36. Storie E Sacrifici

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L'uomo seduto dietro alla scrivania di fronte a me sospira. Poi ci guarda, uno ad uno, soffermandosi qualche secondo in più su suo figlio.

-Temo che sia giunto il momento di raccontarvi tutta la verità.- parla al plurale Kristoff Lorenz, ma sembra che le sue parole siano destinate in particolare a Jacob, con cui non accenna a rompere il contatto visivo.

-Faresti meglio, Kristoff.- la risposta di Jake è acida e impaziente -Avremmo anche qualche domanda se non ti dispiace...-

-Una cosa per volta. Le cose per essere capite vanno raccontate dall'inizio.- e così iniziò la rivelazione del segreto di Jacob.

***

-Sapete, quando si è giovani, spesso si viene pesantemente giudicati dagli adulti per gli sbagli che si commettono. Ogni minima azione deve essere controllata, ogni scelta ponderata, ogni parola attentamente studiata. Soprattutto quando si tratta di un giovane ribelle prossimo erede al trono di un Regno più grande del suo ego, quale ero io. Ma ci sono cose che non possono essere controllate.

I sentimenti.

L'amore.

L'amore non può essere domato da nessuno, né da sé stessi, né da individui esterni alla propria persona. Nessuno può dire al suo cuore o al cuore di altri "smettila di saltare un battito ogni volta che lo o la vedi". Non si può prevedere, prevenire o addirittura evitare. Succede e basta. A volte anche inconsciamente, e quando poi te ne accorgi è troppo tardi. Ma quando lo accetti e diventi consapevole del tuo amore, doni tutto te stesso.

Nella mia vita ho amato solo una persona con tutto il mio cuore. L'ho amata così tanto che adesso che non è più con me mi fa male, un male immenso.

Mi ricordo ancora la prima volta che la vidi. Ero sceso in paese dopo una brutta litigata con mio padre riguardo a responsabilità di cui mi sarebbe toccato farmi carico, ma non volevo saperne. Ero giovane e spensierato e volevo godermi la mia vita, ma soprattutto ero stanco di essere conosciuto come "il principino Kristoff, prossimo erede al trono di Tintenwald" e titoli vari. Così, decisi di farmi una passeggiatina lungo la via principale della città, vestito con abiti semplici, da popolano, per non essere riconosciuto e magari riuscire capire cosa si provava ad essere un semplice paesano. Tenevo la testa bassa, ma improvvisamente un profumo delizioso di pane appena sfornato sfiorò le mie narici e mi costrinsi a scoprire da dove proveniva quell'odore. Alzai il capo, e lei era lì, dalla parte opposta della strada, con il suo cestino di pane sottobraccio, che vendeva ai passanti pagnotte dorate. Era bellissima.

Non era vestita con abiti sfarzosi come le principesse che avevo conosciuto durante la mia vita. Non era truccata. Non era al centro dell'attenzione, e di sicuro non ne attirava molta. Ma attirò la mia, di attenzione, con la sua semplicità pura, con ogni sorriso smagliante che rivolgeva a chiunque comprasse del pane da lei, con i suoi lucenti capelli corvini raccolti in una coda alta e i due ciuffi ai lati del viso ben definito; con le sue guance rosee, il naso leggermente all'insù e gli occhi luminosi.

Era stupenda.

Io mi avvicinai e garbatamente le chiesi come si chiamasse.

Heidi.

Lei sembrò non riconoscermi e ne approfittai. Comprai una delle pagnotte che teneva nel cestino e mi rivolse un sorriso che anche oggi ho ancora ben impresso nella mente, come il timido rossore sulle sue guance quando ci perdemmo l'uno negli occhi dell'altra.

La mattina seguente tornai in paese, sempre sotto false spoglie e comprai ancora un'altra pagnotta. Il secondo sorriso che mi dedicò fu ancora più sincero del primo, perché si era ricordata di me, del giorno prima.

Royal SecretsWhere stories live. Discover now