trentasette

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Intorpidita, mi svegliai ma non apersi gli occhi. Anche con le palpebre serrate, dedussi che la finestra della mia camera era rimasta aperta tutta la notte e ora, la luce del sole, illuminava tutta la stanza. Sospirai stancamente, prima di scrocchiarmi il collo. Nel farlo, la mia testa prese contro qualcosa di duro. Corrugai le sopracciglia, confusa. La scelta migliore sarebbe stata quella di aprire gli occhi per spostare l'oggetto che mi impediva di muovermi a mio piacimento ma sapevo che se l'avessi fatto la luce mi avrebbe infastidita. Rilasciando un mugugno di lamento, cercai di allontanarmi dall'oggetto, senza riuscire nella mia impresa. Aggrottai la fronte ancora di più se possibile: qualcosa mi teneva ferma per i fianchi, costringendomi a restare esattamente dov'ero.

Qualcosa, di fianco a me, si mosse e subito dopo udii un sospiro. C'era qualcuno con me? I miei occhi si spalancarono all'istante. Sbiancai nel trovare un petto a qualche centimetro dal mio naso. Altro che oggetto! Era una persona!

Abbassai lo sguardo sul mio corpo disteso e constatai che ciò che mi teneva ferma erano un paio di braccia, avvolte intorno alla mia vita, obbligando il mio corpo ad un eccessivo contatto con il bacino di chiunque fosse sdraiato al mio fianco. Un ulteriore sospiro fece svolazzare i miei capelli, convincendomi a sollevare lo sguardo verso il volto di... Jungkook?

Sgranai gli occhi e gracchiai. Le sue palpebre si sollevarono all'istante e, quando le sue iridi incontrarono le mie, ebbe un sussulto. Nello stesso momento, metabolizzammo cosa fosse successo e, guidati dallo stesso istinto, ci allontanammo l'uno dall'altra con un movimento repentino e, purtroppo, poco calcolato, dal momento in cui entrambi volammo col sedere per terra, producendo un sonoro tonfo.

«Ouch.» si lamentò il ragazzo, dall'altra parte del letto.

Con fare terrorizzato, mi aggrappai al materasso e mi tirai su per controllare che fosse tutto vero. Quando lui fece lo stesso, ci squadrammo disorientati. Avevamo dormito insieme?

«Che diavolo ci facevi nel mio letto?» gracidai con voce ancora rauca a causa del mio risveglio avvenuto da poco.

Jungkook si passò una mano sul viso svogliatamente, allontanando per pochi secondi i capelli dalla fronte.

«Sei tu che ieri sera non mi hai permesso di tornarmene sul divano!» spiegò borbottando.

«Io?» chiesi in uno stridulo. «Non è assolutamente vero! Ti avevo detto di stare in sala! Non ti ho mai fatto entrare nella mia stanza!»

Sbuffò, roteando gli occhi con fare seccato. Pff! Con che coraggio! Era lui che aveva invaso il mio spazio vitale, tutt'al più quella seccata dovevo essere io.

«Hai avuto un incubo, stavi urlando come una pazza e sono venuto a controllare che stessi bene! Ho provato a svegliarti ma non c'è stato verso.» spiegò. Con un cenno del mento verso il letto, aggiunse: «Alla fine, ti sei aggrappata al mio braccio e non ti sei più voluta staccare. Ci ho provato ad andarmene, ma ogni volta che mi muovevo ti lamentavi e stringevi ancora di più. Immagino che ad un certo punto mi sia addormentato qui!»

Sbarrai gli occhi quando, tutto ad un tratto, i ricordi della sera precedente riaffiorarono. Ero talmente frastornata dall'incubo che mi ero aggrappata alla prima cosa che avevo trovato vicino a me e, apparentemente, era il braccio di Jungkook. Lo avevo costretto, involontariamente, a restare a dormire con me. Che razza di idiota!

Ciò, comunque, non chiariva tutti i miei dubbi.

«Be', si può sapere, allora, per quale dannatissimo motivo le tue braccia erano avvinghiate al mio corpo, questa mattina?» gli puntai un dito contro. Prima che potesse rispondere, aggiunsi: «E non provare a darmi la colpa anche per questo: sono sicura al cento per cento di non averti obbligato!»

✓ Seoul, Why Do You Sound Like Soul? {BTS - Jeon Jungkook} ✓Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora