendo.
Invece ho condotto le giornate a fingere che andasse tutto bene e le nottate a piangere compulsivamente, con tanto di singhiozzi. Tutto quello che mi trattenevo dal fare a tutte le ore.

I miei non si sono azzardati a chiedermi nulla quando sono rientrata quella sera, con le guance congestione e gli occhi gonfi. Quasi certamente perché sanno che sarei scoppiata davanti a loro se avessero osato.
Meglio così, bisogna far finta di nulla certe volte...

Sono in pena tra i miei pensieri quando sento la suoneria del mio cellulare nelle mie gambe.
Aggrotto le sopracciglia notando che il numero che mi sta chiamando non è salvato.

Sento la signora mugugnare accanto a me così rispondo prima che si svegli.

«Pronto?» sussurro interrogativa. Non avendo idea di chi possa essere.

«Sono Liberty.»

Spazio autrice:

Ed eccoci qui con un altro capitolo di passaggio.

Lo so, lo so, speravate in qualcosa di più, ma vi prometto che nel prossimo ci sarà da divertirsi ahahahahah.

Spero abbiate passato un buon fine settimana!

See you soon. 🦋

Prova a fermarmiWhere stories live. Discover now