Capitolo 3

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Faccio passare il mio sguardo perplesso tra i due ragazzi un paio di volte prima di aprire bocca.

«Scusami, non volevo curiosare» ammetto, quando mi rendo conto di aver fissato un po' troppo la scena.

«Figurati, dai che portiamo su tutta 'sta roba.» Sembra una scusa perfetta per lui, per lasciare la tizia a lamentarsi in pace e scappare da quella situazione.

«Ma quante cose hai preso? Non dovevi vivere qui da sola?» ironizza, una volta alzate tutte le borse della spesa, pronto a salire.

«E tu come fai a sapere tutte 'ste cose?» mi libero di un sorriso, il ragazzo è così spontaneo e così buffo nei modi, che non riesco nemmeno a dubitare di lui.

«Nonna Lavi ci aveva avvisati, le ho promesso di non provarci con te» mi lancia un altro occhiolino, «ma io ho tenuto le dita incrociate dietro la schiena!» Alza le sopracciglia facendomi un sorrisino malizioso.

Scrollo la testa divertita.

«Con 'Nonna Lavi' ti riferisci alla proprietaria?» chiedo, lasciando perdere tutto il resto.

«Sì, la signora Lavinia, l'hai incontrata, no?» prosegue, poi lo faccio entrare nella mansarda. «È un po' acida e burbera, ma sotto sotto è una brava nonna. Ci tiene tutti d'occhio.»

«Grazie, appoggia pure qui» gli dico, indicando la sedia, così che possa liberarsi di tutti i miei sacchetti della spesa.

«Ah, che stupido non mi sono nemmeno presentato! Sono Thomas» mi porge la mano, e noto la sua carnagione chiara, il fisico magro.

«Elena, piacere» sorrido nuovamente, l'aria sembra più leggera.

«Pede, salta su! La nostra nuova inquilina è uno schianto» urla, dopo aver corso per affacciarsi alla porta d'ingresso, ancora aperta.

Mi metto le mani sulla fronte e massaggio le tempie, in segno di disperazione. Ho ancora i capelli che non smettono di scappare dalla coda, il trucco sbavato; in generale non oso nemmeno immaginare le mie condizioni.

Ma che dice?

«Io veramente...» cerco di divincolarmi dalla situazione, inutilmente. La ragazza è piombata da noi in un secondo, insieme all'odore di erba. Fortunatamente, ha finito di fumare.

«Cazzo, Mas, c'hai ragione, lei sì che è figa!» esordisce, appoggiandosi allo stipite della porta, come se io non esistessi.

Ha i capelli color mogano, corti e scalati, che le stanno gonfi sulla testa riempiendo il viso magrolino. La spessa linea di eye-liner nero mi attira verso i suoi occhi ambrati.

Faccio finta di niente e mi presento: «Piacere, sono Elena».

«Alice» fa un cenno col capo ed entra, accomodandosi sul letto.

«E 'Pede' da dove arriva?» chiedo, sbuffando una risatina.

La loro presenza un po' mi pesa, ma neanche troppo. Vorrei riposare, ma Thomas potrebbe aiutarmi col frigo da accendere, ed entrambi potrebbero darmi qualche informazione utile sulla vita di qui. E devo ammettere che sembrano persone simpatiche, sto davvero apprezzando l'atmosfera che hanno creato in così poco tempo.

«Da quel coglione di Thomas, lui lo sa che odio quando mi chiama così.» Strizza gli occhi nella sua direzione, con fare di sfida.

Con una risata, Thomas interviene: «Si chiama Pedegalda di cognome. Viene spontaneo chiamarla Pede!»

«E Pede sia!» aggiungo, con uno strano entusiasmo che sento crescere dentro di me.

Mi aiutano a riordinare la spesa, più Thomas che Alice, in realtà.

Lei parla per cento, prima racconta di quanto sia impossibile vivere con Thomas, poi di quanto sia umido l'appartamento. "Vedrai", mi ha detto, squadrando muri e soffitto.

«Da quanto siete coinquilini?» chiedo a Thomas, mentre mi sistema il frigo.

«Lei è l'ultima arrivata. Io sono qui da un paio d'anni, vengo da un paesino del Trentino. Mi sono trasferito qui con l'inizio dell'università.» Ascolto a braccia incrociate, appoggiata al tavolo di legno, antico quanto tutto il resto lì dentro.

«Siamo stati solo io e Carlotta per un po', anche lei per via dell'università, ma comunque lei è del posto. Alice è entrata a inizio estate, invece. Lavora, non è ancora sicura di iniziare l'uni.» Dopo aver finito di armeggiare con il frigo, Thomas si stravacca sulla sedia.

Prendo un pacchetto di biscotti, lo scarto e ne addento uno, ascoltando Alice che fa scorrere l'acqua in bagno.

Offrendo un biscotto a Mas, chiedo: «Chi è Carlotta? Credevo foste solo voi due».

«È una puttana» interviene Alice, uscendo dal bagno. Inclino il viso, sono a dir poco stupita dalla sua schiettezza.

«La vedrai appena torna dalla biblioteca» mi sorride Thomas. «Tra loro non scorre buon sangue» sussurra poi.

«Cazzo, ho il turno tra dieci minuti.» Alice blocca e sblocca il cellulare un paio di volte, poi lo rimette in tasca. «A dopo, perdente» tira un pugnetto sulla spalla di Thomas, un poco più alto di lei. «Ciao, tesorino, vedi di non sparire, ché mi sembri interessante!» mi dice, abbozzando un bacio mentre si chiude la porta alle spalle.

«Programmi per stasera?» riprende a conversare Thomas, mangiando un altro biscotto, la voce pacata, i lineamenti morbidi.

Bevo un sorso d'acqua direttamente da una bottiglia e, mentre aspetto di rispondere, mi torna in mente il ragazzo con cui mi sono quasi scontrata una quindicina di minuti fa. Più alto di Thomas, più muscoloso, ma altrettanto magro. Occhi di un azzurro tendente al grigio, lo sguardo provocante.

Thomas sembra molto più trasparente, così a primo impatto.

Lascio perdere il volto del tizio che si fa sempre più largo nella mia immaginazione, e provo a concentrarmi sul da farsi.

«Vorrei sistemarmi un attimo, ma ora come ora penso solo che ho una fame da lupi.» Butto indietro la testa, sfinita.

«Preparati, tra cinque minuti ti porto in un bel posticino!» mi regala un altro dei suoi sorrisi allegri, e torna al suo appartamento.

Guardo il casino nella mansarda, la valigia mezza aperta per terra, e decido che le pulizie, ora, non ho proprio voglia di farle.

Prima il cibo, poi ci penso.

Mi infilo velocemente in doccia, facendo molta attenzione a ciò che tocco.

Chissà da quanto non viene pulito 'sto posto.

Dopo essermi rinfrescata, mi infilo i pantaloni di una tuta bordeaux e un top nero. Fa ancora abbastanza caldo da non portarmi nulla di più dietro.

Afferro la mia solita borsa di tela e, ancora una volta in questa giornata che sembra non finire mai, trotterello giù dalle scale.

Questi cinque piani saranno il mio incubo.

SOTTO LE PERSONEWhere stories live. Discover now