Capitolo 7

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Merda, perché lo becco sempre? penso, cercando inutilmente di distogliere lo sguardo da lui.

La ragazza dai capelli scuri che gli si è avvicinata continua a toccargli il braccio. Allunga la mano verso la sigaretta che Ryan tiene tra il pollice e l'indice e chiede di fare un tiro, ma lui la ignora.

«Che cazzo fai?» le intima in tono freddo, quando la tizia sta per prendergli la sigaretta.

«È solo un tiro, Ryan» risponde lei, stizzita.

«Lo sai che non passo le mie cicche» dice, riprendendo a fumare dopo aver distrutto la ragazza con una sola occhiata.

Continua a osservarmi mentre aspira, e il suo mezzo sorriso, quando tiene la sigaretta tra le labbra, gli mette in risalto una fossetta. Sento che il nostro gioco di sguardi ha attirato l'attenzione non solo della tipa, ma anche di un altro paio di ragazzi che credo facciano parte della compagnia di Ryan.

«Elena!» Una voce mi richiama alla realtà. Thomas sventola una mano in alto per attirare la mia attenzione e cerca di salutare in fretta l'uomo sulla quarantina con cui sta parlando.

Viene verso di me e guarda di traverso Ryan, in modo quasi protettivo nei miei confronti.

A Ryan non frega proprio niente delle silenziose minacce di Thomas, e continua a indagare ogni parte del mio corpo con i suoi occhi di ghiaccio.

Rimango muta, non so bene come comportarmi. Non mi aspettavo che anche Thomas fosse da queste parti.

Quando quest'ultimo appoggia la mano sul mio braccio e si abbassa verso di me, sussulto.

«È meglio se ce ne andiamo, non so che hai fatto ma hai attirato l'attenzione di tutti» mi sussurra all'orecchio.

Do un'ultima occhiata a Ryan; serra la mascella, facendo sparire la fossetta e il suo comportamento sensuale.

Annuisco a Thomas, e con lui mi avvio lungo il vicolo ricolmo di gente.

Una volta arrivati davanti al nostro stabile, chiedo a Thomas: «Abita qui quel ragazzo?» Punto il pollice alle mie spalle, a indicare l'edificio numero 32.

«Ryan dici? Sì, all'ultimo piano.»

«Lo conosci?» Provo nuovamente a farmi dare qualche informazione, sperando non si chiuda a riccio come la sera prima.

«Ah, sì, non molto bene, però» alza le spalle, cercando di mostrare indifferenza.

Aspetto di arrivare al suo appartamento e, una volta di fronte alla porta d'ingresso, incrocio le braccia. Lo guardo, arricciando il naso. Lui si spinge in su gli occhiali con l'indice destro.

«Va bene, andiamo» cede, facendomi entrare in casa.

Tiro fuori da sotto il tavolo una sedia di plastica gialla, mi siedo e accavallo le gambe. Tengo gli occhi su di lui, come a dire "Non pensare di scamparla". Si accomoda di fronte a me, su una sedia verde.

Un po' di senso dell'arredamento non guasterebbe, penso, guardando di sottecchi il mobilio nuovo, ma decisamente troppo colorato per i miei gusti.

Ogni sedia di un colore diverso? Ma che cazz...

«Che vuoi sapere?» Thomas interrompe il mio flusso di pensieri.

«Come conosci Ryan?»

«Si è trasferito qui quando mi ci sono trasferito anche io. A quanto ho capito, però, conosceva già Nonna Lavi. Lei dice che il ricambio più consistente di persone si verifica ogni tre anni, e ho visto anche io che è così. Ci si laurea e si torna a casa, o si cambia uni, o si trova un lavoro...»

Alzo le sopracciglia, e basta quello per fargli capire che sta divagando.

«Certo che sei testarda, eh» mi dice, grattandosi la testa.

«Lo so, dai, racconta» continuo, con tono un po' più calmo. Cerco di ammorbidirmi il più possibile, anche se non è facile. Sono tesa come una corda di violino, e non so nemmeno perché.

Thomas si schiarisce la voce prima di riprendere: «Abbiamo aiutato insieme Nonna Lavi con dei mobili e dei lavori per un paio di appartamenti, al piano di sotto. Siamo usciti insieme ogni tanto, ma lui si è fatto il suo giro in fretta, ma a me non piaceva, anzi, non mi piace proprio per niente».

«Di che giro si tratta?» chiedo, anche se ormai ho capito.

«Quella è gente che ama fare casino. Non gli importa nulla delle conseguenze, non gli importa nulla delle persone. Fanno gli stronzi, fumano, bevono, fanno festini e Venezia è tutto fuorché un posto dove puoi fare festini. I palazzi sono sempre attaccati, tutti sentono tutto» inizia a scaldarsi.

«Spacciano?» La mia franchezza lo lascia per un attimo a bocca aperta.

«Non ho mai visto niente, ma Alice ha iniziato a fumare erba con loro» abbassa gli occhi. «Ho fatto l'errore di farle conoscere Marco. Sapevo che lavorava al locale, e lei aveva davvero bisogno di soldi. Quando si sono conosciuti, Alice ha iniziato a frequentare la sua compagnia. Tornava a casa in condizioni pietose, fatta, ubriaca...» scuote la testa, probabilmente ripensando a quel periodo. «Lei è un terremoto, ha voglia di divertirsi, di far cazzate, ed è giusto così, per carità. Solo che i vicini ci rimproverano, ci hanno chiesto di andarcene più volte, sono stufi del casino. È gente con famiglia, siamo gli unici ragazzi qui.»

«Capisco» dico, in tono sommesso. «Quando Alice ha detto a Marco che non aveva più tempo, ieri sera al locale... a cosa si riferiva?»

«Non so bene di preciso, ma non è la prima volta che glielo sento dire. Mi sono chiesto se possa essere arrivata davvero a tanto» mormora.

«Credi che spacci?»

«Credo che l'abbia fatto. Grazie a Carlotta almeno si è tirata fuori dal gruppo.»

«In che senso "Grazie a Carlotta"?» aggrotto le sopracciglia.

«Elena, scusami, ma non sono cose che mi riguardano, non posso essere io a dirtele» osserva serio.

«Hai ragione, scusa.» Mi rendo conto che mi sto immischiando troppo. «Grazie per avermi raccontato il resto» concludo.

«Cerca solo di stargli alla larga» riprende lui.

«Non ho intenzione di mettermi in mezzo a nulla, non ti preoccupare.» Ora è Thomas ad alzare le sopracciglia. «Che c'è?» chiedo, notando la sua espressione contorta.

«Niente, è solo che prima eri in mezzo alla strada a fissarlo» deglutisce, imbarazzato.

«Non è vero, proprio per un cazzo. Era lui a fissarmi» sbotto, facendolo ridere.

Cristo, ma che mi è successo?

Elena, riprenditi, per amor del cielo.

«Sei una ragazza sveglia e brava, Elena» inizia Mas.

«Mi conosci solo da un giorno» gli faccio presente.

«Non importa, si vede che lo sei» afferma, poi si alza e apre il frigo.

Mi sciolgo la coda e mi massaggio le tempie. Quando rialzo lo sguardo, vedo Thomas tirare fuori un barattolo di gelato.

«È ora di fare merenda. Un po' di gelato ti farà bene» abbozza uno di quei suoi sorrisi ingenui.

«Sul serio?» ridacchio, inclinando la testa.

«Vivo con due donne, ricordi?»

SOTTO LE PERSONEWhere stories live. Discover now