quarantotto

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Da quando mi ero svegliata, non avevo fatto altro che rigirarmi tra le lenzuola del mio letto.

Ancora non potevo crederci. Era fin troppo surreale.

Sentivo ancora le sue labbra sulla mia pelle, sul mio collo, sulle mie labbra. Percepivo il tocco gentile delle sue mani sui miei fianchi e lungo la mia schiena. Mi sembrava che il suo petto premesse ancora contro il mio. Riuscivo a sentire il suo battito cardiaco, veloce ed emozionato.

Dopo che aveva finito di parlare, ero rimasta interdetta per qualche minuto, cercando di metabolizzare il significato di tutto quanto ma, alla fine, avevo reagito. Lo avevo stretto a me, baciandolo come avevo sempre desiderato fare, come non avevo mai ammesso nemmeno con me stessa. E lui mi aveva stretta a sé, come se non volesse lasciarmi andare per nessuna ragione al mondo. Era stato così bello.

Così bello da sembrare un sogno da cui non volevo assolutamente svegliarmi.

Il telefono vibrò sul comodino. Lo lasciai squillare a vuoto per qualche secondo, beandomi ancora un po' di quei magici ricordi, fino a quando il suo tremolio non divenne insopportabile. Svogliatamente, allungai un braccio alla ricerca del cellulare e, una volta staccato dal caricabatterie, me lo portai davanti al viso.

Grugnii nel leggere il nome che brillava sullo schermo.

«PD-nim?» risposi con voce rauca.

«Chaeyoung, buongiorno!» mi salutò quello che ormai da anni era il mio capo. Nonostante il tempo passato assieme, continuavo ad odiarlo. Dopotutto, era colpa sua se ero stata costretta ad allontanarmi dalla mia nuova famiglia.

Da Jungkook.

«Buongiorno.» contraccambiai, passandomi svogliatamente una mano tra i capelli rosa. Odiavo quel colore. Era troppo acceso. Mi mancava il mio blu elettrico e, soprattutto, mi mancava la mia disordinata frangetta.

«So che ieri è stata una serata impegnativa.» riprese il signor Hong. Non riuscii ad impedire alla mia mente di ripensare a ciò che era accaduto con Jungkook. Ma il signor Hong non poteva esserne a conoscenza, giusto? «Siete state molto brave, sul palco. Avete impressionato molte persone. Questa mattina ho ricevuto molte telefonate da parte di diverse agenzie che vorrebbero i vostri volti come sponsor. Vi faccio i miei più sentiti complimenti!»

«La ringrazio.» mugugnai, sinceramente sorpresa. Nonostante non fossi ancora del tutto a mio agio nell'essere un'idol, venire a sapere che stavamo ricevendo riscontri positivi mi faceva piacere. «Ha chiamato per dirmi questo?»

«Si, ma non solo.» ridacchiò l'uomo. «Ho bisogno che tu venga in agenzia il prima possibile. Le altre sono già qua! Dobbiamo discutere insieme di quello che ti ho appena accennato e di... altre cose!»

Il modo in cui pronunciò le ultime due parole mi fece insospettire: che cosa aveva in programma, esattamente? Quell'uomo era un calcolatore, per questo ero sicura che avesse un piano ben preciso per noi. L'unico suo obiettivo era quello di sfruttarci per guadagnare il più possibile. Fino a quel momento, tutto sommato, ci era andata bene: non avevamo dovuto fare nulla con cui non fossimo d'accordo. Ma temevo che a lungo andare le cose sarebbero cambiate e, ancora di più, temevo che sarebbero cambiate di lì a poco.

«Sarò lì tra un'ora!»

**

Per un'ora, io e le ragazze restammo in un silenzio tombale ad ascoltare il signor Hong blaterale a proposito di quali contratti ci convenisse stipulare con tutte quelle agenzie che avevano richiesto di poter utilizzare il nostro gruppo per pubblicità. Nessuna di noi era veramente interessata alla faccenda. Per quanto mi riguardava, potevo posare sia per Puma che per Adidas, erano essenzialmente uguali.

✓ Seoul, Why Do You Sound Like Soul? {BTS - Jeon Jungkook} ✓Место, где живут истории. Откройте их для себя