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Come temevo la cena si è rivelata parecchio imbarazzante. Ero padrona di un susseguirsi di fremiti e un groppo alla gola non mi permetteva di mangiare.
Più lo scrutavo, più il mio cuore si spezzava in altri miseri pezzi.
È stato tutto il tempo immutato, con la mascella contratta e lo sguardo nel vuoto che esprimeva solo avversione.
Avrà detto, sì o no, dieci parole.

Gli altri non ci hanno fatto tanto caso, spesso tutti ascoltano le parole e vedono i sorrisi, ma nessuno si accorge mai degli occhi.

I suoi erano irriconoscibili.

Non lo amo più, su questo ci posso contare. Ma questo non significa che mi faccia bene rincontrarlo, che mi sia indifferente la sua vicinanza.
Ci eravamo persi di vista e a me andava più che bene... perché stavo iniziando a non pensare più a lui.
Ma a quanto pare il fato non è dalla mia parte... infatti eccolo che rispunta nella mia vita!

Oltretutto fidanzato con una ragazza incantevole e cordiale che continua interrottamente a parlarmi di lui.

Inutile dire che appena siamo tornate sono corsa fuori, in bagno, a piangere. Ho trattenuto le lacrime per tutta la sera, sforzandomi di ascoltare la conversazione, ma non è andato a buon fine.
Perché ogni volta che allungavo lo sguardo la sua espressione mi feriva, a tal punto che il rammarico diveniva intollerabile.

Non mi ha mai guardata, nemmeno di sfuggita. Mentre io stavo soffrendo dentro, a lui sembrava che non fregasse nulla.

E posso accettarlo... credo.
Alla fine l'unica colpa per la quale siamo in questo stato è mia.

Sam, quando siamo tornate in camera, mi ha assicurato che di solito è molto più gioviale e che quella sera era nervoso.
Io ho fatto finta di nulla, sostenendo di non aver notato niente, ma in realtà lo conosco molto bene da costatare che era semplicemente infastidito della mia presenza.

O almeno lo conoscevo.

Stamattina mi sono svegliata spossata, ho dormito bene o male due ore. Perché l'agitazione era sin troppo eccessiva.

In questo momento sono supina sul letto, a subire lo sfinimento di una notte in bianco.
Sono consapevole che non riuscirò a riaddormentarmi così mi alzo, indirizzandomi verso la scrivania dove ho appoggiato, in fase temporanea, lo spazzolino e il detergente.
Corro in bagno e, una volta tornata, inizio a vestirmi velocemente, facendo attenzione a non svegliare la castana dall'altra parte del letto.
Devo dirigermi all'università per prendere la scheda delle lezioni.
E sinceramente sono anche curiosa di vedere com'è fatta. Magari mi distraggo un po' dall'evento di ieri.

Mi infilo un paio di jeans attillati e una felpa casual, mi pettino velocemente i capelli lisci ed esco di camera struccata.
Avrò delle occhiaie che arriveranno sotto ai piedi, ma non sono in vena di niente stamani.

Mentre mi dirigo all'esterno del dormitorio cerco di ricordare la strada per non perdermi un'eventuale volta.
Anche se devo farlo presente: Questo posto è veramente un labirinto.

Fortunatamente le camerate sono vicino all'università, così non dovrò prendere l'autobus ogni mattina. Penso che questa sia l'unica gioia che ho ricavato dal mio arrivo in campus.

Dopo un paio di minuti mi faccio largo verso l'entrata, perdendomi un secondo a fissarla.
È mastodontica e assolutamente perfetta.
Noto vari studenti indaffarati e smanio all'idea che fra qualche giorno sarò come loro.
Sospiro profondamente ed entro per prendere tutto l'occorrente.

Se dall'esterno risultava grande come luogo, dentro lo è ancora di più. Con persone che corrono in varie direzioni, facendo parere il tutto decisamente più caotico.
Mi sorprendo del fatto che sembri tutto pulito e stranamente arredato bene.
In questo momento posso vedere solo un piccola parte di corridoio, dato che la segreteria è all'entrata. Ma già tutto ciò mi fa venire i brividi.
Non è niente in confronto all' High School di Boston. Non è nemmeno paragonabile.

Prova a fermarmiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora