Capitolo 55

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Venezia, Italia

2019

Gli ultimi sei mesi sono passati in un lampo. Così come in un lampo le cose sono cambiate, da cima a fondo. Nulla è più come prima. Io non sono più come prima.

La mia anima triste, che ha vagabondato fino alla laguna, in una calda giornata di settembre, ha iniziato lentamente a guarire. La mia indipendenza, il lento cambiamento dei rapporti con i miei – e con me stessa, soprattutto – l'università, il lavoro. Le responsabilità mi hanno fatta crescere, anche se non è stato facile.

I soldi nella busta sotto al comodino sono finiti da tempo. L'entrata che il lavoro da Bob mi dà mi consente di vivere senza dover chiedere nulla ai miei genitori, nemmeno per la rata universitaria.

Certo, ora non ho più quei cazzo di quattrocento euro d'affitto da pagare. Ryan ha messo il suo zampino anche lì. Da quando viviamo insieme al numero 32, il mio stipendio entra pulito, così come il suo, in fondo. Le spese di luce e gas sono facilmente sostenibili.

Ryan, Ryan... penso, osservandolo. Sdraiato su quel divano troppo piccolo per lui, fuma con calma la sua sigaretta, mentre legge uno dei romanzi che gli ho consigliato.

La mia tazza di tè si è ormai raffreddata, mi sono persa ancora una volta a riflettere.

«A che pensi?» Ryan stacca gli occhi da La signora Dalloway, quasi leggendomi nel pensiero, e posa il suo sguardo ardente su di me; e ancora mi fa tremare le gambe, per il modo in cui mi guarda.

«Mh» mugugno, mi ha preso alla sprovvista. «A niente» mento, arrossendo.

A che vuoi che pensi, Ryan? Mi hai ribaltato la vita, e non riesco ancora a crederci. Dove credi che vaghi, la mia mente, eh? Dopo mesi di sfuriate e baci frenetici, dopo giorni di risate e gioia immensa, dopo momenti di gelosia e di infinita passione. Con te niente è facile, amore mio. Siamo sempre sul perimetro della nostra vita, quando si tratta di noi. Andare d'accordo non è facile, ma, quando ci riusciamo, è la cosa più bella del mondo. Lo ammetto, pure io ho un caratteraccio. Ma dimmi che non sei felice, con quel sorriso stampato sulle labbra. Dimmi che non stai bene, con quel luccichio negli occhi.

Ryan si alza col suo solito fare sensuale, i movimenti calcolati, allo stesso tempo, però, incredibilmente naturali.

«Ti si è pure raffreddato il tè» dice, sedendosi a cavalcioni sulla sedia, dall'altro lato del tavolo. Inclina la testa con espressione interrogativa, le labbra increspate, gli occhi vivaci.

Abbasso lo sguardo sulla mia tazza rosa, un regalo di Nonna Lavi per il mio compleanno. Riporta il nome 'Elena' a caratteri cubitali e fastidiosamente dorati.

«Stavo solo pensando a noi» mormoro. Non so bene che parole usare, Ryan mi manda sempre in tilt.

«Uhm. E?»

«E... niente. Mi chiedevo cosa ci riservi il futuro» abbozzo.

A essere sincera, non so nemmeno io cosa vorrei dire.

«Tutto ciò che desideri.»

«Mh, come?» chiedo, un po' confusa, ancora immersa nei miei pensieri.

«Tutto ciò che desideri. Avrai tutto ciò che vorrai, dal futuro. Se vorrai continuare ad amarmi, sarò qui. Se vorrai amare qualcun altro, ti lascerò andare.»

«Non vorrò amare nessun altro» mi precipito a dire. I miei occhi si aggrappano ai suoi, quasi spaventata al pensiero che possa succedere qualcosa del genere. Ryan mi regala un sorriso dolce, e io non esito oltre a chiedere: «E se tu vorrai amare qualcun altro?»

«È impossibile, piccola. Niente e nessuno cambierà i miei sentimenti per te.»

FINE

SOTTO LE PERSONEWhere stories live. Discover now