Capitolo 108

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*spazio autrice*
Lo so, é assolutamente assurdo che io abbia scelto di pubblicare questo capitolo,su questa storia,a distanza di un anno di tempo dall'ultimo è questo è il motivo del perché mi sto prendendo lo spazio prima che voi possiate leggere il capitolo.
Innanzitutto vorrei ringraziarvi 💕anticipatamente perché se starete leggendo questo stazio qui, vorrà dire che avete continuato a leggere e rileggere la storia e questo non può far altro che farmi piacere ♥️.
Fatta questa "breve" premessa voglio solo dirvi di non odiarmi, che questo sarebbe dovuto essere il finale che forse mai avrei voluto dare a questa storia e per questo lo sto pubblicando con così tanto tempo di distanza. Lo pubblico qui perché è qui che sento che debba stare, non nei missing moment ma qui e soprattutto questa è come una seconda optione che vi regalo per scegliere voi quale possa essere il finale giusto per "Fino Alla Fine".
Dopo di che, vi mando un grande bacio e se vi va io vi aspetto nei commenti come un tempo.
Sempre vostra, Girasole 🌻.
♥️




«mamma - Gwen sentì la porta ,della sua camera da letto ,che si apriva e la voce di Mathias ruppe il silenzio sebbene lei non fosse ancora riuscita a chiudere occhio- posso dormire con te?» la donna, si girò nel letto e lo osservò nella penombra mentre alzava le corperte e gli faceva segno di mettersi nel lettone.
«non riesci a dormire?» il giovane ragazzino annui mentre occupò il posto accanto alla madre e sistemava il cuscino sotto la sua testa.
«hai visto qualche brutto film alla televisione?» provò ad indagare cosa stesse tenendo sveglio suo figlio a quell'ora della notte.
«no mamma, ho visto il film dei super eroi quello che mi ha regalato zia Dols per Natale insieme a zio Federico» si, aveva presente di qualche film si trattasse perché di certo non era la prima volta che Mathias lo guardasse andi, Gwen stentava a capire come il dvd non si fosse  ancora consumato.
«ti ha fatto male la cena?» provò ancora ma ottenne risposta negativa e allora le vennero in mente mille motivi.
Essere una madre non era per niente facile e lei lo aveva capito.
«va tutto bene a scuola? C'è qualcosa di cui vuoi parlarmi?» l'ultima volta che c'era stata una riunione parentale non era riuscita ad andarci a causa del suo lavoro ma aveva chiamato in segreteria a scuola per prendere un appuntamento con il professore cordinatore di classe perché non le andava di rimanere allo scuro della carriera scolastica dei propri figli.
«si mamma, va tutto bene, ho solo poco sonno» e Gwen sospirò.
Sebbene,quasi, la superava del tutto in altezza, da coricati poteva ancora posargli un bacio sulla fronte come fanno tutte le mamme con i propri bambini, anche se Mathias non era più un bimbo ma aveva già quattordici anni.
«hai chiamato tuo padre? Ti sei ricordato che domani sarà il suo compleanno?» suo figlio annui rimanendo comunque in religioso silenzio.
Mathias non sapeva cosa dire, aveva cosi tante cose che tanto avrebbe voluto buttar fuori ma non sapeva come dirle a sua madre.
Sua sorella Aleyda era sempre stata quella più brava ad esprimere il suo punto di vista, era molto più libera di quanto si sentisse lui e faceva un po' come le diceva il cuore e lo stomaco prendendo le situazioni di petto, proprio come loro padre e per questo non c'aveva messo mezzo secondo a dir di si per andare a Miami in vacanza con Paulo e la sua nuova compagna.
Mathias non ce l'aveva fatta, si era inventato di avere compiti in classe e altre verifiche ma in realtà lui ,semplicemente, aveva pensato a sua madre e lasciarla sola in una città grande come Berlino gli era sembrato terribilmente brutto.
A Berlino faceva freddo, forse molto di meno però di quello che Gwen stava avvertendo nella sua vita.
«mamma, tu perché non hai un compagno?» le parole gli scivolarono via dalla bocca velocemente senza che riuscisse a calibrarle.
Si portò, per questo, altrettanto velocemente, le mani alla bocca quasi pentito di averla aperta.
Ginevra rimase ferma, incapace per un attimo di proferir parola poi gli sorrise comprensiva e gli rispose: «perché io ho te che sei l'amore della mia vita» .
Mathias la guardò, sebbene ci fosse del buio, e il suo volto si dipinse di un sorriso amaro.
Lo sapeva, sua madre era ancora rimasta irrimediabilmente innamorata di suo padre mentre lui era andato avanti con una nuova compagna da copertina, quella per la quale tutti i suoi compagni di classe gli facevano le battutine complimentantosi con Mathias per i gusti di Paulo.
A volte lo odiava, come un figlio può odiare un padre, perché lo metteva in imbarazzo e Lui odiava sentirsi così.
«ti amo anche io mamma» e gli venne istintivo abbracciare sua madre da dietro come a volerla proteggere.
Sapeva che toccasse a lui tenerla al sicuro, per davvero.
Gwen rimase ferma, le venne quasi voglia di piangere per la pesantezza che sentiva nel cuore e si sentì terribilmente in colpa per tutto questo.
Non avrebbe mai voluto separare i propri figli dal loro padre e ci aveva provato, era rimasta a Torino ancora qualche anno dopo da quando lei e Paulo avevano divorziato ma poi non era più riuscita a reggere il peso di tutto quello.
Si era creduta una donna forte capace di sopportare tutto, anche il proprio ormai ex marito con la nuova compagna,bella giovane e talentuosa, ma nulla di tutto quello che si era promessa si era poi realizzato.
E quindi, era partita per Berlino con un volo di sola andata ,un lavoro nuovo che le metteva paura e due figli piccoli da dover crescere.
Da sola.
In una città non sua.
Aleyda aveva pianto per giorni e notti intere senza sosta, l'aveva fatta sentire la peggiore delle mamme nell'universo e sapeva che ancora oggi gliene desse la colpa ma andava bene cosi.
Sua figlia era sempre stata la principessa di Paulo, e il legame che li aveva uniti dal primo istante non si era mai assopito neppure per un breve attimo, ecco perché aveva scelto di lasciarla andare, di permetterle quando aveva compiuto quindici anni di scegliere se vivere con lei in Germania o con suo padre in Italia e la scelta non era difficile immaginarsela; così, l'aveva vista andare via con tutti i suoi vestiti mentre suo padre le teneva stretta la mano e se la portava dietro le porte scorrevoli della sala d'attesa dell'aeroporto di Berlino.
Gwen era stata male, per mesi interi, aveva pianto in silenzio sotto il getto dell'acqua e aveva cercato in tutti i modi di essere migliore per Mathias ma comunque sarebbe andata avrebbe lasciato anche a lui la scelta.
Si sentiva in colpa, maledettamente in colpa.
«mamma» a Gwen si gelò il sangue nelle vene, pensava che suo figlio stesse dormendo e per questo di era lasciata sfuggire quelle lacrime.
«mamma?! Ti prego, mamma che cosa succede?» Mathias accese le luci delle abatjours preoccupato ma sua madre lo rassicurò, per quanto fosse possibilitata a farlo, con uno sguardo e gli accarezzò il volto con le mani.
«sto bene amore, è solo la pesantezza del lavoro» mentì solo per lasciare a suo figlio la possibilità di tranquillizzarsi.
Non era stata inventata, ancora, la cura per i cuori rotti e quello di Gwen era così rotto che a guardarlo faceva persino paura.
«mamma, stai male per papà?» Mathias la sapeva la risposta ma forse sperava dentro si se che sua madre per una volta si lasciasse andare, che la smettesse di porgere sempre l'altra guancia.
« no tesoro, tuo padre non c'entra nulla» invece c'entrava perché le aveva calpestato qualsiasi cosa quasi strappandole per sempre il sorriso dalle labbra, le aveva stravolto la vita una seconda volta ma non nel modo che lei si sarebbe aspettata ma lei si era rialzata, a volte si appoggiava ancora e zoppicava mentre si muoveva nella sua nuova vita, ma l'importante fu che si fosse alzata.
Non più forte di prima, anzi tutto al contrario ma Gwen aveva due figli e non poteva starsene in ginocchio mentre il tempo scorreva inesorabilmente e a lei sembrava che niente avrebbe avuto piú senso.
Niente, dopo Paulo.
«anzi, domani è il compleanno di tuo padre, saresti potuto andare tesoro...lo vedi così poche volte» bugia, perché Mathias vedeva il padre quasi tutti i weekend del mese ed il più delle volte era lui a seguire suo padre lungo tutte le trasferte e le partite che la Juve giocava in casa, anche quelle della champions.
Forse lui se ne sarebbe perso,volentieri, qualcuna ma sua madre glielo aveva chiesto come favore personale e lui le aveva risposto di si. Quando era piccolo più volte aveva desiderato che suo padre citofonasse alla porta di casa loro, Paulo aveva terminato la sua carriera e Mathias sperava che adesso avrebbe avuto più tempo per i suoi figli ma l'argentino era diventaro socio della squadra e gli impegni non si erano di certo ridotti.
Paulo però a Berlino, in quella casa, non avrebbe mai citofonato e il ragazzino l'aveva capito crescendo.
Mathias pensava che sua madre fosse una donna coraggiosa e che un giorno da grande avrebbe tanto voluto esserlo come lei, crescendo anche se mai nessuno dei suoi genitori gliene avesse parlato, aveva capito da solo che cosa fosse successo alla sua famiglia.
«non mi piace Miami, ci ha già portati lì per capodanno e lo sai che non mi piacciono i posti di mare» a Gwen venne da sorridere per il tono con cui lo disse e per ciò che avesse appena detto.
Com'è che fosse possibile che li avesse messi al mondo tutti e due lei ma che nonostante questo sembrassero due antipodi?
Aleyda era il nero e Mathias era il bianco o viceversa ma ad ogni modo differivano.
Miami in realtà non aveva nulla che non andasse, certo non sarebbe stata tra le prime città che avrebbe classificato come le più nelle nel mondo ma tutto sommato era vivibile, la realtà era però che lui ,semplicemente, pensava a sua madre e al fatto che nessun biglietto per Torino era stato prenotato quel capodanno appena trascorso e che lei ,invece, fosse rimasta a Berlino a passare l'ennesima serata nel loro piccolo salotto probabilmente persino a lavorare.
«tuo padre ti vuole bene» e Mathias annui.
Sapeva che suo padre gli volesse bene, non gli aveva mai fatto mancare nulla e c'era stato quando aveva avuto bisogno di suo padre per certe cose da maschi per la quale si vergognava di domandare a Gwen ma lui aveva visto sua madre, i suoi occhi spenti, la cornice con la loro foto di quando erano a Cordoba con lui e sua sorella che erano piccolissimi e suo padre che amava ancora sua madre e se pensava che fosse stato suo padre a spegnere sua madre come se fosse una candela accesa sulla quale aveva soffiato sopra, beh non riusciva a non provare un po' di risentimento verso di lui.
Eppure sua madre non aveva mai detto qualcosa fuori posto, aveva difeso Paulo anche quando lui e sua sorella avevano litigato a tavola su dove e con chi avrebbero dovuto trascorrere le loro vacanze estive.
Suo padre arrivava sempre con la vacanza migliore, in giro per il mondo con valigia alla mano e tanta spensieratezza addosso ed era fin troppo facile lasciarsi trasportare da tutto questo ma lui,adesso, era cresciuto e certe cose non rimanevano più le stesse di quando era bambino e l'unica cosa che gli importava era solamente passare il tempo a giocare a pallone con suo padre.
«dormi tesoro, domani hai la scuola» Gwen spense di nuovo le luci e gli accarezzò i capelli per farlo addormentare,proprio come quando era bambino.
L' indomani mattina sua madre lo svegliò con delle carezze, gli disse di aver già preparato la colazione e aveva un'ora a disposizione per prepararsi, così si alzò velocemente scappando sotto la doccia mentre sua madre già apriva le imposte per far cambiare l'aria,sebbene allo stesso tempo entrasse un freddo micidiale, e poi la vide chinarsi sul letto per riordinarlo.
Quando si sedette a tavola , tutto già vestito con la divisa della scuola, guardò l'orologio apprendendo con lieta notizia che avesse ancora un quarto d'ora di tempo per mangiare il suo latte e cereali tranquillamente e guardare qualcosa in televisione.
Sbloccò il suo cellulare per capire se ci fossero novità tra i suoi compagni di classe ma quello che ottenne fu una sfilza di notifiche tutte provenienti dalla chat con sua sorella.
Aleyda gli aveva inoltrato una quantità assurda di foto che la ritraevano in spiaggia, sotto il sole cocente mentre si abbronzava in compagnia di suo padre e Oriana.
«ricordale di mettere la crema solare, altrimenti si scotta» Gwen passando dietro la sedia di Mathias non aveva potuto far altro che guardare le foto di sua figlia.
Crescendo aveva preso in volto molti lineamenti di lei ma ancora di più erano quelli argentini di Paulo che la facevamo sembrare proprio una bellissima ragazza.
«per adesso starà dormendo, le scrivo quando torno da scuola» e cosi chiuse la chat non rispondendo.
Era arrabbiato con sua sorella, li aveva lasciati li senza pensarci neppure un secondo di più e non le era importato di loro madre, a lei era solo importato di Paulo come se Gwen non l'avesse tenuta in grembo per nove lunghi mesi ne avesse fatto tutti quei sacrifici anche per lei.
A volte gli sembrava che sua sorella volesse essere stupida di proposito, quando si impuntava che la colpa era di  Gwen che li aveva portati via da loro padre, a lui veniva voglia di tirarle uno schiaffo sulla bocca ma suo zio Mat glielo aveva detto, quella li era uno spirito libero a briglie sciolte e solo il tempo e la vita l'avrebbero rimessa a suo posto.
Salutò sua madre con un bacio sulla guancia mentre la mamma di uno dei suoi migliori amici suonò il clackson della macchina avvertendoli che fosse arrivata nel vialetto si casa loro.
Gwen uscì dalla porta per salutare con la mano, ringraziando sebbene facessero i turni settimanali per accompagnarli a scuola, e poi rientrò dentro per prendere la sua roba e scappare a lavoro.
Lavorò tutta la mattinata evitando di pensare a qualsiasi altra cosa, riempì ogni singolo istante di quella giornata saltando persino la pausa pranzo che fece nel suo ufficio con un pacco di cracker salati che aveva preso la mattina dalla dispensa di casa.
Faceva così anche il nove di Gennaio, forse addirittura anche peggio.
Alle sedici e trenta Mathias la chiamò avvisandola di essere tornato a casa e che avesse tanti compiti da fare e cosi non sarebbe andato agli allenamenti di calcio, Gwen gli chiese se tutto fosse stato okay e si fece fare un breve resoconto della sua giornata a scuola poi mise giù la chiamata,più tranquilla di prima, se za dimenticare di ricordargli di dover chiamare suo padre per fargli gli auguri al telefono.
Quando Mathias si ritrovò da solo a casa, come quasi tutti i giorni tranne per il giovedì che sua madre finiva a lavoro alle quattordici, si spogliò della sua divisa e la appese ordinatamente alle grucce poi si lavò il volto, le mani ed i denti e si mise in cucina a studiare.
Stette qualche minuto con il telefono in mano prima di decidersi a chiamare suo padre.
Cosa gli avrebbe dovuto dire? Non era bravo a farsi venire in mente delle frasi di circostanza e se solo sua madre l'avesse potuto sentire probabilmente l'avrebbe messo in punizione per questo ma Mathias era stato schietto con se stesso.
Suo padre non era stato cosi bravo come aveva sempre tentato di apparire ai suoi occhi, se avesse avuto più coraggio glielo avrebbe detto in faccia che aveva lasciato sua madre e loro due per una relazione nuova ma Paulo no ne aveva mai parlato,non aveva neppure lontanamente sfiorato l'argomento e Mathias si sentiva come se la vita con suo padre fosse tutta una finzione.
Poi però, più per sua madre che per Paulo stesso, pigiò su quel tasto "chiamata".
«pronto, que está hablando?» la voce di Oriana lo salutò dall'altro lato del telefono e quasi si pentì di aver chiamato.
Volle mettere giù la chiamata con velocità mentra giá la rabbia si impossessava del suo corpo. Come poteva Aleyda farsi piacere tutto questo? Come poteva non pensare a Gwen e a tutte le cose che aveva fatto per loro fin dal primo istante che li aveva messi al mondo?
«que es?» quando Paulo lesse il nome di suo figlio quasi strappò il telefono dalle mani di Orina e poi Mathias senti la voce di suo padre lo fece desistere solo perché era un figlio e quello sarebbe stato sempre suo padre.
Nel bene e nel male.
«Mat? Sei ancora li?» gli venne un groppo in gola ma non volle mostrarsi debole.
«si, tanti auguri» sembrò come se si fosse appena strappato un cerotto tutto di un fiato.
Quasi lo sputò via dalle labbra per paura che se avesse provato a dire altro gli sarebbero venute vie cose di cui poi si sarebbe pentito.
«grazie cicho, stai bene, sei tornato adesso a casa da scuola?» senti suo padre allontanarsi da ovunque si trovasse per via del fatto che avvertì l'intensità del rumore, di sottofondo, diminuirsi.
«si, stavo iniziando a fare le consegne per casa» Paulo annui e poi sospirò, gli sarebbe piaciuto tantissimo averlo li con lui.
Tutta la sua famiglia riunita.
«verrai a Torino il prossimo fine settimana?» gli chiese, non vedeva suo figlio da due settimane e gli sembrava un tempo assai lungo.
«non so se posso, ho le interrogazioni» Mathias prese a disegnare scarabocchi, per distrarsi, ai margini del blocknotes a quadretti nella quale svolgeva i suoi esercizi di matematica.
«non hai due giorni per il tuo papà?» Paulo aveva il sospetto che le interrogazioni fossero solo una scusa ma che sotto si nascondesse qualcos'altro e lui aveva paura di scoprire di cosa si trattasse.
Aleyda era stata una situazione completamente diversa e adesso sembrava come se del terreno stesse prendendo a venir via da sotto i suoi piedi.
«forse vengono i miei nonni qui, non li vedo da quest'estate» Paulo non seppe più cosa dirgli.
Non vedeva i suoi,ormai, ex suoceri da Pasqua dello scorso anno quando si era presentato al loro pranzo convinto che anche Gwen ci sarebbe stata e che in qualche modo la situazione non sarebbe stata imbarazzante ma la sua ex moglie aveva dato forfait con una febbre che l'aveva trattenuta a letto per l'ennesima volta facendole saltare un pranzo o una cena di quelle solenni.
Poi, Aleyda, aveva detto la verità.
«va bene, se ci ripensi fammi sapere io la faccio preparare comunque la tua camera» quando si era innamorato di Oriana, non aveva pensato a tutto questo.
«d'accordo papà, ora vado a studiare» Mathias sembrava quasi ansioso di mettere giù la chiamata.
«Mat, ti voglio bene...ricordatelo» lo salutò non mettendo giù la chiamata ma sentendo il bip dall'altro lato del telefono.
Mathias l'aveva fatto al posto suo.
Forse si sarebbe aspettato un: " ti voglio bene anche io papà" ma ormai non se lo sentiva dire da un po' di anni.
Già, Mathias non era Aleyda.
Paulo rimise il cellulare in tasca, si guardò intorno osservando quelle costruzioni imponenti che facevano da cornice alla sabbia prima che questa si gettasse nel mare; c'era caldo e si stava bene ma lui sarebbe stato decisamente meglio se Mathias avesse un sorriso per lui, lo stesso che aveva quando era bambino.
Non doveva essere stata colpa di Ginevra, Aleyda era sempre stata cosi sincera che aveva a volte anche spontanemente parlato di sua madre a tavola e mai una volta l'aveva accusata di aver detto qualcosa contro di lui, alla fine Paulo lo sapeva bene che Gwen fosse stata migliore di lui.
No ne aveva mai dubitato.
«papà, possiamo fare un giro con quello?» Aleyda gli indicò con il dito uno di quei motoscafi che guidano persino i bambini di otto anni ma lui non glielo avrebbe lasciato fare perché era rimasto comunque il solito apprensivo di quando i suoi figli erano dei piccoli marmocchi.
Marmocchi più facili da rendere felici.
«certo tesoro, troviamo chi ce ne affitta uno e andiamo a fare un giro insieme» Aleyda quasi gli saltó addosso contenta e poi la vide correre sulla sabbia mentre già si avvicinava ad uno di auei soliti gabbiotti di legno dove si affittano queste cose.
Oriana lo vide arrivare con un sorriso meno luminoso di quello di prima ma non proferì parola perché non sapeva neppure cosa dire che fosse effettivamente servito a qualcosa.
Non conosceva Mathias, lui non aveva mqi fstto un vero e proprio passo verso di lei e non gliene poteva fare una colpa, quando si era messa con Paulo pensava ch sarebbe stata Aleyda quella difficile da conquistare perché lei era più grande e perché era una bambina ma invece era stato totalmente il contrario.
«Paulo» lo guardò facendogli capire che lei ci sarebbe stata per lui.
«é tutto okay amor» e Oriana seppe di non dover chiedere altro.
Il giovane ragazzino,dopo che ebbe messo giù la chiamata con suo padre,si dedicò ai suoi compiti, senza nemmeno rendersi conto del tempo che trascorreva e del buio che aveva preso il posto della luce del pomeriggio, poi studiò l'italiano per non arrivare impreparato alla lezione privata del giorno dopo, avrebbe aspettato sua madre per ripeterle la lettura che stava preparando in vista degli esami di Dicembre.
Mathias sapeva parlare l'italiano , così come sapeva parlare lo spagnolo che gli avevano insegnato sua madre e sua nonna Alicia che andava a trovarli un mese l'anno.
Voleva bene a sua nonna Alicia perché lei continuava a voler bene a sua madre come se Paulo non l'avesse lasciata per una donna più giovane ma non più bella perche per lui Oriana non sarebbe stata mai più bella di sua madre.
«tesoro, sono a casa» avvertì la voce di sua madre e poi vide la sua figura davanti la porta della cucina.
Gwen teneva tra le mani alcune buste della spesa che sembravano ,a momenti, pesare più di lei e per questo Mat scattò in piedi per aiutarla.
«grazie amore» Ginevra lo ringraziò e suo figlio le abbracciò le spalle.
«mamma, ho studiato italiano...più tardi,dopo cena, mi ascolteresti ripetere?» le venne da sorridere contenta.
«certo amore, ci mettiamo nel lettone e ti ascolto» e suo figlio le sorrise facendola innamorare di lui come ogni madre si innamorerebbe del proprio figlio.
«hai chiamato tuo padre?» gli chiese mentre sistemava la verdura dentro il frigorifero.
«si, quando sono arrivato a casa» Gwen fu felice che i due si fossero sentiti.
Sapeva cosa volesse significare non sentire tutti i giorni uno dei propri figli e cosi si era messa nei panni di Paulo.
Più tardi lei avrebbe chiamato Aleyda e sarebbero state al telefono a parlare delle solite cose che piacciono alle ragazzine; da quando era andata a vivere a Torino con suo padre il rapporto con sua madre era cambiato e paradossalmente era migliorato.
Gwen si faceva bastare quella mezz'ora al telefono,tutti i giorni,e quelle volte che Aleyda scappava a Berlino per andarli a trovare.
Le chiedeva sempre se fosse passata a trovare i suoi genitori a Casellette, se fosse andata dallo zio Mat altrimenti il suo migliore amico avrebbe avuto un diavolo per capello e se avesse sentito la zia Dols alle prese con la sua prima gravidanza.
Cercava di essere una brava madre, anche a distanza.
«hai sentito tua sorella?» non le piaceva che i suoi due figli non si parlassero.
«no, era a fare il bagno ma le ho scritto » bugia anche questa, non aveva voglia di stare a sentire sua sorella che sembrava non capirlo.
«Mat» Gwen lo guardò mentre posava i biscotti nella dispensa. Conosceva suo figlio al punto da sapere perfettamente quando stesse mentendo e quello era proprio uno di quei momenti.
«mi ha risposto Oriana» fu cattivo il modo con il quale tergiversò il discorso ma non gli andava di parlare di Aleyda.
«avresti potuto domandarle di passarti tua sorella» Gwen non aveva capito bene.
«no, al telefono di papà...ha risposto Oriana, mi ha detto :" pronto, que está hablando?" , Papà non ha il mio numero salvato in rubrica? » non sapeva cosa esattamente suo figlio avrebbe voluto sentirsi dire.
«magari tuo padre ti avrà salvato in rubrica con un nomignolo dei vostri e lei non l'avrà capito» suo figlio la guardò provando a capire quanto valida potesse essere un ipotesi del genere ma a giudicare dal suo sguardo poco convinto non doveva averla giudicarla un'ipotesi valida.
«perché risponde al telefono di papà, lei non ha il suo a cui badare? Papà non ha bisogno di una segretaria!» Gwen gli andò incontro capendo che ci fosse della collera dentro il suo bambino.
Non aveva mai conosciuto Oriana ma dubitava che avesse cattive intenzioni nei confronti dei suoi figli altrimenti Paulo non avrebbe continuato a stare con lei.
Paulo era un bravo padre, di questo lei ne era certa.
«Mat, è solo una chiamata...papà ti ha risposto no? Anzi, gli hai detto che la settimana prossima vai a trovarlo per farti perdonare di non essere andato a Miami?» Mathias non rispose e Gwen capì che no, non glielo aveva detto.
«non voglio andare mamma, voglio rimanere qui» lo guardò con sguardo rimproveratorio e ammonitorio.
«hei, quello è sempre tuo padre» il ragazzino sbuffò prima di ritornare a sedersi arrabbiato persino con sua madre.
«Mat, tesoro io lo so che mi vuoi bene ma non puoi essere arrabbiato con tuo padre per me » invece Mathias lo era, lo era eccome. Quando era più piccolo forse perché certe cose non le aveva capite, forse perché altre non le sapeva neppure, ma era più facile e semplice sedersi a tavola con sua sorella ,suo padre ed Oriana.
Adesso, adesso faticava a trattenere le parole in bocca e non voleva deludere sua madre che lo aveva cresciuto educatamente ma lui davvero, a volte, non riusciva a tenersi le cose in bocca.
«perché non sei arrabbiata con papà? Perché sono solo io che non voglio Oriana nella nostra vita?! » urlò senza nemmeno rendersene contro e la crudezza di quelle frasi investi Gwen come se fosse stata appena tramortita da un treno ad alta velocità.
«scusa mamma, non volevo urlare» la guardò con lo sguardo mortificato mentre quasi a momenti gli occhi gli si riempivano di lacrime.
Lui non voleva essere come suo padre.
Non voleva fare del male a sua madre.
«tuo padre mi ha dato te e tua sorella, non potrei mai essere arrabbiata con lui - le venne voglia di dirgli che quando sarebbe stato grande avrebbe capito che il mondo non è un posto facile in cui abitare ma si rese conto che suo figlio era già grande e si stava comportando semplicemente come ogni figlio normale- io e tuo padre ci vorremo sempre bene perche ci siete tu e Aleyda che siete i nostri figli, tuo padre ti ama Mat non avercela con lui» sapeva che Paulo amasse i loro figli più di qualsiasi altra cosa al mondo.
Se avesse avuto il coraggio e la forza, Gwen avrebbe alzato la cornetta del telefono e avrebbe composto il numero di quella casa che un tempo era stata anche la sua, avrebbe detto a Paulo che Mat avrebbe avuto bisogno di più attenzioni ma lei non c'era mai riuscita a comporre quel numero e forse così forte non lo era mai stata e per questo avrebbe scritto al loro avvocato e avrebbe fatto mandare l'ennesima lettera legale un po' informale.
L' unico modo con la quale aveva continuato a "sentire" Paulo nella sua nuova vita.
«se mi avesse amato non avrebbe fatto questo! Ci saremmo stati io e tu a Miami e non Oriana e noi non vivremmo in Germania» lo disse perfettamente in italiano e per Gwen fu peggio di una accoltellata al petto.
Senti la forza mancarle dalle ginocchia e per questo si tenne stretta al bordo dei ripiani della cucina.
Era colpa sua che non era stata forte, che era andata via da Torino incapace di sostenere la situazione.
« tesoro, è colpa mia se siamo venuti qui...tuo padre non avrebbe mai voluto separarsi da voi. È colpa mia, non avercela con tuo padre...Mat vuoi andare a vivere a Torino?» al ragazzo sembrò che la testa gli fosse appena esplosa.
«mamma, io voglio stare con te anche se domani scegliessi di andare a vivere in Argentina con la nonna» le andò subito incontro per abbracciarla e rassicurarla.
Non era colpa di sua madre, lui se lo sentiva che non fosse stata lei a causare tutto questo.
Glielo aveva detto persino sua nonna Alicia che era stato suo padre a rovinare tutto e glielo aveva detto anche quando invece sua nonna Carlotta aveva provato a mettere delle pezze perche Gwen aveva supplicato tutti di non prendere posizioni anche se Mat e Dols non avevano voluto sentire ragioni.
«ti amo mamma, sarai per sempre la donna della mia vita» e Gwen raccolse tutta se stessa e si aggrappò all'amore dei suoi figli, come aveva fatto quando aveva scoperto Oriana nella loro vita , quando aveva fatto le sue valigie andando via da quella casa in centro a Torino, quando aveva firmato le carte del divorzio, come quando aveva prenotato i biglietti per Berlino,quando aveva aperto la porta di questa nuova casa che abitava ormai da sette anni e persino quando aveva visto sua figlia Aleyda salutarla da dietro le vetrate del lounge bar di prima classe mentre prendeva un volo di sola andata per Torino insieme a suo padre.
«ti amo anche io amore mio» e gli baciò la testa.
Poi, quando sembrò che la calma si fosse rimpossessata della loro casa, Gwen preparò la cena e sistemò il bagno pulendolo, sebbene da li a qualche ora sarebbero andati a letto a dormire.
Finito di cenare ,mentre Gwen caricava la lavastoviglie e la azionava per farla funzionare, Mat salì nella propria camera per ripassare ancora un po' e poi l'avrebbe raggiunta nel lettone per farsi ascoltare mentre ripeteva in italiano.
Quando finì di sistemare la cucina e lasciò la tavola apparecchiata per la colazione dell'indomani mattina, ebbe giusto il tempo di farsi una doccia veloce e poi chiamò sua figlia.
«pronto mamita» la voce squillante e felice di sua figlia la rincuorò.
«pronto amore, ti stai divertendo?» le chiese
«si mamma, qui è bellissimo e stasera papà ci porta a cena da Gordon Ramsey» le venne da ridere, quando erano più piccoli alla sera quando se li teneva entrambi nel lettone insieme a lei, era capitato più volte che passassero qualche ora a guardare insieme qualche programma condotto dal noto chef inglese.
«allora mangia un po' di carne anche per me. L' hai messa la protezione solare?» sua figlia le rispose positivamente.
«mamma, papà ha detto che Mat non viene la prossima settimana...è vero oppure vuole farmi uno scherzo? » la voce triste di Aleyda le fece stringere il cuore.
«no amore, Mat vuole fare una sorpresa al vostro papà» avrebbe convinto Mat ad andare in Italia.
«ah, allora menomale perché devo dargli i regali che gli ho comprato qui, sono riuscita a trovare la tuta da basket che cercava quest'inverno» la rassicurò che suo fratello sarebbe stato a casa loro per il prossimo weekend e che sarebbero dovuti andare a pranzo dai nonni, cosi tutti sarebbero rimasti contenti.
«vieni anche tu allora?- da sottofondo si sentì Paulo che domandò a sua figlia con chi stesse parlando e Aleyda gli rispose:"con mamma" ma poi non sentì più nulla forse perché Aleyda si era spostata e la linea si era interrotta- mamma? Mamma sei ancora al telefono?» domandò
«si tesoro, forse era caduta la linea» le spiegò lei
«no mamma, ho messo il muto perché papà mi stava parlando» le venne da ridere, Aleyda era cosi spontanea e genuina.
Sperava tanto che la vita non la cambiasse.
«d'accordo tesoro, comunque non posso venire in Italia perché ho tanto lavoro, sto cambiando la pittura alle pareti della tua camera come avevi chiesto» pur di avere una scusa valida per non mettere più piede a Torino, Gwen avrebbe fatto come Penelope: avrebbe verniciato e sverniciato le pareti di quella stanza per il resto della sua vita.
«va bene mamma, mi raccomando niente rosa e niente fiori e farfalle» si preoccupò di raccomandarsi che lei non era più una bambina.
«ricevuto capitano» la fece ridere e poi la lasciò andare a prepararsi così che non facesse tardi alla cena di compleanno di Paulo.
Quando mise giù la chiamata,  fece  in tempo a posare il telefono sul comodino che suo figlio Mat entrò dentro e si diresse nel lettone.
Gwen lo ascoltò parlare in italiano, lo corresse poche volte e si meravigliò di come suo figlio avesse imparato cosi bene anche una quarta lingua e non una semplice ma l'italiano con la quale persino i ragazzini nati in Italia avevano problemi addirittura assai più gravi di quelli che aveva riscontrato Mat mentre aveva iniziato ad impararla.
«buonanotte mamma» le diede un bacio sulla guancia e poi spense le luci chiudendo la porta.
Gwen si mise comoda sotto le coperte e guardò il soffitto per un po' aspettando che il sonno la prendesse con se.
A lavoro era stata una giornata pesante, volutamente proprio per non avere neppure il tempo di pensare, e adesso che se ne stava a letto pensava già a come avrebbe riempito le prossime giornate della sua vita senza lasciare spazio a nient'altro.
Glielo avevano detto: « Gwen, perché non ti trovi un compagno? Sei ancora giovane e bella e ci sono tanti uomini che vorrebbero stare con te» persino Douglas l'aveva supplicata per telefono e Dols e Mat, i suoi due migliori amici, avevano vanamente provato ad organizzarle degli appuntamenti ma lei aveva declinato tutto con dei sorrisi.
Lei si era innamorata, una volta ma per sempre.

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