nove

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Per la prima volta dopo tanto, mi svegliai riposata. Aprii gli occhi, accogliendo felice la luce trapassante dalla tenda della finestra. Fuori doveva esserci il sole. Sorrisi, stiracchiandomi dolcemente, godendomi gli ultimi momenti con le morbide lenzuola bianche. Anche se, diversamente dal solito, non vedevo l'ora di cominciare la giornata.

L'orologio segnava le nove e un quarto e io, senza fretta, mi alzai e, dopo aver preso il necessario, entrai in bagno per fare una lunga e rilassante doccia.

Portai con me anche il piccolo lettore musicale e lo appoggiai di fianco al lavandino. Lessi attentamente i brani contenuti nella playlist dedicata alla doccia e, dopo lunghissimi secondi di dubbio, decisi che Amy Macdonald mi avrebbe fatto compagnia con This Is The Life. Era la prima canzone che io e Lisa ascoltavamo ogni volta in cui dovevamo farei dei viaggi lunghi; una sorta di tradizione. Ripensai al magnifico viaggio in Europa, quando visitammo la Spagna insieme ad altri nostri amici: Barcellona, Madrid, Malaga e Valencia. Uno spettacolo. Ci divertimmo un sacco, soprattutto quando cercammo di interagire con le persone del posto. A quanto pare, in Spagna, parlano un inglese tutto loro. Le nostre conversazioni erano un misto di incomprensioni e silenzi imbarazzanti in cui nessuno capiva cosa l'altro stesse cercando di dire. Fortunatamente, uno dei ragazzi aveva studiato lo spagnolo da piccolo ed era stato in grado di aiutarci. Più o meno.

Uscii dalla doccia, avvolgendo il mio corpo in un asciugamano bianco. Valutai l'idea di mettere subito le lenti a contatto ma scartai subito l'opzione. Nonostante le usassi da ormai cinque anni, i miei occhi non erano ancora abituati e ogni volta l'operazione si trasformava in un parto. Almeno per la mattinata, avrei messo gli occhiali.

Strofinai un po' i capelli con un altro asciugamano e li lasciai umidi sopra le spalle. Li pettinai, sorprendendomi per l'assenza di nodi e, dopo aver spalmato una crema idratante sul viso, andai in cucina. Il mio stomaco brontolava da un po'.

Preparai la moka e la sistemai su un fornello. Nell'attesa che il caffè bollisse, tirai fuori il vasetto di marmellata ai fichi e un paio di fette biscottate e preparai la mia colazione. Dal lettore musicale, rimasto in bagno, echeggiò una melodia che riconobbi immediatamente.

Think. Think. Think. Think. Think. Think. Think. Think.

You think. Think. Think. Think. Think about it. Think.

«You better think!» gridai a squarciagola, correndo in bagno per prendere il lettore musicale e portarlo in cucina.

Spensi il fuoco da sotto la moca, muovendo i fianchi a ritmo di musica e versai il caffè bollente in una tazza.

It don't take too much high I.Q. to see what you doin' to me.

Presi un sorso del caffè, rischiando di bruciarmi il palato ma non me ne curai perché il pezzo migliore era arrivato.

Oh, freedom!

Freedom!

Freedom!

Yeah, freedom!

Saltavo come una pazza per tutta la cucina, addentando ogni tanto la fetta di biscottata che tenevo in mano.

«Aretha Franklin is in the house, baby!» gridai a squarciagola, pregando che nessun vicino fosse a casa. O che, per lo meno, i muri fossero abbastanza spessi da contenere il baccano che stavo facendo.

Dopo un altro sorso di caffè, ripresi a cantare insieme alla mitica jazzista, muovendomi come una pazza. Non so come, visto che stavo letteralmente urlando, udii qualcuno bussare alla porta. Alla mia porta. Immediatamente, spensi la musica e corsi in salotto, dimenticandomi di lasciare la fetta biscottata in cucina.

✓ Seoul, Why Do You Sound Like Soul? {BTS - Jeon Jungkook} ✓Where stories live. Discover now