Capitolo 24.

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Il suono del bussare risuonava per tutta la stanza, creando un fastidioso rumore.

Alex sbatteva le nocche contro la porta della stanza di Jet e alcuni ragazzi avevano aperto la porta della loro stanza, dicendogli di fare silenzio.  
Erano occupati a studiare o a rilassarsi, non volevano essere disturbati.

Il rosso gli aveva ignorati, continuando a bussare alla porta. Non voleva disturbare nessuno, ma aveva bisogno di parlare con il suo ragazzo.

Era sul punto di andare a chiedere la chiave di riserva, ma proprio in quel momento la porta si aprì mostrando Jet con un asciugamani addosso.

Non lo stava ignorando allora, probabilmente non lo aveva sentito perché sotto la doccia.

La faccia rilassata di Jet cambiò velocemente espressione vedendolo, diventando irritato.
Non era un buon segno.

Stava per chiudere la porta, ma l'altro fu più veloce, allungando la mano che posò sul legno per fermarlo.
Spinse il suo corpo contro la porta, aprendola, ed entrò nella stanza sotto le lamentele di Jet.

"Non ti ho invitato ad entrare, vai fuori."

Jet indicò verso la porta aperta, vedendo l'altro ignorarlo andando verso la sua camera. Chiuse la porta spazientito, seguendolo subito dopo.

"Alex non ho voglia di vederti, sto aspettando qualcuno, va via."

In realtà non aspettava nessuno, ma sperava di convincere l'altro a lasciarlo da solo. Era irritato all'idea di restare da solo con lui nella sua stanza.

E la voglia di colpirlo con qualsiasi cosa era forte.

"Chi stai aspettando?"

Alex si girò verso di lui. Se avesse avuto un incontro con qualcuno l'avrebbe saputo e considerando il suo essere ancora mezzo nudo per la doccia appena fatta dubitava che stesse realmente aspettando qualcuno.

Non si sarebbe mai fatto vedere scombinato da qualcuno, soprattutto per i capelli.

"Artym."

Incrociò le braccia al petto dicendo il primo nome che gli era venuto in mente.
Alex inarcò un sopracciglio.

"È ad un appuntamento con Chris."

Fottuto diavolo.

Jet sbuffò spazientito. Sperava di poter usare l'amico come scusa, ma ovviamente doveva uscire con il fratello del suo fidanzato.

Fidanzato con cui era a dir poco furioso.

"Sei arrabbiato?"

Il ragazzo gli indirizzò un'occhiataccia.

"Sei arrabbiato, decisamente."

Sospirò avvicinandosi a lui, vedendo l'altro allontanarsi.

Non sapeva se esserne felice, così da evitare una qualsiasi violenza fisica, o triste per il suo non volersi far toccare.
Felice probabilmente, poteva rimetterci qualche parte del corpo altrimenti.

"Ero solo gentile con quelle matricole, non potevo scacciarle. È ridicola la tua gelosia."

Avrebbe dovuto scegliere meglio le parole. Poté notare dal suo sguardo che la "ridicola" non gli è piaciuta particolarmente.

Aveva il proprio ragazzo mezzo nudo avanti a se, arrabbiato senza un motivo valido. Come poteva pensare attentamente alle parole da usare?

"Non intendevo ridicola nel senso di ridicola. Intendevo che non c'è motivo di esistere, si ecco, proprio così. Mi hanno solo portato dei regali, non potevo rifiutarli è ferirli, capisci? Mi sarei sentito in colpa."

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