Verità

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Una furiosa Hermione Granger uscì dallo studio del Professor Piton accompagnata da due altrettanto furiosi Harry Potter e Ron Weasley.

Il trio era stato convocato perché Piton si era reso conto della mancanza tra le sue scorte di qualche intruglio di cui non aveva voluto svelare l'identità, quasi sperasse che uno dei tre (o, ancora meglio, tutti e tre) confessasse.

Hermione ne era rimasta oltraggiata. Non solo non riusciva a spiegarsi come mai Piton, l'attuale professore di Difesa Contro le Arti Oscure, dovesse occuparsi delle scorte di pozioni che si trovavano nei sotterranei, accanto a quello che era ormai lo studio di Lumacorno; ma non riusciva neanche a capire come mai il professore avesse deciso di puntare subito il dito contro di loro e avesse richiesto un incontro nel suo ufficio per interrogarli personalmente.

«Assurdo», disse, facendo annuire ai suoi lati Ron ed Harry, mentre si dirigeva a passo spedito verso la sala Grande per cena.

«Piton deve essere impazzito», commentò il rosso.

«Forse sta cercando di dare la colpa a noi di qualcosa che ha fatto Malfoy», rincarò la dose Harry, con un sorriso cospiratorio sulle labbra sottili.

Hermione sentì un brivido bollente attraversarle il corpo nell'udire quel nome, ma cercò di rimanere impassibile e di non mostrare la sua momentanea vulnerabilità.

«Non credo, Harry», disse, scuotendo il capo con fare pensieroso.

In quell'istante comparve di fronte a loro Neville Paciock con un vassoio di muffin e un sorriso compiaciuto in volto: «Me li ha mandati mia nonna, sono per il mio compleanno, ne volete uno?»

Ron aggrottò le sopracciglia, poi distese le labbra in un'allegra risata: «Non sapevo fosse il tuo compleanno oggi, auguri!», afferrò subito il muffin al cioccolato più vicino e iniziò a divorarlo con foga. Harry lo imitò e fece per prendere l'unico dolce al limone all'interno del vassoio.

Neville esclamò: «Non quello!», spaventando i tre ragazzi, che lo guardarono con stupore.

Paciock, rosso in volto, abbassò lo sguardo: «Quello è per Hermione», disse, guardando la riccia di sottecchi: «So che a te piace il limone e te ne ho tenuto uno da parte».

Un dolce sorriso comparve sulle labbra della ragazza: «Grazie, Neville, buon compleanno!»

Paciock la guardò mangiare ogni boccone del dolce con un sorriso compiaciuto in volto, quasi avesse preparato egli stesso il muffin e fosse orgoglioso del suo operato.
«State andando in Sala Grande?», chiese Neville, sfoggiando un sorriso.
I tre annuirono, finendo i dolci con gusto.
Paciock abbassò lo sguardo: «Hermione, posso parlarti un attimo?»
La riccia aveva un brutto presentimento, come se sapesse per certo che quello che l'amico le avrebbe detto non le sarebbe piaciuto. Malgrado ciò accettò lo stesso, ignorando le occhiate maliziose di Harry e Ron e le loro battutine a mezza voca.
«Ci vediamo dopo», disse ai suoi due migliori amici e seguì Neville, che la guidò fino al bagno delle ragazze e ci si infilò dentro come se niente fosse.
Hermione lo guardò basita per qualche secondo, confusa dal comportamento inusuale del suo compagno di casa, poi la porta del bagno si chiuse a chiave alle sue spalle e Paciock le rivolse un sorriso distorto dalla cattiveria, che non era proprio da lui.
In quel momento Hermione capì che avrebbe dovuto ascoltare il campanello d'allarme di poco prima, ma oramai era tardi.
«Cosa significa?», chiese, gli occhi sbarrati che si guardavano intorno mentre, senza farsi notare stringeva le dita intorno alla bacchetta che teneva in tasca.
«Expelliamus», disse Neville, con un tono di voce sicuro e familiare che fece inorridire la riccia.
Lei conosceva quella voce.
La bacchetta cadde ai piedi del suo aggressore, il suono coperto dal forte clangore del vassoio di metallo che cadeva a terra e dei "tud" dei muffin che rotolavano per il pavimento.
«Malfoy», disse, il tono di voce colmo di furia.
«Indovinato», disse la figura con l'aspetto di Neville di fronte a sé.
«Cosa c'era in quel muffin?», chiese lei, seguendo con lo sguardo il moro che si accucciava per recuperare la sua bacchetta e infilarsela nei pantaloni.
«Ti piacerebbe saperlo, vero, Granger?», disse, avvicinandosi di qualche passo alla ragazza.
Era strano per Hermione parlare con Malfoy con le sembianze di Neville. La situazione era a dir poco assurda.
«Sei stato tu a rubare dalle scorte di Piton», non era una domanda, la riccia si era resa conto solo in quel momento che la supposizione di Harry era giusta. E pensare che lei gli aveva anche detto: «Non credo», quando lui aveva esposto la sua ipotesi. Ora sì che si sentiva in colpa.
Malfoy sollevò gli occhi al cielo: «Quanto sei noiosa, sempre pronta a sfoggiare la tua intelligenza».
Hermione aprì bocca per ribattere, ma non riuscì a pronunciare le parole che avrebbe voluto dire.
Un sorriso compiaciuto apparve nel volto di Malfoy: «Sei a corto di parole?»
Hermione inorridì: «Cosa c'era nel muffin?», chiese nuovamente, questa volta con maggiore enfasi e timore.
«No no no, le domande le faccio io», disse il ragazzo, avvicinandosi ulteriormente a lei: «Rispondi a questa semplice domanda Granger: cos'è successo dopo il nostro duello sulla torre di Astronomia?»
Hermione pensò che sarebbe morta, piuttosto di dirglielo, ma le sue labbra si muovevano, senza che lei avesse dato loro il comando, spifferando al Serpeverde camuffato da Grifondoro proprio ciò che non avrebbero dovuto.
«Veritaserum», disse lei, subito dopo aver raccontato al ragazzo di come si fosse data piacere pensando a lui: «Sei stato davvero tu a rubare dalle scorte di Piton».
Neville-Malfoy fece un passo indietro, portandosi una mano allo stomaco e gemendo dal dolore.
L'effetto della pozione polisucco era finito e il ragazzo tornò al suo aspetto in pochi secondi.
Malfoy fissò la ragazza di fronte a sé con un misto di compiacimento e rabbia: «Smettila di fare la saccente».
Hermione incrociò le braccia al petto e distolse lo sguardo, offesa dalle parole del biondo e imbarazzata da ciò che gli aveva confessato sotto Veritaserum.
«Sei venuta pensando a me», non era una domanda, Malfoy voleva solo assaporare quelle parole, lasciare che assumessero un senso, che fossero più reali: «Com'è stato?»
Hermione tentò di coprirsi la bocca con le mani, ma le parole sfuggirono lo stesso dalle sue labbra, tradendola: «È stato bello, troppo bello. Mi sono sentita sporca, malgrado sia stato il migliore orgasmo della mia vita».
Malfoy avanzò verso di lei: «Cosa hai fatto dopo?»
«Ho fatto una doccia», disse lei, indietreggiando.
«Perché quando ci siamo baciati l'ultima volta mi hai respinto?»
«Perché era troppo bello, perché è tutto sbagliato», urlò lei, allungando le mani di fronte a sé per impedirgli di avanzare oltre, per impedirgli di toccarla.
Malfoy era a dir poco livido dalla rabbia: «Sono io a dover pensare che sia tutto sbagliato, io a dover inorridire al ricordo di ciò che è successo. Sei tu la Sanguesporco, non io. Non lo dimenticare!»
Hermione avanzò verso di lui, la furia ben visibile sul suo volto: «Sei solo un viziato, infantile, razzista figlio di papà! Come ho potuto...?», ma le parole le rimasero incastrate in gola. Non riusciva a mentire.
«Il gatto ti ha mangiato la lingua, Granger?», la sfotté, tirando un calcio a uno dei muffin a terra, che rotolò scompostamente per qualche secondo.
Hermione allungò una mano e con una calma che non pensava di poter avere in quel momento, pretese la sua bacchetta, che le era stata sottratta, perché voleva andarsene.
«Non puoi andartene, non ho finito!», esclamò il biondo, afferrando la mano protesa della ragazza per avvicinarla a sé: «Che tu sia maledetta».
Il bacio che le rubò era colmo di rabbia e passione, tanto da stordire la ragazza, che si sentiva quasi ubriaca. La mano destra di lui strinse il seno di lei, mentre l'altra mano si perdeva nella massa scomposta di ricci.
«Dimmi come l'hai immaginato, Granger», sussurrò nell'orecchio di lei, mentre con la mano continuava a massaggiarle il seno: «È stata la mia bocca o la mia mano a darti piacere?»
«Entrambe», esalò lei, il fiato corto e le gambe deboli che faticavano a sostenere il suo peso.
Si baciarono nuovamente e la mano destra di Malfoy si spostò dal seno all'inguine, facendola gemere.
«Mi vuoi, Granger?», chiese lui, intrufolandosi maggiormente in mezzo alle gambe della ragazza con la mano, sentendo il calore del suo corpo attraverso gli strati di vestiti che la coprivano.
«Sì», sussurrò lei, costretta a dire la verità, quando avrebbe preferito mentire.
Lo allontanò, cercando di liberarsi dalla torbida eccitazione che quelle mani e quelle labbra le stavano dando.
«Vuoi che smetta?», chiese lui, guardandola con un sorriso malizioso.
«No», disse lei, spingendo contro il suo petto per liberarsi.
Malfoy la lasciò, facendo un passo indietro.
«Vieni da me quando avrai fatto pace col tuo cervello», le disse, restituendole la bacchetta, prima di aprire la porta del bagno e uscire.
Hermione rimase immobile per qualche secondo, il petto che le si alzava ed abbassava velocemente, i capelli che nascondevano parte del suo volto sconvolto e le mani che le tremavano quasi quanto le labbra.
«Maledetto, maledetto», sussurrò, scuotendo con forza la testa per schiarirsi le idee e tornare a ragionare correttamente: «Me la pagherai».

*****

Ciao a tutti! 😊
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che abbiate tempo e voglia di dirmi che ne pensate!
Un bacio,
LazySoul_EFP

Gioco di sguardi #1 (Dramione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora