Capitolo 105

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-Gweeeeen- lo sento urlare da quella che deduco essere la cucina mentre io, ancora parecchio insonnolita, mi rigiro dall'altro lato del letto per provare a continuare a dormire, almeno altri dieci minuti.
-Nenaa- urla ancora e stavolta è molto più vicino, quindi sarà probabilmente sulle scale.
Mi blocco quasi a fermare il respiro, nella speranza che fingendo di dormire, abbia pietà di me e mi lasci bella e tranquilla sul letto.
Sento i suoi passi, quelli tipici di pieni nudi che si appoggiano sul pavimento e quasi mi lascio fregare dalla voglia di ridere.
Fa il giro del letto, avendomi trovata ad occupare la sua parte e prima che possa provare a trattenere le lenzuola, me le ha già tirate via di dosso, lasciandomi nuda con solo un paio di coulotte.
-cattivo- gli dico mentre sale sul letto e mi bacia una spalla.
-dobbiamo essere a pranzo da Andrea Agnelli, vuoi per caso arrivare tardi? Proprio oggi che mi deve dire una cosa cosi importante da invitarmi nella sua cucina a cas- gli tappo la bocca con la mano.
Quando è agitato ha un parlantina ben più sciolta del normale e di suo, già è una persona abbastanza estroversa.
Apro un occhio notandolo già lavato, sempre perché i suoi capelli sono umidi dalla doccia e poi guardo l'orologio digitale appeso alla parete.
Le nove e venti di domenica mattina, questo qui è proprio malato.
-Dybala, se non te ne torni a dormire io ti lascio!- mi alzo con il busto e recupero le lenzuola aggrovigliate, quasi pronte a cadere per terra sul pavimento.
-e adesso, buonanotte- poggio nuovamente la testa sul suo cuscino, spegnendo le luci automatiche e annusando il suo shampoo dal tessuto della federa.
-sei dal mio lato del letto- grugnisco e con tutto il cuscino mi sposto dal mio lato.
-quello è il mio cuscino- al buio afferro il mio lanciandoglielo addosso.
-buonanotte- rimarco la parola e lo sento ridacchiare prima di percepire il suo corpo sul materasso.
Si stringe a me, abbracciandomi ed io mi sciolgo letteralmente su di lui, apprezzando il fatto che il mio corpo essendo calamitato dal suo, con il tempo ha proprio trovato un modo per accostarcisi vicino e farmi dormire i migliori sogni della mia vita.
So bene che non dormirò perché Paulo, quando è nervoso o estremamente eccitato come adesso, non riesce a dormire per più di quattro o massimo cinque ore e quindi, per lui non è assolutamente un problema essere andato a letto alle due e quarantacinque ed essersi svegliato ,forse non più tardi delle sei.
Quando avverto le sua labbra morbide, baciarmi le spalle a piccoli tocchi , sorrido e intreccio le nostre gambe.
-ho detto dormire- sussurro mentre lui protesta per niente contento.
-non vuoi fare l'amore con me?- mi chiede con una tale innocenza che quasi mi sentii un mostro.
Mi rigiro tra le sue braccia, portando il mio volto insonnolito al cospetto del suo, al contrario, parecchio vispo.
-ho fatto l'amore con te, fino a meno di quattro ore fa. Non lamentarti sai!?- mi bacia ridacchiando
-abbiamo un numero massimo di volte, per giorno?- gli mordicchio il mento, in segno di protesta
-no, ma io adesso ho sonno- mi bacia la fronte dandomi tregua e lo abbraccio,non volendo comunque che si allontani dal mio corpo.
Se avessi avuto le forze, mi sarebbe indubbiamente piaciuto rotolarmi con lui sul letto ma,per come mi sento adesso probabilmente si sarebbe corso il rischio che mi addormentassi nel mentre.
E poi, chi la recuperava l'autostima di Paulo?
Mi svegliai che erano le undici e quaranta, quasi prossimi a mezzogiorno ma, avevo ancora due ore di tempo per prepararmi, considerando che il pranzo a casa di Agnelli era stato organizzato per le due.
Sapevo bene cosa Andrea avrebbe dovuto dire a Paulo e difatti insieme a noi c'era anche Giorgio e Carolina con Nina, e avevamo preferito che lo sapesse con una settimana di anticipo perché, conoscendo Paulo chissà quali complessi si sarebbe fatto venire.
Per me, ma credo per tutti in generale era davvero,davvero importante quello che il Presidente, avesse scelto di fare.
Quando lo scorso anno aveva chiesto a Paulo di prendere il numero dieci sulle sue spalle, sapeva che gli stava dando in mano una grossa,grossissima fetta di responsabilità proprio perché quel numero a casa Juve valeva molto più di altri.
Anche il numero ventuno, qui alla Juventus non era una passeggiata ma, il numero dieci stava sempre un pizzichino più avanti perché su di esso, per l'appunto, ci si sposava a nozze la fascia da capitano.
Mi ero già immaginata parecchie volte, in questi ultimi sei giorni da allora, a come sarebbe stato il momento in cui l'avrei visto arrivare sul campo, appena uscito dallo spogliatoio, con quella maglia e quella fascia nera con la C a stringergli il bicipite sinistro.
Era come se sul quel campo, ritornasse a giocare un pezzo di storia, un pezzo di storia che Paulo sapevo bene avrebbe arricchito come già stava meravigliosamente facendo.
-allora?- mi chiese mentre tiravo via dalla gruccia, il bel vestito azzurro acqua che, avevo acquistato per l'occasione.
Lo guardai, indossava un delizioso pantalone nero elegante e una camicia bianca, una delle tante ed infinite che possedeva.
-perfetto- gli dissi sorridendogli per farlo stare tranquillo.
Mi sistemai i capelli, lisciandoli con la semplice spazzola perche troppo innamorata di essi e mi piaceva un sacco che fossero curati, forse perché in passato li avevo persi e adesso mi sembrava che in un certo senso mi ricordassero che quel brutto periodo era finito, via lontano dal bel futuro che mi si prospettava davanti.
Indossai degli insoliti tacchi color giallo fluo che si intonavano perfettamente,non solo alla mia carnagione ma anche al vestito e mi guardai allo specchio per vedermi al completo, soddisfatta per andare ad un pranzo che comunque aveva il suo peso.
Paulo mi accompagnò lungo le scale,tenendomi la mano e facendomi ridere per il suo sorriso puro e sincero; era felice e rilassato e mi piaceva parecchio vederlo cosi anche se, sapevo bene che con l'imminente inizio del nuovo campionato probabilmente avrei dovuto ritornare ad abituarmi ai suoi tipici soliti sbalzi d'umore.

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