36.

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«Arabo!» esclama Lib, esaltata di aver trovato la parola.

Stiamo passando il tempo col gioco della catena da quando siamo ripartiti.
Consiste nel pronunciare una parola, così che il secondo partecipante dovrà dirne un'altra che inizi con l'ultima sillaba di quella precedente e così via.

«Seriamente? Ma da dove ti vengono in mente?» sbuffa Liam con ancora lo sguardo fisso sulla strada.

È da ormai mezz'ora che si lamenta per questo gioco, ma mi accorgo che in ogni momento fatica a non accennare un sorriso su quelle labbra increspate.

«Ma stai zitto che al turno prima hai detto escremento, ma che è!» brontola nei sedili dietro.

«Sorellina, dillo alla biondina accanto a me che finisce le parole con sempre delle consonanti», mi lancia un'occhiataccia, anche se divertita, e io di conseguenza scoppio a ridere.

«D'altronde il gioco consiste nel far perdere l'altro, no?» chiedo innocentemente e non posso che notare le sue fossette, una volta che sposta lo sguardo per un secondo sulla mia figura.

«Piccola, non ci sperare. Farà anche pena questo gioco, ma non puoi battermi.»

Sento uno sfarfallio nello stomaco nell'istante in cui odo la parola piccola.
Non capisco cosa abbia in questi giorni, è molto più tranquillo e sembra quasi allegro di stare in mia compagnia.

E non so se esserne lieta.
Perché sono convinta che più farà così, più ci starò male se diventerà di nuovo indomabile... non lo sopporterei proprio.

«Su forza Em, sta a te», mi sprona sua sorella, dato che ero rimasta un po' in silenzio; colta da questi pensieri.

«Ehm, sì...» ci penso un attimo, per poi rispondere con un sorriso trionfante «...boa

Il ragazzo impreca in sottofondo alla risata di Lib.

«Sei una stronza», borbotta, iniziando già a pensare a una parola.

«Mi hai detto che terminavo sempre con una consonante, ti ho accontentato di due vocali», lo prendo in giro ascoltando, ancora, sua sorella sghignazzare.

Mi lancia un'altra occhiata di fuoco, ma se ne resta muto, a riflettere a un eventuale parola da emettere.
Percorrono parecchi secondi di silenzio e l'unica cosa che percepiamo sono li ingranaggi del cervello di Liam ruotare.

Lib sbuffa dietro di noi. «Tic, tac... il tempo scade buffone.»

«Non c'è nessun tempo e chetati, mi deconcentri», la guarda male dallo specchietto, ma subito dopo il suo sguardo si illumina e si volta verso di me, con un sorriso sornione. «Oasi», scandisce bene con voce vittoriosa.

Uffa.

Liberty non ci ragiona due secondi prima di replicare. «Silenzi.»

E nemmeno io.

«Zia.»

«Ma vaffanculo!» sbraita rivolto a me, e mi devo tenere la pancia dalle risate.

«Ti arrendi Brooks? È questo che mi stai dicendo?» alzo il tono di un'ottava con un sorriso enorme stampato sul volto.

Osservo una scintilla passare tra le sue pupille.
Sta cercando in tutti i modi di non ricambiare il mio sorriso, e lo trovo carinissimo.

Mi punta un dito contro. «Giuro che al ritorno ti piazzo dietro e ti faccio soffrire sciagurata.»

Sento il cuore battere leggermente più veloce, visto che allude già a un ritorno insieme, ma faccio finta di non pensarci.
Mi volto verso Lib e con mia sorpresa la trovo con un'espressione del tutto esposta. Sembra stia guardando un cucciolo di dalmata, come se non vedesse situazione più dolce al mondo. Noto i cuoricini nelle sue iridi fin da qui.

Prova a fermarmiWhere stories live. Discover now