Capitolo 103

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Paulo sonnecchiava leggermente sulla mia spalla, mentre eravamo in volo da Mykonos per Torino.
Le vacanze, ahimè,erano purtroppo finite, e forse realmente nessuno dei due voleva ritornare a casa ma nemmeno rimanere in Grecia, un po' un controsenso effettivamente.
La verità è che volevamo la nostra quotidianità senza dividerci, ma sapevamo che, la nostra vita a Torino inevitabilmente ci avrebbe diviso per alcune ore della giornata e in fin dei conti andava bene cosi, perché era giusto avere del tempo per se stessi.
Domani entrambi avremmo ripreso a lavorare ed io, sapevo già quante carte risiedevano sulla scrivania nuova di zecca del mio ufficio alla Continassa.
Mi persi ad osservare il volto di Paulo e sorrisi contenta per la settimana che avevamo passato insieme, lontani da amici e parenti, prendendoci un po di tempo per stare da soli come una vera e propria coppia.
Mi aveva coccolata e trattata come una principessa per tutto il tempo e, se ne avessi avute le possibilità, mi sarei relegata in una vita fatta di quello che ci eravamo regalati a vicenda.
Sole, mare e tanto infinito amore.
Il suo respiro lento si infranse sul mio collo, nudo e abbronzato, di un color caramello che pochissime volte nella mia vita ero riuscita ad avere.
-sei sveglia?- mi chiese sussurrando.
-si- gli risposi accarezzando il suo ciuffo quasi argentato, alzó il suo volto e automaticamente rimosse il bracciolo tra i sedili.
Mi avvolse con le sue braccia,ignorando quelle poche persone che viaggiavano insieme a noi , e mi baciò il profilo della mascella.
-dovrò andare dal parrucchiere a cambiare tinta- gliela guardai un'ultima volta sorridendo della sua follia.
-non vuoi rimanere biondo platino per il tuo incontro con Ronaldo?- era cosi contento che ritornare a sudare e a correre non gli pesava per niente.
-in realtà ho paura di Agnelli, sarebbe capace di rasarmeli a zero- annui perfettamente concorde con lui.
I capelli in quel modo, per il suo giocatore preferito che amava come se fosse suo figlio, forse non erano esattamente ciò che si aspettava.
-li fai neri come i miei?- ci pensò su
-probabilmente si- mi baciò le labbra e tornò ad appoggiarsi su di me, le sue mani si posarono sulle mie gambe nude lasciate scoperte dal vestino estivo che stavo indossando e lui, come sempre, le sfiorò.
Non c'era alcuna malizia nei suoi gesti, semplicemente gli piaceva accarezzarmi la pelle e onestamente se pensavo a me stessa lo capivo bene perché, anche io come lui volevo sempre avere un contatto fisico con lui, anche solo per farmelo sentire più vicino.
-sai che siamo finiti persino su una trasmissione gossip Argentina?- lo informai , decidendo finalmente di aprire i social e cercare l'ashtag #Dybaghini.
Ormai ci convivevo con molta più serenità di prima e nonostante mi fossi beccata qualche insulto e qualche apprezzamento decisamente spinto, alla fine le persone carine e mature erano di più ed in grado di eclissare il resto.
Guardò,insieme a me, la quantità di foto che ci avevano scattato ,alcune senza che nemmeno ce ne accorgessimo.
Una in particolare mi piacque parecchio per la dolcezza che esprimeva.
Ero sdraiata sul muretto di marmo bianco che circondava la piscina del piccolo appartamentino a Cavo Tagoo ed indossavo il mio bichini color oro, Paulo mi stava accarezzando la pancia mentre la mia mano accarezzava il suo volto quasi incline sul mio in procinto di baciarci.
La salvai perché me ne ero innamorata immediatamente e per la prima volta, adorai chi facendosi i fatti nostri avesse immortalato un momento cosi bello.
Ricordavo ancora cosa ci eravamo detti in quell'istante.
-mi sono svegliato e non ti ho trovata a letto. Non mi piace svegliarmi senza di te- mi aveva accarezzato la pelle della pancia e i capelli, guardandomi con gli occhi stretti tra di loro per ripararsi dai raggi del sole.
-non vado da nessuna parte. Sto prendendo un po di sole così posso essere bella per il mio bellissimo uomo- gli avevo accarezzato il volto sorridendogli innamorata.
Sempre più di prima.
Si era abbassato sul mio viso baciandomi morbidamente le labbra e sfregando i nostri nasi.
-per me tu sei bella cosi, la più bella donna dell'universo- e mi riempi di complimenti come ogni giorno.
-andiamo in spiaggia?- io annui alzandomi da lì e lasciando che stringesse il mio corpo al suo, trascinandoselo dietro
-questa la stampiamo e la metto nella mia camera da letto- all'improvviso alzò di scatto la testa,come se si fosse ricordato di dovermi dire qualcosa.
-Nenita- quando mi chiamava cosi, stava per chiedermi cose che sapeva mi avrebbero scossa.
-perché non vieni a vivere da me ,per sempre? Io voglio svegliarmi tutti i giorni con te e addormentarmi tutte le sere con te- ci avevo pensato alcune sere prima e non mi era sembrata per niente una cattiva idea.
-mi sopporteresti per cosi tanto tempo durante una giornata?- sorrise annuendo energicamente
-ti do massimo tre giorni per sistemare tutto in degli scatoloni- come sempre la sua impazienza mi fece sorridere.
-amore, ora che arriviamo a Torino tu non immaginerai nemmeno la quantità di cose che devo fare. Devo andare a Milano per Gonzalo e Mattia e poi, devo incontrarmi con Georgina- mi baciò sbuffando un pochino
-tutti ti tengono lontano da me- si lamentò come un bambino a cui avevano appena rubato due caramelle dal pacchetto.
-sarai cosi preso ad allenarti con Ronaldo che, io sarò l'ultimo dei tuoi pensieri- mi baciò la mano da sopra l'anello.
-Ronaldo è sicuramente un mio idolo ma, chi è che mi tiene il letto caldo a casa ?- risi per il suo modo carino di dirmi che Ronaldo lo emozionava ma che comunque non si sarebbe di certo dimenticato di avere una fidanzata.
-mi vuoi solo per il letto caldo?- lo guardai fintamente shoccata e lui rise mordendomi un labbro
-per il letto caldo e per tantissime altre cose- mosse maliziosamente le sue sopracciglia beccandosi uno schiaffo leggero sul braccio.
-Paulo Dybala, sono seriamente indignata- rimasi seria poco meno di due secondi prima che il luccichio brillante dei suoi occhi mi facesse persino dimenticare il mio nome.
Rendersi conto,ogni giorno ad ogni momento di quanto lo amassi e di come questo sentimento non avesse fine, fortunatamente, mi rendeva diversa, in un modo che trovai assai difficile da spiegare.
L'arrivo a Casellette fu come ce lo aspettavamo; Mariano venne a recuperarci all'uscita e fortunatamente aveva chiamato con se la sicurezza perché dietro le porte scorrevoli dell'aeroporto,una quantità immensa di tifosi lo stava aspettando.
-Paulo,possiamo farci una foto?-
-Paulo che ne pensi dell'arrivo di Cristiano alla Juventus?-
Paulo,nonostante la stanchezza del viaggio, non perse altro tempo e si dedicò a loro mentre io, mi rivolsi a quello che ormai potevo definire a tutti gli effetti mio cognato.
-sei più abbronzata di me- mise a confronto le nostre braccia e ovviamente non era assolutamente vero.
La sua pelle nonostante il mare ,in quest'estate che stava avendo il suo corso,l'aveva visto due volte o forse anche meno, risultava comunque sempre più scura della mia e addirittura persino di quella di Paulo.
-spiritoso- gli dissi mentre mi abbracciò togliendomi di mano le valigie.
-eppure so che sei stata al sole per tanto tempo, ma a mio fratello piace spalmarti la crema solare e ahimè è controproducente se vuoi abbronzarti- arrossii per il significato che diede al " a mio fratello piace spalmarti la crema solare".
-Dybala 2.0, quand'è che ti trovi una ragazza con cui impiegare il tempo piuttosto che spettegolare su ciò che facciamo io e tuo fratello?- rise divertito del mio tono di voce
-e perdermi l'opportunità di far incazzare mio fratello? Mai- neanche a farlo apposta Paulo tornò da noi giusto in quel momento
-che hai combinato? Mi hai distrutto casa?- gli chiese aiutandolo a posare l'ultima valigia nel bagagliaio della jeep nera di Paulo.
-no, è tutta intera, pulita e profumata per il vostro rientro. Stavo parlando con Gwen delle sue chiappette sparse per i social- gli diedi uno scalpellotto dietro la nuca e Paulo rise applaudendomi.
-se guardi ancora il culo della mia fidanzata, ti cavo gli occhi e li sostituisco alle palline del bigliardino del mio salotto- gli batté una mano sulla spalla ed io risi della cosa.
-te l'ho detto: ti conviene trovarti una ragazza con cui tenerti impegnato- Paulo prese le chiavi al volo e si mise alla guida della sua macchina ed io lo affiancai nel posto passeggero anteriore mentre Mariano si mise al centro dei sedili posteriori.
Ci aggiornò un po sulle ultime cose di Torino, spiegando di aver recuperato Aladin e Jasmine da mia madre e di averli portati nell'enorme acquario.
-dovresti aumentare il mio stipendio per tutti i favori che ti faccio. Tirchiaccio- si lamentò con Paulo che lo ignorò completamente.
-senti qualcuno parlare?- mi disse sorridendomi
-bah, forse qualche ronzio lontano- gli tenni il gioco
-siete due pezzi di merda fatti per stare insieme- ci accusò e noi ridemmo mentre mi voltai a mandargli un bacio volante.
-hai chiamato il parrucchiere come ti avevo chiesto, perfavore?- Paulo domandò a suo fratello mentre quell'altro cercò qualcosa sul suo cellulare di ultima generazione ed annui.
-viene dopo cena- era perfetto perché io contavo di farmi un bagno lungo un'ora e poi volevo decisamente mettermi su un tapis roulant a smaltire tutta la pesantezza che mi gravava sullo stomaco.
Quando poi arrivammo su, davanti il pianerottolo di casa con tutte quelle valigie a cirocndarci,  girò la chiave nella serratura della porta di casa ed inserì il codice per disattivare l'allarme, la prima cosa che feci fu lanciarmi sul divano e sospirare.
Mariano era stato intelligente da accendere l'aria condizionata e si stava da Dio.
-bene, vi lascio alla vostra vita da brutti fidanzati e ci vediamo per cena. Non stancarlo troppo Gwen- Paulo gli chiuse la porta in faccia con tanto di "fatti i cazzi tuoi".
Mi raggiunse sul divano sdraiandosi letteralmente su di me ed io gli circondai il corpo con le mie gambe.
-mio fratello tiene poco alla sua vita- risi per il tono serio con cui lo disse.
-vuoi sul serio parlare di tuo fratello oppure...- lasciai la frase in sospeso baciandogli il mento.
La Grecia aveva sortito effetti decisamente piccanti sulla nostra relazione e me ne accorgevo ma poco mi importava.
Mi prese in braccio lasciando che le mie gambe e le mie braccia circondassero il suo corpo mentre alla cieca, conoscendo perfettamente il suo appartamento, salii le scale senza farci ammazzare e mi portò nel bagno della sua camera da letto.
Quando i miei piedi toccarono per terra, ricordai velocemente la domenica scorsa, quando eravamo venuti qui solo per cambiare valige e farne due piene piene di roba estiva pronti per la Grecia.
-mi porto le camicie?- me ne mostró alcune togliendole dalle grucce .
-si, ti stanno bene- come se qualcosa poi effettivamente fosse in grado di stargli male.
Era bello con qualsiasi cosa addosso e non riuscivo a capire come diavolo facesse o se fosse semplicemente uno strano effetto che il mio amore verso di lui mi faceva provare.
Paradossalmente io ero stata molto più veloce di lui a fare la valigia, avendo già discusso con Dols per tutto il tempo di vestiti, appena ce li avevo avuti sotto tiro ne avevo presi alcuni, decisamente estivi e li avevo infilati dentro.
Paulo, tra i due, era quello a cui piaceva uscire persino con le mutande abbinate a tutto il resto e seppure certe volte fosse snervante, per il troppo cambio di abiti che faceva prima di uscire definitivamente da casa, alla fine con il tempo imparavi ad amare anche questa cosa di lui.
Feci un piccolo video di lui mentre si allacciava la camicia con il cappello di paglia in testa, in quella che chiaramente era la sua camera da letto.
Quando se ne rese conto si voltò a guardarmi e risi per la sua espressione divertita.
Misi via il cellulare, abbandonandolo sul materasso del letto e mi alzai andandogli incontro.
Era sexy nei suoi attillati bermuda di jeans, la pelle non ancora troppo abbronzata ma nemmeno chiara come la mia.
-posso offrirti da bere?- gli dissi tirando un lembo della camicia verso di me
-mi dispiace sono già impegnato- mi sorrise furbo
-ma io non sono gelosa- gli risposi e lui rise baciandomi e accarezzando la mia schiena nuda.
-cosi, potresti chiedermi e offrirmi tutto quello che vuoi- mi baciò dapprima la spalla e poi la bocca; percorse il mio torso nudo e mi spinse ad indietreggiare verso il comodo letto.
Mi adagiai su di esso, osservandolo mentre sbottonava nuovamente la sua camica e la lanciava centrando la sedia all'angolo della camera.
Risi per il suo sguardo da ragazzino con gli ormoni sparati ma, mi zittii immediatamente quando la sua bocca calda atterrò su di me.
Le mie mani automaticamente si strinsero tra i suoi capelli mentre le sue provavano a tenere ferme le mie gambe.
Con la mente lucida certe cose non avrei nemmeno mai pensato di farle ma, con Paulo le volte in cui avevo la mente totalmente lucida, erano cosi poche che potevi contarle sulle dita di una mano.
-Pa-uu- gemetti mentre non mi resi nemmeno conto si cosa percepii prima, se la sua bocca con la sua lingua o le sue mani.
Immaginavo di avere le orecchie rosse perche percepivo da esse un calore disumano, come se mi stessero prendendo fuoco.
Persa nei miei ragionamenti sconclusionati non udii il rumore della zip dei suoi pantaloni ne, quello dell'elastico dei suoi boxer.
L'unica cosa che il mio cervello fu perfettamente in grado di registrare, avvenne nel momento in cui si congiunse a me, nel modo più carnale che potesse esserci.
Lo tirai a me per sentirlo ancora più vicino, più di quanto già adesso non lo percepissi.
-diosa- mi sussurrò accarezzando il mio petto e mordendolo delicatamente.
Ogni volta che la passione ci consumava, mi sembrava di conoscere sempre nuove versioni di un uomo che era capace di farmi fare tutto, di trasportarmi da tutt'altra parte.
Ebbi l'istinto e la forza di capovolgere la situazione, guardandolo dall'alto mentre il mio corpo seduto sul suo faceva tutto il resto.
Mi persi nei suoi occhi totalmente liquidi e neri, di un nero limpido e profondo,come le sensazioni che stavo provando.
Eravamo a casa, solo noi due dopo tanto tempo e mi sembrò quasi come se fosse il giorno del giudizio universale.
-vieni, che ti asciugo i capelli- infilai la spina nella presa e mi dedicai ad asciugargli i capelli, cosa che lui odiava da impazzire.
-non ti addormentare- gli dissi non appena la sua testa si appoggiò sul mio seno e iniziò a lasciarvi sopra delicati baci.
Lo faceva sempre per rilassarsi e poi attimi dopo potevo osservarlo mentre dormiva beato.
Mi strinse protestando per aver interrotto il suo piano di finire in un sonno profondo.
-cattiva- borbottò mentre mi vibrò il cuore per il tono dolce e fanciullesco con cui lo disse.
-ci metto poco, e poi sai bene che deve venire il parrucchiere a sistemarti i capelli- erano ancora le otto della sera e avevamo deciso che la nostra cena si sarebbe limitata ad un integratore e nulla di più perché sulserio in vacanza avevamo mangiato tanto.
-ma ho sonno- protestò mentre ormai rimaneva davvero poco affinché tutta la sua testa fosse asciutta.
Quando tirai via la spina dalla presa, Mariano chiamò Paulo nel suo cellulare e lo informò che erano per strada cosi si tirò si tirò su e usci dalla stanza da letto brontolando.
-ti aspetto qui- gli dissi mentre sentii il rumore delle sue ciabatte di gomma nere e bianche che sbattevano svogliatamente contro il marmo del pavimento.
Mentre ero certa che Paulo avesse utilizzato il servizio del piano di sotto per bagnarsi i capelli e lasciarseli sistemare, io mi dedicai a me stessa, passando della crema su tutto il mio corpo mentre mi temevo seduta in bilico sul bordo della deliziosa vasca da bagno.
Avevo ancora i capelli umidi nel turbante di spugna con cui li avevo avvolti e con dell'acetome stavo rimuovendo la smalto dalle unghia delle mani perché mi infastidiva troppo sapere che avrebbe potuto macchiare la carta dei documenti su cui lavoravo.
Tornare a Torino aveva ovviamente i suoi pro, primo tra tutto perche si sarebbe ripresa la routine a cui io ero da sempre stata affezionata in quanto era capace di darmi una certa stabilità e poi, qui c'erano un sacco di cose che mi aspettavano e che io non vedevo l'ora di fare.
Quando indossai l'intimo, frizionando poi i capelli e mettendogli della schiuma per poi intrecciarli, guardai distrattamente l'orologio digitale mentre segnava quasi le dieci e mezzo della sera.
Mi sentivo davvero stanca, oltretutto avevo tirato via tutti i vestiti dalle valigie e li avevo sistemati affinche Pamela li avesse poi potuti facilmente mettere a lavare e dopo, mi ero diretta verso il letto.
Mi infilai sotto le lenzuola, fresche e profumate di pulito, per prima mentre aspettai che Paulo, appena tornato dal piano inferiore, si lavasse i denti e si passasse il filo interdentale tra di essi.
Il cuscino fresco , su cui avevo pesantemente poggiato la testa, era una vera e propria goduria per la pelle ancora troppo calda dal sole cocente che l'aveva abbronzata.
Con gli occhi chiusi avverti il movimento del materasso e attesi che la luce si spegnesse ma dopo due buoni minuti i miei occhi, seppur chiusi, erano ancora infastiditi.
-Paulo la luce- gli dissi stringendo il più possibile il cuscino alla mia faccia
-spegnila tu- mi rispose, immaginando già che avesse trovato la posizione ideale in quel lato letto che era suo e che aveva ormai preso la sua forma.
-chi si è sdraiato per ultimo?- gli dissi, come se fossimo ragazzini di dieci anni che bisticciano
-gli ultimi sono i primi- mi rispose saputello, sfoderando quei quattro modi di dire che tra l'altro glieli avevo insegnati io.
-Paulo!- con i piedi, freddi, provai a buttarlo giù dal materasso mentre lui non si scompose nemmeno di un millimetro.
Era una roccia.
Rideva sotto i baffi, che non aveva, e il cuscino soffiava a sua volta per l'arrivo della risata.
-Paulo se non ti alzi immeditamente, sai quanto mi ritoccherai? Mai-  era grandioso essere la femmina in una coppia; si alzò infatti immediatamente spegnendo l'interruttore e venendo dal mio lato del letto, buttandosi addosso al mio corpo.
-aiha- protestai avvertendo la pesantezza dei suoi muscoli
-ho spento la luce, voglio la mia ricompensa- poteva dimenticarselo, stavo morendo dal sonno e rischiavo di addormentarmi sul momento.
-ho mal di testa- mi inventai.
Ci fu un attimo di silenzio prima che entrambi scoppiassimo a ridere come i deficienti che eravamo.

Fino Alla FineHikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin