Capitolo 28

4.3K 211 57
                                    

Come mi aspettavo, da Thomas non sono riuscita a tirare fuori neanche una parola. Non ho potuto insistere molto, vista la presenza del nuovo ragazzo e di Alice a smorzare la situazione. Mas si è rifugiato dietro di loro come un bambino, per sfuggire alle mie occhiatacce e alle mie frecciatine. Essendo tornati insieme in appartamento poi, Daniele compreso, non ho avuto nemmeno un attimo di solitudine con lui.

Da allora mi evita, ed è già passata una settimana. Una settimana in cui le lezioni sono state la mia unica priorità, in cui ho girato avanti e indietro per mille sedi con Alice, oppure in quieta solitudine. Una settimana in cui mi sono nascosta nei libri, vecchi e nuovi, per l'università e non, cercando l'occasione di parlare con Thomas, quando sentivo rumori al piano di sotto, e rifiutando gli inviti di Alice a uscire e a far festa.

Una settimana a sbirciare fuori dalle mie finestre, solo per ritrovare quelle di Ryan chiuse. Una settimana senza nessuna notizia di lui. Una settimana senza di lui e basta, e mi mangio le mani a dover ammettere che vorrei vederlo, che vorrei sapere, che mi dispiace per come è andata la mattina dopo la festa.

Ma in fondo io non lo conosco, e un bacio o due non fan la differenza.

Non che la nuova settimana stia andando meglio. Daniele, l'altro giorno, non c'era a letteratura americana, Alice mi ha tirato pacco alle lezioni di lingua, e ora Mate non sembra convinto di farmi lavorare questo weekend.

«Mettimi in turno con Alice, siamo una bella squadra» gli dico, cercando di convincerlo.

«Troppe ore ha fatto, lei deve lavorare anche di mattina» mi risponde Mate, con la sua voce bassa.

«Non c'è nessun altro che può lavorare con me? Il nuovo cameriere?» sbuffo.

Eddai, cazzo.

«Può solo sabato sera lui. E domenica mattina, ma non ti interessa. Beh, allora venerdì ci sarò io.»

Ce l'abbiamo fatta.

«Mi sembrava fossi contento di come ho lavorato, l'altra volta.»

«Sì, non sei un problema tu. Solo che c'è troppa gente e non posso lasciarti tutto in mano così, visto che non sai le cose.»

«Imparo in fretta» rispondo di getto.

«Ho visto, sì. Vedi di imparare così anche venerdì e sabato sera.»

«Domani non ti serve una mano?»

«No, domani no. Se puoi magari stasera, così distribuisco meglio le ore di Alice.»

«Perfetto, a che ora?»

«Quando vuoi. Ti aspetto» conclude, prima di chiudere la chiamata.

Certo che ha una parlata proprio strana, mi dico, sorridendo. Mi do una sistemata, infilo una tuta nera e una maglia a maniche corte. Mi copro con una felpa abbinata, e lego i capelli in una coda bassa. Decido di infilarmi pure degli orecchini, due cerchi color oro, che d'oro proprio non sono, e mi fermo a fissarmi allo specchio del bagno.

Credo di essere l'unica che gira sempre in tuta. Okay, sempre no, ma comunque...

Trotto giù dalle scale del mio vecchio edificio, arrivo a lavoro, e passo due ore a lavare e a sminuzzare ingredienti in cucina. Dopo essermi tagliata ben tre volte, sulla mano sinistra, Mate decide di insegnarmi come funziona la cassa.

Sto pulendo il bancone e mettendo via dei bicchieri, quando i miei amici entrano ridendo nel locale. Non posso non sorridere.

Ci sono tutti, Thomas, Alice, Carlotta e pure Daniele.

SOTTO LE PERSONEWhere stories live. Discover now