Malfoy non pote fare a meno di osservare il gesto stizzito della ragazza e notare come i suoi seni abbondanti in quel modo erano messi ancora più in risalto.

«Quanto egocentrismo, Mezzosangue. Perché mai dovrei seguirti?», chiese con una risata sprezzante: «Sono qua perché volevo parlare col professor Lumacorno che, come ben sai, ha lo studio in questo stesso piano».

Hermione si sentì le guance in fiamme per l'imbarazzo, ma decise di non lasciargli l'ultima parola: «Quindi immagino che anche la boccetta d'inchiostro poco fa, durante la lezione di Trasfigurazione, mi si sia rovesciata per caso sul banco».

Malfoy sfoggiò un'espressione divertita: «No, sono stato io a farla rovesciare; mi annoiavo», ammise, facendo spallucce.

L'imbarazzo venne sostituito dall'irritazione: «Quand'è che crescerai, Malfoy?»

«Crescere? Non mi sembra tu ti sia mai lamentata della mia immaturità durante il sesso».

Hermione si guardò subito intorno, constatando che il corridoio era ancora vuoto, poi fulminò il ragazzo con lo sguardo: «Non so cosa tu voglia Malfoy, ma gradirei che tu mi lasciassi in pace, proprio come hai fatto negli ultimi sei giorni».

Il Serpeverde distolse lo sguardo: «E se fossi qua per chiederti scusa?»

Hermione scoppiò a ridere, coprendosi la bocca con il palmo della mano destra.

Un paio di Corvonero che avevano lezione di Rune Antiche passarono loro accanto, lanciando alla Grifondoro occhiate confuse, ma non dissero nulla ed entrarono in aula, pensando che il Serpeverde e la Grifondoro si stessero punzecchiando come loro solito.

«Pensavo fossi qua per andare da Lumacorno, non per me», disse Hermione, gli occhi che le brillavano ancora per l'ilarità: «E comunque se questo è il tuo modo per chiedere scusa, irritandomi e rovesciandomi l'ennesima boccetta di inchiostro sugli appunti, penso che ti manchino le nozioni base su come si chiede scusa; quindi ti consiglio di studiare in modo più approfondito l'argomento. Buon pomeriggio, Malfoy».

Con quelle parole e il fantasma di un sorriso ancora sulle labbra, la ragazza entrò nell'aula di Runa Antiche, lasciando nel corridoio un imbronciato Draco Malfoy.

Il Serpeverde avrebbe voluto seguirla per continuare la loro conversazione, ma decise di resistere a quell'istinto e di dirigersi verso le scale;  deciso a passare le ore che aveva a disposizione prima di cena nella Stanza delle Necessità.

La prozia Cassiopeia lo accolse con un contenuto cenno del capo, mentre lui si gettava a peso morto sul materasso, che aveva iniziato a usare da letto negli ultimi giorni.

Di fronte aveva l'Armadio Svanitore, che ancora non sembrava funzionare come avrebbe dovuto, ma in quel momento Malfoy più che risolvere quel rompicapo, sembrava avere per la mente tutt'altri pensieri.

Aveva scoperto di non essere in grado di stare nella tessa stanza di Hermione Granger senza pensare a lei costantemente. Ignorarla non lo aiutava, e nemmeno fingere che non esistesse sembrava giovare in qualche modo alla sua salute mentale.

Si mise comodo sul materasso e chiuse gli occhi.

Hermione gli mancava, molto... Forse troppo.

Gli mancava il modo in cui arricciava il naso quando non le andava bene qualcosa, gli mancava la sensazione dei suoi capelli tra le dita, gli mancava il profumo della sua pelle la mattina, appena svegli; quando l'odore di entrambi si mescolava per creare una fragranza unica e non poteva fare a meno di pensare che quello fosse l'odore che avrebbe per sempre associato a casa.

Ogni giorno che passavano lontani, sentiva che il rapporto che c'era stato tra loro s'incrinava sempre di più e Draco Malfoy era terrorizzato: terrorizzato all'idea di non trovare una soluzione e terrorizzato all'idea di trovarla.

Gioco di sguardi #1 (Dramione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora