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«Mi scusi.» 

Divento rossa come un peperone. 

«Tranquilla, prosegua.» 

«Un giorno facemmo un gioco strano. Giocammo a briscola e chi perdeva, doveva pagare la penitenza.» Strabuzza gli occhi e appare più perplessa. Ha ragione, perché non penso che qualcun altro le abbia mai raccontato una cosa simile. 

«Quindi?» 

Sembra che sia più interessata al mio racconto. 

«Io persi la partita e lei quindi mi propose una cosa insolita. Mi disse che doveva assaporare la sua intimità, mi sembrava male e senza pensarci due volte lo feci.» 

«Perché non si ribellò? Le stava chiedendo una cosa strana, no?» 

Il mio tono di voce è debole, timoroso. Vorrei sprofondare per la vergogna. Tossisco in modo goffo e mi schiarisco la gola subito dopo. Mi ha fatto una domanda forse troppo difficile, anche se forse non lo è. Il fiatone mi cresce sempre di più. La tensione accumulata sta facendo salire i miei battiti. Tiro un sospiro e cerco di farmi coraggio.

Frammenti di una mente immoraleWhere stories live. Discover now