44.

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Resta a bocca dischiusa, con gli occhi sbarrati, riempiti di dolore.

Dolore causato da me.

Ma non sembra un granché sorpreso, anzi, ritengo che già lo sapesse e che volesse solo scappare da questa realtà.

Sperava di sbagliarsi per ciò che rifletteva fin da tempo. Sin dalla sera nella quale sono venuta a casa loro con Samantha.

So agita sul posto contraendo la mascella. Non dice nulla, se ne resta fermo in preda ai suoi pensieri.

Passano istanti di silenzio, ma poi sospira, fissando di fronte a sé.
«Perché?» sussurra talmente piano che quasi non lo sento.

«Ric...» tremo.

«Perché non l'hai detto?!» sbotta alzando la voce. Si sta ricomponendo.

Scatto all'indietro sgomentata per la sua freddezza, ma aspetta una risposta. E io l'unica cosa che posso fare è dargliela.
«Non volevo incasinare nulla.»

In un baleno finisco la frase e lo sguardo di Richard si infuoca. «Cazzo Emily!» esplode. «Non incasinare nulla?! Tutto ciò è una merda!»

«M-mi dispiace...» Stringo il sedile di pelle, mentre diverse lacrime scivolano sulle mie guance, cadendo dopodiché selle cosce.

«Tu mi hai preso in giro», sentenzia e io volto lo sguardo verso di lui.

«No, te lo giuro. Tutto ciò che abbiamo...» non riesco a terminare la asserzione, perché inizia a parlarmi sopra.

«Tu mi hai preso per il culo e io, come un fesso, ti ho dato tutto ciò che potevo», mormora rosso dalla rabbia.

«Non ti ho preso in giro Richard. Per favore cerca di c-capirmi.»
Sono scossa dai singhiozzi e riesco a malapena a parlare.

A queste parole scoppia.
Alza il pugno e tira un colpo brutale al volante, creando un rumore sordo e facendomi saltare in aria dalla spavento.
«E allora che cazzo hai fatto mh?! Che cazzo hai fatto tutto questo tempo se pensavi a un altro!» mi grida in faccia, facendomi appoggiare al finestrino dalla tensione.

Non l'ho mai visto così arrabbiato e mi sta impaurendo.

Mi guarda con le guance paonazze e i capelli ormai scompigliati, per quante volte si è passato le dita tra di essi.

Ho sbagliato e non c'è nessuna scusa che possa reggere l'enorme idiozia che ho compiuto.

«Scusa», ripeto graffiandomi i palmi, sentendo la gola arsa per tutti i respiri trattenuti.

«Da quanto?» sibila poi, confondendomi.

«C-cosa?»

«Da quanto tempo dura fra di voi?» domanda facendo una smorfia appena apre bocca.
È disgustato da me e Liam e non lo biasimo.

Serro la labbra, timorosa di rispondere, ma ormai il danno l'ho fatto... e non posso più tirarmi indietro.
«Tre anni», bisbiglio non guardandolo. Ho il terrore di un'altra sua reazione.

Ispira di scatto, ma rimane in silenzio con lo sguardo perso. Adesso sì che è sorpreso.

Rimaniamo a tacere per un po', sin quando a dare voce ai pensieri è proprio lui.
«Sei tu...» mi guarda, riferendosi alla ragazza che ha fatto soffrire Liam, e appena volto lo sguardo su di lui rimango spiazzata.

Una lacrima scivola celermente dal suo occhio sinistro, inducendomi di nuovo a un pianto senza freni.

Sta pensando a me come alla ragazza che ha fatto patire il suo amico per mesi. Lui ha visto Liam distrutto per colpa mia e sta soffrendo al pensiero di ritrovarsi nella sua stessa situazione.
Perché io so fare solamente una cosa: far del male per ricevere del bene.

Prova a fermarmiWhere stories live. Discover now