trentacinque

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Non era stato semplice convincere Jungkook ad accompagnarmi a casa. Apparentemente, era pieno di cose da fare. Alla fine, però, l'avevo convinto dicendogli che in questo modo, avrebbe potuto recuperare la sua sciarpa arancione. Tra una cosa e l'altra, era sempre rimasta sulla mia scrivania.

«Sappi che, accompagnandoti a casa, sto rischiando moltissimo!» disse, dopo avermi passato una delle sue mascherine nere per coprirmi il volto. «Spero di non essere riconosciuto da nessuno! Non oso immaginare cosa mi farebbe il manager, visto che non sa nulla di tutto ciò!»

Aveva preferito non contattarlo perché altrimenti sarebbe stato costretto ad accompagnarci e, stando a quanto aveva detto, non gli andava a genio l'idea di aspettare che lui arrivasse.

"Sprecherei troppo tempo prezioso." Così aveva detto.

Una volta salutati tutti i ragazzi, ci immergemmo nella fredda notte di Seoul, stringendoci nei nostri cappotti. Con decisione, mi indirizzai verso la metro ma mi sentii tirare indietro per la manica della giacca.

«Scordatelo!» brontolò Jungkook, costringendomi a sorpassare l'entrata della metro. «Io non uso i servizi pubblici.»

«Ma ci metteremo il doppio del tempo!» mi lamentai, cercando di tirare dalla parte opposta.

«Non mi interessa.»

Alzai un sopracciglio. Non aveva voluto chiamare il suo manager per evitare di perdere tempo, ma era disponibile ad accompagnarmi a casa a piedi, il che ci avrebbe tenuti impegnati almeno per mezz'ora. C'era qualcosa che non mi tornava. Decisi, comunque, di non indagare. Quella sera, avevamo altro di cui discutere.

«Jungkook-ssi.» lo chiamai, dopo qualche minuto passato in silenzio.

«Lo sai vero che non c'è bisogno che tu sia così tanto formale? Abbiamo la stessa età e, ormai, ci conosciamo da molto tempo.» mormorò, mantenendo lo sguardo fisso sulle sue gambe.

«Preferisci che ti chiami oppa?» domandai ironicamente, rabbrividendo nel pronunciare quella strana parola. Non mi trovavo a mio agio nell'utilizzarla e, a quanto pareva, nemmeno Jungkook, visto che i suoi occhi – l'unica parte visibile del suo volto – si spalancarono.

«Francamente, credo che non sia il termine che preferisco.» mugugnò, cercando di nascondere l'imbarazzo.

«Almeno su qualcosa siamo d'accordo.» ridacchiai.

«Jungkook-ah andrà benissimo. O, se preferisci, non mettere nessun onorifico. Non mi infastidisce.» spiegò qualche secondo più tardi, dopo essersi ripreso dal momento di lieve turbamento.

«Mmh... D'accordo, allora! Vorrei dirti di fare lo stesso con me, ma non avrebbe senso: fai sempre di testa tua!» dissi accigliata ma, ancora prima che lui potesse ribattere, alzai un braccio per fermarlo. Dovevo concentrarmi sul vero motivo per cui mi stava accompagnando e, non era certo per fare quattro chiacchiere con lui. «C'è un motivo per cui ti ho chiesto di accompagnarmi.»

«Credo che il termine giusto non sia "chiedere" ma "obbligare"!» affermò.

«Non mettere sempre i puntini sulle i. Sto cercando di essere seria, qui!» lo sgridai, sprofondando le braccia nelle tasche del cappotto.

«D'accordo, principessa. Dimmi pure.» mi mostrò il sorriso più falso che io avessi mai visto e per poco non lo schiaffeggiai. Senza contare che era un po' che non mi chiamava principessa: stavo quasi cominciando ad abituarmi all'idea di essermi salvata. «Qual è il vero motivo per cui ti sto portando a spasso?»

Non sono un cane, brontolai internamente.

«Jimin è il motivo.» ammisi con un lungo sospiro. Il suo passo rallentò notevolmente e mi lanciò uno sguardo confuso ma al tempo stesso consapevole.

✓ Seoul, Why Do You Sound Like Soul? {BTS - Jeon Jungkook} ✓Where stories live. Discover now