Folletto

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Hermione Granger stava leggendo di fronte al camino, quando il volto scarmigliato di Lavanda Brown entrò nel suo campo visivo.

«Hermione!», esclamò la ragazza, portando le mani davanti a sé, quasi volesse difendersi: «Non riesco a prenderlo! Non so nemmeno come abbia fatto ad entrare! Sta distruggendo tutto!»

Mentre urlava, attirando l'attenzione di tutti i ragazzi presenti nella sala comune di Grifondoro, la Brown continuava a indicare le scale che portavano ai dormitori.

«Di cosa stai parlando?», le chiese Hermione con tono distratto, tornando a posare lo sguardo sul libro che stava leggendo, alla ricerca del paragrafo a cui era arrivata.

«C'è un folletto della Cornovaglia in camera nostra!», urlò Calì, con le mani tra i capelli.
Hermione annuì distrattamente, poi sollevò di colpo il capo, guardando le due ragazze di fronte a sé.
Le sue compagne di stanza sembravano fin troppo serie.
«Un folletto della Cornovaglia?», chiese, con tono a dir poco preoccupato, mentre abbandonava il volume che stava leggendo e il suo posto a sedere sul divano e sfoderava la bacchetta: «Come ci è arrivato in camera nostra?», aggiunse, correndo verso i dormitori.
Calì e Lavanda la seguirono, così come Ginny, mentre gli altri studenti nella sala comune Grifondoro improvvisarono un coro d'incitamento. Seamus diede fuoco ad una tenda nell'euforia generale.
Quando Hermione entrò in camera sua poté constatare che le sue compagne di stanza non le avevano affatto organizzato uno scherzo: la camera era ricoperta da piume e fogli di carta, oggetto di ogni genere erano sparsi per il pavimento, il baule di Hermione era spalancato e sopra vi volava, continuando a tirare fuori oggetti e a lanciarli a casaccio alle sue spalle, un folletto della Cornovaglia.
Hermione si bloccò sulla soglia, studiò per qualche istante la situazione e, una volta recuperato tutto il suo sangue freddo, puntò la bacchetta contro la creatura. Grazie alla sua mano ferma riuscì a immobilizzarlo al primo tentativo con un semplice incantesimo "Glacius", impedendogli di creare ulteriore disordine.

Ginny si offrì volontaria per portare il folletto immobilizzato alla McGranitt, trasportandolo giù per le scale con un incantesimo di levitazione.
Lavanda e Calì rimasero piacevolmente sorprese quando constatarono che la creatura era stata fermata prima che potesse raggiungere i loro effetti personali e si offrirono di dare una mano a risistemare.
La riccia disse loro di non preoccuparsi e, appena rimase sola, mosse pochi passi nella stanza.
Le si strinse dolorosamente il cuore alla vista della sua collezione di piume a terra, molte rovinate, altre rotte. Raccolse dal pavimento uno dei suoi libri preferiti, "Delitto e Castigo", al quale erano state strappate delle pagine, tra cui la copertina.
Calde lacrime le appannarono la vista.
Chiuse gli occhi per qualche secondo, prendendo profondi respiri per calmarsi; quando li riaprì le lacrime non c'erano più.
Iniziò a mettere in ordine, aggiustando con la magia quello che poteva, dicendo addio a ciò che era irrimediabilmente rotto.
Quando Ginny tornò, Hermione aveva riportato la camera al suo ordine originario, l'unica differenza - non visibile - erano gli spazi vuoti nel suo baule, che fino a poche ore prima non c'erano.
«La McGranitt non capisce come sia potuto accadere», disse la rossa, sedendosi accanto all'amica sul letto.
Hermione stringeva tra le mani la sua piuma più bella, l'unica Feder della sua preziosa collezione, ora irrimediabilmente spezzata; neanche con l'incantesimo "Reparo" era riuscita ad aggiustarla.
«Stai bene?», chiese Ginny, appoggiando la mano sulla spalla dell'amica.
Hermione annuì e senza dire una parola si alzò, raggiunse il cestino della spazzatura e lasciò che la sua piuma più bella finisse in mezzo a tutti gli altri oggetti che era stata costretta a gettare quel giorno.
«Hermione?», la chiamò Ginny, con tono allarmato, alzandosi a sua volta.
«Sto bene», disse la riccia, accennando un sorriso: «Vado a fare una passeggiata, ci vediamo a cena».
Hermione abbandonò la stanza senza lasciare a Ginny il tempo di protestare.
Percorse distrattamente i corridori della scuola, mentre ripensava all'accaduto.
Non riusciva a capire come avesse fatto quel folletto a entrare nella scuola, più precisamente nella sua camera. C'era qualcosa che non le tornava.

Si appoggiò ad una colonna del porticato, osservando il tempo uggioso fuori dal Castello.

Quel folletto non poteva esser apparso dal nulla, da quello che sapeva il Preside Silente aveva vietato di introdurre all'interno del castello i folletti della Cornovaglia dopo la disastrosa lezione del secondo anno, quando Gilderoy Allock ne aveva liberata un'intera colonia nell'aula di Difesa delle Arti Oscure.

Come aveva fatto quell'unico folletto a intrufolarsi all'interno del castello?

E poi perché si era ostinato a distruggere i pochi tesori racchiusi in un unico baule, ignorando tutto il resto?

«Ciao, Hermione!», la salutò Luna Lovegood, passandole accanto: «Ho appena finito la lezione di Trasfigurazione, la McGranitt era a dir poco sconvolta quando Ginny le ha portato quel folletto congelato. É vero che era in camera tua?»

Hermione annuì, facendo una smorfia; non le piaceva l'idea che mezzo castello già sapesse ciò che era accaduto.

«Sì, è tutto vero», ammise la riccia, scrutando pensierosamente la bionda: «Hai avuto lezione di Trasfigurazione con i Serpeverde?»

La Lovegood annuì: «Sono degli insensibili; sono scoppiati tutti a ridere quando Ginny ha raccontato l'accaduto alla McGranitt! Ho sentito perfino Malfoy vantarsi con Goyle di essere stato lui a procurarsi quel folletto, ma non penso parlasse sul serio...»

Hermione sbarrò gli occhi e aggrottò le sopracciglia, pensierosa.

Aveva pensato, per un breve istante, che dietro a quello scherzo ci potesse essere lo zampino di Malfoy, ma poi aveva creduto che nemmeno lui sarebbe arrivato a tanto.

Forse si era sbagliata. Forse Malfoy era davvero disposto a tutto pur di portarla all'esasperazione.
Eppure non riusciva a spiegarsi il suo accanimento. Non aveva già ottenuto quello che voleva?
Le aveva fatto confessare con l'inganno la propria attrazione, cos'altro voleva da lei?
Non gli era bastata la soddisfazione che doveva aver provato una volta constatato di esser riuscito a distruggere il suo equilibrio? Di averla lasciata con il senso di colpa, con la vergogna di essere attratta da un ragazzino viziato e arrogante, con la sensazione di aver tradito i proprio amici e la propria casa?

Ora le sorgeva il dubbio che forse lui stesse davvero soffrendo della sua indifferenza. Che per lui quei baci non erano solo stati un modo diverso dal solito per metterla in difficoltà, ma qualcosa che in fondo aveva voluto, cercato, desiderato.

Hermione abbassò lo sguardo, sentendo distrattamente la voce di Luna che la salutava. Ebbe la prontezza di farle un cenno con la mano e fingere un sorriso, poi si perse nuovamente nei suoi pensieri.

Era stato Malfoy a baciarla, a lanciarle frecciatine, a cercarla.

Lei aveva pensato che lo facesse per dimostrarle qualcosa; per farle credere di essere solo una ragazzina debole tra le sua mani esperte.

Ora vedeva per la prima volta la situazione da un altro punto di vista.

E se Malfoy fosse rimasto bruciato da quei baci quanto lei?

E se i suoi continui dispetti fossero un modo per portarla nuovamente tra le sue braccia?

«Possibile che sia così disperato?», si chiese a bassa voce, portandosi una mano sulle labbra; il ricordo dei baci che si erano scambiati era impresso a fuoco sulla sua pelle formicolante.

Alzò lo sguardo e incontrò quello della Parkinson che la scrutava con disprezzo dall'altro lato del corridoio: «Mezzosangue, tornatene sulla tua torre, non insudiciare l'aria con la tua presenza».

Hermione non reagì, fissò la ragazza senza vederla per qualche secondo poi un sorriso timido le comparve sulle labbra: «Parkinson, potresti dire a Malfoy, appena lo vedi, che ho fatto pace col mio cervello?»

La Parkinson guardò la riccia con occhi stralunati: «Mi hai presa per un gufo, Mezzosangue?», chiese con disprezzo, prima di andarsene con passo sostenuto, senza degnarla di ulteriori attenzioni, raggiungendo Zabini poco distante.

Un timido barlume di speranza si era acceso nel petto della Grifondoro; forse lo strano comportamento di Malfoy era dettato da vero interesse, forse anche a lui erano piaciuti quei baci.
Sospirò, dirigendosi con passi lenti verso la Sala Grande.
C'era solo un modo per scoprirlo; doveva trovare il modo di affrontare Malfoy e fargli confessare ogni cosa.

Gioco di sguardi #1 (Dramione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora