39. Calibro 38 e Ken-versione-cattiva

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Tutte le figure sono confuse, c'è del blu, del rosso, ma anche tanto buio. Sono nell'abitacolo di quella che sembra l'auto di Kristoff; vedo i miei due amici seduti davanti, ma non sembrano proprio loro anche perché i capelli di Jake sembrano quasi sbiaditi...

Volgo lo sguardo verso il finestrino alla mia sinistra e... L'urlo mi muore in gola.

La neve ha formato una forma sul vetro che mi è tutt'altro che estranea: il volto di Andrea. Sembra disperata, gli occhi formati di mille piccoli fiocchi che implorano aiuto. Altri fiocchi formano i particolari dei capelli, ma non appena guardo meglio mi accorgo che sono rossi, proprio come la chioma della mia amica.

Tramando, mi sporgo verso l'abitacolo, ma quando quello che pensavo fosse Jake si gira, mi ritrovo davanti un uomo sulla sessantina che mi rivolge un ghigno da cui spunta un inquietante dente dorato. 

Non ho il tempo di elaborare chi sia questo tizio, né dove sia finito Jacob che il passeggero mi tappa la bocca con una mano, mentre qualcuno si mette a chiamare il mio nome...

-Bianca, tranquilla...

-Ehi va tutto bene, era solo un sogno...

A fatica apro gli occhi e davanti a me c'è qualcuno di ben diverso dal vecchio dell'incubo. Jake ha ancora una mano poggiata sulla mia ed è seduto sul bordo del letto, mentre Fred mi guarda un po' preoccupato poco distante.

-Era solo un sogno- ripeto per convincermene. E poi: -Be' se era solo un sogno, direi che sarebbe buona cosa mettere qualcosa sotto i denti, almeno potremmo ripartire con la pancia piena.

-Bene- Jake si limita ad annuire mentre tira fuori dal minuscolo bar dall'altro lato della stanza tre tazze sbiadite. Il profumo del caffè ci mette poco ad invadere la stanza e io ne approfitto per ricaricarmi con della sana caffeina. Anche Jake sembra gustare la cioccolata di pessima qualità che si è spalmato su una fetta di pan-carré. 

Fred invece sembra più tetro degli altri giorni. Non ha toccato cibo e nemmeno la fetta di pane e Nutella (tarocca) che gli ho offerto sembra andargli a genio. 

Finiamo in fretta il nostro pasto e mentre riprendiamo le poche cose che ci siamo portati dietro lancio un'occhiata all'orologio sull'iPhone che segna le sette di sera.

Dopodiché ci resta poco da fare: riempiamo un sacchetto con tutto ciò che c'è nel mini-bar e andiamo a pagare alla cassa del motel semi-deserto.

Quando rientriamo in macchina Fred si offre di guidare: -Ho dormito bene e non mi da fastidio guidare con il buio.

Jake non sembra molto convinto, ma probabilmente sa che la guida distrarrebbe l'amico dai mille complessi che gli circolano nella testa.

Così siamo di nuovo in viaggio. La prossima meta è la città di Bucarest, ma tutte le indicazioni mostrano che a dividerci dalla grande città ci sono ben 23 ore di viaggio.

Noi contiamo di ridurle il più possibile: si schiaccia l'acceleratore, ci si ferma solo per il rifornimento (meglio se a basso prezzo) e ci si dà il cambio ogni due, tre ore.

***

Sono passate circa dieci ore dalla partenza al motel e ci stiamo dando il terzo cambio: è il mio turno, ma prima di cominciare a guidare faccio due passi, respirando un po' dell'aria frizzante della notte.

Ai lati dell'autostrada si estendono prati immensi, ricoperti di neve a formare un manto candido sterminato, interrotto solo da qualche casa di campagna isolata. Niente stelle e niente luna, ma una coltre di nuvole scure attraversa la notte: mi stringo nel bavero della giacca e ficco le mani nella tasca del mio parka verde.

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