Orgoglio

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Era quasi arrivata alla torre di Grifondoro quando sentì dei passi affrettati alle sue spalle.

Hermione, colta da uno strano presentimento, si girò per scoprire il proprietario di quell'andatura frettolosa.

Si bloccò nel bel mezzo del corridoio quando riconobbe la figura che le si trovava a pochi metri di distanza.

«Malfoy, penso che tu abbia sbagliato strada, i dormitori di Serpeverde si trovano nei sotterranei», gli disse, cercando di celare l'agitazione che aveva in corpo.

Non si aspettava di doverlo affrontare così presto; aveva sperato di aver almeno la notte per analizzare la situazione e decidere il dà farsi. Ora era costretta a improvvisare.

«Ah ah, quanto sei spiritosa», disse con tono sarcastico, continuando ad avanzare: «Stavo cercando te».
«Ah sì? Beh, mi hai trovato. Cosa vuoi? Rovesciarmi addosso un'altra boccetta d'inchiostro? Aizzarmi contro un altro folletto della Cornovaglia?», chiese lei con tono pungente, ancora soffriva per tutti gli oggetti che aveva dovuto buttare poche ore prima: «Vorrei farti notare che Silente ha vietato l'introduzione di folletti nel castello, potresti essere punito per questo, o peggio essere espulso
«Noto con dispiacere che la "Parlantinite acuta" ancora non ti è passata... Toglimi una curiosità: come mai non mi hai ancora denunciato alla McGranitt, Mezzosangue?», chiese lui, fermandosi a due metri scarsi di distanza dalla riccia.
Hermione, col viso arrossato dalla rabbia, lo fulminò con lo sguardo: «Non ho prove schiaccianti, ma appena le avrò mi premurerò di farle avere a chi di dovere».
«Stai bleffando, senza di me ti annoieresti troppo», le disse, sorridendole malignamente.
«Senza di te avrei finalmente un po' di pace!», esclamò la Grifondoro, sbattendo i piedi a terra per l'irritazione.
«É questo che vuoi, Granger? Vuoi esser lasciata in pace?», chiese lui, guardandosi distrattamente le unghie della mano destra: «Dal messaggio che mi è stato riferito, non si direbbe».

Malfoy sollevò lo sguardo, osservando con finta aria annoiata il volto della riccia.

Poteva quasi vedere il muro della sua indifferenza creparsi lentamente.
«Che messaggio?», chiese lei, incrociando le braccia al petto.

Come poteva scoprire se lui era attratto da lei - come lei lo era da lui - senza esporsi troppo? Come faceva a battere la subdola serpe con l'onestà del leone?
«Quello che hai lasciato a Pansy, per me», disse lui, sorridendole sardonico.

Hermione lo fissò a lungo alla ricerca di un sentimento sul suo volto che non fosse la boriosità che lo caratterizzava. Per pochi istanti scorse una punta di divertimento e una di cattiveria, ma nient'altro.

«Ho lasciato quel messaggio proprio perché speravo di essere lasciata in pace», mentì, notando con soddisfazione lo stupore sul volto del Serpeverde.
Malfoy fece due passi avanti, accorciando le distanze: «Qualcuno si sta arrampicando sugli specchi», mormorò.

«Cosa vuoi ancora da me?», gli chiese: «L'umiliazione dell'ultima volta non è bastata?»
Ripensò a quello che gli aveva confessato sotto l'effetto del Veritaserum e le sue guance diventarono subito incandescenti per la rabbia e l'imbarazzo.

«Oh, Mezzosangue, pensi davvero che io mi possa accontentare di così poco?», mormorò lui, ora talmente vicino da farle percepire il suo odore di sandalo e menta.

E Hermione lo vide. Era lì, proprio davanti ai suoi occhi: il desiderio.

Malfoy la voleva.

Hermione sentì una fitta allo stomaco e il cuore batterle furiosamente nel petto. Mettendo da parte la sua razionalità, cancellò la breve distanza tra lei e Malfoy, afferrando la spalla del biondo per avvicinarlo a sé.

Per la prima volta fu lei a baciare lui, saggiando quelle labbra sottili e imbronciate con lentezza esasperante, tanto da far gemere d'impazienza il biondo.

Malfoy interruppe quasi subito il bacio, con un sorriso vittorioso in volto.

«Seguimi», le ordinò, muovendo alcuni passi lungo il corridoio.

Quando si rese conto di non averla accanto a sé, Malfoy si voltò a cercarla, scocciato: «Cosa stai aspettando?»

Hermione Granger con le braccia conserte e gli occhi assottigliati lo scrutava con fastidio: «Io non prendo ordini da nessuno, Malfoy, tanto meno da te».

Il Serpeverde si morse il labbro inferiore, prima di sorridere: «É una sfida?»

«É una semplice constatazione», disse lei, sollevando il naso all'aria in quel suo modo altezzoso che infastidiva Malfoy all'inverosimile. Com'era possibile che una Sanguesporco come lei avesse tanto ego? Lui proprio non riusciva a raccapezzarsene.
«Vuoi continuare a dare spettacolo per i corridoi?», chiese il biondo, sollevando un sopracciglio con aria annoiata.

Solo in quel momento Hermione si rese conto che, effettivamente, quello era il luogo peggiore che avrebbero potuto scegliere per baciarsi e sperare di essere lasciati in pace.

Ma ammetterlo avrebbe voluto dire dare ragione a Malfoy e lei non ne era psicologicamente pronta.

«Non ho affatto intenzione di dare spettacolo, infatti...», Hermione finse di controllare un orologio da polso babbano che non possedeva e con aria teatrale esclamò: «Oh! Si è fatto tardi, penso che andrò a letto! Addio».
Malfoy rimase interdetto a fissarla, mentre andava dalla parte opposta del corridoio rispetto a quella che lui stava percorrendo.
«Proposta interessante, effettivamente su un letto si sta più comodi», disse lui, seguendola.

La ragazza inizialmente non colse il doppio senso, quando però si rese conto di essere seguita s'indispettì: «Non era un invito, Malfoy!»

Il Serpeverde non potè fare a meno di ridere dell'espressione oltraggiata della Grifondoro: «Sicura, Granger? Non vuoi una mano per... ?», sollevò un paio di volte le sopracciglia con fare malizioso.

«Per?», chiese la ragazza confusa e con il fiato corto — pur di seminarlo aveva iniziato a percorrere i corridoi a passo di marcia
«Per venire», disse lui, con toni casuale, riuscendo tranquillamente a rimanerle alle calcagna.

Hermione Granger si bloccò di colpo. Era oltraggiata, accaldata ed eccitata.

Malfoy rischiò di caderle addosso, ma riuscì a fermarsi giusto in tempo.

«Me la posso cavare benissimo anche da sola», riuscì a borbottare, prima di procedere nella sua marcia verso la torre Grifondoro.
Draco, esasperato, la raggiunse con poche falcate e la immobilizzò, poggiandole le mani forti sulle spalle: «Perché continui a fuggire? Hai paura, Granger?»

Sì, di me stessa.
«No, ora lasciami».
«Io non posso darti ordini, ma tu puoi. Ti sembra corretto?», le fece notare il biondo, con un sorriso sghembo.
Hermione sbuffò: «Quanto sei insopportabile», borbottò.
«E tu sei irritante, saccente, arrogante, pedante...»
Hermione lo colpì al costato con il pugno prima che potesse terminare.

Lui in risposta la spinse.

Rimasero a fissarsi per qualche istante, gli occhi di entrambi brillavano d'eccitazione e rabbia.

«Ti odio», disse lei, senza perdere il contatto visivo.
«Ti aborro», disse lui, le mani che gli fremevano dal desiderio di stringerla ancora tra le braccia.

Dei passi lontani li avvisarono dell'arrivo di altri studenti.

Seguendo un copione non scritto, se ne andarono, ognuno per la sua strada, senza dire niente.

Se ne pentirono subito, ma erano entrambi troppo orgogliosi per tornare sui loro passi, addirittura troppo orgogliosi per sbirciare — anche solo una volta — alle loro spalle per cercare lo sguardo dell'altro.

Gioco di sguardi #1 (Dramione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora