Capitolo 38

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Arriviamo da Bob e il casino che ci troviamo di fronte è allucinante. Ragazzi ovunque, camminano avanti e indietro per il locale, dentro e fuori. Calici di vino nelle mani di ragazze che avranno quasi sei – forse sette? – anni in meno di me. Girano sculettando con minigonne e scollature a V, con i ragazzini che gli corrono intorno con la bava alla bocca. Mentre le nuove prime donne si atteggiano da trentenni, i maschi li si scopre subito, a momenti non hanno nemmeno la barba.

Mi blocco prima di entrare nel locale, e mi guardo per qualche istante nella vetrata, che riflette sfocatamente tutto il mio disagio. Prendo un bel respiro, per poi seguire Ryan tra la folla, in direzione della cassa. Mi mordo la lingua quando sento una serie di "Wow, che figo" e "Oh Dio, ma l'hai visto?" uscire dalle bocche delle ragazze che incrociano Ryan nel loro percorso.

Mi infilo nello sgabuzzino, prendo il mio grembiule nero con il logo poco carino del bar e mi lego i capelli nella mia solita coda 'da lavoro'. Inizio a seguire gli incarichi che Mate mi affida, tutto agitato e indaffarato, e strabuzzo gli occhi quando quella che pare essere la festeggiata abbraccia con enfasi Ryan, legandogli le braccia al collo e ridendo in modo tristemente volgare.

«Elena, il cocktail» mi richiama Mate.

«Mh?» lo guardo stupita, ancora distratta dall'immagine della tizia su Ryan.

«Quello che hai in mano, da dare alla festeggiata. Terra chiama Elena!» dice lui, facendomi passare una mano davanti agli occhi.

«Oh, sì, sì, scusa, glielo porto subito» cerco di rimediare, avviandomi verso la tizia.

Dio, perché mi dà così fastidio?

«Elena!» mi richiama Mate, dopo soli due passi fatti col vassoio traballante in mano. «E la fetta di torta? Mettici testa o vai a casa» si infuria Mate.

Ouch. Concentrati, concentrati. Importa solo il lavoro, nient'altro.

Mentre mi occupo di preparare una fetta dell'unica misera torta che questo bar offre, il mio sguardo finisce ogni secondo in direzione di Ryan, che sembra godersela con la famosa festeggiata.

Cristo. Mi metto le mani nei capelli, rovinandomi la coda, e mi decido ad affrontare il fatidico momento.

Una volta di fronte alla nuova coppia del secolo, mi schiarisco la gola, e attendo che la ragazza la finisca di fissare le labbra di Ryan, e si accorga della mia presenza; ma niente, gli ormoni sembrano avere la meglio, e lei non si degna di staccarsi da lui.

Mi schiarisco nuovamente la voce, più forte, e poi dico: «Mi scusi, signorina, la sua ordinazione è pronta».

«Oh, appoggiala da qualche parte, ora sono occupata» mi risponde lei, con un sorrisino malefico e fintamente cortese, tornando subito a occuparsi del ragazzo che ha di fronte.

«Beh, contando che i tuoi amici hanno fatto fuori tutti i tavoli, credo che dovrai sforzarti di tenerla in mano» rispondo, inclinando la testa.

«Che scortesi, questi camerieri» interviene Ryan, godendosi la mia reazione.

«Già, questi camerieri... che invece di lavorare provano a portarsi a letto i clienti... uhm, che peccato poi che la cliente in questione abbia tipo più di dieci anni in meno di te, sia quindi minorenne, e...»

«Guarda che io sono consenziente» mi blocca la tizia, arricciandosi i capelli con le dita. Sbuffo una risata e non ci vedo più dal nervoso.

«Tesoro, ti auguro davvero di esserlo sempre, perché se qualcosa andasse storto non sapresti nemmeno come continuare a vivere» ribatto, sbattendogli il piattino con la torta in mano. La tizia rimane senza parole davanti al mio tono abbastanza macabro e alle smorfie che non riesco a contenere, poi si smuove i capelli e gira i tacchi, tornando a flirtare con un altro suo coetaneo.

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