cinquanta

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avevo detto che sarebbe stato breve ma alla fine mi son lasciata prendere dal momento! :3 buona lettura

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«Ah, e... Chaeyoung!» mi chiamò il signor Hong dopo l'ennesimo incontro avvenuto esclusivamente tra me e lui. «Ci tenevo a ricordarti per quale motivo tu faccia parte di questa agenzia. Quella foto esiste ancora. È tra le mie mani. Proprio come la tua vita. Un passo falso e siete fuori entrambi. Tu e il tuo idol da quattro soldi.» poi, facendomi un occhiolino malizioso, aggiunse: «Smettetela di incontrarvi di nascosto come due liceali in preda agli ormoni.»

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Tutto si stava lentamente sgretolando. Era come essere spettatrice della mia stessa vita mentre veniva investita da un potentissimo tsunami che, al rallentatore, frantumava le piccole ma significative cose belle che ne avevano fatto parte fino a quel momento. E io ero totalmente impotente di fronte a tale distruzione.

Non sapevo come comportarmi.

Non avevo mai dimenticato il vero motivo per cui ero diventata io stessa un idol, nonostante non avessi mai desiderato intraprendere quel tipo di percorso. Ricordavo perfettamente il mio ultimo incontro con Bang Sihyuk – il mio vecchio datore di lavoro – avvenuto insieme alla presenza del signor Hong, che presto sarebbe diventato il mio nuovo capo. Ricordavo perfettamente l'espressione rammaricata di Bang Pd, mentre mi consegnava quella dannata busta bianca, contenente le foto scattate a me e Jungkook, durante un tenero e sincero abbraccio. Il suo volto era inconfondibile in quegli scatti rubati. Il mio, al contrario, era ben nascosto nel suo petto. L'unico che poteva rimetterci era lui. E il signor Hong lo sapeva. Era proprio per quel motivo che era riuscito a strapparmi dalle braccia di Bang Pd per trascinarmi tra le sue grinfie. Delle tante promesse fattemi, non ne era stata mantenuta nemmeno una. Il contratto che avevo firmato diceva che avrei avuto pieno potere sulle canzoni dei miei futuri album; il 70% dei guadagni sarebbero stati miei; l'ultima parola per qualsiasi decisione concernente la mia carriera sarebbe spettata a me. Niente di tutto ciò era avvenuto.

A malapena avevo la possibilità di scrivere qualche strofa delle nostre canzoni.

Non avevo il diritto di esprimere la mia opinione su niente che riguardasse la mia carriera. Tutto era già stato deciso e programmato in antecedenza. Io e le ragazze eravamo dei semplici burattini.

Delle vendite del nostro primo EP, non mi era pervenuto nemmeno uno won. Sopravvivevo con i pochi rimasugli dell'ultimo stipendio ricevuto dalla BigHit.

Ma, non solo la mia carriera era sotto il controllo di quell'uomo perfido, anche la mia vita. Con poche e lente parole, aveva fatto piazza pulita intorno a me. Non avevo il permesso di incontrare nessuno. A malapena potevo vedere i miei familiari e durante quei brevi incontri il mio manager doveva essere presente per controllare che non rivelassi certe informazioni.

La goccia che aveva fatto traboccare il vaso, era stata la decisione di architettare una sorta di relazione segreta tra me e Felix. Quello era stato troppo da reggere persino per me. Soprattutto, vista la reazione del pubblico. Ero stata letteralmente lanciata nell'occhio del ciclone, abbandonata a me stessa e l'unica persona che aveva promesso di stare al mio fianco anche nei momenti più brutti, si era allontanata da me.

Jungkook, dopo quel semplice messaggio, aveva fatto in modo che io non potessi più contattarlo. Ci avevo provato, in tutti i modi, rischiando di essere scoperta dal signor Hong. Avevo bisogno di spiegargli. Volevo che sapesse che era tutta una messa in scena, progettata dal mio nuovo capo per aumentare i propri guadagni. Io ero solo una pedina, una vittima di quel gioco brutale. Lui doveva sapere.

Per questo motivo, avevo scelto di rischiare tutto.

Camminavo velocemente tra le strade di Seoul col capo chinato verso i miei stivaletti in pelle, coperta dalla testa ai piedi per rendermi irriconoscibile. I capelli erano ben nascosti sotto il cappuccio della felpa e da un enorme sciarpone nero che circondava il mio collo. Sul viso portavo la mia classica mascherina nera che copriva sia il naso che la bocca e degli occhiali scuri ed enormi celavano i miei occhi. Indossavo vestiti poco appariscenti, proprio perché non volevo dare nell'occhio.

✓ Seoul, Why Do You Sound Like Soul? {BTS - Jeon Jungkook} ✓Where stories live. Discover now