Capitolo 41

3.9K 179 11
                                    

«Senti, Mas» ricomincio non appena usciamo dal locale. Abbiamo mangiato qualcosa di veloce, e abbiamo deciso di rientrare a casa, così da sollevare Pede e Carlotta con la notizia del nostro riavvicinamento. Thomas mi ha raccontato di essersi preso diverse parole, dalle ragazze, per avermi evitata in questo breve periodo.

«Mh?» fa lui, mettendosi le mani nelle tasche dei jeans e abbassando il mento nella felpa verde militare che indossa.

«Ehm, lo so che non è proprio il caso che te lo chieda. Ma avrei davvero bisogno di farlo, perciò abbi pazienza e non ti arrabbiare, okay?»

Thomas sbuffa e fa spallucce, mi guarda e risponde: «Tanto lo so che vuoi chiedermi di lui».

«Oh, beh...» inizio, arrossendo. «Vorrei solo capire che fine ha fatto. Devo parlargli di una cosa importante, è dall'ultima volta che ci siamo parlati, per quel poco, mentre andavamo al lavoro, che vorrei dirglielo.»

«Di cosa si tratta?» mi chiede, notando la mia preoccupazione. Mi gratto la testa e mi riordino i capelli scompigliati dal vento.

Stanno crescendo troppo velocemente per i miei gusti, penso, mentre una ciocca mi si incastra nel bottone della giacca.

«Ho sentito parlare un suo amico di lui, non ho colto molto se non un paio di frasi, ma credo ci sia qualcosa di importante sotto» gli dico, cercando di restare comunque vaga. Non mi sembra il caso di riferire la cosa in giro, anche se si tratta solo di Thomas. Non prima di averne parlato con Ryan; poi potrò fare le mie ricerche, e magari coinvolgere il mio amico.

«Ti dirò, non ci ho più avuto molto a che fare. Mi aveva chiesto aiuto per una cosa, perché conosco il suo giro, ma dopo che sono intervenuto, quella notte, con Il Barba, non mi ha più chiamato» racconta, vago quanto me.

«Posso chiederti che tipo di aiuto voleva?»

Thomas tentenna un po', e si mette a giocare con un sassolino che troviamo dai resti del cantiere che stiamo oltrepassando, un rifacimento di un ponticciolo di pietra che ci costringe ad allungare la strada per poter arrivare al nostro stabile. Lancia il sasso qua e là, con le punte delle Converse tutte rovinate, per poi tirarsi su gli occhiali e squadrarmi intensamente.

Immagino stia valutando quanto può dirmi, penso, ricambiando l'occhiata in modo serio e premuroso allo stesso tempo.

«Aveva bisogno che accompagnassi Marco dal Barba, per parlare del loro giro nei dintorni di Mestre.»

«Quel giro, giusto?» chiedo, per confermare lo spaccio di droga di cui Marco si occupa.

«Esatto» mi conferma Mas.

Passeggiamo silenziosi per tutto il resto del tragitto, con una vicinanza, però, che non c'era mai stata prima. Le nostre braccia si sfiorano e, per quanto io continui a sussultare ogni volta, lo lascio camminare vicino a me, davvero vicino. Forse sto colmando il vuoto che Ryan mi ha lasciato, forse sto semplicemente apprezzando la presenza di Thomas. Non so di preciso che cosa stia provando, ma so che è questo ciò che mi serve ora, per poter andare avanti: del calore umano, la calma e la gioia che deriva da un qualsiasi tipo di rapporto equilibrato tra due persone. L'amore, in qualsiasi forma esso si presenti.

Do un'occhiata veloce al civico 32, non appena ci passiamo davanti. Non voglio che Thomas sopporti ancora il mio comportamento ossessivo nei confronti di Ryan. Faccio finta di niente, mentre apre il nostro portone, e tengo a bada l'impulso di andare a suonare il campanello 'Orlando'.

Ma perché Ryan voleva che Mas accompagnasse Marco? Da una persona così pericolosa, poi? Thomas non sembra proprio il tipo che si immischia in queste cose, però è stato proprio grazie a lui che Il Barba ha abbassato la pistola, quella notte... che cosa si saranno detti, durante quell'incontro? Di che cazzo dovevano parlare, per coinvolgere anche Mas?

SOTTO LE PERSONEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora